CONSULTA L'INDICE PUOI TROVARE OLTRE 4000 ARTICOLI

su santi,filosofi,poeti,scrittori,scienziati etc. che ti aiutano a comprendere la bellezza e la ragionevolezza del cristianesimo


mercoledì 28 novembre 2018

Noi siamo un paese senza memoria

Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero.

Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale.

[Pier Paolo Pasolini, Scritti Corsari, 1975]

sabato 24 novembre 2018

 pianta che aiuta il fegato a rigenerarsi

Una pianta che aiuta il fegato a rigenerarsi

  
64203
 
12
La rigenerazione epatica è possibile in quanto le cellule si comportano come quelle staminali, ed è possibile che ciò avvenga con  il 25% di cellule del fegato ancora sane.
Per raggiungere questo obiettivo, la fitoterapia offre numerosi rimedi (quali tarassaco, ravanello nero, carciofo selvatico o cardo), ma solo uno può pretendere di essere considerato quello che rigenera il fegato: il desmodium adscendens.
Il Desmodium adscendens, è una pianta di origine africana, dotata di proprietà epatoprotettrici nei confronti di agenti tossici e virali.
Il nome del genere, Desmodium, (nome comune Desmodio ) deriva dal greco desmos, cioè legame, fascio, con riferimento agli stami riuniti a fascio nella maggior parte delle specie. Il nome della specie, adscendens, si riferisce allo stelo a decorso ascendente della pianta.
La pianta cresce soprattutto nei luoghi umidi della foresta africana (Senegal, Guinea, Sierra Leone, Liberia, Ghana), oppure si addossa alla base delle palme da olio, degli alberi del cacao, ecc… Nella medicina tradizionale africana, viene utilizzata nel trattamento preventivo delle crisi asmatiche, e nel trattamento curativo delle affezioni epatiche.

Il desmodium adscendens svolge un’azione mirata ad aumentare la velocità di rigenerazione delle cellule del fegato, ripristinando una corretta funzionalità.

Oltre a questo la pianta possiede proprietà con azione antiossidante nei confronti del acido arachidonico, svolgendo di fatto un’azione anti infiammatoria, sia nei soggetti allergici, sia nei confronti dell’apparato vascolare.
Un rimedio naturale nella cura delle epatiti virali, tossiche, alcoliche e anche dai danni causati dallachemioterapia, riduce anche gli effetti collaterali dei farmaci riducendo la stanchezza, normalizzando le transaminasi, diminuisce eventuali nausee, ripristina l’appetito e aiuta la scomparsa dell’ittero.

All’Università di Tolosa sono stati effettuati degli studi su questa pianta e analizzando i principi attivi emerge subito un’alta concentrazione di alcaloidi (isovitexina, tra gli altri), saponine, flavonoidi e antociani.

Inoltre, la pratica ha dimostrato che questa pianta protegge e ripara le cellule del fegato, aiutando a mantenere il sistema immunitario in buone condizioni. Viene usata di sovente anche nel trattamento dei cambi di stagione per preparare al meglio il corpo.
Una pianta utile anche a proteggere il fegatodurante i trattamenti con alcuni farmaci, ad esempio il paracetamolo, utile sarebbe assumerla prima dell’inizio del trattamento e continuare poi alcuni giorni dopo la fine della somministrazione dei farmaci.Il trattamento con i rimedi naturali va sempre comunque consigliato da personale esperto per valutare le posologie più idonee in base alle patologie da curare.

venerdì 23 novembre 2018

Scoperto antibiotico per combattere il tumore al seno: il “genio” è meridionale

Scoperto antibiotico per combattere il tumore al seno: il “genio” è meridionale

***
Un altro orgoglio meridionale ha contribuito al progresso medico, presentando le sue ricerche su un antibiotico che agisce sul tumore al seno riducendo sensibilmente la profilassi di cellule neoplastiche.
La mente di questa ricerca è il Prof. Antonio Giuseppe Naccarato,originario di Trepuzzi nel Salento. Il medico, attualmente professore presso l’azienda ospedaliera di Pisa, avrebbe contribuito alla scoperta degli effetti benefici della doxiciclina su pazienti oncologici affetti da tumori alla mammella. La doxiciclina oltre a uccidere i batteri, hanno un effetto distruttivo anche sui mitocondri, le “centrali elettriche” delle cellule, di cui sono molto ricche le cellule staminali neoplastiche, responsabili dell’origine del tumore e delle recidive locali, della resistenza alle terapie e delle temute metastasi a distanza.
I risultati degli studi  sono sorprendenti, in quanto questo antibiotico sarebbe capace di eradicare le cellule staminali neoplastiche in otto diversi tipi di tumore, compreso il carcinoma della mammella. La ricerca clinica è stata condotta su 15 donne affette da carcinoma della mammella in stadio precoce e ha evidenziato, dopo solo 14 giorni di trattamento antibiotico, una riduzione significativa , di circa il 40%, del numero delle cellule staminali neoplastiche.
Una scoperta che potrebbe cambiare le sorti di molte donne affette da questo male, tramutando un finale incerto in un bellissimo lieto fine.
Immediati anche i complimenti del Comune di Trepuzzi nei riguardi del loro eccellente cittadino medico

***************************************************************
DA :IL TIRRENO

Scoperto a Pisa l'antibiotico che può curare il tumore al seno

La ricerca dell’università di Pisa (già pubblicata) è stata sperimentata con successo su 15 pazienti. I risultati, ancora non definitivi, sono molto incoraggianti


PISA. Hanno preso un antibiotico banale - la doxiciclina - di solito usata per curare l’acne. Prima l’hanno sperimentato in laboratorio (in vitro) in Gran Bretagna. Poi su 15 pazienti affette da carcinoma alla mammella, a Pisa. Nel centro di senologia diretto dalla professoressa Manuela Roncella. Una dose di 200 milligrammi per 14 giorni, prima di asportare il tumore “ridotto”. Così il gruppo di ricerca del professor Antonio Giuseppe Naccarato dell’azienda ospedaliera universitaria pisana ha avuto la conferma: gli antibiotici (alcuni) possono curare il tumore al seno.

Tumori nel 2018: al Sud ci si ammala di meno, ma al Nord si sopravvive di più Nel 2018 sono 373.300 i nuovi casi di neoplasie in Italia e a pagarne le spese è soprattutto il Sud. Nonostante nel Meridione il tasso di incidenza dei tumori sia più basso rispetto al Nord (13% tra gli uomini e 16% tra le donne), nelle regioni settentrionali si guarisce di più, grazie a cure migliori e una maggiore adesione ai programmi di screening. Sono solo alcuni dei dati che emergono dal nuovo rapporto "I numeri del cancro in Italia 2018", realizzato da AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori), e presentato dal Ministero della Salute. Ecco qui i dati principali del rapporto (a cura di Marisa Labanca)


I risultati sono in stato avanzato, anche se non definitivi. Ma sono molto incoraggianti. Tanto da essere già stati pubblicati (a ottobre) sulla rivista internazionale Frontiers in Oncology (una delle più accreditate nel settore dell’oncologia). Del resto questi studi sono frutto di collaborazione fra Pisa e l’università britannica di Salford che, grazie al professor Michael Lisanti, un’autorià in materia di ricerca sul cancro, per anni ha studiato l’effetto (in vitro) degli antibiotici sulle cellule tumorali. In Toscana la ricerca è curata da Cristian Scatena anatomopatologo e allievo della Scuola di dottorato in Scienze cliniche e traslazionali di Pisa

Il professor Lisanti - esordisce Scatena è un luminare della medicina traslazionale (branca della medicina biomedica che impegna risorse per migliorare prevenzione, diagnosi, terapie, ndr). «Da anni studia il metabolismo del cancro: cerca di capire da dove la malattia tragga l’energia per svilupparsi. E, con gli studi pre-clinici (in vitro), ha verificato come gli antibiotici possano ridurre, inibire, di fatto uccidere, le cellule staminali neoplastiche (tumorali) responsabili sia del ripresentarsi della malattia (le recidive), sia della resistenza alla terapia, sia della riproduzione delle cellule malate». Quindi, in Gran Bretagna i ricercatori del gruppo di Lisanti testano vari antibiotici su 8 diversi tipi di tumori. «Grazie a questa ricerca - riprende Scatena - possiamo verificare che: 1) la doxiciclina è uno degli antibiotici più efficaci per eradicare le cellule tumorali; 2) per la precisione, agisce sui mitocondri, considerate le “centraline energetiche” della cellula; 3) i mitocondri si comportano come batteri: inibendo i mitocondri, di fatto si impedisce la riproduzione o si uccidono le cellule malate».
Non solo. Le ricerche in vitro - sottolinea Scatena - evidenziano che l’impiego degli antibiotici come inibitori delle cellulle tumorali «è efficace in modo particolare nella cura di alcuni tumori come linfomi che avevano origine nell’occhio o nello stomaco. In particolare, ci si era resi conto della riduzione di massa tumorale (in vitro) nei pazienti trattati con terapia per debellare l’helicobacter pylori (il batterio causa di ulcere, gastriti). E questo avveniva anche quando il tumore non era causato direttamente dall’infezione del batterio». Da qui - prosegue Scatena l’idea di sperimentare la stessa tecnica pure per la cura del carcinoma alla mammella.

I risultati in vitro sono buoni. Quindi, si decide di passare dalla sperimentazione di laboratorio a quella clinica. A Pisa, esiste il centro senologico della professoressa Roncella, uno dei migliori d’Italia: qui le pazienti vengono prese in carica con percorsi personalizzati e seguite fino alla guarigione.

giovedì 22 novembre 2018

Il Bassado: un vecchio antibiotico per una ottima prevenzione della malaria


Il Bassado: un vecchio antibiotico per una ottima prevenzione della malaria

***
Bassado
Il Bassado (doxiciclina) è una vecchia tetraciclina, un antibiotico degli anni ’70, normalmente utilizzato per la cura di importanti infezioni batteriche: broncopolmoniti, tonsilliti, otiti e sinusiti, nefriti, cistiti, uretriti. Se ne fa grande applicazione nelle infezioni cutanee quali foruncolosi, ascessi, ferite infette. Si utilizza per prevenire le infezioni da puntura di zecca degli animali (tifo esantematico) ed anche per prevenire diarree ed infezioni cutanee. E' un ottimo farmaco nella cura di enteriti batteriche e farmaco di eccellenza addirittura per la cura del colera. La doxiciclina è quindi un grande farmaco, adatto per molteplici usi.
Per la prevenzione della malaria la scelta del MET Clinica del Viaggiatore, dopo decenni di prove, verifiche, esperienze e studi, e dopo aver utilizzato tutti i possibili antimalarici sulla piazza, specialmente in Africa, ma anche in Asia e nel Continente Americano, è caduta proprio sulle compresse di Bassado.
Ma perché consigliare il Bassado? Durante il viaggio è facilitato il contatto con i microrganismi più diversi. Il nostro organismo è forte e le difese sono potenti ma l’obiettivo primo è trovare una medicina, sicura con scarsi effetti negativi e che ci protegga nei confronti del maggior numero delle malattie.
Ricordo nuovamente a tutti l’utilizzo di questo antibiotico per la prevenzione e la cura di tante malattie infettive della pelle e dell’intestino di tipo batterico, trattiamo tanti giovani che hanno l’acne e la foruncolosi, somministrando la medicina per 8/10 mesi, tutti i giorni, senza creare problemi di sorta. Ne ricordo l’utilizzo per la prevenzione e la cura di tante malattie infettive e addirittura del colera. Desidero sottolineare la grande efficacia della doxiciclina nella prevenzione della malaria. Ottimo farmaco antimalarico maneggevole, sicuro, efficace, di pronto uso, da iniziare sul posto. Il farmaco è utile ed efficace per periodi brevi ma anche per lunghe somministrazioni, nei casi limite di luoghi con malaria stabile e continua.
Queste affermazioni sono frutto di una pratica clinica e preventiva durata anni, nelle condizioni più diverse. Abbiamo superato tranquillamente il migliaio di prescrizioni per la chemioprofilassi antimalarica con una protezione elevatissima. Anche gli effetti collaterali (pesantezza di stomaco alla assunzione, comparsa di piccole e limitate macchie cutanee, lieve astenia nei primi giorni di assunzione) si sono manifestati in pochi individui, su un utilizzo elevatissimo. E soprattutto non ho mai avuto reazioni di tipo psichico, neurologico riferite per altri farmaci antimalarici.

Quindi cosa devi fare per prevenire la malaria? Valuta il paese meta del tuo viaggio, l’ambiente dove ti rechi, le condizione stagionali e meteorologiche; non essere fatalista ne' ottuso nelle scelte e nelle decisioni di come tutelare la tua salute, è il peggior approccio per affrontare il tuo viaggio. Non rinunciare e non cambiare meta anche se sai di incontrare la malaria. Raggiungi il tuo obiettivo di tutelarti proteggendoti. Repellenti, lenitivi, vestiti idonei, attenzione al tramonto e durante la notte, zanzariere meglio se trattate, ambienti condizionati.
Come profilassi, sempre sentendo il parere dello specialista, il nostro consiglio è quello di rifornirti di una dose corretta di Bassado 100 mg, da assumere una volta al giorno, a pranzo, durante la permanenza nelle aree a rischio, e per sette giorni dall’uscita dall’area malarica. Il farmaco è ancora efficace ed ha mostrato scarsissima resistenza, forse perché poco usato. Se viaggi in foresta o in savana, negli altopiani o nelle bianche spiagge tropicali, se pernotti in grandi alberghi oppure in resort o affronti il viaggio in tenda, la doxiciclina ti protegge da svariate infezioni di parassiti o di batteri, e solo per queste molteplici protezioni ne vale la scelta.
Naturalmente come tutti i farmaci ci sono delle controindicazioni precise: per i bambini sotto i 12 anni e le donne in gravidanza è opportuno evitare l’assunzione del farmaco. Per i soggetti allergici alle tetracicline esistono i farmaci alternativi quali malarone o lariam.
E per la sensibilizzazione della pelle ai raggi del sole? Desidero fornire una risposta scientifica ma anche una mia esperienza diretta dopo anni di utilizzo: 100 mg di tetraciclina (bassa dose) non sensibilizzano la nostra pelle mediterranea già ricca di melanina. Non siamo Finlandesi o Scozzesi. Noi mediterranei abbiamo una protezione naturale al sole. Quindi sfatiamo la leggenda metropolitana del rischio solare. In ogni caso è buona norma proteggersi sempre dai raggi dell’amico sole con protezioni idonee. Non ultimo motivo di celta riguarda il costo. Meno di 5 € a confezione il che non guasta.
Ed ora buon viaggio al tropico!
Dr. Paolo Meo
Medico Tropicalista
Presidente del MET Clinica del Viaggiatore

domenica 18 novembre 2018

MAGNESIO IL MINERALE DEI MIRACOLI

IL MAGNESIO  IL MINERALE DEI MIRACOLI
***



Se dovessimo considerare le reazioni enzimatiche che regola non esiteremmo a considerarlo il metallo

 importante del corpo umano. Certamente altri metalli sono importanti, anzi, direi fondamentali perchè se manca uno di essi non sarebbe possibile la vita, però nessun altro metallo od oligoelemento è alla base di oltre 300 reazioni enzimatiche. Si direbbe che la VITA abbia preso come base, oltre ai quattro elementi fondamentali(idrogeno, ossigeno, carbonio ed azoto) anche il magnesio. Nonostante le oltre 300 razioni enzimatiche che regola, la quantità di questo metallo nel corpo è abbastanza modesta, solo 30 grammi di media, mentre ad esempio il calcio, che regola poche reazioni enzimatiche si trova nell'organismo in quantità assai maggiore perchè va a costruire lo scheletro. Ma anche nello scheletro il magnesio gioca un ruolo fondamentale, in quanto permette al calcio, tramite numerose razioni enzimatiche di fissarsi nello scheletro. Inoltre il magnesio entra nello scheletro anche in modo diretto come costituente effettivo sotto forma di fosfato di magnesio. La sua carenza è una delle principali cause di osteoporosi. Una delle sue funzioni fondamentali è inoltre quella di regolare , insieme al sodio, il potenziale di membrana delle cellule, il magnesio come ione endocellulare, il sodio come ione esocellulare. L'equilibrio di questi due ioni è di fondamentale importanza in quanto se viene a mancare l'uno o l'altro si creano gravi squilibri nel potenziale di membrana con conseguente perdita dei RECETTORI G DI MEMBRANA. Il magnesio è abbastanza facile che subisca delle carenze a differenza del sodio che molto spesso è usato in eccesso. La maggior percentuale del magnesio (60% circa) è localizzato nello scheletro. Il restante 36% del magnesio è localizzato a livello endocellulare dove regola appunto, oltre 300 reazioni enzimatiche, e solo il 4% si trova a livello esocellulare e nel plasma. La concentrazione plasmatica è inaffidabile, in quanto non rispecchia fedelmente il magnesio endocellulare. Il magnesio inoltre è fondamentale perchè regola l'ingresso endocellulare di numerosi ioni che hanno pure un importanza fondamentale. Un esempio è quello del potassio: senza magnesio non potrebbe entrare nella cellula. Una volta che il magnesio è entrato nello scheletro va a costituire la matrice dura dello scheletro ed è difficilmente mobilizzabile, per cui se c’è uno scarso introito alimentare non possiamo contare sul magnesio scheletrico, ma la cellula va inevitabilmente incontro a gravi squilibri. Dopo queste considerazioni possiamo prendere in considerazioni le numerose proprietà del magnesio sui vari organi.

    Effetti sulle ossa. Il magnesio previene gli stati di osteoporosi aiutando le ossa a fissare calcio e fosforo e intervenendo sugli osteoblasti, cellule specializzate nella costruzione di tessuto osseo. Inoltre contrasta la formazione di depositi calcarei a livello delle articolazioni prevenendo i fenomeni di artrite. Importante anche nel mantenimento dell’apparato dentale per l’effetto sulla fissazione del calcio. Il ruolo del magnesio nella fissazione del calcio è dovuto alla proprietà che ha tale minerale nell’equilibrare l’attività dell’enzima chiamato transglutaminasi. Il magnesio, oltre a svolgere un ruolo di controllo è anche in grado di riparare i danni causati da un’iperattivazione della transglutaminasi.

    Effetti sul SNC  Il magnesio ha un’azione efficace contro il nervosismo e gli stati d’ansia e per questo è indicato nel trattamento di depressione, impotenza non legata a cause organiche e situazioni in cui si verificano ipocondria, attacchi di panico o paura eccessiva. I benefici del magnesio in queste situazioni sono dovuti al fatto che un aumento degli stati di ansia o di stress provoca un maggior consumo di magnesio. Di conseguenza se non si assume magnesio quando ci si sente stressati o ansiosi si rischia di andare incontro a carenza di questo minerale.

    Effetti sull’apparato gastrointestinale. L’assunzione di magnesio regola i processi digestivi e interviene regolando l’intestino sia in caso di stipsi che in caso di diarrea. Ha effetti positivi anche in caso di colite cronica e spasmi digestivi, perchè il magnesio agisce sulla muscolatura della parete intestinale alleviando gli stati infiammatori e riportando il pH ai valori intestinali di alcalinità. Il lieve effetto lassativo aiuta inoltre a mantenere l’intestino pulito. Inoltre uno studio ha evidenziato che il magnesio a livello intestinale favorisce lo sviluppo del Bifidobacterium Bifidum che ostacola i Clostridi ed i Coli, ciè favorisce una flora probiotica.

    Effetti su condizioni legate allo stress: Il magnesio interviene sul sistema nervoso calmando lo stato di eccitabilità dei nervi. Ne derivano una distensione generale e un sollievo dai problemi fisici legati allo stress come mal di testa, colon irritabile, aumento del battito cardiaco, dolori allo stomaco e tensione muscolare.

    Effetti sul sistema muscolare. La giusta dose di magnesio nell’organismo previene l’insorgere di crampi muscolari, stanchezza, e contratture neuromuscolari. Riduce anche i fenomeni di iper eccitabilità in quanto agisce anche a livello dei neuroni del sistema nervoso che controllano il sistema muscolare, i moto neuroni, regolando il flusso ionico a livello della membrana.

    Effetti sulla metabolismo .Oltre a questi effetti benefici comprovati il magnesio sembra giochi un ruolo anche nella regolazione del metabolismo, viene infatti utilizzato nel trattamento dell’obesità, quindi non fa ingrassare ed è addirittura utilizzato come coadiuvante per dimagrire. Come detto, infatti, esso ha un’azione distensiva sul sistema nervoso e quindi evita l’assimilazione di cibo dovuta allo stress, ed inoltre diminuisce i livelli di trigliceridi nel sangue e mantiene alti quelli del colesterolo buono HDL. Inoltre recenti studi lo vedono implicato nella regolazione del glucosio per la sua attività di cofattore enzimatico.

    Effetto sul colesterolo e sui trigliceridi: il magnesio riduce mediamente il colesterolo del 20% agendo su una catena enzimatica che è alla base della produzione del colesterolo. Inoltre riduce del 30% i trigliceridi (cosa che le statine non fanno). Però mentre sul colesterolo ha un azione regolatrice e lo abbassa quando è alto e cioè sopra i 240 mg/dl mentre non ha nessuna azione se è basso (sotto i 190 mg/dl), sui trigliceridi al contrario l’azione riducente è costante, qualsiasi sia il loro valore.

    Recenti studi hanno anche visto l’importanza del magnesio, associato ad alcune vitamine, sulla preservazione dell’udito nei fenomeni di sordità traumatica e sulla preservazione dei nervi dell’orecchio interno.

    Effetti sulla pelle. Il magnesio ha un effetto purificante sulla pelle e per questo motivo viene impiegato nei trattamenti dell’acne per la sua azione antibiotica diretta.. Per risolvere l’acne si utilizano 3 gr di magnesio/die. Il magnesio è antibiotico, antibatterico ed anti infiammatorio naturale e quindi molto efficace contro l’acne, i benefici sono evidenti dato che i brufoli sono causati da infiammazioni cutanee provocate da batteri.

    Azione antibiotica diretta sistemica.  Infatti solo se è presente il magnesio la Vit D è in grado di produrre attraverso i T-Linfociti le CATELICIDINE specifiche per batteri, virus e miceti. Queste sono degli anticorpi complessi che agiscono in maniera estremamente selettiva contro l’agente patogeno sgretolandone la membrana.

    Azione anti infiammatoria. Il magnesio agisce come antinfiammatorio in tutti gli stati infiammatori, il meccanismo è complesso dal momento che regola 300 reazioni enzimatiche. L’assunzione di 2 gr di magnesio al giorno riporta a valori normali i parametri dell’infiammazione, PCR e VES, se alterati.

    Azione sul sistema cardio-vascolare. Si potrebbe dire che il magnesio associato alla Vit D3 è il miglior anti aterosclerotico che esista, determina un abbassamento del colesterolo, dei trigliceridi e dell’omocisteina ed impedisce che si formi la placca ateromasica. Ha anche un azione antiaggregante piastrinica. Inoltre è il fattore fondamentale per la contrazione del muscolo cardiaco, un suo aumento determina un rallentamento del battito per un aumento dell’ossigenazione.

    Effetti sul ciclo di Krebs. Il magnesio attiva tutta l’attività mitocondriale ed il trasporto dell’ossigeno, determina in tal modo una maggior ossigenazione della cellula. Una sua carenza determina ipossia a livello cellulare, ed una sua grave carenza determina la morte cellulare per un impossibilità della cellula di utilizzare l’ossigeno.

    Qp. Il magnesio è il miglior antitumorale esistente in natura, e questo è dovuto alla sua azione di ossigenazione cellulare ed alla sua regolazione di oltre 300 reazioni enzimatiche. In sua presenza la cellula non degenera in cellula tumorale, mentre una carenza di magnesio, per l’ipossia che si determina e per l’alterazione di tutto il patrimonio enzimatico la fa degenerare in cellula neoplastica. Il magnesio non ha solo un azione preventiva ma anche curativa dei tumori, in quanto va ad attivare nelle cellule tumorali il ciclo dell’ossigenazione, ovvero i mitocondri che erano stati spenti e messi in disparte.

    Il magnesio perché operi correttamente ha bisogno di una certa quantità di Vit D. Infatti pure questa entra nella maggior parte delle reazioni enzimatiche del magnesio. Si potrebbe dire che un alta quantità di magnesio comporta una minor necessità di Vit D, mentre una bassa quantità comporta un alta quantità di Vit D. Il livello che normalmente si considera di Vit D fra 30 e 100 ng/ml è strettamente dipendente dalla quantità di magnesio nella cellula.

Il magnesio è il minerale meno tossico in assoluto ed anche alte quantità generalmente non comportano effetti tossici anche per via iniettiva. Se somministrato per via iniettiva può determinare un effetto sedativo che può essere utilizzato nei fasi di pre-anestesia, ma anche per via iniettiva non disturba mai i reni per il suo basso peso atomico. Infatti è il minerale che meglio viene eliminato anche nelle insufficienze renali abbastanza avanzate, anche se in questi casi si consiglia di darlo in dosi modeste e di monitorare il suo valore ematico. Se dato per bocca invece l’assorbimento è condizionato dalla Vit D, una giusta quantità di questa determina un alto assorbimento del magnesio mentre un basso valore di Vit D (es 10 ng/ml) determina un basso assorbimento del magnesio. E’ quindi sempre fondamentale assumerlo quando i livelli di Vit D sono nel Range terapeutico..

Esistono tre Sali di magnesio che io consiglio:

    Il citrato di magnesio, generalmente ben assimilabile, se ne utilizzano 1-2 cucchiaini prima di andare a letto( favorisce anche il sonno).

    Il pidolato di magnesio: è il sale di magnesio meglio assimilabile in assoluto, si trova già pronto in Farmacia in bustine predosate, generalmente una bustina corrisponde ad una dose giornaliera.

    Il cloruro di magnesio: sarebbe il magnesio che si estrae dall’acqua di mare, ma dato il suo sapore eccessivamente amaro, ed il suo effetto lassativo, generalmente viene assunto meno degli altri due sali sopra elencati;un buon sistema per assumerlo è diluirlo in molta acqua, ad esempio 1 cucchiaino in 1 litro e mezzo di acqua da bere un po alla volta durante il giorno: in tal modo il sapore amaro quasi neppure si percepisce.

Le colpe di mio fratello ricadano su di me

Le colpe di mio fratello ricadano su di me

  • 1
    Share
Articolo tratto dal numero di Tempi di ottobre (attenzione, di norma l’accesso agli articoli del mensile è riservato agli abbonati: abbonati subito!)
La verità non è solo trasparenza. Non è appena un “dirsela tutta”. La verità, scrive Pier Paolo Bellini nelle pagine precedenti, è una relazione che può arrivare a costare perfino il sacrificio di sé. Difficile immaginare in che modo si possa declinare tutto questo davanti a un tema divisivo come l’omosessualità. Di solito viene più facile schierarsi: buoni di qua, cattivi di là. Forse però, un aiuto a superare la logica delle opinioni con la forza della relazione può venire dalla formidabile testimonianza di Jean Daniélou. Da una piega poco conosciuta della vita di questo grande teologo dimenticato che in un certo senso rende ancora più sconvolgente il caso della sua morte, illuminandolo come un sacrificio anche più radicale di quanto apparve all’epoca.
Figlio di un politico mangiapreti e di una donna di fede operosa, accostato meritatamente a giganti del pensiero cristiano moderno come Joseph Ratzinger, Jean Daniélou fu uno dei più ascoltati periti del Concilio Vaticano II, animatore, con il confratello gesuita Henri De Lubac, della riscossa della teologia del secondo Novecento. Creato cardinale nel 1969 da papa Paolo VI, fu stroncato da un infarto nel 1974 mentre si trovava a casa di una prostituta di nome Mimì Santoni. I giornali non esitarono a scatenargli contro un linciaggio furibondo e il suo nome fu rapidamente seppellito nel silenzio. Anche da parte dei suoi compagni gesuiti, i quali non gli avevano mai perdonato l’intervista alla Radio Vaticana con cui due anni prima (1972) il cardinale aveva in pratica sancito una tacita rottura con loro, parlando di «una crisi molto grave della vita religiosa», peggio: una «decadenza» provocata da «una falsa interpretazione del Vaticano II».
La Compagnia però sapeva benissimo come stavano le cose. Tutte quelle calunnie sulle circostanze della morte di Daniélou erano, appunto, solo calunnie. Quel giorno il cardinale si era recato da Mimì per portarle i soldi necessari a pagare un avvocato che tirasse fuori dal carcere il marito di lei. Altro che scappatella. L’insigne intellettuale in gran segreto spendeva se stesso e spendeva del suo per soccorrere i derelitti. Eppure fu trasformato in zimbello, un imbarazzo da relegare nell’oblio, pagando carissima la sua dedizione a Cristo incarnato negli ultimi. Fu peggio che un martirio: fu una totale umiliazione.

IL DONO TOTALE

Ma in fondo è quello che Daniélou aveva sempre sperato, se così si può dire. I suoi Diari spirituali sono una continua implorazione della croce: «O, Gesù, dammi il tuo cuore come cuore di prete», annotava già nel 1936, quando era ancora uno studente di teologia. «E ovunque, Gesù, con tutti, donami un cuore misericordioso che apra i cuori. Che il mio crocifisso mi richiami senza sosta la doppia lezione del completo distacco di colui che non è più se non di Dio e dell’amore infinito, fino alla morte, fino al dono totale, per gli uomini». Fu accontentato.
Sempre nei Diari spirituali, pubblicati vent’anni dopo la morte di Daniélou, c’è una traccia, discreta, di un’altra testimonianza di questo tipo. È stata riportata alla luce nel 2015 da un convegno organizzato alla Pontificia Università della Santa Croce a Roma, opportunamente valorizzato dal vaticanista Sandro Magister(opportunamente non solo perché l’ateneo dell’Opus Dei è tra le poche istituzioni cattoliche impegnate nella riscoperta della figura di Daniélou, ma anche perché i Diari , come tutte le opere del cardinale, sono ormai praticamente introvabili).
Aveva un fratello omosessuale il cardinale Daniélou. Si chiamava Alain ed era anche lui una celebrità intellettuale all’epoca, sebbene di segno assai diverso. Oltre a essere un luminare delle culture e delle religioni orientali (induismo in particolare), era una specie di proto-icona arcobaleno: erano appena gli anni Quaranta e Alain aveva già un “compagno di vita”, il fotografo svizzero Raymond Burnier. Ci si può immaginare che Jean Daniélou non abbia mai fatto sconti alle scelte di vita di Alain, e però, come ha notato per il blog di Magister padre Jonah Lynch, tra i promotori del convegno, «nei Diari sono toccanti le pagine in cui Jean Daniélou offre la propria vita per la salvezza del suo fratello omosessuale Alain, mentre a sua volta quest’ultimo, nel Chemin du labyrinthe, rende omaggio a Jean e al suo amore sincero, pur non condividendo le sue posizioni. Si vede risplendere nella vita del cardinale un approccio “pastorale” e delicato, un genuino amore evangelico, che tanto va di moda adesso, ma assieme al prezzo altissimo che tale amore esige. In Jean Daniélou l’amore ai lontani non era cosmesi, ma una realtà che valeva persino il martirio».
Avrebbe dato tutto Daniélou per quel fratello disperso, non solo il sangue ma anche una cosa che per gli uomini del suo calibro vale perfino di più: la reputazione. A un certo punto, per diverso tempo, a partire dal 1943, il cardinale si mise a celebrare ogni mese una Messa per gli omosessuali. O meglio: per la salvezza delle loro anime. Aveva in mente Alain. E offrirgli una Messa, per il cardinale francese, non era un gesto di cortesia a costo zero, non era come recitare una preghiera distratta. Si legge nei Diari spirituali: «Considererò la mia vita come non inutile se a motivo di essa l’anima di Alain è salvata», anche se «non conosco la misura dell’immolazione che Dio desidera da me per questo».
Al pensiero del fratello avviato sulla strada sbagliata si struggeva letteralmente Daniélou: «Gesù, ho capito che non vuoi che io distingua i miei peccati dagli altri peccati del mondo, ma che io entri più profondamente nel tuo cuore e mi consideri responsabile dei peccati delle persone che vorrai: quelli di Alain, di chiunque piacerà a te. Mi fai sentire, Gesù, che devo scendere ancora più giù, prendere con me i peccati degli altri, accettare di conseguenza tutti i castighi che essi attireranno su di me dalla tua giustizia e in modo particolare il disprezzo delle persone per le quali offrirò me stesso. Accettare, anzi, desiderare di essere disonorato, anche agli occhi di quelli che amo. Accettare le grandi abiezioni, di cui non sono degno, per essere pronto almeno ad accettare le piccole. Allora, Gesù, la mia carità assomiglierà a quella con cui mi hai amato».

IL DISPREZZO E LA SALVEZZA

Come detto, questo disonore quasi agognato per amore sarebbe arrivato, e in maniera irreparabile agli occhi del mondo. Agli occhi di Dio, chissà. Si sa invece come questa segreta immolazione del cardinale apparve agli occhi del fratello Alain. È scritto in una pagina bellissima della sua autobiografia:
«Jean fu sempre con me di una gentilezza perfetta. Per tutta la sua vita conservò un rimorso per il modo in cui la famiglia mi aveva trattato e lasciato senza sostegno. L’ha detto spesso ad amici comuni. Quando il mio amico Raymond morì, confidò a Pierre Gaxotte, nei corridoi dell’Accademia di Francia, di essere tristissimo, pensando che io ne fossi profondamente colpito.
Essere nominato al rango di cardinale fu per Jean una liberazione. Era finalmente libero dalla costrizione gesuitica di cui aveva sicuramente sofferto. Gli ultimi anni della sua vita furono i più felici.
La sua morte e lo scandalo da essa provocato, quando lui era diventato una delle maggiori figure della Chiesa, è stata una specie di vendetta postuma, uno di quei favori fatti dagli dei a quelli a cui vogliono bene. Se fosse morto qualche momento prima o dopo, o se avesse fatto visita a una signora del sedicesimo arrondissement col pretesto di opere di beneficenza, invece di portare i proventi dei suoi scritti teologici a una povera donna bisognosa, non ci sarebbe stato nessuno scandalo.
Da sempre Jean si era dedicato alle persone malviste. Aveva, per un certo periodo, celebrato una messa per gli omosessuali. Cercava di aiutare i detenuti, i delinquenti, i ragazzi in difficoltà, le prostitute. Ho ammirato profondamente questa fine di vita simile a quella dei martiri, il cui profumo sale al cielo tra l’obbrobrio e i sarcasmi della folla.
È morto come muoiono i veri santi, nell’ignominia, nei sogghigni, nel disprezzo di una società astiosa e vile. Negli ultimi anni della vita di mio fratello, abitavo vicino a Roma ed ero, nell’opinione del clero, un apostata di un certo rilievo. C’era chi ci confondeva l’uno con l’altro e alcuni critici avevano persino attribuito a mio fratello il mio libro L’Érotisme divinisé, dicendo: “Si sa della libertà di spirito dei gesuiti, però…”. Mio fratello provvide a dimostrare che lo scandalo non è dato dalle nostre credenze o dai nostri atti ma dall’ironia degli dei, che ridono di queste accozzaglie di regole di vita e di cosiddette “verità che bisogna credere”, di cui gli uomini attribuiscono a loro la paternità».
L’altro Daniélou, il cardinale, il grande teologo gettato nella polvere, scaricato dagli amici, dimenticato da tutti, l’aveva già riassunta molto tempo prima questa storia, con le parole buttate giù a trent’anni in una stanzetta nella casa di vacanza dei gesuiti a Penboc’h: «Qui risiede lo spirito autentico della mia vocazione: consacrarsi; non ricevere in cambio che disprezzo; eppure attraverso di ciò condurre alla salvezza quegli stessi che ti disprezzano».

sabato 17 novembre 2018

Acido alfa-lipoico: la guardia del corpo dei nostri nervi e non solo


Acido alfa-lipoico: la guardia del corpo dei nostri nervi e non solo


L’acido alfa-lipoico (spesso abbreviato in ALA), è un acido grasso con una potente azione antiossidante che aiuta a combattere lo stress ossidativo provocato dai radicali liberi (responsabili dell’invecchiamento e dei danni cellulari) sia all’esterno che all’interno della cellula nervosa. Rappresenta quindi una molecola preziosa per la persona diabetica, in quanto favorisce la protezione del sistema nervoso e aiuta a contrastare la neuropatia diabetica. La sua utilità è stata sottolineata anche al recente NEURODIAB 2018 che si è svolto a Roma il 4-7 settembre 2018, in particolare quando iniziato precocemente e utilizzato per lunghi periodi.

Dove viene prodotto l’acido alfa-lipoico?
L’acido alfa-lipoico è un acido grasso contenente zolfo, che viene naturalmente prodotto dal fegato e da altri tessuti del nostro organismo. Viene inoltre assorbito intatto da alcuni alimenti introdotti con la dieta e si accumula in alcuni tessuti (fegato, cuore, muscolo, cervello e nervi e altri).

Dove agisce l’acido alfa-lipoico?
ALA-acido-alfa-lipidicoL’ALA combatte i radicali liberi in ogni parte del neurone (ma anche delle altre cellule) ed è l’unico antiossidante a riuscire a farlo. Tra le peculiarità uniche dell’acido alfa-lipoico, c’è, infatti, quella di poter agire sia all’interno della cellula, in un ambiente acquoso (idrofilo) come il citoplasma delle cellule (dove agiscono anche altri antiossidanti come la vitamina C, sia in un ambiente oleoso ovvero ricco di lipidi(lipofilo) com’è la membrana dei neuroni e delle cellule, la cui integrità è fondamentale per la trasmissione degli impulsi nervosi; in definitiva, l’ALA può raggiungere tutti i compartimenti di una cellula proteggendola dentro e fuori dall’attacco incessante deiradicali liberi.

Come agisce l’ALA?
Sia l’acido alfa-lipoico che la sua forma ridotta DHLA (cioè che ha già esercitato la sua azione antiossidante e perciò ha acquistato un elettrone) funzionano come una coppia di potenti antiossidanti, esercitando una cosiddetta azione “scavenger” (spazzino) tra le più potenti sui radicali liberi dell’ossigeno (ROS o Reactive oxygen species, specie reattive dell’ossigeno). Ma c’è di più. Esso, infatti, interviene e promuove importanti cicli metabolici come la produzione di energia e anche questo è un aspetto molto importante, in quanto i radicali liberi attaccano, danneggiandole, anche lemembrane dei mitocondri, piccoli organuli presenti all’interno delle cellule, che sono sede delle risorse energetiche e di autoriparazione del nervo.

battaglia tra radicali liberi e ALA
L’acido alfa-lipoico, inoltre, può riciclare e rigenerare i naturali antiossidanti idrosolubili (come la vitamina C e il glutatione) e anche quelli liposolubili(come la vitamina E e il coenzima Q), amplificandone gli effetti. Così facendo protegge nervi e vasi sanguigni (che portano i fattori nutritivi) dai pericolosi attacchi dei ROS, favorendo il benessere delle fibre nervose e svolgendo una generale azione anti-aging. L’ALA, in definitiva, ne protegge l’integrità e le mantiene più giovani a lungo e quindi più in grado di trasmettere in modo efficiente gli impulsi nervosi, indispensabili per la conduzione neuro-muscolare.
Alcuni studi hanno documentato che, somministrato per via orale o endovenosa a dosi si 600-1200 mg/die, l’ALA favorisce la riduzione dei sintomi della neuropatia diabetica (formicolio e intorpidimento alle gambe, dolori brucianti, senso di stordimento) nell’arco di 3-5 settimane di integrazione.

Ci sono altri effetti dell’ALA utili alle persone diabetiche?
L’acido alfa-lipoico ha anche altri effetti benefici che lo rendono interessante per le persone con diabete di tipo 2 quando somministrato ad alti dosaggi. Alcuni studi hanno documentato che aumenta la sensibilità all’insulina (anche nelle donne con sindrome dell’ovaio policistico) favorendo l’assorbimento del glucosio e un miglior controllo della glicemia. Favorisce anche una riduzione dei trigliceridi nel sangue. Gli studi hanno documentato che anche ad alti dosaggi l’ALA è sicuro e ben tollerato, in ogni caso per scegliere un’eventuale integrazione è sempre bene chiedere al proprio medico o al farmacista di fiducia.

È vero che gli antiossidanti lavorano meglio in squadra?
In effetti è così; tra gli antiossidanti, l’unione fa la forza per proteggere il nervo e questo vale anche per l’ALA. A livello della cellula nervosa (neurone), alcuni studi hanno documentato che l’acido alfa-lipoico agisce in sinergia con altri antiossidanti e sostanze cosiddette neutrofiche grazie alla spiccata azione neuroprotettiva che svolgono, in grado di accelerare la riparazione e la rigenerazione del nervomigliorandone la velocità di conduzione nervosa.
Tra gli altri antiossidanti, con cui agisce l’ALA, vanno citati soprattutto la superossidodismutasi o SOD, un potentissimo antiradicalico, tra i più studiati, che agisce all’origine dello stress ossidativo e che ha dimostrato un’ azione antinfiammatoria neuroprotettivasinergica con l’ALA; la vitamina E e il selenio che contribuiscono alla naturale protezione delle cellule nervose dallo stress ossidativo provocato dai radicali liberi.
Tra neurotrofici più noti e benefici c’è l’acido gamma-linolenico (GLA), un acido grasso polinsaturo essenziale (Essential Fatty Acids o EFA), che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare da solo e che deve essere assunto attraverso una dieta giornaliera appropriata.

Il GLA è un componente della membrana delle cellule nervose dove svolge un’attività riparativa ed è indispensabile per mantenere un’ottimale fluidità di membrana, elemento particolarmente rilevante per la funzionalità delle membrane nervose e della guaina mielinica (la mielina è il rivestimento di ogni cellula nervosa che consente una conduzione più veloce degli impulsi nervosi).

Quali altre attività svolge l’acido alfa-lipoico?
L’acido alfa-lipoico protegge anche dall’ossidazione del colesterolo-LDL (il colesterolo “cattivo”) agendo – quindi – come un fattore di prevenzione del rischio di malattie cardiovascolari. Alcuni studi hanno, inoltre, documentato la capacità dell’ALA di chelare metalli ovvero di catturare e requisire soprattutto rame e ferro che in alcune cellule porterebbero alla formazione di sostanze fortemente ossidanti.
Altri studi hanno evidenziato la capacità dell’acido alfa-lipoico di migliorare la “tolleranza al glucosio”, quindi di favorire un miglior funzionamento del metabolismo degli zuccheri nelle persone diabetiche e/o obese
 (nelle quali svolge quindi un’azione protettiva sulla neuropatia diabetica grazie alla sua potente azione antiossidante). Questa sua attività, lo rende utile anche nel miglioramento della performance sportiva (ottimizzando l’utilizzo dell’energia) area in cui è anche importante come “scavenger” dei radicali liberi prodotti nel corso dell’attività muscolare di elevata intensità. Ma non è ancora finita: ulteriori studi hanno evidenziato un’azione ipotensiva ed antinfiammatoria che si sta ancora studiando.
L’acido alfa-lipoico viene considerato un memory-enhancer, ovvero una sostanza in grado di migliorare la memoria in età avanzata e contrastare l’invecchiamento del cervello sempre grazie alla sua potente azione antiossidante.

Quali sono le fonti più ricche di acido alfa-lipoico?
In natura, le fonti più ricche di acido alfa-lipoico sono i tessuti animali ad alta attività metabolica (carne rossa, cuore, fegato, rene) che non si consumano spesso. Tra le fonti vegetali ci sono, in via decrescente: spinaci, broccoli, pomodori, piselli, cavolini di Bruxelles, riso.
L’acido alfa-lipoico può essere ricavato anche dall’assunzione giornaliera di unintegratore alimentare che assicura un dosaggio fisso giornaliero dell’acido grasso. Per un consiglio adeguato alle proprie necessità è utile chiedere al proprio medico o al farmacista di fiducia.