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domenica 28 ottobre 2018

Educazione alla libertà come responsabilità

2.10.1. Educazione alla libertà come responsabilità


Ecco il passo nuovo. Il problema fondamentale di questa grande avventura del «segno» che è il mondo, perché in essa si palesi l'evidenza del destino, è l'educazione alla libertà. Se la realtà chiama l'uomo a qualcosa d'altro, educazione alla libertà è uguale a educazione alla responsabilità.
Responsabilità deriva da «rispondo». L'educazione alla responsabilità è educazione a rispondere a ciò che chiama.
In che cosa consiste questa educazione alla libertà, cioè alla responsabilità?

a) Innanzitutto l'educazione alla responsabilità implica una educazione alla attenzione. Perché l'attenzione non necessariamente ottiene lo spazio di una libertà impegnata; non è automaticamente facile fare attenzione.
Il preconcetto, comunque venga originato, impedisce l'attenzione: il prevalere dell'interesse, quindi distrazione; l'affermarsi di una idea già fatta, quindi snobbamento del messaggio nuovo; concentrare la sensibilità su quello che piace, perciò il progredire di una insensibilità a sfumature o a particolari di una proposta; la goffaggine di una sommarietà, che diventa delitto, quando si tratti di un problema grave.
L'attenzione deve soprattutto dare conto della totalità dei fattori. Come è importante questa accanita sottolineatura della totalità!


b) Ma oltre l'educazione all'attenzione, una educazione alla responsabilità è anche educazione alla capacità di accettazione. Anche ospitare una proposta nella sua integrità non è automatico.
Educare a una attenzione e a una accettazione qualificate dalla sensibilità alla totalità dei fattori in gioco è una pedagogia ad aprire le porte magari già chiuse prematuramente, anche se comprensibilmente: a qualunque ora, anche della notte, può venire a bussare la consistenza della realtà.
Educare alla attenzione e alla accettazione assicura la modalità profonda con cui uno deve atteggiarsi di fronte alla realtà: spalancato,libero, senza quella presunzione che chiami la realtà di fronte al proprio verdetto di giudice, e perciò senza giudicare la realtà in base al preconcetto.

Comunque una educazione della libertà alla attenzione, cioè a uno spalancarsi verso la totalità dei fattori in gioco, e una educazione alla accettazione, cioè all'abbraccio consapevole di ciò che viene davanti agli occhi, è la questione fondamentale per un cammino umano.

DON GIUSSANI  da "IL SENSO RELIGIOSO"

sabato 27 ottobre 2018

L’ equiseto o coda cavallina: proprietà terapeutiche per rinforzare le ossa e combattere l’ osteoporosi

equisetum-arvense
Fin dall’antichità l’Equiseto fu usato grazie alle sue grandi proprietà, per affezioni dell’apparato respiratorio, come antidiarroico, e nelle emorragie specie nasali e come emostatico generale; altro tropismo di questa straordinaria pianta è l’apparato escretore renale e intestinale per i suoi effetti diuretici e cicatrizzanti anche nelle ulcere intestinali. Inoltre grazie al suo alto contenuto di silicio l’equiseto si consiglia per chi è affetto da patologie ossee.

Le proprietà curative e gli usi della coda cavallina o Equiseto contro la tubercolosi

NOME SCIENTIFICO: equisetum arvense . Etimologia equi=cavallo seta=pelo grosso, crine , per la somiglianza delle sue foglie e della sua forma con la coda dei cavalli. Arvense da arvum cioè campo,  pianta che cresce nei campi.
NOMI VOLGARI: coda cavallina dei campi, cosa equina, erba rugna, rasperela, rasparela, rasperella,  codabussina, coa ad caval, cucitolo. Horse tail, Pewtwrwort, Bottlebrush, Shavegrass (ingl)
Prèlr, Queue de cheval, Prèle de champs, Queue de renard (fr.) Coda de caballo, Equiseto (sp).

Una pianta antichissima

E’ comparsa sulla terra circa 350 milioni di anni fa ( periodo carbonifero) e da allora è rimasta inalterata evolutivamente parlando, salvo le dimensioni che allora erano maggiori. La pianta è diffusa in tutti i continenti tranne che in Australia.

Curiosità

Il nome rasperella deriva la latino asper= ruvido, rugoso e si riferisce ad un uso antico, la si impiegava infatti per lisciare il legno per lo più ma un uso di questo tipo pare sia stato fatto anche per levigare avorio e altri materiali. Del resto il contenuto di silicio la rende alquanto abrasiva.

Usi e Proprietà in sintesi

Fin dall’antichità l’Equiseto fu usato per affezioni dell’apparato respiratorio, come antidiarroico, e nelle emorragie specie nasali e come emostatico generale; altro tropismo di questa straordinaria pianta è l’apparato escretore renale e intestinale per i suoi effetti diuretici e cicatrizzanti anche nelle ulcere intestinali. Nonostante le grandi proprietà curative di molte patologie, la pianta fu, nel corso dei tempi alquanto dimenticata. Sostiene Maria Treben (grande erborista austriaca) che a trarla dall’oblio in cui cadde fu il medico naturista e parroco dr Kneipp che la considerava “unica insostituibile e inestimabile” contro emorragie, disturbi renali, e delle vie urinarie, i  calcoli e la renella, ulcere cancerose, piaghe purulente, e necrosi ossea, problemi e malattie polmonari (tubercolosi e bronchite cronica).

Attorno al silicio ruotano la gran parte delle proprietà dell’Equiseto.

L’analisi chimica dell’Equiseto mostra una gran ricchezza di minerali, infatti ha notevolissime proprietà rimineralizzanti. Il contenuto in ceneri riferito al peso secco è di circa il 20 %, in pratica tutti minerali tra cui figurano: potassio, calcio, sodio, magnesio, azoto, zolfo, fosforo e molti oligoelementi ma il più rappresentato quantitativamente è il silicio sotto forma di silice (SiO2) mediamente valori intorno al 6/8 % quindi il 30/40% delle ceneri è costituito da silicio.
Poiché una delle attività principali dell’Equiseto gravita attorno alla rigenerazione tissutale sia a livello dermico, osseo, polmonare, le ricerche sono state indirizzate verso gli apparati più direttamente coinvolti; sono quindi state eseguite analisi dei contenuti in silicio che hanno evidenziato una concentrazione notevole in silicio proprio nei tessuti in cui il tropismo dell’Equiseto è specifico. Il contenuto medio di silicio nel corpo umano è pari allo 0,01%  mentre  nel timo, ghiandole surrenali, polmoni, pancreas, milza, fegato, cuore, reni, cervello, muscoli assume concentrazioni notevolmente superiori. Nella pelle, unghie, e capelli il contenuto è ancora più elevato.

Silicio e ossa, una stretta relazione

Fin dagli inizi del secolo scorso sono state messe in evidenza le relazioni sinergiche del silicio nella formazione del tessuto osseo. In Francia la somministrazione di silicio a bambini con ritardato sviluppo scheletrico portò al rapido recupero dei valori ottimali di crescita.
Altre ricerche hanno evidenziato che in molti casi di demineralizzazione ossea  la perdita di calcio era preceduta dalla perdita di silicio che  era quantitativamente e proporzionalmente maggiore rispetto al calcio e ad altri minerali.
Nei soggetti tubercolotici la perdita di silicio del tessuto polmonare è notevole. Ciò dimostra il perché l’Equiseto sia consigliato nei soggetti tubercolotici, se poi teniamo in considerazione che l’organo che contiene più silicio è in assoluto il timo seguito dalle gh. Surrenali e dai polmoni, si può ipotizzare che la somministrazione di Equiseto possa influire positivamente a livello del sistema immunitario (Timo) sull’equilibrio dei minerali (Surrenali parte corticale) e sui polmoni (cicatrizzazione delle lesioni tubercolari).
Esistono ormai numerose ricerche che dimostrano il ruolo primario del silicio nei processi di riparazione di traumi e fratture ossee.

Anche il sistema nervoso ne trae beneficio

Maria Treben cita il neurologo Wagner Jauregg che nei suoi scritti dice “ due terzi di tutti i malati di nervi non dovrebbero essere ricoverati negli istituti se fossero sani i loro reni” la Treben continua dicendo di aver salvato molte persone da problemi nervosi grazie ai semicupi di equiseto, ma aggiunge che per questi casi è indispensabile anche l’uso della tisana a base di Equiseto,Ortica e Achillea. Oggi si sa che il silicio favorisce l’assorbimento del fosforo componente essenziale dei fofolipidi contenuti in quantità nel tessuto nervoso. Se poi aggiungiamo che l’Equiseto e ricchissimo anche di fosforo e alti minerali ed oligoelementi possiamo spiegarci le azioni riequilibranti sul S.N.

Equiseto e cancro

Tra le proprietà dell’Equiseto figura anche quella anticancerosa. Assodato dalla ricerca scientifica che nei tessuti cancerosi si ha un forte squilibrio minerale con perdita imponente di Silicio, Magnesio, calcio e ferro, non dovrebbe stupire che l’apporto massiccio di minerali (contenuti in abbondanza nell’Equiseto) possa giovare in tali patologie; d’altro canto ricerche epidemiologiche hanno evidenziato la minore incidenza di cancro nelle aree geografiche ove i terreni sono più ricchi di silicio e magnesio.

Per concludere come usare questa pianta?

E’ sicuramente da prediligere la pianta in toto, in quanto la ricchezza terapeutica sta in gran parte nel suo contenuto minerale. Bisogna tenere conto che in caso di a-ipocloridria gastrica sarebbe bene somministrare almeno il succo di mezzo limone in concomitanza della pianta e durante il pasto.
La forma migliore di somministrazione è la sospensione  integrale di pianta fresca, (S.I.P.F.) seguita dalla compresse o polvere di pianta.

Il consiglio del naturopata


L’equiseto trova largo impiego all’interno di integratori e preparati in commercio, proprio grazie alla sua versatilità d’utilizzo e sicurezza. Tra questi spicca in particolare Migliorin tricox, noto per sfruttare al meglio le proprietà dell’equiseto in relazione della sua efficacia nel mantenere i capelli forti unendo anche olio di germe di grano, estratti di miglio e minerali fondamentali come ferro, zinco, molibdeno e zinco.
Per ulteriori informazioni consultate la nostra recensione o andate direttamente sul sito del produttore.

venerdì 26 ottobre 2018

Cistite e recidive: il Mannosio aiuta a raggiungere il benessere urinario

Cistite e recidive: il Mannosio aiuta a raggiungere il benessere urinario

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D-Mannosio, ovvero uno zucchero che aiuta a combattere una patologia molto fastidiosa: la cistite.
Ma di cosa si tratta? Semplicissimo: e’ uno zucchero semplice (un monosaccaride), ricavato dalla corteccia della betulla.
Negli Stati Uniti si utilizza per la cura e la prevenzione delle cistiti, anche quelle ricorrenti, da oltre trent’ anni, mentre in Italia e’ conosciuto per il medesimo scopo solo da dieci!
Caratteristica principale del mannosio e’ quella di raggiungere concentrazioni molto elevate nelle urine. In questa sede le sue molecole riescono ad attaccarsi ai batteri nocivi che colonizzano la vescica, inglobandoli ed evitando in tal modo che riescano ad aderire alla mucosa che riveste le pareti della vesciva, evitandone l’infiammazione. I batteri patogeni, rimasti incollati al mannosio, vengono eliminati tramite l’urina.
In caso di cistiti ricorrenti e’ buona pratica ripristinare innanzitutto l’ecosistema dell’intestino, assumendo probiotici  e curando la dieta, contemporaneamente si potra’ assumere il d-mannosio.
Ma in cosa si differenzia esattamente il mannosio rispetto agli altri zuccheri e quali sono le sue proprieta’ in modo specifico? Il d-mannosio e’, come ho ricordato all’inizio, uno zucchero semplice, cosi come il glucosio, cioe’ uno zucchero costituito da una sola molecola. Diversamente dal glucosio, una volta assorbito dall’intestino ed entrato nel circolo sanguigno, non da’ luogo a reazioni  metaboliche, in pratica non fornisce calorie all’organismo e viene espulso direttamente dall’organismo attraverso i reni, raggiungendo le vie urinarie in concentrazioni elevate, venendo in ultimo eliminato con l’urina.
Quando il mannosio raggiunge la vescica,  fa aderire i filamenti dei batteri patogeni come ad es. l’escherichia coli,  la cui presenza e’ uno dei principali fattori a provocare l’insorgenza della cistite.
Ma l’importanza crescente attribuita a questo zucchero nel determinare il benessere urinario e’ dovuta al fatto che le molecole del mannosio riescono a staccare letteralmente dalla mucosa vescicale i batteri patogeni  che sono gia’ penetrati negli strati piu’ profondi, causandone l’espulsione tramite urina.
Il d-mannosio si puo’ assumere in dosi elevate durante la fase acuta  della cistite, oppure, a titolo preventivo, si puo’ prendere a  dosaggio ridotto. Si assume generalmente a stomaco vuoto ed a vescica svuotata,  per la posologia e’ opportuno chiedere al proprio medico curante o ad un farmacista.
E sconsigliata l’assunzione di questo zucchero a coloro che hanno problemi tiroidei, in particolare ipotiroidismo ed in caso di gravidanza. Ricordo inoltre che il dosaggio elevato potrebbe causare episodi di diarrea.

«CI VUOLE UMILTÀ PER CHIEDERE LA VERITÀ






«CI VUOLE UMILTÀ PER CHIEDERE LA VERITÀ

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Benedetta Bianchi Porro è morta una mattina di cinquant'anni fa. Attraverso la malattia, una vita dedicata a «Gesù che mi aspetta». Durante l'università, l'incontro con alcuni ragazzi di GS. E un popolo che continua a guardarla «per aprire il cuore»
Paola Ronconi
La mattina del 23 gennaio 1964, in pieno inverno, fiorisce una rosa bianca nel giardino di casa Bianchi Porro, a Sirmione. Quella rosa è un dolce segno, dice Benedetta quando viene a saperlo. Ricorda un sogno fatto qualche mese prima. Dopo poche ore, quella stessa mattina si conclude la sua esistenza terrena.

Sono passati cinquant’anni da quel giorno, ma la breve esistenza di Benedetta Bianchi Porro è ancora oggi «un archivio di esperienze, dove è possibile fare continue scoperte», come scrive il cardinale Angelo Comastri nella prefazione alla sua biografia. Nata l’8 agosto 1936 a Dovadola, Forlì, seconda di sei figli, Benedetta vive la sua infanzia e l’adolescenza tra Romagna e Lombardia a causa della guerra e del lavoro del padre. Una rara intelligenza e sensibilità la porta ad iscriversi alla facoltà di Medicina, a Milano, a soli 17 anni. Già negli anni del liceo iniziano a mostrarsi i sintomi della malattia ma sarà lei, inascoltata dai dottori, nel 1957, a diagnosticarsi una neurofibromatosi diffusa, o morbo di Recklinghausen, rara patologia degenerativa. Due anni dopo è costretta a lasciare l’università: non può più usare gli arti inferiori a seguito di un intervento al midollo e in breve tempo diventerà sorda e cieca, e perderà l’odorato e il gusto. L’unico modo per comunicare sarà un alfabeto tracciato sul palmo della mano. «Nel mio calvario non sono disperata. Io so, che in fondo alla via, Gesù mi aspetta... Le mie giornate non sono facili: sono dure, ma dolci, perché Gesù è con me, col mio patire, e mi dà soavità nella solitudine e luce nel buio», scrive l’1 giugno 1963 in risposta a un lettore di Epoca. Il disfacimento fisico non impedisce a Benedetta, fino a un certo punto, di scrivere lettere e diari che ci ridanno il mosaico di un’anima «straordinariamente semplice e semplicemente straordinaria», scrive sempre Comastri, perché innamorata di Cristo. 
Giovanni Paolo II l’ha dichiarata venerabile nel 1993.

Un aspetto poco noto della vita di Benedetta Bianchi Porro è il rapporto che instaurò con alcuni ragazzi di Gioventù Studentesca. A tal proposito riportiamo brani dalla sua biografia autorizzata scritta da Andrea Vena (San Paolo, 2012).
«Durante il primo anno universitario, Benedetta non instaura particolari amicizie. Sarà solo nel 1955 che conoscerà Maria Grazia, durante una lezione di biochimica... Nel 1957 Maria Grazia decise di trasferirsi a Pavia. Prima di lasciare Milano, Maria Grazia pensò di farle conoscere una sua amica, Nicoletta Padovani, alla quale era legata da rapporti di amicizia fin dalla quarta ginnasio... All’inizio il rapporto fu scolastico, nel senso che Nicoletta prendeva gli appunti per Benedetta durante le lezioni; successivamente cominciarono a scambiarsi idee su vari argomenti, finché maturò un’amicizia religiosa. Il progredire dell’amicizia spirituale si realizzò anche grazie alla formazione che Nicoletta riceveva in uno dei gruppi di Gioventù Studentesca, dove prese la decisione di partire come missionaria laica. Nicoletta fu la “madre spirituale” di Benedetta; l’aiuto a chiarire, approfondire e rendersi consapevole della fede già viva in lei, aiutandola a confermare la sua vocazione nel dolore. Nel novembre 1962 anche Nicoletta è costretta a lasciare Benedetta perché decisa a partire per il Brasile, tra le prime studentesse di Gioventù Studentesca. Prima di partire, però, Nicoletta volle presentare a Benedetta una sua amica, Francesca Romolotti, anch’ella appartenente al gruppo di Gioventù Studentesca. Nell’ottobre 1962 Franci conobbe Benedetta all’ospedale di Desenzano, in occasione dell’asportazione di tutti i denti. Con Franci arriveranno altri amici di Gioventù Studentesca: Giuseppe Zola, Giovanni Giorni, Roberto Corso e Paola Vitali, studentessa di Milano. Quest’ultima farà spesso visita a Benedetta anche a Sirmione, trascorrendovi i fine settimana. Roberto Corso, diciassettenne, conoscerà Benedetta ai primi di marzo del 1963. Lui stesso ricorda di aver trovato in lei un’amica alla quale apriva il cuore con particolare facilità». 

Di seguito alcune lettere di Benedetta a giessini tratte dal libro edito dalla Fondazione Benedetta Bianchi Porro, Scritti completi.

128. A Nicoletta Padovani
20 giugno 1962

Cara Nicoletta, le tue lettere mi danno sempre preziosi consigli sulla mia situazione spirituale: è il Signore che te le ispira.
A Lourdes avevo una forte aridità, ma ne sono tornata con tanta fede e umiltà. Ci vuole umiltà, cioè riconoscersi poveri, per chiedere e per riconoscere la Verità. Non ho letto il libro di Carrel, ne ho letto uno molto bello, con la descrizione delle apparizioni. In seguito a quello ho fatto una novena per andare grazie dell’elenco dei libri (mi serve proprio ora!). Prego al pomeriggio sullo Psallite e il messale, al mattino dico giaculatorie.
(Sai, tempo fa cercavo Dio, ma mi agitavo come in un vestito troppo stretto, ora va liscio «Se il Signore non fabbrica la casa...»). Come va a Desio? Quando verrà il momento ti prego di partire: Lui te ne darà la forza, non ci pensare ora.

145. A Gabriella Girelli
marzo 1965

Cara Gabriella
Scusa il ritardo, ma non ero sicura tu fossi ritornata da Forlì. Come stai? Ài fatto buon viaggio? Com’è riuscito il vostro convegno sulle missioni? Grazie dei saluti dei ragazzi del mio e del tuo paese.
Quando mi scriverai ancora, se potrai farlo, mandami il tuo indirizzo, perché io eviti di disturbare la segretaria del G. S. 
Io sto bene, ma non vedo più nulla: a volte le mie giornate suono lunghe e faticose, a volte nel silenzio più profondo, mi pare che Dio sappia dirmi delle cose meravigliose. A volte canto, - male - perché la mamma non capisce neppure la mia musica. Mi sono venuti a trovare alcuni amici del G. S. e ne sono stata felice. Grazie che ti sei ricordata di me. Ti saluto con affetto e vi ricordo ognuno.

146. A Roberto Corso
Caro Roberto.
Grazie dell’acqua di Lourdes e del tuo scritto. La tua attenzione mi commuove e mi fa piacere tanto. Dimmi come sta tua mamma e se è guarita, come spero.
Grazie anche di essere venuto a trovarmi. Padre Michele mi à telefonato.
Cerca di essere sereno, leggero, e con la lampada dello spirito accesa.
Tutti abbiamo ore di stanchezza e abbandono, ma scuotiamoci e offriamo a Dio la nostra volontà così com’è, a volte più tiepida a volte stanca, ma non schiacciata - mai - «Non premeditate... e se avrai paura dirai senza vergogna: ho paura e Dio mi fortificherà». Per tutti c’è dolore speranza e lagrime, ma una superiore certezza vale a illuminarci e renderci sereni nella strada che ci conduce al Signore. Ti saluto caramente e parlo di te a Lui.

148. A Roberto Corso 
(...)
Mi racconti della tua passeggiata serale, dici che io amo più di te le cose, che vedevi... Ma non è così. Anche tu le ami, come me. Solo non lo sai. Molte cose non si sentono finché non sono perdute. Mi viene in mente le parole di una pagina di letteratura che dice: «È bello il mondo di Dio in primavera!». Accorgitene, Roberto, e non contemplare solo te stesso. C’è tanto bello intorno e tanto bene da fare! Mi scrivi che molti pregano per me, ed io ne trasalisco di gioia. Ma non dimenticare di farlo anche tu, perché è alla tua preghiera che io tengo più che a tutti. Io so che la tua avrà più effetto. Io non dimentico te, e di te parlo alla Madonna. Salutami tutti gli amici del G. S. che conosco o non conosco. E a te buon lavoro e buon studio.
tua sorella in Cristo.

181. A Paola Vitali
20 giugno 1963

Il 24 parto per Lourdes; la Madonna mi aiuterà ad arrivare fino a Lei. Io no ho più alcuna forza: è Lei che mi sostiene e mi dà tutta la serenità che gli estranei sentono in me. È il Signore, che si compiace di servirsi della mi nullità perché gli altri si fortifichino. Del resto, dice S. Paolo, che è attraverso la nostra debolezza che si rivela la Sua forza.
Lavori per il G. S.? Fallo, se puoi. Scusami il ritardo, e se attraverso la tua giornata ti ricordi di me col Signore, grazie, perché ne ho molto bisogno. Buone vacanze. 
Ti abbraccio e ti saluto


237. A Nicoletta Padovani
2 dicembre 1963

Cara Nicoletta
Mi è giunta con infinito piacere la tua bella lettera. L’ò letta con grande gioia perché dice cose magnifiche. Però devi anche dirmi cosa fai tu: come ti trovi: desidero molto saperlo. Guarda, Nicoletta, che «l’amore si misura dalla pazienza» e «il Signore corregge chi ama e adopera la sferza con ogni figlio che riconosce per suo» (S. Paolo).
Ò visto dei ragazzi di G. S. e mi sono molto trovata con loro! Anche la Maria Grazia è molto buona con me. Ricorda anche che «Io ti sono vicina e ti aiuto» (dalla passione di S. Perpetua). Ogni giorno ti ricordo nelle mie preghiere alla Madonna: la Madonna è buona con noi e ci ottiene la grazia. Dammi tue notizie. Coraggio, coraggio. «Tu sei un Dio che operi meraviglie: Tu solo sei Dio». 
Ciao, ciao Nicoletta ti abbraccio 
tua sorella in Cristo
Benedetta Bianchi Porro.Benedetta Bianchi Porro

mercoledì 24 ottobre 2018

«I Cattolici? Salveranno L’Occidente Dal Suicidio»


«I Cattolici? Salveranno L’Occidente Dal Suicidio»


Houellebecq, i suoi libri e il suicidio dell’Occidente. Il celebre romanziere francese dimette i panni del libertino e si mostra compiaciuto della crescente fertilità dei cattolici e della determinazione delle nuove generazioni.

E’ nel 2015 che anche in Italia si iniziò a parlare abitualmente del saggista francese Michel Houellebecq, grazie al suo bestseller Sottomissione (Bompiani 2015).
Parla della vittoria di un partito islamico radicaleche vincerà le elezioni in Francia nel 2022 grazie all’alleanza con il Partito Socialista: un libro provocatorio, chiaramente, e per macabra coincidenza pubblicato il giorno della strage nella redazione di Charlie Hebdo.
Houellebecq venne definito «l’enfant terrible della letteratura francese», ogni suo romanzo è un evento nazionale ed è oggetto di apprezzamenti ma anche critiche spietate: islamofobo, misogino, razzista ecc. In una famosa intervista ha risposto: «Sono islamofobico? Sì, probabilmente. Si può aver paura, la parola fobia significa paura piuttosto che odio. Temo che tutto vada storto in Occidente; si potrebbe dire che già sta andando male. Sono spesso le minoranze più risolute a fare la storia, è quello che sta accadendo con l’Islam radicale». Il romanziere si è guadagnato la difesa del filosofo Alain Finkielkraut e di Marine Le Pen, leader del Rassemblement national (ex Front National), seppur Houellebecq sia un socialista convinto.
Socialista e ateo, eppur accusa l’Occidente di «suicidio economico, demografico e sopratutto spirituale». Nel weekend scorso ha tenuto una conferenza a Bruxelles, tutta dedicata all’Occidente, durante la quale ha fatto delle affermazioni piuttosto insolite e significative:
«Una società senza religione, una società secolarizzata conduce una vita infelice e breve. Questa era la tesi di Auguste Comte ma mi ha sedotto perché ho avuto l’opportunità di scoprire nella mia vita che privata che la religione è in grado di cambiare il comportamento di un essere umano, in effetti è l’unica cosa in grado di farlo».
Ha sempre sostenuto l’impossibilità per la società a sopravvivere senza religione perché, assieme la famiglia, è l’unica in grado di rispondere adeguatamente alla necessità esistenziale di dare un senso all’esistenza. Si conferma però l’impressione che da due anni a questa parte il celebre romanziere francese abbia anche personalmente dismesso i panni dello scrittore edonista e libertino, tanto che qualche tempo fa ha constatato compiaciuto «un curioso ritorno del cattolicesimo» in Francia, sopratutto dopo la celebre manifestazione della Manif pour tous contro il matrimonio omosessuale.
«È un fenomeno che constato senza capirlo veramente, ed è meno reazionario di quanto si pensi. I cattolici in Francia sono diventati così consapevoli della loro forza. Era come una corrente sotterranea che improvvisamente è venuta alla luce. Per me è uno dei momenti più interessanti della storia recente. Il fatto è che i fedeli cattolici mettono al mondo più bambini degli altri. E trasmettono i loro valori ai bambini. Cioè, il loro numero aumenterà».
Rispetto alla crisi demografica, secondo lui è errato legarla alla crisi economica ma piuttosto sostiene l’idea che vi sia una incompatibilità tra benessere e natalità, quando cresce uno decresce l’altro, seppur consapevole di sfidare il buon senso. Ma le religioni sono un’eccezione, come è stato per l’Islam all’inizio del ‘900: sembrava sull’orlo della scomparsa ma è riuscito a rinascere grazie all’alto tasso di fertilità. «Quello che è successo con l’Islam, potrebbe succedere oggi con il cristianesimo?», si domanda.
L’ipotesi di Houellebecq coincide con quella di un grande storico delle religioni, Philip Jenkis, docente alla Baylor University e alla Pennsylvania State University, di cui abbiamo parlato poco tempo fa. Ha constatato che «se la fertilità è minore, allora la società è anche più laica, meno religiosa. E’ una magia sociologica». Per questo Jenkis ha risposto positivamente alla domanda di Houellebecq: sì, il cristianesimo salverà l’Occidente dal suo suicidio poiché le famiglie cristiane sono fertili, educano i figli con valori forti e questo accade in Europa ma, sopratutto, in Nigeria, in Etiopia e in tutto il Golfo arabo. Popolazioni cristiane che, volenti o nolenti, arriveranno presto all’interno dei confini europei, si stabiliranno, lavoreranno e faranno famiglia: «Il cristianesimo può rischiare di scomparire, certo, ma rinasce sempre. E’ come la resurrezione».
La redazione

L'efficacia delle foglie di cavolo

L'efficacia delle foglie di cavolo
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Nel 2016 alcuni ricercatori hanno pubblicato uno studio che comparava l'efficacità delle foglie di cavolo, tradizionalmente utilizzate nei rigonfiamenti dolorosi articolari e non, con quella dei gel antiinfiammatori (diclofenac, Voltaren), dato che le foglie di cavolo contengono antiossidanti e sulforafano antiinfiammatorio. Risultato: le foglie di cavolo si sono rivelate più efficaci del gel di diclofenac sia sul dolore che sulla mobilità articolare. Inoltre il sulforafano protegge la cartilagine dalla degenerazione. 
(Fonti www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed 24377584-

sabato 20 ottobre 2018

Ossigeno Ozono Terapia. 10 Benefici, Dove farla e Controindicazioni


Ossigeno Ozono Terapia. 

10 Benefici, Dove farla e Controindicazioni

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CondivisioniL’ossigeno ozono terapia è una innovativa metodologia medica sempre più diffusa che permette di trattare in maniera naturale moltissime patologie come artrite, ernia al disco, lombalgia, fibromialgia, ischemia, herpes zoster e cancro. I suoi benefici sono davvero sorprendenti, gli effetti sono dimostrati e sicuri con effetti collaterali minimi e prevenibili.
L’ossigeno ozono terapia viene semplicemente chiamata “ozono terapia” e si basa sulla somministrazione al paziente di una miscela costituita da 97% di ossigeno e 3% di ozono ed ha la funzione di rafforzare il sistema immunitario, ossigenare i tessuti, sfiammare, ridurre gli effetti collaterali di chemioterapia e radioterapia e di migliorare la vitalità dell’organismo.
L’ozono è una molecola costituita da tre atomi di ossigeno (O3), si forma naturalmente durante i temporali, ed è il più efficace battericida esistente al mondo. Viene usato nella miscela perché, oltre alla sua capacità di disattivare batteri, virus, funghi, lieviti e protozoi, è in grado di stimolare il metabolismo dell’ossigeno e attivare il sistema immunitario. Quindi in pratica l’ozono migliora l’assorbimento cellulare dell’ossigeno con enormi effetti per la salute.
L’ozono terapia non è una pratica moderna, infatti già Nikola Tesla aveva studiato ed applicato l’uso dell’ozonizzatore a livello terapeutico. Inoltre nel 1926, il Dr. Otto Warburg del Kaiser Institute di Berlino scoprì il cancro si sviluppa in un ambiente povero di ossigeno e quindi migliorare l’ossigenazione a livello cellulare era la migliore pratica preventiva e curativa.Ha ricevuto il Premio Nobel per la Medicina nel 1931 e di nuovo nel 1944. Si tratta dell’unica persona al mondo ad aver ricevuto due Premi Nobel per la Medicina.  Nel 1929 negli USA fu pubblicato il libro “Ozone and Its Therapeutic Action” dove un gruppo di medici spiegava i benefici dell’ozono terapia su 114 diverse patologie. Ad oggi più di 1800 studi scientifici pubblicati su Pubmed confermano e documentano i benefici dell’ozono terapia.

Il cancro ha innumerevoli cause secondarie e secondo gli studi di Warburg la causa primaria è la sostituzione della respirazione dell’ossigeno nelle normali cellule del corpo da una fermentazione degli zuccheri. Tutte le normali cellule del corpo soddisfano i loro bisogni energetici mediante i mitocondri che hanno bisogno di ossigeno, mentre le cellule tumorali soddisfano in larga misura le loro necessità energetiche mediante fermentazione.
La poca ossigenazione cellulareproviene da diverse cause:
  • Alimentazione: consumo di cibi processati, industriali, poca frutta e verdura, alcool, consumo di zucchero e farine raffinate ed in generale cibi ad alto indice glicemico.
  • Stress
  • Inquinamento (tossine e metalli)
  • Sedentarietà

Benefici dell’ozono terapia

1. Rafforza il sistema immunitario. L’ozono è un potente regolatore del sistema immunitario. Quando il sistema immunitario è troppo attivo (come in una malattia autoimmune), l’ozono lo calma. Al contrario, quando il sistema immunitario è inattivo come nelle infezioni croniche, l’ozono lo stimola. Questa capacità unica dell’ozono deriva dalla sua attivazione di molecole di messaggistica associate a immuni, cosiddette citochine, come il gamma interferone, l’interleuchina-2, il fattore stimolante della colonia e il TNF-alfa, per citarne solo alcuni. L’ozono miscelato con l’ossigeno causa l’aumento della produzione di interferone e una maggiore produzione di fattori di necrosi tumorale e interleuchina-2. La produzione di interleuchina-2 innesca un’intera cascata di successive reazioni immunologiche positiv
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2.Uccide batteri, virus, funghi e protozoi. L’ozono terapia interferisce con il metabolismo delle cellule batteriche, molto probabilmente attraverso l’inibizione e il blocco del funzionamento del sistema di controllo enzimatico. Una quantità sufficiente di ozono si rompe attraverso la membrana cellulare, e questo porta alla distruzione dei batteri. A differenza dei batteri, i virus si moltiplicano solo all’interno della cellula ospite. Trasformano le proteine ​​della cellula ospite in proteine ​​proprie. L’ozono distrugge i virus diffondendo attraverso il mantello proteico nel nucleo dell’acido nucleico, causando danni all’RNA virale.
3. Aumenta il livello di ossigeno delle cellule. Se smettiamo di respirare l’ossigeno moriamo in pochi minuti, perché l’ossigeno consente alle nostre cellule di produrre energia. Senza ossigeno le nostre cellule non possono produrre energia, e senza energia le nostre cellule muoiono. Se le nostre cellule muoiono, moriremo. L’ozono terapia aumenta la quantità di ossigeno che viene consegnato alle cellule dai globuli rossi. Inoltre permette ai globuli rossi di arrivare meglio ai capillari migliorando quindi l’ossigenazione del microcircolo. Questo porta alla stimolazione di 2,3-difosfoglicerato che porta ad un aumento della quantità di ossigeno rilasciato ai tessuti. L’ozono attiva il ciclo di Krebs migliorando la carbossilazione ossidativa del piruvato, stimolando la produzione di ATP. Inoltre provoca una riduzione significativa di NADH e aiuta ad ossidare il citocromo C. Vi è una stimolazione della produzione di potenti enzimi antiossidanti come glutatione perossidasi, catalasi e superossido dismutasi. La produzione di prostaciline, un vasodilatatore, è anche indotta dall’ozono.
4. Disintossica il tuo corpo. Nell’ozono terapia per via transdermica (attraverso la pelle) l’ozono penetra nel sangue, nella linfa e nel grasso. Questo fa fuoriuscire le tossine attraverso il processo di sudamento, un metodo incredibilmente efficace per disintossicare e ossigenare il corpo.
5. Riduce l’infiammazione. L’ozono terapia altera la funzione immunitaria provocando un effetto ossidativo controllato, mobilizzando le difese antiossidanti del corpo e risolvendo l’infiammazione.
6. Potente antidolorifico. Diversi studi scientifici hanno dimostrato che l’ozono terapia è un potente antidolorifico per numerose condizioni, specialmente quelle osteo-articolari. Ad esempio è stato visto che è ottima per il mal di schiena, dolori alla spina dorsale, artrite al ginocchio, e molte altre situazioni.
7. Uccide le cellule tumorali. Il modo in cui l’ozono uccide cellule tumorali, e non quelle sane avviene attraverso gli enzimi. Tutte le cellule sane hanno tre enzimi che li proteggono dall’ossidazione. Tutte le cellule sane amano l’ossigeno e lo richiedono per funzionare correttamente. Ogni cellula è veramente una macchina a base di ossigeno che funziona grazie ai mitocondri. Le cellule cancerose non hanno questi enzimi che le proteggono dall’ossidazione. Ciò rende tutte le cellule malsane, compresi i tumori, indifesi all’ozono. Non ci sono ancora studi clinici in merito.
8. Riduce gli effetti collaterali della chemioterapia e radioterapia, e ne potenzia gli effetti. Uno studio recentissimo pubblicato su Anticancer Research svolto dal Dipartimento di Scienze anestesiologiche, chirurgiche e di emergenza della Seconda Università degli Studi di Napoli, e guidato dalla Dr.ssa Margherita Luongo (Vicepresidente della Fondazione AMOR) ha dimostrato che l’ozono terapia nei pazienti oncologici aumenta l’azione della chemioterapia e allo stesso tempo riduce effetti collaterali, quali nausea, vomito, infezioni, ulcere, la perdita dei capelli e la fatica. Tali effetti terapeutici positivi dell’ozono terapia favorisce un maggiore benessere fisico e mentale con conseguente qualità di vita migliore.
9. Anti-invecchiamento. L’effetto ringiovanente è dato dall’aumento della quantità di ossigeno nel sangue e nelle cellule e soprattutto dal fatto che arriva meglio in tutti i tessuti. E’ stato dimostrato che l’ipossia (insufficiente ossigenazione) favorisce l’insorgenza di malattie cardiache, cancro, ictus e malattie polmonari croniche, responsabili del 60% dei morti nei paesi occidentali.
10. Aumenta l’energia. Come abbiamo spiegato, i mitocondri ovvero le “centrali elettriche” delle nostre cellule, hanno bisogno di ossigeno per produrre ATP ovvero l’energia che fa funzionare tutto il nostro organismo. Aumentando l’ossigenazione abbiamo quindi moltissima energia in più a disposizione.

Patologie in cui è utile l’ozono terapia

1. Malattie Oncologiche
2. Malattie della pelle
3. Malattie virali, batteriche e micotiche
  • Epatiti acute
  • Epatiti croniche evolutive (cirrosi)
  • post – necrotiche da virus B e virus C
  • Herpes simplex
  • Herpes zoster
  • Vaginiti ed uretriti specifiche e aspecifiche
4. Malattie dell’apparato respiratorio
  • Broncopneumopatie croniche ostruttive
  • Asma bronchiale
  • Riniti ed oculoriniti allergiche
5. Malattie vascolari e ulcere
  • Arteropatie obliteranti croniche periferiche (AOCP)
  • Ulcere
  • Insufficienza arteriosa
  • Ulcera arteriosa
  • Insufficienza venosa
  • Ulcera varicosa
  • Piaga da decubito
  • Sindrome di Raynaud
  • Piede diabetico
6. Malattie neurodegenerative
7. Malattie oculistiche
  • Maculopatìa diabetica
  • Retinopatia diabetica
  • Degenerazione maculare
  • Retinite Pigmentosa
  • Glaucoma
  • Neurite ottica (tranne ereditaria)
8. Malattie autoimmuni
  • Artriti
  • Psoriasi
9. Malattie osteo-articolari
  • Ernia discale
  • Lombalgie, sciatalgie cervicalgia
  • Gonalgia
  • Tendiniti
  • Artrosi e artriti
  • Osteoartrite
  • Epicondilite o “Gomito del tennista”
  • Rizoartrosi
  • Fibromialgia
10. Malattie dell’apparato gastroenterico
  • Ulcera gastrica
  • Morbo di Crohn
  • Rettocolite ulcerosa
  • Colite spastica
  • Colite ulcerosa
  • Diverticoli
  • Polipi intestinali
  • Emorroidi
11. Malattie dell’apparato urogenitale
12. Malattia vascolari periferiche, sia arteriose che venose (qualsiasi grado)

Metodi di applicazione dell’ozono terapia

  • Grande autoemoinfusione
  • Piccola autoemoinfusione
  • Iniezioni di ossigeno-ozono sottocutanee, intramuscolari e intrarticolari
  • Insufflazioni di ossigeno-ozono rettali, anali, vaginali, uterine e uretrali
  • Via topica
  • Idropinica

Controindicazioni

L’ozono terapia non è indicata in caso di:
  • Ipertiroidismo
  • Anemia falciforme
  • Gravidanza

Dove fare l’ozono terapia

Esistono in Italia molti centri che usano l’ozono terapia.
1. AMOR. E’ un’associazione di medici che si occupa di ricerca sull’ossigeno-ozono terapia ed offre un servizio gratuito in caso di malattie oncologiche. Sono operativi in diverse regioni italiane. Puoi trovare il medico più vicino a te sul loro sito http://www.amoronlus.com/ozonoterapia/ Recapiti: info@amoronlus.com – Tel: 081 5263026 – Cell: 3389172018
2. Società Scientifica di Ossigeno-Ozono Terapia. E’ un’associazione che si propone di promuovere ricerche e studi per lo sviluppo e l’applicazione dell’ossigeno-ozono terapia. Raccolgono molti medici, puoi trovare quello più vicino a te sul loro sito http://www.ossigenoozono.it/It/Ozonoterapeuti Recapiti: info@ossigenoozono.it – Tel. 035 30 09 03