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giovedì 29 giugno 2023

il Cristo è l esempio più straordinario di fragilità umana

Cristo è l' esempio più straordinario di fragilità umana

Mi il Cristo è l esempio più  innamorato dei septem verba Christi in cruce. 

Quest uomo, il Cristo, , probabilmente poiché se si è fatto uomo, non poteva che essere uomo totale, esempio di umanità

L uomo della fragilità, l uomo del dolore, l uomo della solitudine. Deus meus, Deus meus ut quid dereliquisti me? 

Parole per una grande lezione di umanesimo, e quella che mi piace molto è forse l espressione più breve. 

Nel silenzio, in quella condizione drammatica egli dice Sitio, il bisogno più elementare dell uomo, del suo corpo. 

L umanesimo non è complicato, mentre il potere deve essere continuamente in maschera; l uomo della fragilità presenta veramente il volto e nonostante i bonobo ci stiano rincorrendo, siamo gli unici a sorridere, gli unici a mostrare lo sguardo, la nostra sofferenza, il dolore. 

Il dolore come espressione della fragilità. 

L Antico Testamento. 

Da qui ho cominciato ad amare la fragilità, e sono sicuro che voi tutti, molti di voi, saprebbero parlare di questo grandissimo uomo, il più grande, Gesù di Nazareth; e sono sicuro che molti potranno leggere anche parte dell Antico Testamento come storia della fragilità, addirittura come storia del passaggio dal potere alla fragilità.

V. Andreoli

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mercoledì 28 giugno 2023

IL SENSO RELIGIOSO NEL PERCORSO DI 16 FILM -

 

IL SENSO RELIGIOSO NEL PERCORSO DI 16 FILM - Introduzione

Autore:
Mocchetti, Giovanni
Curatore:
Leonardi, Enrico
Vedremo film che ci aiuteranno a “riaccendere dalle braci il fuoco fiammeggiante” che, una volta nella nostra vita, ha “attizzato”, risvegliato il nostro stupore, il desiderio, la domanda, l’inquieta ricerca di una risposta al proprio quotidiano bisogno di essere felici. Film che faranno “brillare” quell’improvviso, imprevedibile “acceso tizzone” dell’avvenimento dell’incontro, che ha cambiato radicalmente la nostra vita, seppellendo la nostra distrazione, la dimenticanza, l’abitudine, l’accidiosa inettitudine della nostra esistenza, rimettendoci protagonisti degli istanti che ci vengono donati, ridestando la memoria di quello che è successo “un bel giorno”.

IL SENSO RELIGIOSO NEL PERCORSO DI 16 FILM

“… perché c’è il dolore, la morte? perché in fondo vale la pena di vivere? Di che cosa e per che cosa è fatta la realtà? per che cosa vale veramente la pena che io sia, che la realtà sia?....”
(Luigi Giussani, “Il Senso Religioso” pp.59-61 - ed Rizzoli,1997)
“… tutto ciò che ci affascina nel mondo visibile, i boschi le pianure, i fiumi, le montagne, le stagioni, le steppe, i tramonti, le tempeste, la notte, le stelle, tutte queste cose di per sé vuote e indifferenti, si caricano di
significato, perché, senza che noi lo sospettiamo contengono un presentimento d’amore… che interesse avrebbe una scogliera, una foresta, un rudere se non vi fosse implicata un’attesa, che senso avrebbe la
solitaria cappella al bivio di un sentiero, perché avrebbe tanto pathos, se non vi fosse nascosta un’allusione? Se non potessimo fantasticare un incontro?...
” (Dino Buzzati, dal romanzo “Un Amore” - Mondadori)
“… ti dirò soltanto che io mi trovo in una sproporzione gigantesca tra il cuore e l’intelletto… tutto quello che faccio risulta da uno sforzo, da una lotta incessante per prendere contatto con la realtà che genera i fatti… Signore, concedi che io meriti tanto da poter capire con chiarezza cosa voglia questo impeto che urge dentro di me… sono come un cane da tartufo del divino nell’umano, ma non bramo catturarlo… io affogo, se non ho del grande in me: sono un’ostia d’ansietà...” (Clemente Rebora, Epistolario, 1923)
“… il significato della vita è un traguardo possibile solo per chi prende sul serio la vita, quindi gli avvenimenti, gli incontri, per chi è impegnato con la problematica della sua vita, con la vita intera nella quale tutto
è compreso: amore, studio, politica, denaro, fino al cibo e al riposo, senza nulla dimenticare, né l’amicizia, né la speranza, né il perdono, né la rabbia, né la pazienza. Dentro, infatti, ogni gesto, sta il passo verso il proprio destino…” (Luigi Giussani, “Il Senso Religioso” pp.48/9 - Rizzoli – ed.1997)

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INTRODUZIONE
Il cuore dell’uomo è uno, perché in ciascuno di noi c’è il desiderio di felicità, di Bene, di Bello, di Vero e di Giusto che, ogni giorno, cerca una risposta. Sono queste le esigenze costitutive del nostro io.
Perché? Noi non siamo degli animali che cercano di soddisfare il propri istinti primari (la fame, la sete, il sonno, l’accoppiamento). Ci differenzia la ragione, la consapevolezza di sé, curiosa ed aperta a tutte le categorie del possibile; inoltre, non siamo neanche degli intellettuali razionalisti che usano il cervello
come unico criterio di misura dell’ampio orizzonte della realtà. Nemmeno siamo solo sentimentali, altrimenti ci rapporteremmo con il prossimo e con la realtà che ci circonda, basandoci unicamente su una reattività emotiva. Questi sono gli aspetti della nostra fragilità, della nostra finitezza che,
tuttavia, coltiva dentro di sé l’incessante desiderio di un compimento.
Come si manifestano queste esigenze costitutive dell’io?
Per esempio: ci accorgiamo con stupore del cielo stellato, che desta in noi la domanda di chi ci abbia donato questo meraviglioso spettacolo. Nella grotta valdostana di Lilianes è scolpita la più antica mappa astronomica dell’umanità. Qui, in una preistoria lontana millenni, tra le caverne di una tribù di cacciatori,
un uomo di notte stava a guardare il cielo e vedeva brillare le stelle. Per tante notti le aveva fissate; con pazienza, siccome all’alba non voleva perderle, scelse una pietra aguzza e cominciò a battere sulla parete della roccia: sette fori, così l’uomo riprodusse le Pleiadi.
Noi non discendiamo dalle scimmie: l’evoluzionismo, con la teoria della selettività naturale di Darwin, è una falsa, parziale ideologia scientifica. Le scimmie non hanno mai riempito di graffiti colorati le pareti delle caverne di Altamira (esigenza di Bellezza) né seppellivano o innalzavano stuoie su dei pali per deporre i corpi dei loro defunti, come i nativi americani USA (esigenza di Bene).
Che cosa desideriamo di più durante il passare della giornata? Che qualcuno si faccia incontro a noi, accogliendoci così come siamo, con le nostre qualità e i nostri limiti e che ci dica: “Vieni a bere un caffè con me? Vieni a cena da me?”(esigenza di Bene e di Vero, perché “Pulchritudo splendor veritatis est” diceva San Tommaso, “la Bellezza è lo Splendore del Vero”).
In uno stralcio di un’omelia rivolta alle famiglie circa l’educazione dei figli, il vescovo Sant’Ambrogio dice:
“… non arrogatevi di prendere decisioni al loro posto, ma aiutateli a capire che decidere bisogna e non si spaventino se ciò che amano richiede fatica e fa qualche volta soffrire: è più insopportabile una vita vissuta per niente… non trovo gesto migliore per dire la fierezza di un essere uomo di quando mio padre si fece avanti a prendere le difese di un uomo ingiustamente accusato…” (esigenza di Giustizia).
Queste esigenze costitutive del cuore dell’io sono universali e palpitano dentro ogni uomo/donna del nostro pianeta. Questa incessante esigenza di felicità che bussa alla porta del nostro cuore desidera una risposta accompagnata da attese, inquietudini, domande, insoddisfazione, ricerca di risposte, perché
siamo esserI finiti che aspirano all’infinito (“Mi illumino d’immenso” G. Ungaretti), un infinito che, talvolta, cerchiamo di raggiungere come Icaro (e sappiamo che fine abbia fatto).
Il “senso religioso” è la quotidiana, sorprendente avventura dell’io che vive quotidianamente questo anelito di dare uno scopo alla propria esistenza, perché “…Fecisti nos ad Te Domine: et inquietum est cor nostrum donec
requiescat in Te” (Ci hai fatti per Te, Signore: il nostro cuore è inquieto fino a quando non trova pace in Te). (S. Agostino, Confessioni, 1)

Vedremo film che ci aiuteranno a “riaccendere dalle braci il fuoco fiammeggiante” che, una volta nella nostra vita, ha “attizzato”, risvegliato il nostro stupore, il desiderio, la domanda, l’inquieta ricerca di una risposta al proprio quotidiano bisogno di essere felici. Film che faranno “brillare” quell’improvviso, imprevedibile “acceso tizzone” dell’avvenimento dell’incontro, che ha cambiato radicalmente la nostra vita, seppellendo la nostra distrazione, la dimenticanza, l’abitudine, l’accidiosa inettitudine della nostra esistenza, rimettendoci protagonisti degli istanti che ci vengono donati, ridestando la memoria di quello che è successo “un bel giorno”.
Come mi accade quotidianamente, aprendo il Libro delle Ore, su cui ho scritto, in apertura, questa frase di Laurentius Eremita: “Allora pensai che tutta la vita mia sarebbe trascorsa nel rendermi conto di ciò che mi era accaduto e il suo ricordo mi riempie di silenzio”.

Nell’elenco sono presenti due titoli di capolavori della Storia del Cinema, segnalati con un 2 asterischi

  • La giovinezza alla ricerca della verità di sé: “Into The Wild - Nelle terre selvagge”
  • L’assillante desiderio di conoscere Dio: “Il Settimo Sigillo” **
  • La presunzione di una ragione che pretende di misurare tutto: “Il Decalogo.1”
  • Una vocazione messa di fronte a un bivio: “Fuori dal mondo”
  • Due “on the road” che svelano il cuore dell’io: “Green Book” , “Verso il sole”
  • Il rischio della libertà per “entrare” nella realtà vera: “The Truman Show”
  • Il bambino nascosto: “Miracolo a Le Havre”
  • La purezza e la semplicità di cuore: “La Strada” **
  • L’imprevedibile esito di un’attesa: “Aria ferma”
  • L’indagine su un crocefisso che dicono risorto: “L’Inchiesta”
  • La sorprendente avventura di due bambini: “L’ultima estate - Ricordi di un’amicizia”
  • La comunione dei santi: “Le Stagioni del cuore”
  • L’accoglienza come sguardo aperto verso il diverso da sè: “The Blind Side”
  • Un imprevisto è la sola speranza: “Se Dio vuole”
  • Una gratuità sconcertante: “Good Sam”

martedì 27 giugno 2023

San Luigi Gonzaga

 S.Luigi


“È pazzo! È pazzo!” gridava l’inserviente del piccolo ospedaletto. Vedeva quel giovane minuto, Luigi Gonzaga, con la sua tonaca nera, mentre trasportava in braccio un povero appestato. “Se la prenderà pure lui quella malattia!” continuava a gridare. Si affacciò un vecchio gesuita che stava amministrando sacramenti ai moribondi. Fece tacere l’inserviente dicendogli: “Amico mio sai cos’è la purezza? Ecco cos’è. Ce l’hai davanti ai tuoi occhi” disse indicando Luigi. “La purezza ... è sapersi sporcare le mani quando c’è bisogno. La purezza è saper morire per qualcuno che non vale nulla agli occhi del mondo. Ma per un puro di cuore, come quel ragazzo, quel povero appestato è come il Sacramento. Non lo vedi come se l’abbraccia?”. “Ma si ammalerà anche lui così?” disse quasi piagnucolando l’inserviente. “Che ci vuoi fare, i santi sono così, non hanno misura, non si sanno regolare” rispose il vecchio gesuita sorridendo. “Che spreco, il figlio primogenito dei Gonzaga ridotto a far questo” proseguì l’inserviente. “Non bestemmiare” gli intimò il vecchio gesuita, “quel ragazzo vede più lontano di tutti. È più ambizioso di tutti. Ha capito fino in fondo quello che ci ha insegnato Nostro Signore: ‘Chi vuole essere il primo si faccia servo di tutti’. I Gonzaga con il tempo se li dimenticheranno tutti. Questo ragazzo no, perché si è scelta la parte migliore che non gli sarà tolta”.

Il denaro

 Il denaro può comprare la buccia di molte cose, ma non il seme. Può darvi il cibo ma non l'appetito, la medicina ma non la salute, i conoscenti ma non gli amici, i servitori ma non la fedeltà, giorni di gioia ma non la felicità e la pace.


Henrik Ibsen

venerdì 23 giugno 2023

la sofferenza

la sofferenza

 Io sono grato alla Provvidenza dei miei malanni: la sofferenza è un acido che avvelena i muscoli e le ossa, ma ripulisce l'anima e si vede tutto con altri occhi. (Giovannino Guareschi)

mercoledì 21 giugno 2023

I tre setacci

 

 I tre setacci

Nell'antica Grecia Socrate aveva una grande reputazione di saggezza. Un giorno venne qualcuno a trovare il grande filosofo, e gli disse:


- Sai cosa ho appena sentito sul tuo amico?


- Un momento - rispose Socrate. - Prima che me lo racconti, vorrei farti un test, quello dei tre setacci.


- I tre setacci?


- Ma sì, - continuò Socrate. - Prima di raccontare ogni cosa sugli altri, è bene prendere il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire. Lo chiamo il test dei tre setacci. Il primo setaccio è la verità. Hai verificato se quello che mi dirai è vero?


- No... ne ho solo sentito parlare...


- Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà. Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di buono?


- Ah no! Al contrario


- Dunque, - continuò Socrate, - vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell'utilità. E' utile che io sappia cosa mi avrebbe fatto questo amico?


- No, davvero.


- Allora, - concluse Socrate, - quello che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile; perché volevi dirmelo?


Se ciascuno di noi potesse meditare e metter in pratica questo piccolo test... forse il mondo sarebbe migliore.

Blaise Pascal

 Blaise Pascal

Lo choc causato da uno scampato pericolo indusse  Blaise Pascal, nato a Clermont Ferrand il 19 giugno del 1623, a chiudere il suo periodo "mondano" per aprire invece quello "spirituale" e così ritrovare il senso di Dio.


La sera del 23 novembre 1654 i cavalli imbizzarriti del suo traino, travolto il parapetto del ponte di Neuilly a Parigi, precipitarono nella Senna, mentre la carrozza dove viaggiava rimase in bilico sull'orlo del precipizio, consentendogli così di avere per un soffio salva la vita al costo però di un enorme spavento.


A 31 anni d’età colui che fino ad allora era stato un validissimo scienziato e matematico, che per primo aveva studiato e dimostrato l'esistenza del vuoto, inventato una rudimentale calcolatrice (la cosiddetta "Pascalina") e scritto il "Saggio sulle coniche", capì che la sola razionalità scientifica, che procede deduttivamente da assiomi ed opera con una visione analitica, non bastava per spiegare il mistero dell'uomo.


Lungi dal denigrare la scienza ed anzi riconoscendo alla geometria in particolare il massimo della perfezione cui gli uomini possano pervenire, poiché questa disciplina si basa su princìpi "così chiari che non se ne trovano di più chiari per servir loro da prova", Pascal tuttavia si chiese in cosa potessero essere utili  le scienze per comprendere la condizione umana, cioè il problema più importante di tutti. Se l'uomo infatti è pervaso da continua irrequietezza, non è a quello che egli definì "l'ésprit géometrique" che bisogna rivolgersi per trovare la soluzione.


Accostatosi al cattolicesimo d’ispirazione giansenista, basato sull'interiorità della conoscenza, un estremo rigore morale e il rifiuto di ogni concessione a forme di religiosità esteriore, Pascal teorizzò che soltanto con "l'ésprit de finesse" (espressione malamente tradotta come "spirito di finezza", ma da intendersi piuttosto come "intuito") che risiede nel cuore di ognuno di noi e "ha ragioni che la ragione è incapace d'intendere", si è in grado di arrivare alla verità. L’uomo così gli appare sospeso fra due abissi: l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo, con l'universo da un lato e gli infiniti micro-cosmi costituiti dalle realtà più piccole dall'altro.


Questa presa di coscienza del proprio stato genera in lui smarrimento, al quale l’uomo cerca di reagire con la scienza e la sua vana pretesa di scoprire i princìpi ultimi della natura che invece soltanto Dio, che ne è l'autore, conosce fino in fondo. L'uomo infatti ha aspettative ambiziose, che però non riesce a soddisfare a causa dei propri limiti e conseguentemente, laddove non arriva coi sensi e con l'intelletto, cerca di giungere con l'immaginazione, che lo porta a costruirsi ideali falsi e caduchi, venerando a seconda dei casi persone, oggetti o leggi, oppure perdendosi in futili passatempi  e finendo in tal modo per ingannarsi ancora di più.


Tutto ciò infatti non è che un "divertissement", cioè una “distrazione” che col trucco dell'oblio di sé stessi cerca di crearsi una realtà di comodo. In altre parole, "gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria e l'ignoranza, hanno deciso di non pensarci per rendersi felici", ma invano, perché prima o poi torna ad assalirli il senso dei loro limiti ed il vuoto tipico della loro condizione esistenziale.


Come se ne esce, allora? Se per Cartesio il "Cogito" era il fondamento della verità, per Pascal esso diventa il centro dell'individuo, perché "l'uomo sa di essere miserevole, ma è anche grande poiché ne è consapevole".


Per lui l'unica scelta possibile è l'accettazione della propria condizione, riscattabile però alla luce del Cristianesimo, con la riscoperta del divino, non però del "Dio dei filosofi", che è poi quello cartesiano, ma del "Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, che è amore e consolazione, e riempie l'anima ed il cuore".


Da qui dunque la famosa "scommessa" di Pascal: Dio non può essere dimostrato dalla ragione, ma va sentito nel cuore. Secondo Pascal, noi uomini siamo chiamati a decidere se vivere come se Dio non ci fosse, concentrandoci sui piccoli beni fugaci di questo mondo, oppure come se Dio ci fosse, puntando invece sulla beatitudine infinita in Lui.


Per lui vale la pena di scommettere su Dio, perché "dovunque ci sia l'infinito e non ci sia un'infinità probabilità di perdere contro quella di vincere, non bisogna esitare, ma dare tutto. E' il cuore che sente Dio, non la ragione. E' grazie ad esso che conosciamo i princìpi primi ed inutilmente il ragionamento, che non vi ha parte, s'industria per combatterli".


A distanza di circa 350 anni dalla loro prima edizione, realizzata postuma, i "Pensieri" di Pascal mantengono un'incredibile freschezza e attualità , tanto che la loro (ri)lettura  risulta fondamentale per quanti cerchino risposte sulla vita e la condizione umana.


(Testo di Anselmo Pagani)

Continuerò ad amare

 Continuerò ad amare

ContinueròContinuerò ad amare,  ad amare,  a credere, anche se tutti perdono la speranza.

Continuerò ad amare, anche se gli altri distillano odio.

Continuerò a costruire, anche se gli altri distruggono.

Continuerò a parlare di pace, anche in piena guerra.

Continuerò ad illuminare, anche nell'oscurità.

Continuerò a seminare, anche se altri calpestano il raccolto.

E continuerò a gridare, anche se gli altri tacciono.

E disegnerò sorrisi sui volti in lacrime.

E apporterò sollievo, quando vedrò dolore.

E offrirò motivi di gioia laddove regna la tristezza.

Inviterò a camminare chi ha deciso di fermarsi,

e offrirò le mie braccia a chi si sente sfinito.

Perché in mezzo alla desolazione,

ci sarà sempre un bambino che ci guarderà,

pieno di speranza, aspettando qualcosa da noi

e anche se siamo in mezzo ad un uragano,

il sole sorgerà sempre e in qualche luogo

e in mezzo al deserto spunterà una pianta.

Ci sarà sempre un uccello che canterà per noi,

un bambino che ci sorriderà e una farfalla

che farà dono della sua bellezza.


MOKATHAVATAH CAPO CHEYENNE

domenica 18 giugno 2023

certezze non possono provenire che dai dubbi

 " Ognuno desidera che la vita sia semplice, sicura e senza ostacoli; ecco perché i problemi sono tabù. L’uomo vuole certezze e non dubbi, risultati e non esperienze, senza accorgersi che le certezze non possono provenire che dai dubbi e i risultati dalle esperienze. Così la negazione forzata non crea convinzioni, al contrario, occorre una coscienza più vasta e più alta per stabilire la sicurezza e la chiarezza."


_Carl Gustav Jung “Le diverse età dell’uomo”

sabato 10 giugno 2023

La disfatta della civiltà dell'umano

La  disfatta 

della civiltà dell'umano

Nello snervante comodo della vita moderna la massa delle regole che dava consistenza alla vita si è spappolata: la maggior parte delle fatiche che imponeva il mondo cosmico sono scomparse e con esse è scomparso anche lo sforzo creativo della personalità….la frontiera del bene e del male è svanita, la divisione regna ovunque…poca osservazione e molto ragionamento (ideologia) conducono all’errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità».

Infatti la nostra –  è un’epoca di ideologie, nella quale, cioè, invece che imparare dalla realtà in tutti i suoi dati, costruendo su di essa, si cerca di  manipolare la realtà secondo le coerenze di uno schema prefabbricato dall’intelletto:

così il trionfo delle ideologie consacra la rovina della civiltà.

Nella organizzazione della vita collettiva abbiamo preferito i capricci intellettuali ai dati della scienza (intesa come osservazione del reale) e il trionfo delle ideologie consacra la  disfatta della civiltà dell'umano.

Alexis Carrel

Riflessioni sulla condotta della vita

lunedì 5 giugno 2023

Se tu sapessi con quanto amore


Se tu sapessi con quanto amore


Se tu sapessi con quanto amore seguo i tuoi passi

Se tu sapessi con quanto amore

asciugo le tue lacrime

Se tu sapessi con quanto amore

ti prendo per mano affinché tu non cada

Se tu sapessi con quanto amore ti guardo

mentre annaspi nel caos della vita

e ogni istante, minuto, ora

della giornata ti sono accanto.


In ogni tuo respiro prende vita il mio battito d'ali

In ogni tuo sguardo prende vita il mio sorriso

Vorrei volare assieme a te,

e forse un giorno lo faremo

quando sarai consapevole della tua divinità

aprirai le ali e volerai felice

capirai cosa sono, e quanto ti amo.


Ora non volo ma cammino assieme a te

a fianco a te. Io sono il tuo angelo

quello della tua anima, del tuo cuore

quell'angelo che ogni mattina ti sveglia con un bacio

e ogni notte, apre le sue ali per riscaldarti il cuore.


Io sono il tuo angelo,

quello che mai ti abbandonerà

quell'angelo che aspetta solo un tuo... si...

per rivelarsi al tuo cuore.


Se tu sapessi con quanto amore guardo il tuo sguardo

che a volte è così triste e non ce la fa a vedere la luce.

Se tu sapessi con quanto amore stringo al tua mano

quando scrivi parole che non riesci a condividere

se tu sapessi con quanta gioia

mi stringo al tuo cuore quando regali un sorriso.

Se tu sapessi... che ti sono accanto sempre

in ogni stante e maggiormente nei momenti difficili.

Raccolgo i ricordi più belli che a volte tendi a dimenticare

raccolgo l'amore seppellito nel tuo cuore

e te lo ripropongo attraverso gli incontri casuali

attraverso il tuo stesso sguardo riflesso su di uno specchio.


Se solo sapessi quanto soffro insieme a te dell'amaro della vita

Vorrei accarezzarti con mani di carne...

ma lo sussurro a chi ti sta accanto...

vorrei dirti le parole più vere dell'amore,

ma lo suggerisco a chi ti regala una parola.

Vorrei vederti raccogliere tutto l'amore che semini

per sentirti soddisfatto della tua vita

ma come ogni cosa... il tempo lascerà crescere il frutto che tu stesso hai fatto nascere.


Gioisci perché attraverso le tue mani

io regalo l'amore a chi ha la fortuna di incontrarti.

Tu non lo sai forse ma io sono il tuo angelo...

quello che mai ti abbandonerà e che è qui solo per te e grazie a te può amare il mondo.


Dal libro "La scarpina di raso" di Paul Claudel