CONSULTA L'INDICE PUOI TROVARE OLTRE 4000 ARTICOLI

su santi,filosofi,poeti,scrittori,scienziati etc. che ti aiutano a comprendere la bellezza e la ragionevolezza del cristianesimo


domenica 18 marzo 2018

Il pianto della scavatrice

Il pianto della scavatrice
Pier Paolo Pasolini


    I
     
    Solo l'amare, solo il conoscere
    conta, non l'aver amato,
    non l'aver conosciuto. Dà angoscia
     
    il vivere di un consumato
    amore. L'anima non cresce più.
    Ecco nel calore incantato
     
    della notte che piena quaggiù
    tra le curve del fiume e le sopite
    visioni della città sparsa di luci,
     
    scheggia ancora di mille vite,
    disamore, mistero, e miseria
    dei sensi, mi rendono nemiche
    le forme del mondo, che fino a ieri
    erano la mia ragione d'esistere.
    Annoiato, stanco, rincaso, per neri
     
    piazzali di mercati, tristi
    strade intorno al porto fluviale,
    tra le baracche e i magazzini misti
     
    agli ultimi prati. Lì mortale
    è il silenzio: ma giù, a viale Marconi,
    alla stazione di Trastevere, appare
     
    ancora dolce la sera. Ai loro rioni,
    alle loro borgate, tornano su motori
    leggeri - in tuta o coi calzoni
     
    di lavoro, ma spinti da un festivo ardore
    i giovani, coi compagni sui sellini,
    ridenti, sporchi. Gli ultimi avventori
     
    chiacchierano in piedi con voci
    alte nella notte, qua e là, ai tavolini
    dei locali ancora lucenti e semivuoti.
     
    Stupenda e misera città,
    che m'hai insegnato ciò che allegri e
    feroci
    gli uomini imparano bambini,
     
    le piccole cose in cui la grandezza
    della vita in pace si scopre, come
    andare duri e pronti nella ressa
     
    delle strade, rivolgersi a un altro uomo
    senza tremare, non vergognarsi
    di guardare il denaro contato
     
    con pigre dita dal fattorino
    che suda contro le facciate in corsa
    in un colore eterno d'estate;
     
    a difendermi, a offendere, ad avere
    il mondo davanti agli occhi e non
    soltanto in cuore, a capire
     
    che pochi conoscono le passioni
    in cui io sono vissuto:
    che non mi sono fraterni, eppure sono
     
    fratelli proprio nell'avere
    passioni di uomini
    che allegri, inconsci, interi
     
    vivono di esperienze
    ignote a me. Stupenda e misera
    città che mi hai fatto fare
     
    esperienza di quella vita
    ignota: fino a farmi scoprire
    ciò che, in ognun, era il mondo.
     
    Una luna morente nel silenzio,
    che di lei vive, sbianca tra violenti
    ardori, che miseramente sulla terra
     
    muta di vita, coi bei viali, le vecchie
    viuzze, senza dar luce abbagliano
    e, in tutto il mondo, le riflette
     
    lassù, un po' di calda nuvolaglia.
    È la notte più bella dell'estate.
    Trastevere, in un odore di paglia
     
    di vecchie stalle, di svuotate
    osterie, non dorme ancora.
    Gli angoli bui, le pareti placide
     
    risuonano d'incantati rumori.
    Uomini e ragazzi se ne tornano a casa
    - sotto festoni di luci ormai sole -
     
    verso i loro vicoli, che intasano
    buio e immondizia, con quel passo blando
    da cui più l'anima era invasa
     
    quando veramente amavo, quando
    veramente volevo capire.
    E, come allora, scompaiono cantando

Nessun commento: