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giovedì 30 marzo 2023

Non possiamo guardarTi senza la nostra compagnia

 "Non possiamo guardarTi senza la nostra compagnia, se non attraverso la nostra compagnia. GuardarTi vuol dire creare la nostra compagnia. E qui veramente Tu dimostri chi sei, perché nella nostra compagnia è abolita l'estraneità e l'inimicizia fino al punto che, nonostante  le estraneità e le inimicizie cui si può dare spazio, c'è tra noi un amore più grande. Un amore più grande: l'amore a Te. Tra di noi, l'amore a Te."


Luigi Giussani #luigigiussani

mercoledì 29 marzo 2023

Tienimi l’ultimo posto, Dio.

 Tienimi l’ultimo posto, Dio.

Quello che non dà troppo nell'occhio,

in fondo alla tavola,

più vicino ai camerieri che ai festeggiati.

Perché non so stare Tienimi l’ultimo posto, Dio.

Quello che non dà troppo nell'occhio,

in fondo alla tavola,

più vicino ai camerieri che ai festeggiati.

Perché non so stare con le persone importanti.

Non so vincere.

Non sono capace a far festa come gli altri.

Tienimi l’ultimo posto, Dio.

Quello che nessuno chiede.

Giù, in fondo al bus sgangherato

che trasporta i pendolari della misericordia

ogni giorno

dal peccato al perdono.

Tienimi l’ultimo posto, Dio.

Quello in fondo alla fila.

Aspetterò il mio turno

e non protesterò se qualche prepotente

mi passerà davanti.

Tienimi l’ultimo posto, Dio.

Per me sarà perfetto

perché sarai tu a sceglierlo.

Sarò a mio agio.

e non dovrò vergognarmi

di tutti i miei errori.

Sarà il mio posto.

Sarà il posto di quelli come me.

Di quelli che arrivano ultimi,

e quasi sempre in ritardo,

ma arrivano

cascasse il mondo.

Tienimi quel posto, Dio mio.


-Eric Pearlman, poeta ungherese classe 1955 le persone importanti.


Perché i ciellini sono così affascinati dai “corsari” Pasolini e Testori

 Lettere al direttore

Perché i ciellini sono così affascinati dai “corsari” Pasolini e Testori

Peppino Zola 28/03/2023 - 7:00

Pier Paolo Pasolini

Pier Paolo Pasolini durante le riprese del film Teorema, Milano, 1968 (foto Ansa)


Caro direttore, nel 2022 si è celebrato il centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini; nel 2023 si sta ricordando il centenario della nascita di Giovanni Testori. In questi giorni alcuni begli articoli hanno sottolineato il parallelismo tra i due grandi personaggi della cultura italiana, accomunati dal fatto che prima Pasolini e poi Testori hanno scritto memorabili articoli sul Corriere della Sera negli anni ’70 e ’80. Lo spunto è stato dato dal libro Testori corsaro, il cui titolo riferisce anche a Testori una definizione che aveva già caratterizzato Pasolini: “corsaro”. Entrambi “corsari”, dunque, ed a ragione, perché entrambi non si sono rassegnati al conformismo culturale e sociale che dominava (e domina) il nostro Paese e, con diverse voci, hanno attaccato, senza mezzi termini, le distorsioni che vedevano dilagare senza ritegno. Penso che il termine usato nei loro confronti sia giusto, perché hanno messo a nudo in modo impertinente perversioni che ora, purtroppo, sono divenute pane quotidiano della nostra convivenza e delle nostre polemiche. Entrambi, sono stati non solo corsari, ma anche profeti, che hanno visto in anticipo ciò che sarebbe accaduto cinquanta anni dopo.



Entrambi questi “corsari” sono stati affascinati e apprezzati calorosamente dagli aderenti al movimento di Cl, anche se essi provenivano da esperienze che avevano le radici in riferimenti culturali e anche politici molto diversi. Alcuni passaggi di Pasolini venivano comunemente citati in discorsi e scritti, soprattutto quando si voleva sottolineare la deriva opprimente favorito dal potere. Nella sua poderosa Vita di don Giussani (pag. 535-537), Alberto Savorana ci riferisce che don Giussani stesso rimase impressionato da un articolo di Pasolini del 1974, intitolato “Il potere senza volto”, nel quale l’intellettuale friulano elencava alcuni aspetti di questo potere: «La sua decisione di abbandonare la Chiesa, la sua determinazione (coronata da successo) di trasformare contadini e sottoproletari in piccoli borghesi, e, soprattutto la sua smania, per così dire cosmica, di attuare fino in fondo lo “Sviluppo”: produrre e consumare». Savorana annota che Pasolini «terminava l’articolo osservando che il fine del nuovo potere è ‘l’omologazione brutalmente totalitaria del mondo“». Don Giussani avrebbe usato molte volte, in seguito, la parola “omologazione” per indicare il vero disagio vissuto da un intero popolo, cui di fatto è impedito di affrontare con positività il cammino della vita, anche se viene assicurata una libertà che finisce con l’essere solo formale.



Il movimento fece spesso riferimento agli scritti di Pasolini, anche se non ebbe mai modo di incontrarlo.


Diverso e ben più profondo fu il rapporto con il “corsaro” Testori, che iniziò con la visita che gli fecero alcuni universitari del Clu dopo avere letto con entusiasmo l’articolo con cui lo scrittore commentava il delitto Moro. Il rapporto con Testori fu di immediata simpatia; gli studenti del Clu gli fecero incontrare don Giussani, con il quale si sviluppò una enorme sintonia circa le tematiche antropologiche che incontriamo in questi tempi e circa la riscoperta della fede in Cristo come unica fonte di speranza e di salvezza dal nostro nulla. Anche questo intenso rapporto tra i due grandi lombardi viene descritto in modo molto efficace da Savorana.


Mi chiedo. Ma perché i ciellini sono stati così affascinati da due “corsari”, Pasolini e Testori, «ribelli in una società, intesa anche come società della cultura, di cui anteleggevano la crisi prima di tutto antropologica» come li ha ben descritti Maurizio Crippa sul Foglio? Perché l’ammirazione di un movimento cattolico verso due scomodi (sotto tanti profili) personaggi che descrivevano una “società sempre meno libera”? Vorrei tentare di dare qualche risposta, che spero oggettiva, data la mia lunga appartenenza al movimento stesso.



Credo che Comunione e Liberazione abbia amato questi due “corsari” perché, innanzi tutto, esso stesso è un movimento “corsaro” sotto molti profili. All’inizio degli anni ’70 era stato solo Cl a rilanciare in Italia una drammatica “Lettera ai cristiani d’Occidente” scritta da un teologo religioso perseguitato in Cecoslovacchia, Josef Zverina, che rimproverava duramente i cristiani del mondo libero, ammonendoli con le parole di San Paolo: «Non conformatevi, perciò alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto». Valorizzando Zverina, eravamo anche noi un po’ “corsari”, rispetto al sentire di molti cristiani, i quali, per questo, si accodavano al mondo laicista nell’accusarci, assurdamente, di essere “integralisti”. Corsari, non integralisti e come tali partecipammo nel 1974 alle campagna referendaria sul divorzio, indicandola come “una riforma borghese” e poi, nel 1981, alla campagna referendaria sull’aborto difendendo coraggiosamente la sacralità della vita. Oggi tanti si stanno accorgendo che i corsari avevano ragione.


A noi piacciono i “corsari” perché non hanno paura di dire e affrontare la verità e l’autenticità delle cose e delle circostanze. Partendo dal criterio nuovo imparato da Cristo e dalla Sua comunità, siamo stati educati a vedere anche il minimo di verità intuito e proclamato da chiunque come anche a non nascondere sotto il tappeto le storture che minacciano l’umano, prima ancora che il cristiano (anche se le due cose coincidono). Per rafforzare le ragioni cristiane del vivere, spesso don Giussani citava autori fuori regola (anch’essi “corsari”) come Leopardi (sopra tutti) e Cesare Pavese e tanti altri. A noi i “corsari” piacevano e piacciono (quando ci sono) perché non si rassegnano alla menzogna (da qualunque parte arrivi) ed alla ipocrisia, il sommo dei peccati. Gesù era buono, ma non “buonista” e non perdeva occasione per arrabbiarsi con una categoria specifica, quella degli ipocriti, sia nella loro versione laica (gli scribi, cioè gli intellettuali, i giornalisti, etc.) che nella loro versione clericale (i farisei). Guardava con tenerezza i peccatori professi (Maddalena, Zaccheo, Samaritana, Matteo, etc) ma non gli ipocriti.



Ecco, i nostri “corsari” sono stati tutto tranne che ipocriti e per questo ci sono piaciuti, in polemica con i perbenisti. Ancora Savorana, a pagina 633, racconta che don Giussani presentò così Testori agli universitari di Cl: «Giovanni Testori nella nostra situazione, sull’orizzonte nostro di oggi è come un avamposto della nostra battaglia, e noi abbiamo un po’ di rimorso perché rimaniamo troppo facilmente ancora protetti dalla trincea di fronte all’impeto della sua battaglia». Testori, cioè, esempio da seguire nella nostra presenza di fronte a noi stessi e di fronte al mondo che nega Cristo. E ancora don Giussani così ricordava Testori alla sua morte: «È stato, oltre che un maestro, come un impeto di vita che si comunicava. Era appassionato alla vita, una passione che suscitava, specialmente nei giovani, una volontà di fare, una volontà di impegno, una volontà creativa» (pag. 873).


I “corsari” ci sono piaciuti perché ci hanno confermato nel desiderio di rendere presente la verità incontrata in Cristo in ogni circostanza ed in ogni luogo, in ogni ambiente.


Non posso non concludere questa breve annotazione senza ricordare che il “corsaro” Testori, alla fine, ha trovato una casa, anzi è tornato alla casa edificata da Cristo, aiutato, penso, anche dalla compagnia nata con l’esperienza del Movimento. Una casa che ha reso ancora più ardente e piena di speranza la sua battaglia per difendere un popolo intero dall’attacco alla verità che gli viene sferrato sempre più senza ritegno. Sarebbe delittuoso, anche per questo, non fare memoria di questo grande amico

lunedì 27 marzo 2023

 Beato Francesco Faà di Bruno Sacerdote e fondatore


27 marzo


Carriera militar

Ultimo di 12 figli, Francesco Faà di Bruno nasce ad Alessandria, il 29 marzo 1825, da genitori nobili e benestanti, di nobiltà e di beni più antichi dei Savoia, originari di Bruno d’Asti, dove c’è ancora, bellissimo, il loro antico castello. Famiglia cattolicissima e formazione dolce e austera all’amore a Gesù e alla sua Chiesa. Due sorelle di Francesco diventano religiose; due fratelli sacerdoti. Anche lui, da ragazzino, pensa di donarsi tutto a Gesù, mentre frequenta i primi studi a Novi Ligure, Allievo dei Padri Somaschi.

A nove anni perde la mamma, e cresce pensoso, intelligentissimo e dedito allo studio con passione. A 15 anni, di ritorno a Torino, si iscrive all’Accademia militare della città subalpina. Si distingue per stile, studio, capacità militari, senso del dovere e del sacrificio, amore alla patria. A 19 anni, nel 1846, Francesco è nominato luogotenente. È segnato a dito per la sua fede professata e per la sua purezza, cose non del tutto gradite al mondo, neppure al mondo militare. Ma lui sa andare controcorrente al mondo, per amore di Gesù.

Ha 23 anni, quando partecipa alla prima guerra di indipendenza (1848-’49), aiutante di campo del principe Vittorio Emanuele, futuro re d’Italia. Nella sanguinosa battaglia di Novara, vede morire molti giovani soldati. Non dimenticherà mai quelle vite stroncate e andate all’inaspettato incontro con Dio. Durante la battaglia, il suo cavallo è colpito a morte, ma lui benché ferito ad una gamba, essendo molto alto, rimane in piedi e si mette in salvo. Nei mesi precedenti, stupito che non ci siano carte con rilievi aggiornati sulla zona di guerra, aveva raccolto i dati necessari per una “gran carta del Mincio”, che servirà nella successiva guerra di indipendenza nel 1859.

Nella “Torino dei Santi”, i passi del giovane ufficiale si incontrano con quelli di Don Bosco, così deposta la sciabola in sacrestia, gli capita spesso di servire la Messa al Santo dei giovani, prima di recarsi all’Accademia. Il nuovo re, Vittorio Emanuele II, convinto dalle doti e dall’ottimo carattere dell’ufficiale, gli promette di nominarlo precettore dei suoi figli. Per perfezionare i suoi studi, il capitano Faà di Bruno va a Parigi, alla Sorbona, a laurearsi in matematica. Quando però ritornò a Torino nel 1851, l’incarico di precettore reale gli viene revocato, perché il suo stile di cattolico fervente infastidisce la corrente anti-cattolica che dilaga nell’ambiente che lo circonda. Addirittura viene sfidato a un duello da un commilitone, cui essendo cattolico, si sottrae.

Allora il capitano, deluso dagli uomini, soprattutto dai potenti, si dimette dall’esercito che pure ama, per servire come soldato di un altro Re, Gesù solo, il Re dei re, il Signore dei dominanti.


Professore, scienziato


Faà di Bruno parte di nuovo per Parigi, per frequentare la Sorbona e laurearsi ancora, in modo da poter competere con chiunque e servire al massimo l’umanità, secondo i talenti datigli da Dio. A Don Bosco lascia la cura de Il galantuomo, un calendario che pubblicava per i contadini, con consigli di agricoltura e di vita cristiana. Altresì già stampava La lira cattolica, una raccolta di canti sacri da lui composti; perché era anche musicista! A Parigi è allievo di Augustin Cauchy, illustre scienziato con il quale farà la tesi di laurea in Matematica e in Astronomia. Conosce e frequenta i più alti esponenti della cultura cattolica di Francia e di Europa, con alcuni stringe amicizia, come con il professor Federico Ozanam fondatore delle Conferenze di San Vincenzo. Diventa membro di una di esse, quella di Saint Germain des Prés, e condivide con loro la sua passione di amore ai poveri, imparato dalla mamma, a Bruno d’Asti, e sempre praticato. Con al centro della sua vita Gesù, come unico amore della sua esistenza, quando torna a Torino con le sue prestigiose lauree, potrà insegnare all’università subalpina nuove discipline. È matematico, astronomo, fisico, architetto, inventore, filosofo e teologo. Sì, teologo, cosicché quando i preti torinesi si trovano a dirimere qualche grave questione morale, si appellano alle sue posizioni, maturate nello studio della Sacra Scrittura, e della Summa di san Tommaso d’Aquino.

Tra i poveri che ama e predilige, il professore Faà di Bruno è colpito dallo sfruttamento delle “serve”, una categoria di ragazze che migravano dai paesi di campagna a Torino per servire nelle case dei signori e dei padroni. Comincia con l’istituire una scuola di canto per loro, per toglierle dalla strada. Le raduna presso la parrocchia di San Massimo e, attraverso il canto e la musica, trasmette la fede: insegnata, accolta, vissuta. Intanto fondava, come Ozanam, conferenze di San Vincenzo per l’aiuto e la formazione cristiana alle famiglie più povere. In questi anni – nel 1858 – acquista un terreno e una casa nel borgo di San Donato e il 2 febbraio 1869, apre quello che sarà il suo capolavoro, l’opera di Santa Zita per raccogliervi gratis le donne in cerca di servizio curando la loro formazione e legandole a famiglie moralmente sane.

Da “Santa Zita” si irradia la sua carità senza limiti, che raggiunge tutti i problemi sociali del tempo: i “fornelli economici” per dare un pasto caldo a chi ne abbisogna e non ce l’ha; l’apertura di lavatoi e di bagni per chi può essere utile; la fondazione di una comunità per le ragazze poco dotate (le clarine, in onore di santa Chiara); un pensionato per i sacerdoti; un altro per donne di “civil condizione”, ma sole, senza dimenticare le più povere; la scuola per le maestre future alle elementari; la scuola di preparazione alla formazione di buone famiglie; infine un liceo, dove Don Bosco manda pure i migliori dei suoi allievi di Valdocco.

Perché tutto questo impegno dove spendeva e dilapidava il suo patrimonio personale e si adattava a chiedere l’elemosina sulle porte delle chiese di Torino? Per amore a Gesù solo, che il prof. Faà di Bruno vede davvero nel volto dei fratelli e delle sorelle più poveri (cf. Mt 25,40). Il medesimo Gesù che egli adora a lungo davanti al Tabernacolo nelle chiese, che riceve ogni giorno nella Santissima Eucaristia. Gesù lo mobilita a mettere a suo servizio come un inno a Lui, Sapienza divina, la sua intelligenza e cultura superiore. Al suo rientro da Parigi, aveva incominciato a insegnare all’università, e alla scuola militare, cui era rimasto legato anche dopo le sue dimissioni dall’esercito... Prima lezioni libere, poi dal 1861, come professore aggregato alla Facoltà di Matematica e Fisica, dove fin da subito brilla il suo genio come un faro di luce, luce dalla sua scienza superiore e luce dalla sua fede luminosa nel Cristo, Via, Verità e Vita. Senza paura, senza complessi di inferiorità, a fronte alta, mai secondo a nessuno. Pur nell’ambiente liberale, positivista e massonico, anticattolico che lo circonda.


Milite e sacerdote


Escono dalla sua mente formidabile i trattati di matematica, che erano oggetto delle sue lezioni. È sua, risalente al 1857, quando lui aveva solo 32 anni, la “formula Faà di Bruno”, che viene ancora usata oggi dagli scienziati della NASA e nei calcoli informatici. A guida dell’opera di Santa Zita, il professore, pure laico, sta preparando alcune giovani donne, innamorate di Gesù, che egli avvia alla consacrazione religiosa. A questo punto, riaffiora il suo antico giovanile desiderio di diventare sacerdote. Alcuni vescovi come quelli di Mondovì e di Alessandria, diversi sacerdoti illustri di Torino, come Don Bosco, certi della sua preparazione teologica pastorale, pur non essendo mai stato in seminario, lo incoraggiano al Sacerdozio.

L’arcivescovo di Torino, mons. Gastaldi, è d’accordo, ma vorrebbe per lui un periodo di preparazione in seminario... Ma Don Bosco ne parla al Santo Padre Pio IX. Nell’ottobre 1876, Faà di Bruno va a Roma, dove Pio IX in persona lo ammette agli Ordini sacri, lo fa consacrare diacono e il 22 ottobre 1876 lo fa ordinare sacerdote, regalandogli anche il calice preziosissimo per la sua prima Messa e tutte le Messe che avrebbe celebrato. La gioia tocca il culmine, in quel giorno santo: 52 anni, già capitano dell’esercito, professore esimio di matematica all’università, operatore sociale di primo piano e... sacerdote di Cristo.

Nel frattempo a Torino, ha fatto innalzare, presso l’Opera di Santa Zita, una grande chiesa dedicata alla Madonna del Suffragio, come centro della sua azione benefica, luogo di preghiera e di adorazione a Gesù Ostia e di suffragio per i defunti, in primis per le giovani vite stroncate dalle guerre. Presso la chiesa, Faà di Bruno ha fatto innalzare il meraviglioso campanile pressoché unico al mondo, da lui progettato, sormontato dall’arcangelo san Michele, con la sua sfida alle forze di Satana: «Chi mai è come Dio?». Il 1° novembre del 1876, l’abate Francesco Faà di Bruno celebra la prima Messa nella sua chiesa.

Gli restano 12 anni di vita. Continua a insegnare all’università, dove a causa della sua fede cattolica vissuta e del suo Sacerdozio ardente, non entrerà mai in ruolo, per l’opposizione dei nemici di Dio, mentre a Padova, lo spretato Roberto Ardigò, filosofo positivista, avrà presto la cattedra stabile. Così va il mondo, quando manca Dio! Più che mai si interessa dei poveri e dei piccoli. Sono sue alcune invenzioni come il barometro a mercurio, lo scrittoio per i non-vedenti, la sveglia elettrica, premiate in alcune esposizioni universali, la pubblicazione di un saggio scientifico sulle teorie delle forme binarie. Ormai famoso in Europa, in America e... mal visto dai massoni d’Italia!

Ma diventato sacerdote, don Francesco è tutto uomo di Dio, che passa lunghe ore in confessionale a dirigere le anime, che celebra la Messa, come la realtà più sublime di ogni sua giornata, che cura la liturgia e la sua chiesa dove nulla deve essere sciatto e feriale (come si inclina oggi), che si fa autore di musica sacra a cantare le lodi di Dio solo. La sua comunità di giovani consacrate diventa la Congregazione delle Suore Minime del Suffragio: “minime”, perché lui, benché sia un genio, vuole essere “minimo” davanti a Dio, nell’umiltà più radicale.

Nella sua camera, nella casa di Santa Zita, abbiamo visto una finestrella che si apre sul Tabernacolo della chiesa. Lì, sull’inginocchiatoio l’ex capitano dell’esercito sabaudo, il professore matematico illustre, il “servo dei poveri”, ora sacerdote, vegliava con l’adorazione eucaristica a Gesù-Ostia, sul mondo in agonia per tanti peccati e rifiuti di Dio.

Il 27 marzo 1888, il sacerdote santo va incontro a Dio. Il 30 marzo 1888, i suoi funerali nel silenzio, senza Messa e senza campane, perché è Venerdì Santo, il giorno del Sacrificio di Gesù, e lui se ne va nel silenzio più assoluto.

Il 25 settembre 1988, il Santo Padre Giovanni Paolo II, con la solenne beatificazione lo eleva alla gloria degli altari.

Paolo Risso

domenica 26 marzo 2023

PARACETAMOLO

 PARACETAMOLO

Volevo far presente una cosa che ritengo importante e che può rientrare benissimo in questa discussione. Vorrei invitare tutti a non far usa di paracetamolo anche per le più piccole cose, tipo una febbre di 37°, cosa che si vede comunemente fare da tutti ed ordinato a valanga perfino dalla classe medica, oltretutto il paracetamolo è un prodotto da banco che si può acquistare in farmacia anche senza ricetta, ed è considerato, anche grazie alla pubblicità, una panacea universale. Se aveste la fortuna di andare in una corsia di ospedale e pure nei Centri Oncologici, potreste constatare che il paracetamolo viene usato a sproposito, fleboclisi di paracetamolo per alleviare il dolore, paracetamolo quando la febbre supera i 38,5°. Il paracetamolo inibisce un enzima importantissimo, la glutatione perossidasi, è il principale enzima endogeno che abbiamo per neutralizzare i radicali liberi. Questo non è un segreto, stà scritto sul Harrison e su altri testi autorevoli come ad esempio Current Therapy; l’Harrison non lo tratta neppure fra i farmaci ma fra i veleni. Il paracetamolo può causare se si superano i 4 gr/die un epatite abbastanza grave, la così detta “Epatite da Paracetamolo” che troverete su qualsiasi testo di medicina. C’è però da sottolineare che il bambino piccolo è particolarmente carente di glutatione perossidasi, per cui nel bambino l’epatite può essere più frequente. Non solo, ma il paracetamolo sopprime la glutatione perossidasi anche a dosi relativamente basse (1 gr/die), cioè a dosi che si usano comunemente in terapia, ma nel contempo causa una caduta delle difese immunitarie. Lo constato continuamente ogni giorno soprattutto in bambini con tracheiti e bronchiti che non guariscono ed ai quali le mamme sono solite dare il paracetamolo come panacea, tolto il paracetamolo guariscono subito. Lo dico, perché il suo uso, se abbinato a qualsiasi chemioterapia naturale ne sopprime l’effetto immunostimolante, e cioè esattamente quello che si cerca di ottenere con le sostanze naturali immunostimolanti. C’è da dire che la febbre non andrebbe mai abbassata nell’adulto a meno che non superi i 39°, perché con la febbre è dimostrato che c’è maggior produzione di anticorpi, cioè la febbre è una reazione naturale dell’organismo per produrre anticorpi. Se supera i 39° nell’adulto è sufficiente assumere 2 litri di acqua fresca di rubinetto con dentro sciolti 4 limoni , e la febbre si abbasserà come con il paracetamolo. Se proprio non si abbassa è consigliabile assumere 2 gocce di metamizlo sodico (novalgina) ogni mezz’ora, in modo da portare la febbre a 38,5, e non sotto i 38,5. Una goccia ogni ora si può dare anche nel bambino (di metamizolo sodico) e generalmente in tre ore la febbre si abbassa sotto i 38°. Nel bambino va tenuta più bassa che nell’adulto per il pericolo di convulsioni. Ma anche nel bambino funziona benissimo acqua e limone. Inoltre non si ricorra agli antibiotici se non nei casi veramente necessari, spesso anche gli antibiotici abbassano le difese, fanno passare il mal di gola, ma puntualmente questo si ripresenta una settimana dopo. Ed allora bisogna agire in altro modo, stimolando le difese. Devo dire che io vedo moltissimi bambini, le mamme me li portano perché non guariscono con le cure del pediatra, ma in cosa consistono queste cure?? nella somministrazione di paracetamolo e di antibiotici. Quello che è più grave è che moltissimi bambini sono rachitici (torace a botte) e pochi pediatri hanno l’accortezza di prescrivere Vit D; ora il rachitismo predispone alle bronchiti inoltre determina una caduta del sistema immunitario. Vedo sempre, che tolto il paracetamolo, e somministrata Vit D  i bambini guariscono, sempre e non si ripresentano le bronchiti o le tracheiti o le faringiti.

ACIDO ASCORBICO O VITAMINA C

 ACIDO ASCORBICO O VITAMINA C

L’acido ascorbico è uno dei più importanti antiossidanti idrosolubili e presente nei liquidi organici e nel citoplasma del corpo umano. Il fatto che sia una vitamina, cioè indispensabile, nonostante esistano molti altri antiossidanti esogeni molto più potenti dipende dal fatto che solo lui è in grado di provocare la formazione del collageno trasformando la PROLINA in OSSIPROLINA la quale provoca la sintesi del COLLAGENO (sostanza fondamentale ). E’ curioso che quasi tutte le specie viventi riescano a sintetizzarlo con una produzione endogena mentre sono solo i PRIMATI e l’UOMO che hanno perso la capacità di sintetizzarlo. Pertanto nell’uomo è indispensabile un assunzione esogena. L’acido ascorbico è in grado di interrompere la reazione a catena che si innesca generalmente nell’infiammazione cronica ed è in grado di reagire con un vasto numero di ROS (radicali liberi), tra cui perossidi, ossigeno molecole ridotto, ipoclorito e radicali di zolfo. Esso protegge i lipidi e le membrane dai danni ossidativi, favorendo l’eliminazione dei radicali perossilici ed idrossilici. Ad esso viene attribuita la capacità di ridurre il riscio di cataratta e dei danni della retina, di potenziare la funzione immunitaria e la disintossicazione e di diminuire la tossicità dei metalli pesanti. L’assunzione di acido ascorbico riduce la produzione gastrointestinale di nitrosamine e mutageni (cancerogeni) fecali. Tali fattori concorrono a spiegare la relazione esistente fra una maggior assunzione di acido ascorbico e la diminuzione del rischio del cancro della cervice, dello stomaco, del colon e dei polmoni. L’integrazione di acido ascorbico è inoltre in grado di ridurre l’ossidazione delle LDL plasmatico, con conseguente aumento delle HDL. L’acido ascorbico presente nel plasma funge da marker biologico dello stress ossidativo. Per fare un esempio, il fumo di sigaretta consuma le riserve di acido ascorbico e riduce le capacità dell’organismo di svolgere reazioni di riduzione che garantiscono la presenza nel plasma di acido ascorbico in forma ridotta (bioattiva). Analogamente nei processi infiammatori gravi si può avere una drastica riduzione plasmatica di acido ascorbico; a ciò si può supplire consumando notevoli quantità (5-10 gr) di acido ascorbico (Vit C). Del resto si è visto che una maggior produzione endogena di acido ascorbico si ha nell’animale in seguito a processi infiammatori (in un cane di 50 Kg si può avere la produzione anche di parecchi grammi di acido ascorbico). L’acido ascorbico agisce congiuntamente al glutatione ed all’acido lipoico per rigenerare l’alfa tocoferolo (Vit E). Come il radicale tocoferolico anche il radicale ascorbico (non attivo) è relativamente stabile e presenta una scarsa tendenza ad attaccare le cellule. Si intende dire che l’acido ascorbico (Vit C) una volta che ha ricevuto o ceduto un elettrone non attacca le cellule e non presenta tossicità. . Il deidroascorbato può essere nuovamente ridotto in ascorbato dal glutatione e dal NADPH mediante riciclaccio redox. Nei modelli animali livelli elevati di ascorbato possono compensare la scomparsa produzione di glutatione e viceversa. Se esposto a livelli catalitici di rame e ferro , l’ascorbato favorisce la produzione di H2 O2 (acqua ossigenata) e radicali idrossilici. Per assicurare tale effetto sono necessarie alte concentrazioni di ascorbato e l’esaurimento del tocoferolo (Vit E). Durante uno stato infiammatorio così come può essere in un tumore, la liberazione di ferro o rame può svolgere un azione pro-ossidante. L ’accumulo eccessivo di ferro o rame assunti con la dieta potrebbe favorire l’ossidazione indotta dell’ascorbato. La RDA attuale per la Vit C di 60 mg viene ormai ritenuta del tutto inadeguata. Si è constatato che il fabbisogno di ascorbato (Vit C) dipende dalle patologie, ed in presenza di infiammazione o di tumore l’assunzione di molti grammi di ascorbato può rendersi necessaria per neutralizzare i radicali liberi che vengono continuamente prodotti. E’ buona cosa in queste patologie suddividere l’assunzione di Vit C più volte nella giornata. Si è visto che i flavonoidi della frutta possono aumentare l’assorbimento della Vit C ma anche ne garantiscono la stabilizzazione, cioè ne aumentano l’efficacia.

Dr. CLAUDIO Sauro

IL ROSMARINO

 IL ROSMARINO

E’ incredibile come nelle piante più semplici potrebbe celarsi la cura per il cancro. Voglio ritornare a parlarvi di una pianta comunissima, il Rosmarino. Ho appena fatto una tintura con le foglie fresche e mi è venuto voglia di parlarvene. Ricavo le informazioni dal grosso testo di Benigni, Capre, Cattorini “PIANTE MEDICINALI; CHIMICA FARMACOLOGICA E TERAPIA” un testo di 1800 pagine attualmente, credo irrepereibile. Il testo è vechiotto perché l’ultima edizione è stata fatta nel 1966. Io l’ho ereditato da mio zio che era un appassionato di fitoterapia. Pertanto quello che vi dirò non lo troverete su internet. Già nel 1960 erano stati fatti 48 studi sul Rosmarino che ne hanno messo in evidenza le sue straordinarie proprietà. Chiaramente cercherò di fare una sintesi di quello che stà scritto su questo grosso testo, e forse capirete perché è scomparso dalla circolazione pur essendo molto richiesto. Il Rosmarino, tipica pianta mediterranea, contiene un olio essenziale e una resina: esso è ricco delle seguenti sostanze:

- Alfa- pinene presente in forma destrogira e quindi non sintetizzabile (tenete presente che moltissimi principi vegetali non sono sintetizzabili per la loro conformazione)

- Canfene

- Cineolo identificato per la prima volta dall’italiano Weber ed è presente dal 17 al 38% nell’olio essenziale

- Una speciale canfora

- Borneolo libero e come acetato, rosmaricina, un alcaloide presente solo per il 0,30%

- Acido rosmarinico, forse la sostanza più importante dal punto di vista farmacologico. L’acido rosmarinico è un potentissimo anti infiammatorio ed anti ossidante, con ogni probabilità anti tumorale.

- I ricercatori Morelle. A e e Koscick A, hanno isolato l’acido Carnosico ed hanno dimostrato che blocca i tumori nelle cavie, sembra anche li faccia regredire. L’acido Carnosico si trasforma in Carnosolo che ha una potentissima azione antiinfiammatoria pari al betametasone-disodio-fosfato( Bentelan). Recenti studi hanno dimostrato che il Carnosolo abbinato all’Acido Rosmarinico migliora significativamente la Demenza Senile e pure il Morbo di Alzheimer. Da studi antecedenti al 1966 numerosi ricercatori hanno potuto dimostrare che l’estratto fluido di Rosmarino, previene i tumori in cavie a cui era stato somministrato benzopirene; il perché questi studi non siano stati continuati e non siano più stati sovvenzionati fondi per la ricerca, forse dipende dal fatto che i principi attivi del rosmarino non sono sintetizzabili e neppure brevettabili e quindi non avrebbero comportato nessun introito alle case farmaceutiche.

- Il Rosmarino in toto è un ottimo epatoprotettore e coleretico forse ancora più energico del carciofo

- L’olio essenziale e le resine curano benissimo le infiammazioni articolari

- L’olio essenziale inoltre è un ottimo antibatterico, utile sia contro i batteri Gram Positivi che Gram Negativi

- Il rosmarino si è dimostrato un ottimo circolatorio in grado di attivare la circolazione nell’aterosclerosi e nelle malattie coronariche

- Nella medicina popolare si usa per le sue numerose propietà, in particolare per far crescere i capelli, come diuretico, per alleviare i dolori articolari ed inoltre per suffumigi nel raffreddore. Come già detto, con l’industria farmaceutica lo studio del Rosmarino è stato abbandonato a parte qualche sporadico studio, ad esempio quello J. GRASSMANN and E. F. ELSTNER, vi pongo il sito: https://scoiattolora...per-la-terapia-antitumorale-2/ inoltre altri ricercatori come Adriamycin e Velban hanno messo in evidenza con unmerose prove su cavie, che si potrebbero dimezzare l’azione dei chemioterapici se si somministrasse in contemporanea estratto di Rosmarino, il perché non si faccia . visto il costo dei chemioterapici resta tutto da scoprire. Chiaramente l’industria farmaceutica si orienta esclusivamente sugli interessi senza curarsi della reale cura del paziente, perché pensate voi se si somministrasse solo metà dose di chemioterapico. 

- Come si può assumere il Rosmarino. Io direi o per infuso o per tintura madre, mai per decozione perché le essenze se ne vanno. Per l’infusione si fa esattamente come il tè, 2-3 tazze al giorno, per la tintura madre ( che io ritengo la migliore perché estraee le resine oltre all’olio essenziale), si pressino le foglie di Rosmarino fresco in un vaso di vetro, si copra con alcool pure, si chiuda il vaso e si lasci riposare per circa trenta giorni, dopo di che si filtra e si pone la tintura in una bottiglie di vetro da tenere ben chiusa in credenza, se ne assumono 50-60 gocc/die, cica 2-3 gr; vi assicuro che è straordinario per le patologie sopra riportate.

sabato 25 marzo 2023

SELENIO COME PREVENTIVO E COME CURATIVO DEI TUMORI

 SELENIO COME PREVENTIVO E COME CURATIVO DEI TUMORI

 

 Diversi studi stanno dimostrando che il selenio è uno strumento efficace per scongiurare vari tipi di cancro.  Contrariamente ad uno studio precedente che imputava il selenio di favorire i tumori, questi ultimi studi stanno dimostrando esattamente il contrario. Quella che è stata messa in evidenza è soprattutto un azione preventiva del selenio nei confronti di praticamente tutti i tumori, ma in particolare i carcinomi di mammella, polmone, prostata, intestino, stomaco, fegato,  pancreas, vescica. Si è visto però che le dosi efficaci sono circa quattro volte maggiori delle dosi raccomandate sinora e cioè invece di 50 microgrammi/die, è di 200 microgrammi /die. Io ad esempio avevo acquistato le compresse di selenio della ditta Angelini che ne contengono 75 mcg, pertanto bisogna assumerne tre di queste compresse per avere un azione fortemente terapeutica. Si è vista inoltre una cosa strabiliante, le persone che non assumono sufficiente selenio tendono ad essere più scontrose delle persone che ne assumono una quantità adeguata (200mcg), il selenio a 200 mcg avrebbe addirittura un azione calmante e favorirebbe il sonno. Il perché questo, non si è ancora ben capito, ma l’ipotesi più attendibile è che i radicali liberi vanno ad irritare certe zone del cervello,  che sono particolarmente importanti per indurre i sonno. Inoltre un'altra ipotesi è che inattiverebbero la Melatonina che è  indispensabile per indurre il sonno. Si è visto che questa azione calmante  viene potenziata se si assumono quotidianamente Vit C, Vit E, Betacarotene (naturale e non di sintesi), Vit A, ed Acido Lipoico. IL SELENIO È IL PIÙ IMPORTANTE OLIGOELEMENTO PER LA SINTESI DELLA GLUTATIONE PEROSSIDASI, IL PRINCIPALE ENZIMA ENDOGENO CHE CI PROTEGGE DAI RADICALI LIBERI. I radicali liberi sono i principali responsabili dell’inattivazione del 1-25-OH- idrossi-colecalciferolo ( Vit D attivata) che è deputato a mantenere integri i Recettori G di Membrana e quindi a consentire la comunicazione cellulare. Inoltre i radicali liberi vanno a danneggiare anche il DNA. E’ curioso che la Chemioterapia Ufficiale basi le sue cure solo su farmaci che producono una grande quantità di radicali liberi che vanno a danneggiare il DNA e fanno precipitare la Vit D tanto che spesso durante la Chemioterapia non è neppure dosabile. Ma si stà scoprendo un'altra cosa particolarmente importante, il selenio rende la chemioterapia sicura e più efficace contrariamente a quello che si credeva. Dice l’oncologo Patrick Quillin nella sua pubblicazione “”BATTERE IL CANCRO CON L’ALIMENTAZIONE”” CHE IL  MINERALE AIUTA ANCHE A “MIGLIORARE L’EFFICACIA DELLA CHEMIO, RADIOTERAPIA E IPERTERMIA, RIDUCENDO AL MINIMO I DANNI ALLE CELLULE NORMALI DEL PAZIENTE, RENDENDO COSÌ LA TERAPIA PIÙ SELETTIVA’”. Già nel 1996 si erano cominciati a fare degli studi su larga scala dal Dr. Larry Clark dell’ Università dell’Arizona, che ha mostrato quanto sia efficace il selenio nella protezione contro il cancro. Nello studio condotto su 1.300 anziani, l’insorgenza del cancro tra coloro che avevano assunto 200 microgrammi di selenio al giorno per circa sette anni, è stata ridota del 42 per cento rispetto agli anziani trattati con un placebo. Le morti per cancro tra coloro che hanno assunto il selenio, sono state ridotte quasi della metà, secondo lo studio che è stato pubblicato sul Journal of American Medical Association. Lo studio ha concluso che il minerale aiuta nella protezione contro tutti i tipi di cancro ed in particolare ha ripercussioni potenti sul cancro della prostata, colon-retto e del polmone. Anche vecchi studi avevano dimostrato  che esiste un’ associazione inversa tra livelli di selenio e l’incidenza del cancro (Hocman, 1988; Willett e Stampfer, 1986; Milner, 1985). Di fronte a tali evidenze, l’Industria Farmaceutica , nel timore di perdere il lavoro, si è premunita con uno studio miserabile per dimostrare che il selenio favorisce il cancro. In realtà quello studio su 320 pazienti era stato condotto solo su pazienti terminali che avevano già subito cicli di Chemio e Radio terapia e per i quali non era possibile dedurre assolutamente nulla. Ma il selenio favorendo la sintesi della Glutatione Perossidasi agisce anche come uno dei principali stimolanti immunitari. La carenza di selenio inibisce la distruzione del tumore macrofago-mediata e inibisce la produzione di fattore di necrosi tumorale-alfa in animali (Kiremidjian-Schumacher et al., 1992). E’ importante associare il selenio con altri antiossidanti. I più sicuri antiossidanti sono la vitamina C, vitamina E, selenio e beta-carotene. Insieme, bloccano le reazioni chimiche che generano radicali liberi, che possono danneggiare il DNA e promuovere una varietà di cambiamenti degenerativi nelle cellule. La Chemioterapia Ufficiale fa invece la cosa opposta. Certi chemioterapici, peraltro molto usati (cisplatino, oxaliplatino, carboplatino) si accumulano nel midollo osseo (il Platino è un metallo pesante come il Mercurio) e possono dare metastasi anche a distanza di anni o addirittura di decenni. Essi generano in continuazione radicali liberi, cioè uno stato infiammatorio cronico, che non solo vanno a danneggiare i recettori di membrana, ma danneggiano anche il DNA e tutte le catene enzimatiche delle cellule.  Numerosi meccanismi sono stati esplorati per spiegare la modulazione della carcinogenesi da selenio, dati disponibili suggeriscono che la prevenzione della carcinogenesi da selenio non sembra correlata solo alla sua funzione nella glutatione perossidasi . Vi è qualche evidenza CHE IL SELENIO PUÒ ALTERARE IL METABOLISMO DI AGENTI CANCEROGENI O L’INTERAZIONE DI SOSTANZE CHIMICHE CANCEROGENE CON IL DNA, ma vi è una notevole polemica tuttora fra i ricercatori. Ulteriori studi meccanicistici suggeriscono che il selenio può alterare la proliferazione cellulare e / o risposte immunologiche . Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere i meccanismi attraverso i quali il selenio previene il cancro. 

DOVE SI TROVA IL SELENIO? 

Anche se troppo selenio può effettivamente essere tossico per il nostro corpo se si supera la dose di 400 mcg/die (dose praticamente impossibile da raggiungere) , la ricerca indica che la maggioranza della popolazione non riceve abbastanza di questo minerale essenziale. La buona notizia è che ci sono alcune buone fonti alimentari di selenio: funghi, tuorlo d’uovo, pesce, pollame, fegato e muscolo. Verdure: aglio, cipolle, broccoli, asparagi, pomodori e altri, così come cereali integrali, possono anche essere buone fonti di selenio ma soprattutto la frutta secca come noci, nocciole e mandorle. Tuttavia, poiché la quantità di selenio nelle verdure e cereali dipende dal contenuto di selenio del terreno in cui vengono coltivati, può essere difficile per il consumatore medio, sapere quanta parte del minerale è in realtà nella sua dieta. “Il contenuto di selenio degli alimenti dipende in larga misura dal contenuto di cenere vulcanica nel terreno su cui sono stati coltivati. Il terreno che viene irrigato da acqua di mare, come la gran parte del terreno agricolo della California, contiene alti livelli di selenio “, spiega Sue Gebo nel suo libro Quello che è rimasto da mangiare. Un modo per ottenere più selenio nella dieta potrebbe essere quello di mangiare cibi provenienti da agricoltura biologica. Alcuni studi hanno dimostrato che questi alimenti contengono più selenio, così come più alti livelli di beta-carotene e vitamina E che lavorano insieme al minerale nella prevenzione del cancro, secondo MEDICINA ALTERNATIVA,AUTORE BURTON (Magnet Theraphy: An Alternative Medicine Definitive Guide GOLDBERG costa 17 euro ) . Tuttavia, per coloro che si oppongono all’assunzione di pillole, dice il dottor Andrew Weil ad Ask è indicato mangiare noci del Brasile, cresciute nel terreno del Brasile centrale, ricco di selenio, che forniscono 120 microgrammi del minerale per 100 grammi, avvicinandosi al bersaglio della dose giornaliera di 200 microgrammi. La semplice aggiunta di più cibi ricchi di selenio, come le verdure coltivate biologicamente, insieme agli integratori, può aiutare a ridurre il rischio di cancro. Ne sono ricchissime le Bacche di Gogj, ma generalmente tutte le bacche che crescono in zone ricche di basalti. Pertanto c’è da presumere che la rosa Canina ed le bacche di Crespino delle valli del Nord ne siano letteralmente pieni. Visto che le valli sono ricchissime di basalti. Il Crespino in particolare è il frutto più ricco in assoluto anche di Vit C oltre che di Bioflavonoidi, quindi la sua capacità anti radicali liberi è elevatissima.  Comunque tutta questa riscoperta del selenio si integra con la terapia immunologica dei tumori, che viene scoperta solo ora, dopo decenni di farmaci (se così si possono chiamare) che causano radicali liberi (oltre a tutto il resto di negativo).

venerdì 24 marzo 2023

BORO E SINTESI ENDOGENA DI VIT D

 BORO E SINTESI ENDOGENA DI VIT D

Vi siete mai chiesti perchè l’assunzione di BORO (1,5-3,9 mg/die) determina un cospicuo aumento della Vit D. Che non sia perché il BORO favorisce in particolare la produzione di miceti come il Saccharomyces a livello intestinale?? Potrebbe essere una spiegazione plausibile anche se finora nessuno ci ha ancora pensato (eccetto il sottoscritto). Altrimenti perché il BORO determina un rialzo cospicuo della Vit D anche senza sole?? Resta tuttora un mistero.

Dice Wikipedia:

“Studi sempre più numerosi affermano oramai che il boro è un oligoelemento indispensabile per il corretto funzionamento della biochimica animale. È stato provato che il boro (come anione borato) ha un effetto positivo sull'assorbimento del calcio nell'uomo ed allo stesso tempo previene la perdita del magnesio. Ciò è utile per almeno due ragioni. Primo, farebbe del boro un oligoelemento da includere tra i fattori coinvolti nella prevenzione dell'osteoporosi. Lavorando sul riassorbimento di calcio e magnesio, è stato anche dimostrato che il boro innalza i livelli di estrogeni e di vitamina D anche nelle donne in menopausa (quindi senza il bisogno di sole o di UVB). Il meccanismo molecolare di ciò non è stato ancora compreso, anche se qualche studio preliminare punta sul rimaneggiamento del metabolismo degli acidi ribonucleici (RNA) e sull'intervento di enzimi della classe fosfo-proteina fosfatasi.

Secondo, metterebbe il boro nella posizione di supplemento alimentare indicato anche nella correzione degli squilibri elettrolitici nei pazienti cardio- o nefropatici, che fanno largo uso di diuretici e/o digitalici. Queste classi di farmaci, infatti, provocano in cronico una perdita corporea cospicua di elettroliti quali potassio, magnesio e calcio, oltre ovviamente al sodio (che viene considerato tra gli effetti anti-ipertensivi di questi farmaci).

Una delle ragioni per cui i vegetariani non soffrono frequentemente di osteoporosi potrebbe ricercarsi proprio nel costante e buon introito di boro attraverso i legumi, le verdure e la frutta di cui fanno largo consumo. Studi aggiuntivi indicherebbero che il boro potrebbe avere un benefico effetto anti-infiammatorio a carico delle giunture articolari, attraverso la modulazione di certe citochine, ed essere così un valido integratore per patologie di tipo artritico. Infine, alcuni studi sembrerebbero indicare che esistano degli effetti positivi degli anioni borato, o di suoi derivati organici, su alcuni tipi di cellule tumorali umane.

Il fabbisogno giornaliero di boro, secondo le raccomandazioni dell'Istituto Superiore della Salute statunitense (NIH) si attestano tra 1,5 e 3,9 mg/die. Gli alimenti più ricchi di boro sono le pere, l'uva, le prugne, i datteri, le mandorle, i cavolfiori, i funghi, i fagioli ed i legumi verdi.”

Ora dovete tener presente che mentre tutti gli altri alimenti vengono masticati e digeriti, i Saccharomyceti, che sono gli unici che non vengono digeriti e passano indenni nell’intestino, potrebbero ricevere un giovamento effettivo nella riproduzione proprio dalla presenza di BORO. E dal momento che nell’intestino si replicano ad una velocità strabiliante (forse proprio se c’è BORO) , e producono numerose vitamine sia liposolubili che idrosolubili, questo potrebbe spiegare il perché una piccola presenza di BORO determini un così cospicuo rialzo del valore della Vit D nel sangue. Che poi quella che si dosa è sempre la forma intermedia che proviene sia dal COLECALCIFEROLO che 

dall’ERGOCALCIFEROLO. Nessuno ci ha mai pensato tanto che Wikipedia dice” Il meccanismo molecolare di ciò non è stato ancora compreso, anche se qualche studio preliminare punta sul rimaneggiamento del metabolismo degli acidi ribonucleici (RNA) e sull'intervento di enzimi della classe fosfo-proteina fosfatasi.” Che ci possa essere una sintesi anche endogena di Vit.D (e non solo con il sole), sono il primo a postularlo, ma in caso contrario mi dovete spiegare perché il BORO alza così tanto la quantità endogena di Vit.D.

mercoledì 22 marzo 2023

10 PRINCIPALI BENEFICI DELLE UOVA

 10 PRINCIPALI BENEFICI DELLE UOVA

📍Sono estremamente nutrienti,

📍Sono ricche di colesterolo, ma non alterano i livelli di colesterolo nel sangue,

📍Il consumo alza i livelli di colesterolo HDL (quello “buono”),

📍Contengono colina, nutriente importante poco  presente nella maggior parte delle diete occidentali,

📍Tendono a trasformare il colesterolo VLDL (le più aterogene) in particelle LDL grandi riducendo il rischio di malattie cardiache,

📍Sono una naturale fonte di luteina e zeaxantina, due agenti antiossidanti che apportano importanti benefici a protezione della salute degli occhi,

📍Quelle prodotte da animali liberi di pascolare abbassano i livelli di trigliceridi per la presenza di omega-3,

📍Sono alimenti ricchi di vitamine con prot ad alto valore biologico, con tutti gli aminoacidi essenziali bilanciati in giusti rapporti,

📍Non contribuiscono nel rischio di incorrere in malattie cardiache, oltre ad essere un valido aiuto nella prevenzione dell’ictus,

📍Sono gratificanti e con il senso di sazietà che donano (grazie alla secrezione di leptina e colecistochinina) sono un valido aiuto nella gestione del peso.

Dr. Fabrizio Tamburini


Ps. assicuratevi di avere uova fresche e conservate correttamente ossia tra una temperatura compresa tra i 4°C e i 25°C. 

In generale più la cottura è blanda più l'uovo è leggero: per digerire un uovo alla coque bastano 90 minuti, 2 ore se sodo e 3 se è fritto.

martedì 21 marzo 2023

 “Venne infine un tempo in cui tutto ciò che gli uomini avevano considerato come inalienabile divenne oggetto di scambio; il tempo in cui quelle stesse cose che fino allora erano state comunicate ma mai barattate, donate ma mai vendute, acquisite ma mai acquistate – virtù, amore, opinione, scienza, coscienza, ecc. – tutto divenne commercio. È il tempo della corruzione generale, della venalità universale, o, per parlare in termini di economia politica, il tempo in cui ogni realtà morale e fisica viene portata al mercato per essere apprezzata al suo giusto valore.”


Karl Marx (1818-1883), Miseria della filosofia

sabato 18 marzo 2023

 "Questa gloriosa indifferenza che ci circonda 

e che mio padre aborriva. 

Era l’opposto di quello che mi insegnava, l’altruismo. 

Una gloriosa indifferenza che è così comoda, un egoismo ricco, per il quale va tutto bene, anche ribaltare i clandestini in mare: invece, come ho detto nel caso di Eluana, una vita 

va salvata sempre, prima la si accoglie e 

la si rianima e poi magari si gioca con il 

diritto internazionale per il rimpatrio. 

Come medico, io dico che la vita – passatemi l’espressione – è una condanna a morte: 

è inevitabile, sono stato per anni intorno ai 

letti della terapia intensiva e dei reparti di rianimazione per averne un’idea diversa, ma sempre come medico e come uomo dico anche che salvare una vita è come salvare il mondo. 

E allora prima viene la vita, prima si corre, si salva l’esistenza della gente poi si analizzano 

i meccanismi dell’asilo politico, dell’immigrazione, ecc. 

Prima si fa ribattere il cuore, tirandoli fuori dall’acqua. 

Certo, è difficile amare il prossimo, ancor più difficile amarlo come se stessi. 

Ma è la via per arrivare a Dio".


Enzo Jannacci

lunedì 13 marzo 2023

IL DIGIUNO

 IL DIGIUNO

 Mi è capitato proprio ieri mattina di fare un incontro significativo. E’ venuto nel mio ambulatorio un giovane di 30 anni che era 15 giorni che digiunava. Ho potuto così fargli alcune domande. Non digiunava per un tumore ma perché aveva letto “I BENEFICI DEL DIGIUNO”, dove li avesse letti non ho approfondito. A vederlo non sembrava patito ma perfettamente normale come se non digiunasse; però emetteva un forte odore di acetone il che testificava che non diceva balle. Allora gli ho chiesto cosa si prova facendo digiuno. Mi ha risposto che i primi tre giorni è un pò dura perché si sentono gli stimoli della fame, dopo tre giorni la fame passa e non si ha più bisogno di cibo. Inoltre i primi tre giorni si soffre anche di insonnia, ma dopo tre giorni si riacquista un sonno perfetto. Non solo ma si acquista anche una lucidità mentale incredibile. Ho voluto provargli la glicemia, aveva 60 mg/dl (normalmente deve rimanere fra 60 e 100). Parlava in modo molto disinvolto il che dimostrava che ragionava molto bene. Il cervello insomma funzionava bene. Questo in particolar modo mi stupiva perché avendo la glicemia a 60… . Pertanto ho voluto approfondire facendo una ricerca su internet quelli che sono gli aspetti del digiuno. Il digiuno si può classificare in tre categorie, un digiuno breve, un digiuno medio, ed un digiuno prolungato. Il digiuno breve consiste nel non mangiare nulla per un giorno, solo bere molta acqua, e questo non comporta nessuna modifica metabolica, anzi è estremamente salutare ed ognuno di noi dovrebbe farlo almeno una volta alla settimana. Il digiuno medio è un digiuno di tre giorni, fintanto che le riserve di glicogeno del fegato non sono state esaurite. Anche questo tipo di digiuno comporta poche o nulle modificazioni a livello metabolico. Il digiuno prolungato è invece un digiuno che si prolunga oltre i tre giorni, ed in questo caso per produrre glucosio entrano in circola altri meccanismi. L’organismo utilizza gli acidi grassi per produrre glucosio ed è chiaro che l’indice di sopravvivenza nel digiuno  sarà anche in relazione alla quantità di acidi grassi che si hanno, cioè potrà variare fra 30 e 60 giorni. Però si tenga presente che dopo i tre giorni si abbassa la glicemia a 55-60 e si inizia la produzione di corpi chetonici. Ora avevamo già trattato la DIETA CHETOGENICA nei tumori ma non il digiuno. Si potrebbe dire che il digiuno è il massimo della DIETA CHETOGENICA, intendo dire che la produzione di corpi chetonici nel digiuno è superiore che nella DIETA CHETOGENICA. Ora utilizzare il digiuno nei tumori potrebbe essere un alternativa alla chemioterapia citotossica. Intendo il digiuno prolungato , ovviamente. Ma vediamo un po quali potrebbero essere le caratteristiche antitumorali del digiuno. Il tumore ha due caratteristiche fondamentali: necessita di molto glucosio perché sa alimentarsi solo di quello ed una carenza potrebbe causargli profonda sofferenza, necessita di costruire rapidamente il suo circolo capillare, cosa che l’acetone impedisce, non essendo il circolo capillare del tumore in grado di metabolizzare i corpi chetonici. Inoltre l’acetone impedisce anche la glicolisi anaerobica perché le cellule tumorali non sono in grado di metabolizzarlo a differenza delle cellule sane. Dopo i quindi giorni di digiuno però l’organismo non riesce più a trovare gli aminoacidi essenziali e per questo deve recuperarli dalle proteine muscolari con conseguente danno muscolare, per questo il digiuno prolungato è sconsigliato nell’individuo sano. Mentre la produzione di glucosio partendo dai grassi può arrivare a 75 gr/die e non comporta nulla a parte la produzione di corpi chetonici, la rimozione di aminoacidi essenziali dai muscoli potrebbe comportare anche un danno muscolare non indifferente. Ma fermiamoci  a quindici giorni di digiuno e vediamo quali potrebbero essere i benefici. L’ipoglicemia è micidiale per il tumore che necessita sempre di una glicemia alta (almeno sopra i 70 mg/dl), già questa potrebbe comportare un blocco del tumore nella sua replicazione, non solo ma subentrano anche i corpi chetonici che non sono certo salutari per il tumore. Quando il mio paziente parlava dopo 15 giorni di digiuno, mi chiedevo il perché fosse così lucido nella convinzione che i neuroni potessero alimentarsi solo di glucosio. Solo successivamente sono venuto a sapere che i neuroni possono alimentarsi anche di corpi chetonici come tutte le cellule normali e cioè quelle che utilizzano il Ciclo di Krebs. Che l’acetone da solo possa essere risolutivo per i tumori questo è contestato da molte fonti, ma se all’acetone ci aggiungiamo l’ipoglicemia a 55 mg/dl, questo potrebbe essere veramente risolutivo. Senza contare che a queste due sostanze, ipoglicemia  ed acetone potremmo abbinare molte altre sostanze naturali antitumorali, dalla Vit D a dosi alte alla Vit A, alla Vit K2, alla Curcuma, alla Gravila, alla Cisteina, al Glutatione ecc, ecc. La glicemia in un centro oncologico si potrebbe monitorare continuamente facendola restare su un valore di 55 mg/dl (cioè un valore non neurotossico): ci si potrebbe chiedere perché non è stato fatto, dal momento che il digiuno potrebbe comportare dei danni, ma mai come un citotossico, vedi Cisplatino, Oxaliplatino ecc. I farmaci citotossici producono danni organici molto superiori del digiuno stesso. Ed allora perché non si fa, visto i “meravigliosi” risultati con chemioterapia citotossica? E’ chiaro, cosa costerebbe il digiuno?? Quale introito ci sarebbe per le Case Farmaceutiche. Assolutamente zero io credo, e di fronte al nulla si preferisce il peggio proprio perché molto costoso e fonte di grandi introiti.

Relativamente al bere molta acqua, che è una caratteristica del digiuno anche prolungato, pongo un Post che avevo scritto proprio sull’acqua e sulle caratteristiche terapeutiche che questa può avere:


IL TUO CORPO IMPLORA ACQUA

Claudio Sauro 24 luglio 2016


Stò leggendo il libro del Dott. Fereydoon Batmanghelidj “ IL TUO CORPO IMPLORA ACQUA” non ci crederete ma è fantastico. Per ora sono solo all’inizio, 50 pagine, ma spiega tutte le patologie che lui ha curato solo con l’acqua. Oltretutto ho imparato cose nuove; l’acqua aumenta l’energia elettrica cellulare e la porta a 36 millivolt. Dice “ l’energia generata dall’acqua è usata nella fabbricazione di ATP e GTP. Queste particelle sono usate come capitale contante negli scambi fondamentali, in particolare nella neurotrasmissione. L’acqua forma anche una particolare struttura, trama e forma che viene usata come adesivo nell’architettura delle cellule. Come la colla , attacca insieme strutture solide, sviluppando una maggior adesività………..” Sappiamo dagli studi che sono stati fatti che nei tumori c’è una perdita dell’adesività cellulare, dovuta anche ad una carenza di Vit D, ma il maggiore fattore è la disidratazione. Uno dei primi sintomi della carenza è il mal di stomaco e la dispepsia. Sono incredibili queste affermazioni visti tutti gli inibitori di pompa che si vendono, basterebbero tre bicchieri di acqua per farlo passare (il mal di stomaco), con 1,5 litri si cura anche l’ulcera gastrica, ma il punto è che il dolore passa in pochi minuti (6-8 minuti )generalmente. I recettori ipotalamici che ci fanno sentire la sete non sono attendibili, perché sia nella storia che nella preistoria hanno dovuto abituarsi a lunghi periodi di siccità; però in quei periodi i nostri antenati hanno pagato un grave prezzo in malattie, perché l’organismo non si è adattato alla siccità essendo l’acqua il fattore fondamentale per qualsiasi reazione biochimica organica; pertanto abbiamo perso lo stimolo a bere, però l’organismo non si è adattato alla carenza di acqua. Quando sentiamo lo stimolo della sete è già troppo tardi, si è creata una disidratazione; questa disidratazione diventa tanto più accentuata quanto più si va avanti con l’età. Fereydoon Batmanghelidj racconta cose incredibili, malattie che ha curato, da quelle articolari, a quelle cardiache con scomparsa dell’angina. Attenzione, perché nel dire che abbiamo bisogno di tanta acqua per curare alcune malattie, non intendevo dire che con l’acqua si può curare tutto. Chiaramente se uno soffre per la carenza di una vitamina o di un sale minerale deve assumere quella vitamina o quel sale minerale. Intendo dire che se avete il Beri-Beri ( carenza di Vit B1) non potete curarlo con l’acqua, ma dovete assumere la Vit B1, così pure se avete la Pellagra, dovete curarla con la Vit B3. L’acqua non sostituisce le gravi carenze di Vit D e di Vit A o di altre vitamine, così pure se avete la broncopolmonite dovete prendere l’antibiotico, non basta l’acqua. Alcune infezioni urinarie si risolvono facendo tanta pipì, ma solo alcune infezioni urinarie. L’acqua è importante per due motivi:

- Abbiamo perso lo stimolo di bere adeguatamente perché nella storia e nella preistoria abbiamo dovuto adattarci a lunghi periodi di siccità Per cui si ha facilmente una disidratazione che può essere anche modesta ma ha un impatto sull’organismo molto accentuato, e questo perché:

- Attraverso l’acqua avvengono tutte le reazioni biochimiche cellulari; non solo ma bevendo molto, attraverso il rene si portano via tutte quelle tossine che le cellule producono nel loro metabolismo, che possono essere anche radicali liberi, quindi fattori di infiammazione.

Questo potete verificarlo voi stessi, se avete mal di stomaco provate a bere tre bicchieri di acqua, quasi subito il dolore scompare. Incredibilmente il Dott Fereydoon Batmanghelidj ha ottenuto buoni risultati anche nelle artriti, nelle patologie cardiache, nell’ipertensione e nell’ipercolesterolemia. E questo forse dipende dal fatto che se restano maggiormente in circolo tossine e radicali liberi causano infiammazione (anche articolare), non solo ma le tossine ostruiscono i capillari per cui si ha ipertensione, danneggiano l’endotelio delle arterie, per cui si ha aterosclerosi e conseguenti malattie cardiache. Il Dott. Fereydoon Batmanghelidj dice che se si bevesse molto crollerebbe il 70% della vendita dei farmaci. Ieri dopo aver iniziato a leggere il libro, mi è capitata in ambulatorio una ragazza che diceva di avere mal di pancia: l’ho visitata ed aveva dolore nella zona dell’appendice; ai, ai le ho detto, qui c’è un inizio di appendicite, ma proviamo a fare una cosa, visto che stò leggendo il libro di un medico un pò matto, venga qui al lavandino, provo a darle da bere tre bicchieri di acqua ( ho i bicchieri usa e getta di plastica); le ho dato da bere tre bicchieri è poi le ho chiesto gentilmente se poteva attendere 10 minuti in sala di attesa; dopo 10 minuti l’ho richiamata, l’ho fatta distendere sul lettino ed ho premuto dove prima aveva male . “ ora non sento più nessun dolore” mi ha detto. Perdio pensai, vuoi vedere che Fereydoon Batmanghelidj ha ragione. Ora voglio provare con tutti quelli che hanno mal di stomaco (mi scambieranno per matto), ma vi saprò dire se effettivamente questo medico iraniano ha ragione.


P.S. Come già detto l'acqua potete assumerla alcalinizzata o in tisana ma mai aggiungere zucchero, perchè questo fa perdere tutte le propietà terapeutiche all'acqua. Per quanto riguarda la sua proprietà così veloce nel risolvere il dolore da gastrite o da ulcera gastrica non è solo perchè diluisce l'acido cloridrico dello stomaco ma soprattutto perchè aumenta la secrezione di mucina gastrica, cioè la barriera protettiva. Questo già lo si sapeva da numerose osservazioni, ma non lo dicono, devono vendere gli inibitori di pompa protonica che non aumentano il muco ma riducono solo l'acido, non sono terapeutici ma sintomatici; ma sotto c'è un mercato enorme.

venerdì 10 marzo 2023

Calcolo a favore di Dio

 Calcolo a favore di Dio


"Niente esiste senza un fine. Dunque la mia esistenza ha un fine. Quale fine? Lo ignoro.

Non son dunque io che l’ho dimostrato.

È dunque qualcun altro più sapiente di me.

Bisogna dunque pregare questo qualcuno perché mi illumini. È il partito più saggio."


(Charles Baudelaire)

 Dalla prima infanzia all’età più avanzata: a chiunque può capitare di procurarsi una frattura. Tuttavia, non tutte le fratture sono uguali. A seconda della loro tipologia o posizione e dell’età del paziente coinvolto, il tempo di recupero può essere più o meno lungo. Come accelerare il processo di guarigione?


In ambito ortopedico e traumatologico oggi si sente spesso parlare di magnetoterapia. Questo approccio rappresenta una valida alternativa anche per i pazienti che si ritrovano con un osso rotto. Come funziona la magnetoterapia per le fratture? È il trattamento che fa al caso tuo? Scopri tutto ciò che c’è da sapere con il nostro supporto.

Per capire come funziona la magnetoterapia per le fratture bisogna prima di tutto sapere in cosa consiste questo trattamento.

Questo approccio terapeutico prevede l’utilizzo di campi magnetici per trattare diverse condizioni di salute, in particolare in ambito fisioterapico, ortopedico e traumatologico. Il trattamento si basa sull’idea che esporre il corpo a campi magnetici a bassa frequenza possa stimolare i naturali processi di guarigione dell’organismo e migliorare la salute generale.

Oggi la magnetoterapia viene spesso consigliata all’interno dei percorsi di recupero per via della sua scarsissima invasività e per la quasi totale assenza di effetti collaterali.

Come abbiamo visto, il principio alla base della magnetoterapia è lo sfruttamento dei campi magnetici. L’effetto che si ottiene utilizzando gli appositi dispositivi agisce direttamente a livello cellulare. Infatti, la stessa membrana delle cellule genera un campo elettromagnetico in risposta a sollecitazioni di tipo meccanico.

Tale sollecitazione si ottiene grazie all’aiuto di un solenoide, ovvero una bobina cilindrica composta da spire circolari ravvicinate, realizzate a partire da un materiale conduttore. È al suo interno che viene generato il campo elettromagnetico, con una frequenza variabile a seconda delle esigenze del caso.

Gli apparecchi per la magnetoterapia sono dotati di applicatori di varie forme e dimensioni, così da adattarsi alle varie parti del corpo. Ciò rende tali dispositivi idonei al trattamento di molti diversi tipi di fratture e molte altre patologie che colpiscono l’apparato muscolo-scheletrico.

 

A cosa serve la magnetoterapia?

 

Oggi i campi elettromagnetici vengono impiegati in ambito fisioterapico, ortopedico e traumatologico, soprattutto allo scopo di alleviare il dolore, ridurre l’infiammazione e in generale stimolare il processo di guarigione.

La magnetoterapia può essere:

  • a bassa frequenza, utilizzata specialmente nei pazienti con fratture, osteoporosi o altre malattie affini;
  • ad alta frequenza, impiegata per il trattamento dei dolori da artrite, algodistrofia, sindrome del tunnel carpale, problemi muscolari, lesioni della cartilagine e altre condizioni similari.

Controindicazioni della magnetoterapia

 

La magnetoterapia viene spesso prescritta ai pazienti con fratture o altri problemi dell’apparato muscolo-scheletrico per via delle sue pochissime controindicazioni. Tuttavia, vi sono alcuni casi in cui non dovrebbe essere eseguita.

Esistono principalmente due categorie di soggetti a rischio:

  • pazienti dotati di pacemaker o di defibrillatore cardioverter portatile, poiché i campi magnetici potrebbero interferire col funzionamento di questi dispositivi, con conseguenze quindi molto gravi;
  • donne in stato di gravidanza, dal momento che vi è il sospetto che i campi magnetici possano compromettere il corretto sviluppo del feto.                                                                  Grazie alla sua capacità di lenire il dolore, ridurre l’infiammazione e, in generale, favorire il processo di guarigione, la magnetoterapia viene consigliata per molte patologie di tipo ortopedico. Tra queste, si ricordano:
    • artrite, artropatie, artrosi, artrosi cervicale, coxartrosi e periartrite;
    • atrofie muscolari;
    • borsite;
    • cervicalgia, lombalgia e sciatalgia;
    • colpi di frusta;
    • contratture;
    • contusioni e distorsioni;
    • cuffie dei rotatori;
    • dolore alla schiena e dolori articolari;
    • epicondilite;
    • epitrocleite;
    • fratture ossee di vario genere e ritardi di consolidazione;
    • lussazioni e sublussazioni di arti inferiori e superiori;
    • miosite;
    • osteoporosi;
    • strappi muscolari;
    • tendiniti;
    • torcicollo.
    • Perché la magnetoterapia è efficace per le fratture?

       

      Andiamo ora a vedere più da vicino come funziona la magnetoterapia nelle fratture.

      I campi elettromagnetici pulsati sono ampiamente utilizzati nella pratica clinica ortopedica per promuovere i processi di guarigione ossea ³. Oggi la risposta delle ossa a questo tipo di trattamento è stata ampiamente studiata. Le cellule ossee vengono esposte a campi elettromagnetici per stimolare la sintesi di matrice extracellulare, favorendo la riparazione di ossa e cartilagini.

      Effetti benefici della magnetoterapia sulle ossa

    • La magnetoterapia viene usata nell’ambito della riabilitazione per accelerare il processo di guarigione di fratture, ferite e piaghe, ma anche per migliorare la microcircolazione.

      Può essere impiegata nel trattamento di un gran numero di fratture, tra cui:

      • fratture osteoporotiche;
      • fratture post-traumatiche;
      • fratture vertebrali;
      • fratture periprotesiche;
      • fratture del polso.

      Inoltre, può essere utilizzata nel trattamento dell’algodistrofia, una forma di osteoporosi localizzata che può verificarsi in seguito a periodi di immobilizzazione.

      La magnetoterapia a bassa frequenza e ad alta intensità è in grado di stimolare le cellule che producono tessuto osseo. In questo modo, accelera la formazione di callo osseo e favorisce la riparazione delle fratture. I campi magnetici pulsati hanno anche un effetto stimolante sui tessuti organici, favorendo il metabolismo delle cellule e contribuendo alla riparazione delle fratture. Ciò avviene attraverso l’aumento dello scambio ionico a livello della membrana cellulare.

      La magnetoterapia aiuta inoltre a incrementare l’irrorazione vascolare, la mineralizzazione e la resistenza ossea, riducendo il dolore e il gonfiore associati alle fratture.

      Rigenera le tue ossa

       

      Ora che abbiamo capito come funziona la magnetoterapia per le fratture rimane solo una domanda da porsi: è il trattamento che fa al caso mio? Per scoprirlo, non ti resta che chiedere il parere del tuo medico curante. In caso di risposta affermativa, noi di 2A Group siamo pronti a sostenerti nel tuo percorso di cura con RigenAct ⁴.