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sabato 30 marzo 2024

GALILEO GALILEI

 GALILEO GALILEI SEPOLTO NELLO STANZINO DELLE SCOPE....

Siamo nel Luglio 1730 quando viene eletto papa Clemente XII ( Lorenzo Corsini)  grazie all’aiuto e influenza del Granduca Giangastone. Ultimato l’insediamento del nuovo pontefice il Granduca chiede un favore….ma quale ? Bisogna tornare indietro nel tempo quando uno dei massimi scienziati scrutava il cielo con il suo cannocchiale: si tratta di Galileo Galilei. Intorno al 1610  Galileo torna a Firenze tramite richiesta del suo allievo prediletto ossia Cosimo II de’Medici . La ricerca nel campo astronomico porta sempre più spesso a cercare nel cielo tutte quelle risposte che lo scienziato cerca, ma questa sua intraprendenza viene presa di mira da due padri domenicani di S.M.Novella : padre Caccini e padre Lorini. Nel 1616 Galileo viene denunciato al tribunale del Santo Uffizio dell’Inquisizione per le sue idee dichiarate eretiche. Il Granduca suo grande stimatore e amico convince  Galileo di recarsi a Roma per farsi giudicare, non dovrà temere niente perché verrà trattato da tutti come un membro della casata Medici. Arrivato a Roma viene accompagnato al Santo Uffizio da Piero Guicciardini ambasciatore fiorentino, la figura di Galileo non viene considerata come scienziato ma come rappresentante di Cosimo II. Il “presidente” della commissione sul giudizio di Galileo è il cardinale Roberto Bellarmino originario di Montepulciano. Il cardinale in modo molto pacato chiede a Galileo le sue idee sul creato celeste e quest’ultimo risponde con le sue argomentazioni scientifiche, visto e considerando la benevolenza nei suoi confronti Galileo gioca il “Jolly” ovvero chiede al cardinale se la sua teoria del sole al centro dell’universo può essere trattata come ipotesi matematica e magari anche scritta. Bellarmino visto i buoni propositi o forse anche per i propri cari a Montepulciano diretti sudditi di Cosimo II accetta con la riserva che Galileo possa discutere con gli altri studiosi sul sistema eliocentrico purché rimanga come teoria e non certezza assoluta sul creato divino. A questo punto Galileo torna a Firenze come vincitore per non essere stato inquisito, ma i “Canes Domini” come venivano chiamati i padri domenicani inquisitori erano sempre all’erta pronti per colpire di nuovo. Passano gli anni muore Cosimo II al suo posto subentrerà Ferdinando II anch’esso ammaliato dalle scoperte scientifiche di Galileo, nel frattempo il nostro Galileo sperimentava i suoi metodi che diverranno nei secoli successivi basilari fino ai nostri tempi, ossia tutto deve essere verificato, bisogna mettere tutto in dubbio magari anche le vecchie credenze considerate perfette. Ecco che Galileo gioca il tutto per tutto...1632 viene stampato il celebre libro “Il dialogo sui massimi sistemi” questa volta per essere compreso da tutti viene scritto in italiano. Il testo è un dialogo tra tre personaggi : Simplicio persona semplice e ignorante difende le idee tolemaiche, Sagredo ( amico di Galileo tra l’altro scomunicato) spiega con grande enfasi le teorie copernicane, mentre il pacere di turno ovvero  il mediatore e Salviati astronomo e scienziato il quale cerca più di controbattere le idee tolemaiche che quelle copernicane. Il fatto è che il personaggio di Simplicio in realtà sarebbe il papa (Urbano VIII) stesso protettore di tutti quei principi fondamentali della fede cattolica e in questo caso della Bibbia, purtroppo ad aggravare la situazione nei confronti di Galileo è anche la famosa Guerra dei Trent’anni ( 1618-48), conflitto improntato tra la religione protestante e quella cattolica. Chi mette in dubbio la parola della Bibbia deve essere messo a tacere perciò Galileo Galilei viene convocato nuovamente a Roma per l’ennesima volta dall’Inquisizione, però questa volta non c’è Bellarmino ma il futuro cardinale Vincenzo Maculani il quale ha il compito di estorcere anche con la tortura la dichiarazione di Galileo il quale negava la sua teoria giudicata eretica, ma grazie anche questa volta della benevolenza del cardinale Maculani visto anche la tarda età del condannato, convince lo stesso Galileo ad abiurare le sue tesi scientifiche e fu così che nel 1633 lo scienziato potè tornare a casa dopo un piccolo periodo a Siena nella dimora dell’amico arcivescovo Ascanio Piccolomini. Nella sua villa ad Arcetri agli arresti domiciliari Galileo diventa a poco a poco cieco visto per la cateratta, operazione molto pericolosa in quel periodo, verrà aiutato  dalla figlia suor Maria Celeste e in seguito dal fido e devoto allievo Vincenzo Viviani . Ma ecco arrivati al problema ….dopo la morte dello studioso che ha rivoluzionato la scienza moderna avvenuta l’ 8 Gennaio 1642, inizia il tira e molla sulla sepoltura dello stesso scienziato. Nel proprio testamento Galileo scrive che il suo corpo venga deposto nella chiesa di S.Croce insieme ai suoi cari, ma...poteva un condannato per tesi eretiche essere sepolto nella chiesa che era la sede dell’inquisizione, in questa situazione chiesero a Roma se tutto ciò era possibile. La risposta fu categorica ...NO assolutamente….ma...la città fiorentina da chi era comandata? Ma ovviamente da Ferdinando II de’Medici che convocò i frati di S.Croce e impose che il corpo di Galileo fosse sepolto nella chiesa. A questo punto i poveri fraticelli  con grande arguzia consultando la pianta della chiesa si accorsero di un piccolo ambiente adiacente alla chiesa stessa..poteva essere questo il luogo destinato all’insigne scienziato? Decisero così di collocare la salma in questo ambiente adibito al deposito delle “granate” ( accanto alla Cappella del Noviziato), perciò a Roma fu detto che non era in chiesa e al Granduca fu detto che era in S.Croce una finezza da parte dei frati francescani. Successivamente il discepolo Viviani fece mettere un busto del maestro e delle scritte in modo da ricordare la figura dello scienziato. Adesso torniamo al 1730 quando Giangastone chiede al papa Clemente XII di riesumare il corpo e creare una tomba in S.Croce per il corpo di Galileo. Il papa non può che accettare visto la sua elezione sia stata “spinta “   dal Granduca di Toscana ed ecco così che Giangastone da il benestare della costruzione del mausoleo che possiamo vedere tutt’oggi in tutto il suo splendore. Grazie per l’attenzione e al prossimo post.

cosa ottieni ′′pregando Dio

 Una volta chiesero a signore anziano:

“cosa ottieni ′′pregando Dio regolarmente”?

Rispose:

′′ Di solito ′′ non ottengo niente ′′ ma ′′ perdo cose."

Ed elencò tutto ciò che perse pregando Dio regolarmente:

“Ho perso l'orgoglio, l'arroganza, l'avidità, l’invidia.

Ho perso la rabbia, la falsità, l’ingratitudine, l'impazienza, la disperazione e lo sconforto.”

A volte preghiamo, non per ottenere qualcosa, ma

per perdere cose che ci impediscono di crescere spiritualmente.

La preghiera educa alla gratitudine e rende più forti,

perchè è il canale che ci collega direttamente con Dio.


Autore sconosciuto



martedì 26 marzo 2024

Melatonina

 

MELATONINA - METODO DI BELLA 

Da anni la Farmacia del Pavaglione allestisce farmaci a base di Melatonina coniugata con Adenosina e Glicina. In questo approfondimento verranno esposti quelli che sono i benefici di questo farmaco secondo la Terapia del Metodo Di Bella. 

Il Metodo Di Bella prende il nome dal suo Medico Scienziato che l’ha ideata, il Dottor Luigi Di Bella, ed è frutto di approfonditi studi circa il trattamento e la prevenzione di patologie tumorali e degenerative. 

Le principali ricerche condotte dal Professore Di Bella, a partire dagli anni ‘60 del secolo scorso, hanno evidenziato il ruolo della Melatonina nella prevenzione e terapia di varie neoplasie. In particolare, per confermare l’efficacia della Terapia del Metodo Di Bella, sono stati compiuti molteplici studi che hanno definito gli effetti in vitro della Melatonina sulla proliferazione di linee cellulari neoplastiche e la morte programmata delle stesse, fenomeni che variano però in base alla situazione istologica che li caratterizza.   

COSA È LA MELATONINA? QUAL È IL SUO USO NELLA TERAPIA DI BELLA? 

La Melatonina è un ormone principalmente prodotto, in maniera prevalente durante la notte, dalla ghiandola pineale o epifisi che si trova alla base del cervello e svolge – secondo la Terapia del Metodo Di Bella – importanti effetti nella prevenzione e terapia delle patologie tumorali e degenerativeSecondo gli approfondimenti del Professore, è possibile “considerare e distinguere un’azione antitumorale indiretta della Melatonina attraverso l’inibizione dei radicali liberi e l’effetto antiossidante, unitamente alla protezione dall’effetto cancerogeno e degenerativo di campi elettrici e magnetici. Va considerato tra le azioni antitumorali indirette anche l’effetto antinvecchiamento e antidegenerativo del tessuto nervoso e vascolare e la proprietà antiaggregante piastrinica. Rilevante anche l’azione d’attivazione e potenziamento delle difese immunitarie, la modulazione neuroendocrina e circadiana, l’effetto sul midollo osseo con riflessi determinanti sulla crasi ematica, la dinamica midollare, la produzione di piastrine, globuli rossi e globuli bianchi. L’azione antitumorale diretta si attua inibendo la proliferazione e la crescita di cellule tumorali, ostacolando la tendenza di cellule normali a divenire neoplastiche inducendo il ricambio cellulare e la sostituzione di cellule tumorali con cellule sane attraverso il meccanismo definito “apoptosi”. E’ documentata anche un’azione antimetastatica attraverso l’inibizione della diffusione a distanza delle cellule tumorali unitamente alla capacità di migliorare in maniera significativa il profondo stato di decadimento psicofisico degli stadi tumorali avanzati comunemente definiti “cachessia neoplastica”.1 

MELATONINA CON ADENOSINA 

Sono stati compiuti degli studi al fine di ottenere una formulazione di Melatonina dalla massima purezza e idrosolubile. Dopo numerose sperimentazioni, la Adenosina è stata considerata la molecola più adeguata alla dissoluzione della Melatonina in acqua.  

La Melatonina e la Adenosina riescono a formare un complesso stabilizzato dalla presenza di Glicina, la quale contribuisce alla formazione di ponti-idrogeno. In tal modo, la Melatonina così complessata risulta essere totalmente idrosolubile.  

Dal 1994 la Melatonina con Adenosina in rapporto 1:4 stabilizzata con il 30% di Glicina è impiegata nel Metodo Di Bella. All’interno di questo preparato la Melatonina viene coniugata ad Adenosina e Glicina al fine di assicurare una migliore biodisponibilità del medicamento.

MELATONINA: DOSAGGIO 

Come riportato sul Portale della Fondazione Giuseppe Di Bella è consigliato assumere la Melatonina:   “In compresse da 2 mg a 20 mg o più al giorno. Da ingerire preferibilmente prima del pasto, distribuita uniformemente nel corso della giornata con concentrazione nettamente superiore la sera.” 2   

MELATONINA: PREVENZIONE  

La Melatonina agisce all’interno di diversi processi fisiologici, come nella regolazione dei ritmi circadiani, il sonno, i cambi stagionali e nella funzione riproduttiva e cardiovascolare, oltre che nella modulazione delle funzioni del sistema immunitario ed emopoietico.

Nel corso degli studi è stato consolidato un suo “deciso effetto antiossidante dose-dipendente e di protezione dal danno di sostanze chimiche carcinogene con azione “Free Radical Scavenger”. Tale azione è sperimentalmente riproducibile, con implicazioni rilevanti nella prevenzione e terapia dei tumori

lunedì 25 marzo 2024

L'uomo e la donna

 L'uomo è la più elevata delle creature.

La donna è il più sublime degli ideali.

Dio fece per l'uomo un trono, 

per la donna un altare.

Il trono esalta, l'altare santifica.


L'uomo è il cervello. 

La donna il cuore.

Il cervello fabbrica luce, 

il cuore produce amore.

La luce feconda, l'amore resuscita.

L'uomo è forte per la ragione.

La donna è invincibile per le lacrime.

La ragione convince, 

le lacrime commuovono.


L'uomo è capace di tutti gli eroismi.

La donna di tutti i martìri.

L'eroismo nobilita, 

il martirio sublima.

L'uomo ha la supremazia.

La donna la preferenza.

La supremazia significa forza,

la preferenza rappresenta il diritto.

L'uomo è un genio. 

La donna un angelo.

Il genio è incommensurabile;

l'angelo indefinibile.

L'aspirazione dell'uomo è la gloria suprema.

L'aspirazione della donna 

è la virtù estrema.

La gloria rende tutto grande; 

la virtù rende tutto divino.

L'uomo è un codice. 

La donna un vangelo.

Il codice corregge, 

il vangelo perfeziona.

L'uomo pensa. 

La donna sogna.

Pensare è avere il cranio di una larva;

sognare è avere sulla fronte un'aureola.


L'uomo è un oceano. 

La donna un lago.

L'oceano ha la perla che adorna;

il lago la poesia che abbaglia.

L'uomo è l'aquila che vola

La donna è l'usignolo che canta.

Volare è dominare lo spazio;

cantare è conquistare l'Anima.

L'uomo è un tempio. 

La donna il sacrario.

Dinanzi al tempio ci scopriamo;

 davanti al sacrario ci inginocchiamo. 

Infine:

l'uomo si trova dove termina la terra,

la donna dove comincia il cielo.


~ Victor Hugo ~

domenica 24 marzo 2024

riposo assoluto,

 “Niente è tanto insopportabile per l'uomo 

come il rimanere in un riposo assoluto, 

senza passione, senza affari, senza divertimento, 

senza applicarsi. Allora avverte il proprio nulla, 

l'abbandono, l'insufficienza, la dipendenza, 

l'impotenza, il vuoto. Dal fondo della sua anima 

uscirà quanto prima la noia, l'orrore, la tristezza, 

il dolore, il dispetto, la disperazione.”


Blaise Pascal

QUANDO MUORI

 QUANDO MUORI, non preoccuparti del tuo corpo... i tuoi parenti faranno tutto il necessario secondo le loro possibilità.

Ti toglieranno i vestiti, ti laveranno, ti vestiranno, ti porteranno via di casa e ti porteranno al tuo nuovo indirizzo.

Molti verranno al tuo funerale per "addio". Alcuni cancelleranno gli impegni e salteranno persino il lavoro per andare al tuo funerale.

I tuoi averi, anche quello che non ti piaceva prestare, saranno venduti, regalati o bruciati.

Le tue chiavi, i tuoi attrezzi, i tuoi libri, le tue scarpe, i tuoi vestiti... E stai sicuro che il mondo non si fermerà a piangere per te. L'economia continuerà.

Nel tuo lavoro, sarai sostituito. Qualcuno con le stesse o migliori capacità prenderà il tuo posto.


I tuoi beni andranno ai tuoi eredi... E non dubitare che continuerai ad essere citato, giudicato, interrogato e criticato per le piccole e grandi cose che hai fatto nella vita.


Le persone che ti conoscevano solo per il tuo viso diranno: Povero uomo o donna! o lui o lei si divertiva molto!


I tuoi amici sinceri piangeranno per qualche ora o qualche giorno, ma poi torneranno a ridere.


Gli "amici" che ti tiravano alle pachanga, si dimenticheranno di te più velocemente.


I tuoi animali si abitueranno al nuovo padrone.


Le tue foto, per un po' di tempo, rimarranno appese al muro o continueranno su qualche mobile, ma poi forse saranno conservate in fondo a un cassetto. E vivremo solo nel ricordo di coloro che ci hanno amato.


Qualcun altro siederà sul tuo divano e mangerà al tuo tavolo.


Il dolore profondo durerà una settimana, due, un mese, due, un anno, due... Poi sarai aggiunto ai ricordi e poi la tua storia è finita.


È finita tra la gente, è finita qui, è finita in questo mondo.


Ma inizia la tua storia nella tua nuova realtà... nella tua vita dopo la morte.

La tua vita dove non hai potuto trasferirti con le cose di qui perché poi, andando via, hanno perso il valore che avevano.

Corpo

Bellezza

Aspetto

Cognome

Comodità

Credito

Stato

Posizione

Conto bancario

Casa

Macchina

Professione

Titolo

Diplomi

Medaglie

Trofei

Amici

Luoghi

Coniuge

Famiglia...


Nella tua nuova vita avrai solo bisogno del tuo spirito. E il valore che hai accumulato qui sarà l'unica fortuna su cui contare lì.

Questa fortuna è l'unica che prenderai e accumulata durante il tempo in cui sei qui. Quando vivi una vita di amore verso gli altri e in pace con il prossimo, stai accumulando la tua fortuna spirituale.


Per questo cerca di vivere pienamente e sii felice mentre sei qui perché: "Da qui non prenderai quello che hai. Prenderai solo quello che hai dato.

Jérôme Lejeune

 

Jérôme Lejeune: il genetista scopritore della Trisomia 21 è un venerabile della Chiesa Cattolica

di Francesco D'Ugo, 30 agosto 2021
 
Biologia, genetica e fede cattolica possono convivere? Può uno scienziato che studia i processi che regolano gli aspetti più fondamentali della biologia umana essere anche un fedele cattolico? Come spesso diciamo noi di Documentazione.info, la risposta è assolutamente sì. Jérôme Lejeune, medico e genetista francese che ha scoperto la trisomia 21 ne è l’esempio. Scopriamo insieme la sua storia. 
 
Jérôme Jean Louis Marie Lejeune è stato il medico e genetista francese che, attraverso i suoi studi, ha scoperto la trisomia 21, ovvero l’anomalia cromosomica responsabile della Sindrome di Down.
 
I primi studi su pazienti con sindrome di Down di Jérôme Lejeune, risalgono al 1953, anno in cui scoprì la possibilità di diagnosticare la sindrome di Down basandosi sulla classificazione delle impronte digitali. 
 
Successivamente Lejeune, nel 1959, effettuò lo studio per il quale verrà ricordato maggiormente nel mondo scientifico il cui risultato fu la scoperta del quarantasettesimo cromosoma nelle persone affette da sindrome di Down. Grazie a Jérôme Lejeune per la prima volta nella storia veniva stabilito un legame tra ritardo mentale e anomalie cromosomiche. I suoi studi lo porteranno poi anche a descrivere un’altra anomalia cromosomica nota come Sindrome di Lejeune
 
Ritornando in un campo esplorato nei suoi primi anni di ricerca, Jérôme Lejeune negli anni 60 compirà anche studi sugli effetti delle radiazioni sui cromosomi: un’importante conferma della pericolosità per l’umanità delle armi nucleari. Le scoperte in questo campo gli permetteranno di far parte di due commissioni internazionali di studi per esaminare le conseguenze dell’uso delle armi nucleari, la Commissione Internazionale di Radioprotezione e il Comitato Scientifico delle Nazioni Unite
 
Più avanti nel 1981, insieme agli specialisti della Pontificia Accademia delle Scienze, che stavano studiando le conseguenze delle armi nucleari, Jérôme Lejeune incontrerà anche Leoníd Il'íč Bréžnev, allora segretario del Partito Comunista dell’URSS. Nel corso colloquio lo scienziato dirà: 
 
«Le radiazioni, agirebbero su numerosi feti, comportando lesioni cerebrali e deficienze mentali irreversibili. Aumenterebbe l'incidenza di numerosi tipi di cancro e molti deterioramenti genetici potrebbero essere trasmessi alle generazioni future, ammesso che ve ne siano. Non parlarne è rischiare di tradire noi stessi, rischiare di tradire la nostra civilizzazione» (Jean-Marie Le Méné, Il professor Lejeune, fondatore della genetica moderna, Cantagalli, Siena, 2008, pag.116)
 
Grazie al suo impegno contro le armi nucleari e alle sue prese di posizione in bioetica contro l’aborto, soprattutto nel contesto degli studi sulla trisomia 21, ritenendo “eugenetica” l’applicazione delle scoperte sulle malattie genetiche per favorirlo, Jérôme Lejeune fu chiamato a far parte della Pontificia Accademia delle Scienze dal 1978 e, nel 1994 diventerà il primo presidente della Pontificia Accademia per la vita, creata da san Giovanni Paolo II in quello stesso anno. 
 
A proposito dell’aborto e delle “applicazioni eugentiche” degli studi di genetica Jérôme Lejeune si espresse una volta così: «Da sempre la medicina si batte per la salute e per la vita, contro la malattia e contro la morte: non può cambiare schieramento». Nonostante l'importanza della sua scoperta, gli fu negato il premio Nobel per la medicina.
 
Morto in fama di santità nel 1994 è stata aperta per lui dalla diocesi di Parigi nel 2007 e nel 2021 è stato emesso il decreto che lo rende venerabile. 
 

venerdì 22 marzo 2024

L'obiettivo finale è di normare,normalizzare

 "L'obiettivo finale è di normare,normalizzare,imporre ovunque il Medesimo.

Sbarazzarsi di disparità e differenze.

Uniformare i modi d'essere,di parlare,di vivere,di produrre,di amare.

Proibire il pensiero autonomo.Indurre ognuno a godere del momento presente senza mai metterlo (e mettersi) in prospettiva.

Abituare le persone a vivere in un disagio permanente senza potersi mai interrogare sulle sue cause nè ribellarsi contro coloro che ne sono responsabili.

Abituarle a vivere nella miseria spirituale convincendoli che è proprio quella miseria a renderle felici.

In poche parole,alimenta6re la rassegnazione."

Alain de Benoist

martedì 12 marzo 2024

 “Ognuno brucia la sua vita e soffre per il desiderio del futuro, per il disgusto del presente. Ma chi sfrutta per sé ogni ora, chi gestisce tutti i giorni come una vita, non desidera il domani né lo teme. Non c'è ora che possa apportare una nuova specie di piacere. Tutto è già noto, tutto goduto a sazietà. Del resto la sorte disponga come vorrà: la vita è già al sicuro.


Le si può aggiungere, non togliere, e aggiungere come del cibo a uno già sazio e pieno, che non ne ha più la voglia ma ancora la capienza. Non c'è dunque motivo di credere che uno sia vissuto a lungo perché ha i capelli bianchi o le rughe: non è vissuto a lungo, ma è stato al mondo a lungo. Come credere che ha molto navigato chi la tempesta ha sorpreso all'uscita del porto menandolo qua e là in un turbine di venti opposti e facendolo girare in tondo entro lo stesso spazio. Non ha navigato molto, ma è stato sballottato molto.”


Seneca, De brevitate vitae

venerdì 8 marzo 2024

 “Abbiamo dato vita a un diramato sistema di comunicazioni mediante radio, televisione e giornali; e tuttavia la gente è disinformata e indottrinata più che informata della realtà politica e sociale. In effetti, nelle nostre opinioni e idee c'è un grado di uniformità che potrebbe spiegarsi senza difficoltà se fosse il risultato di pressioni politiche, il prodotto della paura; sta invece di fatto che tutti concordano "volontariamente", nonostante che il nostro sistema si basi proprio sull'idea del diritto al dissenso e sulla predilezione per la diversità delle idee.”


Erich Fromm, La disobbedienza e altri saggi, 1981 (postumo).

I giornali

 "I giornali di un Paese possono, in due settimane, portare la folla cieca e ignorante a un tale stato di esasperazione e di eccitazione da indurre gli uomini ad indossare l'abito militare per uccidere e farsi uccidere allo scopo di permettere a ignoti affaristi di realizzare i loro ignobili piani".


Albert Einstein, Come io vedo il mondo


giovedì 7 marzo 2024

Federico Ozanam

 

Lo sai che Federico Ozanam fu convertito dalla recita del rosario di un grande scienziato?

Antoine-Fréderic Ozanam (1813-1853) aveva diciotto anni quando arrivò a Parigi. Non era incredulo, ma la sua anima aveva più o meno raggiunto quello stato che può essere chiamato “crisi della fede”.

Un giorno il giovane entrò nella chiesa di Saint-Etienne du Mont e vide inginocchiato in un angolo un uomo anziano che devotamente recitava il rosario. Guardando meglio riconobbe in quell’uomo il famoso scienziato Ampère, colui che era il suo ideale, per lui rappresentava la scienza e il genio viventi: quella visione lo colpì sin nelle profondità dell’anima.

Allora s’inginocchiò in silenzio dietro Ampère, mentre la preghiera e le lacrime sgorgavano dal suo cuore.

Era la vittoria della fede e dell’amore di Dio e Ozanam ebbe a dire, in seguito, che il rosario di Ampère aveva avuto su di lui più effetto di tutti i libri e di cento sermoni.

mercoledì 6 marzo 2024

La mitezza 2

 Tutti i libri di Eugenio Borgna, psichiatra e scrittore novantaduenne, sono pervasi da un raffinato senso dell’impossibile: dalla fragilità come forza fino alla mitezza come leva per cambiare il mondo. E proprio l’ultimo, pubblicato da Einaudi, è dedicato alla Mitezza, atteggiamento che oggi sembra un territorio eccentrico, invasi come siamo dall’irascibilità (o suscettibilità, come argomentava già anni fa Umberto Eco). Eppure Borgna non esita a dichiarare, parafrasando i Vangeli: «Beati i miti, perché la mitezza è la stella del mattino».Professore, proviamo a convincere i milioni di italiani che si lasciano sedurre dall’arroganza verbale dei talk show televisivi

«Certo, il mondo in cui viviamo tende ad essere contrassegnato dalla violenza e dall’arroganza, dall’indifferenza e dalla mancanza di gentilezza e di tenerezza, che non consentono di ascoltare e di partecipare al dolore e alla sofferenza delle persone che la vita ci fa incontrare. Ma non solo: anche quando la violenza e l’arroganza ci sono estranee, grande è la tentazione di isolarci, di allontanarci dagli altri, di non essere aperti alle relazioni umane».

Una diffidenza che sconfina nell’indifferenza. Ma ci si può «allenare» alla mitezza, secondo lei?

«La mitezza è una dote che ho conosciuto nella sua luce interiore, quando mi sono incontrato con la sofferenza psichica, con la follia come sorella infelice della poesia, ma la mitezza è contagiosa, se incontriamo persone miti, qualcosa cambia nel nostro cuore, e lo diveniamo, almeno in parte, anche noi. L’immagine dell’allenarsi a vivere con mitezza è molto bella, e, direi, si confonde con l’immagine del contagio: l’una e l’altra testimoniano del valore e del significato della mitezza».

Norberto Bobbio – come lei riporta – diceva che la mitezza è «attiva», la mansuetudine è «passiva». Da psichiatra, lei crede che praticare la mitezza aiuti a risolvere alcuni conflitti?

«La distinzione che Norberto Bobbio propone mi sembra molto felice, perché la mitezza è una virtù, così egli la chiama, sociale, e cioè immersa nella vita di ogni giorno. La mitezza cambia il modo di essere in relazione con gli altri, ma cambia (anche) il modo di esserlo con la nostra vita interiore. La mitezza ci dà il tempo di ripensare ai nostri conflitti, di riconoscerne le sorgenti, di accettarli, o almeno di attenuarne le fiammate emozionali. La mitezza è come una torcia sempre accesa, che ci aiuta a ritrovare il nostro cammino interiore, anche nelle notti oscure dell’anima. Conoscere meglio i nostri stati d’animo è un modo per portare alla luce e mitigare le aggressività che sono in noi e delle quali non sempre siamo consapevoli».

Nel suo libro, uno dei passaggi più suggestivi è quello in cui la mitezza si lega alla nostalgia. In che modo?

«L’una e l’altra fanno pensare ad un passato che non muore, e continua a vivere nel presente. Come ha scritto sant’Agostino, la speranza è la memoria del futuro, non dimentica le cose passate, ma le apre al futuro. La persona mite non conosce la disperazione, perché è sempre accompagnata dalla speranza, che le consente di guardare alla vita nei suoi momenti felici, ma anche in quelli infelici. La mitezza consente a chi cura e a chi è curato di entrare in una relazione la più terapeutica possibile. La mitezza allarga e umanizza il nostro sguardo sulle cose che sono in noi, e sulle cose che ci circondano. La poesia, quella leopardiana in particolare, ci aiuta a trovare le parole che ci consentono di riconoscere la mitezza nella sua forma di vita dotata di senso».

Lei fa anche degli esempi letterari, come Alëša Karamazov, straordinario personaggio dostoevskiano.

«Leggendo il grande romanzo di Dostoevskij, I fratelli Karamazov, si conosce quella che è la mitezza nella sua umanità e nella sua leggerezza, nella sua delicatezza, vorrei ripeterlo e nella sua freschezza, nella sua indicibile capacità di perdonare. Una persona mite sa tollerare le aggressioni, e le dimentica, sa conciliare le dissonanze, che tengono lontane le persone, le une dalle altre. La mitezza di una persona, giovane, o anziana, si riconosce immediatamente, basta un sorriso, e basta uno sguardo, il modo di salutare, e il modo di stringere la mano. Una atmosfera, anche familiare, di tensione, si allenta, e si illumina, nel momento in cui entra una persona mite. Sì, la mitezza, diceva Norberto Bobbio, è una virtù molto più femminile che non maschile, e non potrei non essere d’accordo, anche se ovviamente non sempre è così».

La mitezza si può insegnare?

«La scuola ha una grande importanza nell’insegnare cosa sia la mitezza, e come la si possa riconoscere nella sua fragilità. La poesia ci aiuta a coglierne la presenza nella sua dimensione psicologica e umana, e anche qualche film, nel mio libro si parla di un bellissimo film di un grande regista francese, Robert Bresson, che si ispira ad uno splendido racconto di Dostoevskij (ancora!): La mite».

La mitezza 1

 La mitezza consiste nel lasciar essere l'altro quello che è. È il contrario della protervia e della prepotenza. 

Il mite non entra nel rapporto con gli altri con il proposito di gareggiare, di confliggere e alla fine di vincere. 


La mitezza non è remissività: mentre il remissivo rinuncia alla lotta per debolezza, per paura, per rassegnazione; il mite invece rifiuta la distruttiva gara della vita per un profondo distacco dai beni che accendono la cupidigia dei più, per mancanza di quella vanagloria che spinge gli uomini nella guerra di tutti contro tutti. 


Il mite non serba rancore, non è vendicativo, non ha astio verso chicchessia. 

Attraversa il fuoco senza bruciarsi, le tempeste dei sentimenti senza alterarsi, mantenendo la propria misura, la propria compostezza, la propria disponibilità. 

Ecco quel "potere su di sé" di cui abbiamo già sentito. 


Il mite può essere configurato come l'anticipatore di un mondo migliore. 

Egli non pretende alcuna reciprocità: la mitezza è una disposizione verso gli altri che non ha bisogno di essere corrisposta per rivelarsi in tutta la sua portata. 


Le persone miti sono quelle che rendono più abitabile questa “aiuola”, tanto da farmi pensare che la città ideale non sia quella fantastica e descritta sin nei più minuti particolari dagli utopisti, dove regna una giustizia tanto rigida e severa da diventare insopportabile, ma quella in cui la gentilezza dei costumi sia diventata una pratica universale.


(Norberto Bobbio - da "Elogio della mitezza")

La mitezza 3

 La mitezza, esperienza umana cosí importante, e cosí dimenticata, nella vita personale e sociale, è la piú radicalmente lontana dalla aggressività e dalla angoscia, dalla impazienza e dalla fretta, dall’orgoglio e dalla superbia, dalla indolenza e dalla indifferenza, dalla distrazione e dalla sicurezza di sé. La mitezza sconfina nella gentilezza e nella tenerezza, nella timidezza e nella bontà, nella nostalgia e nella amicizia.


Eugenio Borgna

domenica 3 marzo 2024

Giambattista Vico (1668-1744

 Giambattista Vico (1668-1744) è stato uno dei più grandi filosofi italiani di tutti i tempi, eppure è ancora poco conosciuto e apprezzato dal grande pubblico. La sua opera più famosa, “La Scienza Nuova”, è un capolavoro di erudizione, fantasia e intuizione, in cui Vico propone una visione originale e rivoluzionaria della storia, della cultura e della conoscenza umana.


Vico fu il primo a concepire l'idea della pluralità delle culture, cioè il fatto che ogni popolo ha il suo modo di pensare, di esprimersi, di credere, di agire, che non può essere ridotto a una legge universale o a un modello razionale. Questo significa che il suo pensiero è in sé anti-totalitario, perché riconosce il valore e la dignità di ogni forma di vita umana, senza imporre una verità assoluta o una morale superiore.


Vico fu anche colui che vide i limiti del sapere scientifico, che si basa sull'osservazione e sulla misurazione dei fenomeni naturali, ma che non può spiegare il senso e il significato delle opere umane, come la poesia, la religione, il diritto, la politica. Per questo, Vico propose una scienza nuova, basata sul principio che l'uomo può conoscere solo ciò che ha fatto, cioè le sue creazioni culturali, che sono il frutto della sua fantasia e della sua ragione.


Vico fu infine colui che creò l'estetica, l'antropologia, la sociologia, la mitologia, e che anticipò molti concetti e problemi che saranno sviluppati solo secoli dopo da altri filosofi, come Kant, Hegel, Croce, Gentile, Berlin. Per questo, Vico può essere considerato un genio, un profeta, un miracolo della cultura italiana.


A rendere omaggio a questo grande pensatore è Marcello Veneziani, che ha scritto “Vico dei Miracoli”, un libro appassionato e appassionante, in cui racconta la vita e l'opera di Vico seguendo le sue tracce nei luoghi in cui visse e insegnò, a Napoli e a Vatolla, e mettendo in luce le sue intuizioni miracolose, che lo hanno reso un precursore dell'ermeneutica, della filosofia della storia, della critica della modernità.


Veneziani scrive con stile chiaro e coinvolgente, senza rinunciare alla profondità e alla competenza filosofica, e riesce a trasmettere al lettore la sua ammirazione e il suo entusiasmo per Vico, invitandolo a scoprire o a riscoprire un autore che ha molto da insegnarci ancora oggi, in un'epoca di crisi e di confusione dei valori e delle identità.


“Vico dei Miracoli” è un libro che merita di essere letto e diffuso, perché restituisce a Vico il ruolo di grande maestro del pensiero italiano, e perché ci offre una chiave di lettura della nostra storia e della nostra cultura, che non può prescindere dalla ricchezza e dalla diversità delle esperienze umane.https://amzn.to/49CNJcp


Marcello Veneziani, “Vico dei miracoli”