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lunedì 25 febbraio 2019

Katholicós

Katholicós
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«"Katholicós" in greco classico, era usato dai filosofi per indicare una proposizione universale: ora l'universale è un singolare , e non deve essere confuso con una somma. La Chiesa non è cattolica perché attualmente è diffusa su tutta la faccia della terra e conta un gran numero d'aderenti. Essa era già cattolica il mattino della Pentecoste, quando tutti i suoi membri erano contenuti in una piccola sala; lo era al tempo in cui le ondate ariane sembravano sommergerla; lo sarà ancora domani, se apostasie in massa le facessero perdere quasi tutti i fedeli. Essenzialmente la cattolicità non è questione di geografia o di cifre. Se è vero che deve dilatarsi necessariamente nello spazio e manifestarsi agli occhi di tutti, non è tuttavia di natura materiale, ma spirituale. Essa, prima di tutto, è qualche cosa d'intrinseco alla Chiesa. La Chiesa, in ogni uomo, si rivolge a tutto l'uomo, comprendendolo secondo tutta la sua natura.»
[H. de Lubac, Cattolicismo. Aspetti sociali del dogma; citato da Luigi Giussani, Perché la Chiesa, pag. 299]

sabato 23 febbraio 2019

L’aborto è stato l’errore più grande della mia vita

“L’aborto è stato l’errore più grande della mia vita”.

T’avrei voluto piccolo per poterti abbracciare
T’avrei voluto grande per potermi appoggiare
T’avrei voluto d’inverno dietro la finestra a guardare la neve che comincia a cadere
T’avrei voluto con la pioggia di un temporale sotto le coperte in silenzio per sentirne il rumore
T’avrei voluto dolce con i cani per poterli accarezzare, tenero con i vecchi per poterli amare
T’avrei voluto bello da dovermene vantare, con gli occhi grandi come tua madre
T’avrei voluto cantare una canzone, farti addormentare e continuare il sogno che ti aveva fatto svegliare
T’avrei voluto timido per vederti arrossire, cocciuto per discutere con te, per litigare
T’avrei voluto di fianco a camminare tutti e due in silenzio cercando di capire quello che l’altro ha dentro e che non riesce a dire
T’avrei voluto insegnare tutte le cose che non so fare
T’avrei voluto al tempo del tuo primo amore
T’avrei voluto il giorno che dovevi partire per il piacere di vederti ritornare
T’avrei voluto vicino quando me ne dovrò andare
T’avrei voluto volere quella volta che non ti ho voluto.

ANDREA RONCATO

La stoltezza pesa sulla sapienza e predomina

La stoltezza pesa sulla sapienza e predomina
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"...La stoltezza pesa sulla sapienza e predomina; chi va a destra e chi va a sinistra, ed ogni stolto si eleva a giudice degli altri e li stima sciocchi.
Quante competizioni, quanti urti nel breve giro di pochi anni !
C'è chi domina e chi è umiliato, chi si inalbera e chi è oppresso, chi monta in furia e chi prede la pace...
Il mondo è pieno di affannosa attività, ma non fa che scavare abissi nei quali precipita, e fa sbucare dalle sue siepi i serpenti, poichè ogni sua azione lo danneggia.
Esso è come ferro spuntito; non serve più, è decaduto, risorge a fatica, e la sua prosperità dura poco, perchè subito il male ripiglia il sopravvento....
Il mondo non è sincero, sparla di tutto, e morde a tradimento come la serpe; le sue stolte parole producono rovine, ed esso cresce sempre in insipienza, perchè ignora il passato, non sa il futuro, agisce per opportunismo, si stanca e non raggiunge nessuna meta, perchè non sa andare alla eterna Città.

Solo le parole dei Santi spirano grazia, perchè essi vivono di Te, o mio Dio e sono illuminati dalla tua sapienza.


Te solo, o mio Dio, nel silenzio dell'anima mia, nella calma della tua grazia, nella dolcezza del tuo amore...."


(Servo di Dio Dolindo Ruotolo (1882-1970) - Sacerdote diocesano napoletano, terziario francescano in Santa Chiara di Napoli)

venerdì 22 febbraio 2019

Ossigeno Ozono Terapia. 10 Benefici, Dove farla e Controindicazioni

Ossigeno Ozono Terapia. 10 Benefici, Dove farla e Controindicazioni

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ozono terapia
L’ossigeno ozono terapia è una innovativa metodologia medica sempre più diffusa che permette di trattare in maniera naturale moltissime patologie come artrite, ernia al disco, lombalgia, fibromialgia, ischemia, herpes zoster e cancro. I suoi benefici sono davvero sorprendenti, gli effetti sono dimostrati e sicuri con effetti collaterali minimi e prevenibili.
L’ossigeno ozono terapia viene semplicemente chiamata “ozono terapia” e si basa sulla somministrazione al paziente di una miscela costituita da 97% di ossigeno e 3% di ozono ed ha la funzione di rafforzare il sistema immunitario, ossigenare i tessuti, sfiammare, ridurre gli effetti collaterali di chemioterapia e radioterapia e di migliorare la vitalità dell’organismo.
L’ozono è una molecola costituita da tre atomi di ossigeno (O3), si forma naturalmente durante i temporali, ed è il più efficace battericida esistente al mondo. Viene usato nella miscela perché, oltre alla sua capacità di disattivare batteri, virus, funghi, lieviti e protozoi, è in grado di stimolare il metabolismo dell’ossigeno e attivare il sistema immunitario. Quindi in pratica l’ozono migliora l’assorbimento cellulare dell’ossigeno con enormi effetti per la salute.
L’ozono terapia non è una pratica moderna, infatti già Nikola Tesla aveva studiato ed applicato l’uso dell’ozonizzatore a livello terapeutico. Inoltre nel 1926, il Dr. Otto Warburg del Kaiser Institute di Berlino scoprì il cancro si sviluppa in un ambiente povero di ossigeno e quindi migliorare l’ossigenazione a livello cellulare era la migliore pratica preventiva e curativa.Ha ricevuto il Premio Nobel per la Medicina nel 1931 .  Nel 1929 negli USA fu pubblicato il libro “Ozone and Its Therapeutic Action” dove un gruppo di medici spiegava i benefici dell’ozono terapia su 114 diverse patologie. Ad oggi più di 1800 studi scientifici pubblicati su Pubmed confermano e documentano i benefici dell’ozono terapia.
Il cancro ha innumerevoli cause secondarie e secondo gli studi di Warburg la causa primaria è la sostituzione della respirazione dell’ossigeno nelle normali cellule del corpo da una fermentazione degli zuccheri. Tutte le normali cellule del corpo soddisfano i loro bisogni energetici mediante i mitocondri che hanno bisogno di ossigeno, mentre le cellule tumorali soddisfano in larga misura le loro necessità energetiche mediante fermentazione.
La poca ossigenazione cellulare proviene da diverse cause:
  • Alimentazione: consumo di cibi processati, industriali, poca frutta e verdura, alcool, consumo di zucchero e farine raffinate ed in generale cibi ad alto indice glicemico.
  • Stress
  • Inquinamento (tossine e metalli)
  • Sedentarietà

Benefici dell’ozono terapia

1. Rafforza il sistema immunitarioL’ozono è un potente regolatore del sistema immunitario. Quando il sistema immunitario è troppo attivo (come in una malattia autoimmune), l’ozono lo calma. Al contrario, quando il sistema immunitario è inattivo come nelle infezioni croniche, l’ozono lo stimola. Questa capacità unica dell’ozono deriva dalla sua attivazione di molecole di messaggistica associate a immuni, cosiddette citochine, come il gamma interferone, l’interleuchina-2, il fattore stimolante della colonia e il TNF-alfa, per citarne solo alcuni. L’ozono miscelato con l’ossigeno causa l’aumento della produzione di interferone e una maggiore produzione di fattori di necrosi tumorale e interleuchina-2. La produzione di interleuchina-2 innesca un’intera cascata di successive reazioni immunologiche positive.
2.Uccide batteri, virus, funghi e protozoi. L’ozono terapia interferisce con il metabolismo delle cellule batteriche, molto probabilmente attraverso l’inibizione e il blocco del funzionamento del sistema di controllo enzimatico. Una quantità sufficiente di ozono si rompe attraverso la membrana cellulare, e questo porta alla distruzione dei batteri. A differenza dei batteri, i virus si moltiplicano solo all’interno della cellula ospite. Trasformano le proteine ​​della cellula ospite in proteine ​​proprie. L’ozono distrugge i virus diffondendo attraverso il mantello proteico nel nucleo dell’acido nucleico, causando danni all’RNA virale.
3. Aumenta il livello di ossigeno delle cellule. Se smettiamo di respirare l’ossigeno moriamo in pochi minuti, perché l’ossigeno consente alle nostre cellule di produrre energia. Senza ossigeno le nostre cellule non possono produrre energia, e senza energia le nostre cellule muoiono. Se le nostre cellule muoiono, moriremo. L’ozono terapia aumenta la quantità di ossigeno che viene consegnato alle cellule dai globuli rossi. Inoltre permette ai globuli rossi di arrivare meglio ai capillari migliorando quindi l’ossigenazione del microcircolo. Questo porta alla stimolazione di 2,3-difosfoglicerato che porta ad un aumento della quantità di ossigeno rilasciato ai tessuti. L’ozono attiva il ciclo di Krebs migliorando la carbossilazione ossidativa del piruvato, stimolando la produzione di ATP. Inoltre provoca una riduzione significativa di NADH e aiuta ad ossidare il citocromo C. Vi è una stimolazione della produzione di potenti enzimi antiossidanti come glutatione perossidasi, catalasi e superossido dismutasi. La produzione di prostaciline, un vasodilatatore, è anche indotta dall’ozono.
4. Disintossica il tuo corpo. Nell’ozono terapia per via transdermica (attraverso la pelle) l’ozono penetra nel sangue, nella linfa e nel grasso. Questo fa fuoriuscire le tossine attraverso il processo di sudamento, un metodo incredibilmente efficace per disintossicare e ossigenare il corpo.
5. Riduce l’infiammazione. L’ozono terapia altera la funzione immunitaria provocando un effetto ossidativo controllato, mobilizzando le difese antiossidanti del corpo e risolvendo l’infiammazione.
6. Potente antidolorifico. Diversi studi scientifici hanno dimostrato che l’ozono terapia è un potente antidolorifico per numerose condizioni, specialmente quelle osteo-articolari. Ad esempio è stato visto che è ottima per il mal di schiena, dolori alla spina dorsale, artrite al ginocchio, e molte altre situazioni.
7. Uccide le cellule tumorali. Il modo in cui l’ozono uccide cellule tumorali, e non quelle sane avviene attraverso gli enzimi. Tutte le cellule sane hanno tre enzimi che li proteggono dall’ossidazione. Tutte le cellule sane amano l’ossigeno e lo richiedono per funzionare correttamente. Ogni cellula è veramente una macchina a base di ossigeno che funziona grazie ai mitocondri. Le cellule cancerose non hanno questi enzimi che le proteggono dall’ossidazione. Ciò rende tutte le cellule malsane, compresi i tumori, indifesi all’ozono. Non ci sono ancora studi clinici in merito.
8. Riduce gli effetti collaterali della chemioterapia e radioterapia, e ne potenzia gli effetti. Uno studio recentissimo pubblicato su Anticancer Research svolto dal Dipartimento di Scienze anestesiologiche, chirurgiche e di emergenza della Seconda Università degli Studi di Napoli, e guidato dalla Dr.ssa Margherita Luongo (Vicepresidente della Fondazione AMOR) ha dimostrato che l’ozono terapia nei pazienti oncologici aumenta l’azione della chemioterapia e allo stesso tempo riduce effetti collaterali, quali nausea, vomito, infezioni, ulcere, la perdita dei capelli e la fatica. Tali effetti terapeutici positivi dell’ozono terapia favorisce un maggiore benessere fisico e mentale con conseguente qualità di vita migliore.
9. Anti-invecchiamento. L’effetto ringiovanente è dato dall’aumento della quantità di ossigeno nel sangue e nelle cellule e soprattutto dal fatto che arriva meglio in tutti i tessuti. E’ stato dimostrato che l’ipossia (insufficiente ossigenazione) favorisce l’insorgenza di malattie cardiache, cancro, ictus e malattie polmonari croniche, responsabili del 60% dei morti nei paesi occidentali.
10. Aumenta l’energia. Come abbiamo spiegato, i mitocondri ovvero le “centrali elettriche” delle nostre cellule, hanno bisogno di ossigeno per produrre ATP ovvero l’energia che fa funzionare tutto il nostro organismo. Aumentando l’ossigenazione abbiamo quindi moltissima energia in più a disposizione.

Patologie in cui è utile l’ozono terapia

1. Malattie Oncologiche
2. Malattie della pelle
3. Malattie virali, batteriche e micotiche
  • Epatiti acute
  • Epatiti croniche evolutive (cirrosi)
  • post – necrotiche da virus B e virus C
  • Herpes simplex
  • Herpes zoster
  • Vaginiti ed uretriti specifiche e aspecifiche
4. Malattie dell’apparato respiratorio
  • Broncopneumopatie croniche ostruttive
  • Asma bronchiale
  • Riniti ed oculoriniti allergiche
5. Malattie vascolari e ulcere
  • Arteropatie obliteranti croniche periferiche (AOCP)
  • Ulcere
  • Insufficienza arteriosa
  • Ulcera arteriosa
  • Insufficienza venosa
  • Ulcera varicosa
  • Piaga da decubito
  • Sindrome di Raynaud
  • Piede diabetico
6. Malattie neurodegenerative
7. Malattie oculistiche
  • Maculopatìa diabetica
  • Retinopatia diabetica
  • Degenerazione maculare
  • Retinite Pigmentosa
  • Glaucoma
  • Neurite ottica (tranne ereditaria)
8. Malattie autoimmuni
  • Artriti
  • Psoriasi
9. Malattie osteo-articolari
  • Ernia discale
  • Lombalgie, sciatalgie cervicalgia
  • Gonalgia
  • Tendiniti
  • Artrosi e artriti
  • Osteoartrite
  • Epicondilite o “Gomito del tennista”
  • Rizoartrosi
  • Fibromialgia
10. Malattie dell’apparato gastroenterico
  • Ulcera gastrica
  • Morbo di Crohn
  • Rettocolite ulcerosa
  • Colite spastica
  • Colite ulcerosa
  • Diverticoli
  • Polipi intestinali
  • Emorroidi
11. Malattie dell’apparato urogenitale
12. Malattia vascolari periferiche, sia arteriose che venose (qualsiasi grado)

Metodi di applicazione dell’ozono terapia

  • Grande autoemoinfusione
  • Piccola autoemoinfusione
  • Iniezioni di ossigeno-ozono sottocutanee, intramuscolari e intrarticolari
  • Insufflazioni di ossigeno-ozono rettali, anali, vaginali, uterine e uretrali
  • Via topica
  • Idropinica

Controindicazioni

L’ozono terapia non è indicata in caso di:
  • Ipertiroidismo
  • Anemia falciforme
  • Gravidanza

Dove fare l’ozono terapia

Esistono in Italia molti centri che usano l’ozono terapia.
1. AMOR. E’ un’associazione di medici che si occupa di ricerca sull’ossigeno-ozono terapia ed offre un servizio gratuito in caso di malattie oncologiche. Sono operativi in diverse regioni italiane. Puoi trovare il medico più vicino a te sul loro sito http://www.amoronlus.com/ozonoterapia/ Recapiti: info@amoronlus.com – Tel: 081 5263026 – Cell: 3389172018
2. Società Scientifica di Ossigeno-Ozono Terapia. E’ un’associazione che si propone di promuovere ricerche e studi per lo sviluppo e l’applicazione dell’ossigeno-ozono terapia. Raccolgono molti medici, puoi trovare quello più vicino a te sul loro sito http://www.ossigenoozono.it/It/Ozonoterapeuti Recapiti: info@ossigenoozono.it – Tel. 035 30 09 03

Video esplicativi sull’ozono terapia

mercoledì 20 febbraio 2019

La Madonna Sistina

La Madonna Sistina 
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Dopo aver schiacciato e annientato l’esercito della Germania fascista, le vittoriose truppe sovietiche hanno portato a Mosca alcuni quadri del museo di Dresda. Questi quadri sono stati conservati sotto chiave per quasi dieci anni.
Nella primavera del 1955, il governo sovietico ha deciso di rimandare i quadri a Dresda. Prima di rispedirli in Germania, si è deciso di mostrarli al pubblico per novanta giorni.
E fu così che il 30 maggio 1955, di buon’ora in una fredda mattina, dopo aver risalito la via Volkhonka lungo i cordoni con cui la milizia moscovita convogliava le migliaia di persone che volevano vedere i quadri dei grandi maestri, sono entrato nel museo Puskin, sono salito al primo piano e mi sono avvicinato alla Madonna Sistina.
Fin dal primo sguardo c'è una cosa che si impone, immediatamente, prima di tutto: è immortale. Ho compreso allora che prima di aver visto la Madonna Sistina avevo usato con leggerezza una parola dal potere terribile, la parola “immortalità”, ho capito che avevo confuso con l’immortalità la potente vita di alcune, particolarmente sublimi, opere umane. E pieno di venerazione per Rembrandt, per Beethoven e Tolstoji, ho capito che fra tutte le creazioni di pennello, bulino o penna che avevano stupito il mio cuore e il mio spirito, solo questo quadro di Raffaello non sarebbe morto, finché non fossero scomparsi gli uomini. E che forse, fossero scomparsi loro, le altre creature che ne avessero preso il loro posto sulla faccia della terra, lupi, ratti, orsi o rondini, si sarebbero precipitati a quattro zampe o a colpi d’ala per venire a vedere la Madonna
Dodici generazioni hanno guardato questo quadro, un quinto dell’umanità vissuta sulla terra a partire dall’inizio dei tempi storici fino ai giorni nostri.
È stato guardato da vecchi mendicanti e da imperatori d’Europa, da studenti, da miliardari venuti da oltre gli oceani, da papi e da principi russi, è stato guardato da vergini pure e da prostitute, da colonnelli di stato maggiore, da ladri, da geni, da tessitori, da piloti di aeri da guerra e da istitutori, è stato guardato dai buoni e dai cattivi.
Da quando questo quadro esiste, sono stati fondati imperi europei e coloniali e sono crollati, è sorto il popolo americano, le fabbriche di Pittsburgh e di Detroit, ci sono state rivoluzioni, e la struttura sociale del mondo è stata trasformata… Da allora, l’umanità ha lasciato alle sue spalle le superstizioni degli alchimisti, i telai dei tessitori; i bastimenti a vela e le diligenze, i moschetti e le alabarde; è entrata nel secolo dei motori elettrici e delle turbine, il secolo dei reattori atomici e delle reazioni termonucleari.Da allora, Galileo ha scritto i sui Discorsi formulando la conoscenza dell’universo, Newton ha scritto i Principia, Einstein Sull’elettrodinamica dei corpi in movimento. Da allora, Rembrandt, Goethe, Beethoven, Dostoevskij e Tolstoj hanno reso più profonda la nostra anima e più bella la vita.
Ho visto una giovane madre tenere un bambino fra le sue braccia. Come posso rendere la grazia squisita d’un melo, esile e delicato, che abbia appena dato la sua prima mela, piena e bianca; la grazia d’un uccellino coi suoi pulcini appena nati, o di una cerbiatta appena diventata madre… La maternità e la grazia di una ragazzina, quasi ancora bambina.
Questa grazia, dopo aver visto la Madonna Sistina, non si può più dire che sia ineffabile o che sia misteriosa.
Nella sua Madonna Raffaello ha svelato il mistero della maternità e della sua bellezza. Ma non è da questo che dipende l’inesauribile vitalità del suo quadro. Dipende invece dal fatto che il corpo e il volto di questa giovane donna sono la sua anima, ed è questa la ragione per cui la Madonna è così bella. C’è in questa rappresentazione visiva dell’anima materna qualcosa di inaccessibile alla consapevolezza umana.
Noi sappiamo che le reazioni termonucleari trasformano la materia in una quantità di energia potentissima, ma non sappiamo rappresentarci il processo inverso, come cioè avvenga che l’energia si trasformi in materia; e qui, ecco la forza dello spirito, la maternità, cristallizzata e trasmutata in un’umile Madonna.
La sua bellezza è strettamente connessa alla vita su questa terra. Lei è democratica, umana; lei è inerente alla massa degli esseri umani – quelli dalla pelle gialla, gli strabici, i gobbi dai lunghi nasi pallidi, i neri dai capelli ricci e dalle grosse labbra – lei è universale. Lei è l’anima e lo specchio dell’umano, e tutti quelli che la guardano vedono in lei l’umano: lei è l’immagine dell’anima materna, ed è per questo che la sua bellezza è mista in modo inestricabile, si confonde con la bellezza nascosta, indistruttibile e profonda della vita che nasce all’essere – nelle cantine, nei granai, nei palazzi e nei bassifondi.
A me pare che questa Madonna sia l’espressione più atea possibile della vita, dell’umano senza alcuna partecipazione del divino.
C’erano istanti in cui mi è parso che esprimesse non solo l’umano, ma anche qualcosa di inerente alla vita terrestre nel suo senso più ampio, il mondo animale là dove negli occhi scuri della giumenta, della mucca o della cagna che nutrono i loro piccoli si può vedere, o indovinare, l’ombra prodigiosa della Madonna.
E più terrestre ancora mia pare sia il bambino che tiene fra le braccia. Il suo viso sembra più adulto di quello di sua madre. Uno sguardo che è ad un tempo triste e serio, si dirige ad un tempo diritto davanti a sé e dentro di sé, uno sguardo capace di conoscere, di vedere il destino.
I loro volti sono tranquilli e tristi. Forse vedono il Golgota, la via di polvere e sassi che vi conduce, e la croce, mostruosa, tozza e pesante, di legno grezzo, che è destinata ad appoggiarsi a questa piccola spalla che per ora non sente altro che il calore del seno materno…
Ed ecco che il cuore si serra, ma non è per l’angoscia, e non è per il dolore. È afferrato da un sentimento nuovo, mai provato prima. È umano, eppure è nuovo, questo sentimento è come se emergesse dalle salate e amare profondità oceaniche, ed è talmente insolito che la sua novità fa venire il batticuore.
È ancora una volta una caratteristica unica di questo quadro.
Suscita qualcosa di nuovo, come se ai sette colori dello spettro se ne aggiungesse un ottavo, ancora sconosciuto alla vista.
Perché non c’è paura sul viso della madre, e perché le sue dita non si intrecciano intorno al corpo di suo figlio con una forza tale da impedire che la morte le disserri; perché non vuole sottrarlo al suo destino?
Lei offre suo figlio al destino, non cerca di nasconderlo.
E il bambino non nasconde la faccia nel seno della madre. Anzi, è sul punto di strapparsi alla sua stretta per andare incontro al suo destino sui suoi piccoli piedi nudi.
Come spiegarlo, e come comprenderlo?
Sono un’unica cosa, e sono distinti. Vedono, sentono e pensano insieme, si fondono l’uno nell’altra, ma tutto indica che si separeranno, che l’essenza della loro comunione, della loro fusione è che si separeranno.
Succede che in certi momenti difficili siano proprio i bambini a sorprendere gli adulti con il loro buon senso, la loro tranquillità, la loro arrendevolezza. Di queste qualità bambini cristiani hanno dato prova nel corso di carestie, figli di negozianti e di artigiani ebrei durante i pogrom di Kichinev, figli di minatori, quando l’urlo della sirena annuncia che c'è stata un’esplosione sotterranea.
Ciò che nell’uomo vi è di umano, va incontro al suo destino, e in ogni epoca questo destino è particolare, è diverso da quello dell’epoca precedente. Ciò che accomuna questi diversi destini è il fatto di essere tutti ugualmente difficili…
Ma ciò che nell’uomo vi è di umano, ha continuato ad essere anche quando lo si inchiodava alla croce, anche quando lo si torturava in prigione.
Continua a vivere, questo qualcosa, nelle cave di pietra, nel freddo a meno cinquanta gradi, sui cantieri da macello della taiga, nelle trincee allagate di Przemysl e di Verdun. Continua a vivere nell’esistenza monotona dei servi, nella miseria delle lavandaie e delle donne di servizio, nella vana lotta condotta contro il bisogno, fino all’esaurimento, nella fatica senza gioia degli operai in fabbrica.
La Madonna con suo figlio fra le braccia, è ciò che c’è di umano nell’uomo, e sta in questo la sua immortalità.
Guardando la Madonna Sistina, la nostra epoca prende coscienza del proprio destino. Ogni epoca ha guardato questa donna con suo figlio nelle braccia, e fra uomini di generazioni diverse, di popoli, razze e tempi diversi, nasce una fraternità di una tenerezza commovente e dolorosa. L’uomo prende coscienza di se stesso, della sua croce, e comprende improvvisamente il meraviglioso legame che unisce tutte le epoche, il legame fra ciò che vive ora, e ciò che è stato, e tutto ciò che sarà.

II
Più tardi, mentre camminavo per la strada stupefatto e sconvolto dalla potenza di queste impressioni senza precedenti, non feci neppure il tentativo di sgarbugliare quel che sentivo e quel che pensavo.
Non potevo paragonare quest’emozione né con i giorni di lacrime e di felicità che avevo conosciuto a quindici anni leggendo Guerra e pace, né a quel che avevo provato in momenti particolarmente bui e difficili della mia vita ascoltando la musica di Beethoven.
E allora compresi che le visione di questa giovane madre con il suo bambino nelle braccia non mi riconduceva né a un libro né alla musica, ma a Treblinka…
“Questi pini, questa sabbia, questi vecchi tronchi, sono stati guardati da milioni di occhi umani dalle inferriate dai vagoni che si avvicinavano lentamente al marciapiedi… Entriamo nel campo, i nostri piedi calpestano la terra di Trblinka…. Il ticchettio dei grani che cadono e il suono dei baccelli che si aprono si fondono in una melodia triste e tranquilla. Ed è come se montando dalle profondità della terra, delle campanelle mandassero un rintocco a morto, udibile appena, triste, ampio, pieno di pace… Ecco delle camicie appartenute ai morti, semidecomposte, delle scarpe, ingranaggi di orologi, dei coltellini, delle scarpine da bambino con pompon rossi, sottovesti di pizzo, asciugamani con ricami ucraini, dei vasi, dei bidoni, delle tazze da bambino in plastica, lettere da bambino scritte a matita, dei quadretti con delle poesie,… 
“Continuiamo ad avanzare su questa terra senza fondo, terra di vertigine, sulla terra di Treblinka, e improvvisamente ci arrestiamo. Sono capigliature bionde e ricce, è rame ondulato, sono capelli di ragazza, fini, leggeri, pieni di fascino, calpestati a terra, e accanto ci sono altri riccioli biondi, e più oltre, sulla sabbia chiara, delle folte trecce nere, e poi ancora, e ancora… 
“E i baccelli di lupino risuonano, i grani tamburellano. Come se veramente dalle profondità della terra venisse un rintocco funebre d’innumerevoli piccole campanelle. 
“Si ha l’impressione che il cuore si bloccherà, stretto dalla desolazione, da un dolore, da un’angoscia tali che un essere umano mai potrà sopportare…”[1]
Mi è sorto nell’animo il ricordo di Treblinka, e di primo acchito non ho capito…
Era lei che calcava coi suoi piedi nudi e leggeri la terra fremente di Treblinka, camminando dal luogo dove svuotavano i vagoni fino alla camera a gas. L’ho riconosciuta per l’espressione del volto e degli occhi. Ho visto suo figlio, e l’ho riconosciuto per la sua strana espressione, senza niente di infantile. Era questa l’espressione delle madri e dei bambini quando sul fondo verde scuro dei pini vedevano il muro bianco della camera a gas di Treblinka, è così che erano le loro anime.
Quante volte avevo visto come attraverso una nebbia questa gente scendere dai treni, ma non li vedevo con chiarezza, a volte i loro volti parevano sfigurati da un orrore senza nome e tutto veniva coperto da un terribile gridare, a volte lo sfinimento fisico e morale, la disperazione velavano i loro volti di un’indifferenza ottusa e cocciuta, a volte un sorriso folle e incosciente si cristallizzava sui volti di quelli che scendevano dal vagone e si avviavano verso la camera a gas.
Ed ecco che ora io potevo vedere la verità di quei volti, Raffaello li aveva disegnati quattro secoli prima: è in questo modo che l’uomo va incontro al suo destino.
La cappella Sistina, le camere a gas di Treblinka…
Ai giorni nostri una giovane madre mette al mondo un figlio. È terribile portare un bambino stretto al cuore ed ascoltare nello stesso tempo l’abbaiare di un popolo che saluta Adolf Hitler. La madre guarda il volto di suo figlio appena nato e sente nello stesso tempo gli scricchiolii, lo stridore di vetri infranti, il muggito delle sirene, il branco di lupi che canta la marcia di Horst Wessel nelle vie di Berlino. Ed ecco il rumore sordo dell’ascia della Moabita.
La madre allatta il suo bambino al seno mentre in centinaia di migliaia costruiscono muri e tendono filo spinato, erigono baracche… In uffici tranquilli si mettono a punto le camere a gas, le automobili omicide, i forni crematori…
È giunto il tempo dei lupi, il tempo del fascismo. In questo tempo gli uomini vivono come fossero lupi, e i lupi vivono come fossero uomini.
In questo tempo una giovane madre ha messo al mondo il suo bambino e l’ha fatto crescere. E Hitler, il pittore, è davanti a lei nell’edificio del museo di Dresda per decidere del suo destino. Ma il padrone d’Europa non può sostenerne lo sguardo, non può incrociare lo sguardo di suo figlio, perché loro sono esseri umani.
La loro forza umana trionfa della sua violenza: la Madonna avanza coi suoi piedi nudi e leggeri verso la camera a gas, è lei ad aver portato suo figlio sulla terra vertiginosa di Treblinka.
Il fascismo tedesco è stato annientato, la guerra ha mietuto decine di milioni di vittime, città enormi sono state trasformate in cumoli di rovine.
Nella primavera del 1945, la Madonna ha visto il cielo del nord. È venuta da noi in visita, pur non essendo invitata, ma non come una straniera di passaggio, perché era accompagnata da soldati e da autisti, su strade sfondate dalla guerra, e perciò lei fa parte della nostra vita, è a noi contemporanea.
Tutto qui da noi le è familiare, la nostra neve, il fango freddo dell’autunno, la gamella ammaccata del soldato con la sua minestra così poco densa, e la cipolla ammuffita che accompagna la crosta di pane nero.
Lei ha camminato con noi, ha viaggiato per un mese e mezzo su di un treno sferragliante, ha spidocchiato i capelli sporchi e dolci del suo bambino.
Eccola avanzare a piedi nudi con il suo bambino, e venir caricata su di un vagone. Quanta strada l’aspetta, da Oboiane, vicino a Kursk, dalle terre nere di Voronez verso la taiga, verso le paludi boscose dall’altra parte degli Urali, verso le sabbie del Kazakistan?
Dov’è tuo padre? In quale cratere scavato da un obice è morto? O in quale drappello spedito a lavorare sui cantieri della taiga? O in quale baracca di dissenterici? Vania, mio piccolo Vania, perché il tuo volto è così triste? Dietro te e tua madre, il destino ha chiuso e inchiodato le finestre della tua casa natale ormai deserta. Che lungo viaggio vi attende mai? Arriverete fino in fondo? O forse morirete di sfinimento in qualche luogo ai bordi della strada, in una stazione ferroviaria, in fondo a una foresta, sulla riva paludosa di un piccolo fiume dall’altra parte degli Urali?
Certo, è proprio lei. L’ho vista nel 1930 alla stazione di Konotop in Ucraina, si era avvicinata al vagone dell’espresso, era scura per le sofferenze, e alzando i suoi splendidi occhi aveva detto, senza parlare, solo muovendo le labbra: “del pane…”
Ho visto suo figlio, aveva già trent’anni, era calzato di scalcagnati scarponi militari, di quelli che si lasciano ai piedi anche dei morti tanto sono inutilizzabili, vestito di una giacca imbottita che da uno squarcio lasciava vedere la sua spalla di un biancore latteo, mentre camminava su un sentiero di palude, con una nuvola d’insetti sospesa sopra la testa, e lui non riusciva a cacciare il nembo palpitante di miliardi d’insetti perché le sue mani reggevano sulla sua spalla un tronco umido e pesante. Ha sollevato la testa che teneva abbassata e ho visto il suo volto, la sua barba riccia e chiara che gli divorava il volto, le sue labbra semiaperte, ho visto i suoi occhi e li ho immediatamente riconosciuti: erano quelli gli occhi che mi guardavano dal quadro di Raffaello.
L’abbiamo incontrata nel 1937[2]: era lei che in piedi nella sua stanza stringeva fra le braccia suo figlio per l’ultima volta, gli diceva addio e gli divorava il volto con gli occhi, e poi scendeva le scale deserte del palazzo che si era ammutolito… Un sigillo di cera veniva posto sulla porta della sua camera, una macchina ufficiale l’attendeva di sotto. .. Che strano, sgomento silenzio in quest’ora grigia e cinerea del primo mattino, e come si erano ammutoliti tutti quei palazzi…
Ed ecco che dalla penombra dell’alba sorge il suo nuovo presente: il convoglio, la prigione di transito, le sentinelle sulle torrette di legno, il fil di ferro spinato, il lavoro notturno nelle officine, e delle brande di legno, sempre queste brande…
Con un passo lento ed elastico, calzando degli stivaletti di capretto dal tacco basso, Stalin si è avvicinato al quadro e ha lungamente guardato, molto a lungo, i volti della madre e del figlio, accarezzandosi i baffi grigi.
Forse l’ha riconosciuta? L’aveva incontrata all’epoca della sua deportazione in Siberia, a Novoiudinsk, a Turukan, a Kureika, l’aveva incontrata sui treni, nelle prigioni di transito… Ha mai pensato a lei quando è diventato potente?
Ma noi uomini, noi l’abbiamo riconosciuta, abbiamo riconosciuto suo figlio: lei è noi, il loro destino siamo noi, loro sono ciò che vi è di umano nell’uomo. E se in futuro la Madonna sarà condotta in Cina o in Sudan, ovunque gli uomini la riconosceranno, come l’abbiamo riconosciuta noi oggi.
La forza miracolosa e serena di questo quadro sta anche nel fatto che ci parla della gioia di essere una creatura vivente su questa terra.
Il mondo intero, tutta l’immensità dell’universo, non è altro che materia inanimata, rassegnata nella sua schiavitù: solo la vita è il miracolo della libertà.
Questo quadro ci dice quanto la vita si a preziosa e magnifica, e che non c’è forza al mondo capace di costringerla a trasformarsi in qualcosa che, pur somigliandole esteriormente, non sia più la vita.
La forza della vita, la forza di ciò che vi è di umano nell’uomo è una forza immensa, e la violenza più estrema e più assoluta non può soggiogare questa forza, perché può solamente ucciderla. È per questo che il volto della madre e del figlio sono tanto sereni: sono invincibili. In questi tempi di ferro, la morte della vita non coincide con la sua sconfitta.
Ed eccoci davanti a lei, noi, giovani e vecchi che viviamo in Russia. In un’epoca di angoscia… Le ferite non sono ancora cicatrizzate, le rovine sono ancora nere di fango, non sono ancora stati innalzati i monumenti ai caduti sulle fosse comuni di milioni di soldati, figli e fratelli nostri. I pioppi e i ciliegi selvatici calcinati, morti, si drizzano ancora nelle campagne arse vive, tristi erbacce crescono sui corpi dei vecchi, delle madri, e delle bimbe bruciati nei villaggi che hanno resistito. La terra si scuote e freme ancora nei fossati sul fondo dei quali riposano i corpi dei bambini ebrei uccisi con le loro madri. I singhiozzi delle vedove risuonano ancora di notte in innumerevoli case russe, bielorusse, ucraine. La Madonna ha attraversato tutto questo con noi, perché lei è noi, suo figlio siamo noi.
E si ha paura e vergogna, si ha dolore: perché la vita è stata tanto orribile? Non sarà per colpa mia o per colpa nostra? Perché noi siamo rimasti in vita? Che domanda terribile, penosa, e i morti sono gli unici che possono porla ai vivi. Ma i morti tacciono, e non fanno domande.
A volte, il silenzio del dopoguerra è interrotto da un’esplosione, e una nebbia radioattiva si diffonde nel cielo.
La terra sulla quale viviamo tutti ha trasalito: le armi termonucleari prendono il posto della bomba atomica.
E presto ci congederemo dalla Madonna.
Lei ha vissuto la nostra vita, con noi. E giudicateci dunque, noi, tutti gli uomini, con la Madonna e suo figlio. Noi fra poco ce ne andremo i nostri capelli essendo già bianchi. Ma lei, questa giovane madre, lei andrà incontro al suo destino portando suo figlio fra le braccia e con un’altra generazione di uomini vedrà una luce potente e accecante: la prima esplosione di una bomba superpotente all’idrogeno, con cui si annuncia l’inizio di una nuova guerra, totale.
Cosa possiamo dire noi, gli uomini dell’epoca del fascismo, davanti al tribunale del passato e del futuro? Non abbiamo alcuna giustificazione.
E diremo: non c’è mai stato un tempo duro come il nostro, eppure non abbiamo lasciato che morisse ciò che di umano c’è nell’uomo.
Guardando partire la Madonna Sistina, noi conserviamo la fede che la vita e la libertà sono una cosa sola, e che non c’è niente al di sopra di ciò che di umano c’è nell’uomo.
Ed è questo che vivrà in eterno, e vincerà.

Vassilij Grossman

[1] Tratto da «L’inferno di Treblinka» di V. Grossman, in Anni di guerra.
[2] L’anno delle purghe staliniane, detto anche l’anno del Grande Terrore.

domenica 17 febbraio 2019

COME IL SOLE SORGE OGNI GIORNO, COSÌ VA SOMMISTRATA LA VITAMINA D. E NON SOLTANTO UNA O DUE VOLTE AL MESE...

COME IL SOLE SORGE OGNI GIORNO, COSÌ VA SOMMISTRATA
 LA VITAMINA D. 
E NON SOLTANTO UNA O DUE VOLTE AL MESE... 
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La vitamina D - la vitamina del sole - è ESSENZIALE ALLA VITA da milioni di anni. 
Infatti, alcune delle più primitive forme di vita sulla terra  - il fitoplancton, rimasto immutato nelle profondità dell'Oceano Atlantico per gli ultimi 750 milioni di anni - possono produrre vitamina D se esposte alla luce solare. 
E NON SOLO UNA O DUE VOLTE AL MESE.... 

Esistono prove che essenzialmente tutti i funghi, le piante e gli animali che vivono sulla terra producono provitamina D. 
È PROBABILE che la provitamina D e forse la vitamina D giochino un ruolo biologico importante in questi organismi: potrebbero agire come una "protezione solare" naturale per proteggere le forme di vita inferiori dagli effetti dannosi della radiazione ultravioletta ad alta energia a cui sono esposti.

In particolare proteggono DNA, RNA e proteine. 
E NON SOLO UNA O DUE VOLTE AL MESE....  

È più chiaro, tuttavia, che anfibi, rettili, uccelli, mammiferi e umani HANNO TUTTI BISOGNO DI VITAMINA D e che questa deve essere metabolizzata a D3 prima che possa svolgere le sue FUNZIONI FISIOLOGICHE. 
MA COME. CI SIAMO ARRIVATI A SAPERLO??? 

📆A metà del 1600, la maggior parte dei bambini che vivevano nelle città industrializzate affollate e inquinate del nord Europa svilupparono una grave malattia deformante delle ossa: il #rachitismo.
Erano soprattutto i più piccoli, costretti a lavoravano in miniera - per "SFAMARE" una società affamata di carbone e metalli - che presentavano ritardo della crescita, ingrandimento delle epifisi delle ossa lunghe, deformità delle gambe, flessione della colonna vertebrale, nodosità della gabbia toracica e debolezza/atonia muscolare.

📆Nell'ultima parte del 19° secolo, gli studi autoptici condotti a Boston e Leiden (in Olanda) hanno dimostrato che l'80-90% dei bambini soffriva di #rachitismo...

📆 Nel 1822 il Dr. Sniadecki riconobbe l'importanza dell'esposizione al sole per la prevenzione e la cura del rachitismo. Il Dr. Palm estese queste osservazioni nel 1890 e promosse l'uso sistemico dei bagni solari per prevenire il rachitismo. 

📆 Nel 1919, il Dr. Huldschinski scoprì che l'esposizione dei bambini alle radiazioni da una lampada al quarzo (lampada ad arco di mercurio) o una lampada ad arco al carbone per un'ora 3 volte a settimana era efficace nel trattamento del rachitismo, come dimostrato da un marcato aumento nel mineralizzazione dello scheletro evidente ai raggi x. 
Concludendo che l'esposizione alle radiazioni UV era un "rimedio infallibile" contro tutte le forme di rachitismo nei bambini.

📆Due anni dopo, i dottori Hess e Unger hanno esposto 7 bambini rachitici nella città di New York a diversi periodi di sole e hanno segnalato un netto miglioramento nel rachitismo di ogni bambino, come evidenziato dalla calcificazione delle epifisi.



📆Nel 1918, il Dr. Mellanby ha impedito il rachitismo nei cuccioli usando l'olio di fegato di merluzzo. Il Dr. McCollum chiamò questo nuovo fattore nutrizionale vitamina D. I dottori Hess, Weinstock e Steenbock osservarono che l'irradiazione UV di vari alimenti e oli impartiva attività antirachitica. Ciò ha portato a migliorare l'attività antirachitica del latte esponendo il latte alle radiazioni UV o alimentando le mucche con I LIEVITI IRRADIATI CON RAGGI UV. NON SOLO UNA O DUE VOLTE AL MESE....  

Una volta che la vitamina D era stata strutturalmente identificata e sintetizzata (Adolf Windaus ricevette il premio nobel nel 1928 per questa scoperta!) a basso costo dal lievito, è stata aggiunta direttamente al latte ad uno standard di 400 UI per litro. 

Si pensava che la vitamina D ottenuta da lievito irradiato fosse la stessa vitamina D prodotta nella pelle. Tuttavia la vitamina D da "lievito irradiato" aveva poca attività antirachitica nei polli, mentre l'olio di fegato di merluzzo era più efficace, e si è concluse che la VITAMINA D PRODOTTA NELLA PELLE DOVEVA ESSERE DIVERSA. 

La vitamina D è stata isolata e identificata dalla cute del Maiale, sintetizzata a partire dal 7-DEIDROCOLESTEROLO . 
Per distinguere le due vitamine D, la vitamina D dal lievito era chiamata vitamina D2 e quella da maiale e pelle umana vitamina D3. Superiamo quindi un errore conune: credere che questa vitamina sia un composto singolo quando invece è una "famiglia". 
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Il corpo umano potrebbe produrre e rilasciare migliaia di UI di vitamina D3 nella circolazione con un picco di concentrazione ematica entro 24 ore dalla "modesta esposizione" ai raggi UVB. Si valuta che un'esposizione di 15/25 minuti quando il sole è allo Zenith possa fornire 25.000 UI. 

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