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domenica 30 luglio 2023

Gesù

 Se predichi Gesù, egli scioglie i cuori duri; 

se lo invochi, addolcisci le amare tentazioni; 

se lo pensi, ti illumina il cuore;

se lo leggi, egli ti sazia la mente.

*S. Antonio da Padova*

Solo la religione – può creare il vincolo sociale

 Solo la religione – può creare il vincolo sociale

Per Leone XIII, però, ordine morale, Dio e religione sono strettamente connessi, tanto che egli volle chiarire proprio questo punto nella prima parte dell’enciclica Au milieu des sollicitudes, espressamente scritta, l’anno successivo (1892), a completamento della Diuturnum Illud.

Solo la religione – dice il Papa – può creare il vincolo sociale”. Scopo della società civile, infatti, è il “perfezionamento morale” dei suoi componenti. Ma “la morale, (…) poiché partecipa ad ogni atto umano, postula necessariamente Dio e, con Dio, la religione, questo sacro vincolo che ha il privilegio di unire a Dio, prima di dar vita a qualsivoglia altro legame (…). Poiché dunque la religione è l’espressione interiore ed esteriore di questa dipendenza che dobbiamo a Dio a titolo di giustizia, ne deriva un impegno tassativo”. L’estromissione di Dio dalla società finisce con l’”annientare (…) lo stesso senso della morale nel più profondo della coscienza”. Per questo la religione è stata sempre e in ogni luogo considerata il fondamento della moralità, sia personale che sociale. Ciò vale a maggior ragione per “la Religione Cattolica (…), per il fatto stesso che è la vera Chiesa di Gesù Cristo (…). Se dunque viene meno questo fondamento”, il popolo non potrà essere salvato “dalla decadenza morale e, forse, dalla dissoluzione”.

Prendendo atto, dopo centocinquant’anni, del valore profetico di queste parole, non possiamo evitare di chiederci perché il Magistero postconcilare, proprio contestualmente all’aggravarsi, con la secolarizzazione, della decadenza morale della società, ha sfumato sempre di più l’insegnamento tradizionale della Chiesa circa il legame tra bene comune e ruolo pubblico della religio vera. Legame che, certamente, per essere riconosciuto, suppone la presenza di una società cristiana, che oggi, come già ai tempi della Diuturnum, è solo un ricordo; esso però, ricordava Leone XIII, è nell’ordine delle cose, dal quale non può essere cancellato.

Curare, educare, governare

Curare, educare, governare

 "Kum" è una parola forte e antica. Rinvia alle tante dimensioni del curare e del prendersi cura. È l’esortazione che Gesù rivolge in aramaico alla fanciulla che ha appena risanato. “Alzati, fanciulla!”, le dice. “Talithà, kum!”. Gesto che restituisce alla vita, invito a ritornare nel mondo, parola che dischiude orizzonti. Il sottotitolo, “Curare, educare, governare”, allarga il campo della riflessione. Ogni giorno, in ogni istante ci prendiamo cura dell’altro, incontriamo un altro che si prende cura di noi. Un amico, un familiare, uno straniero, un paziente. Tra le mura di casa, nello spazio della città. Ma quel sottotitolo, “Curare, educare, governare”, allude anche alla difficoltà, all’ambiguità del curare e del prendersi cura. Quei tre verbi vengono pronunciati da Sigmund Freud nell'autunno della sua vita, in un passo famoso di "Analisi terminabile e interminabile". Il padre della psicoanalisi li usa per indicare i tre mestieri impossibili che da sempre accompagnano l’uomo. Come fare il bene dell’altro senza sostituirsi a lui? Come accogliere quel gesto senza che esso si traduca in ordine, ingiunzione, comandamento? Come evitare che la strada che indichiamo o che ci viene indicata sia segnata una volta per tutte, marchiata dal gesto di chi l’ha inaugurata anziché dall’impronta singolare di chi la percorrerà? Curare, educare, governare, ci dice Freud, sono i tre possibili che ogni giorno rischiano di precipitare nell'impossibile. E i tre impossibili che ogni giorno siamo chiamati a rendere ancora una volta possibili. 


Questa la riflessione che, nel 2016, presentava l'edizione zero del KUM Festival. Dal 2016, Kum!Festival si è svolto ogni anno, presso la Mole Vanvitelliana di Ancona. 


SC

sabato 29 luglio 2023

Suor Elvira

 Suor Elvira e il paradosso del cristianesimo.

Nel suo sorriso c'è tutto il paradosso del cristianesimo. Lei ha affrontato situazioni difficilissime. Si è presa in carico la vita di giovani che nessuno avrebbe voluto prendere. Non solo drogati, spacciatori, ndranghetisti, chi più ne ha più ne metta. Ma giovani che, pur essendo non dipendenti da droghe, avevano situazioni difficilissime in famiglia, portandola all'esasperazione. Genitori che non sapevano più che pesci prendere coi propri figli. Che magari, per l'intervento di una zia, o di una conoscente, venivano indirizzati da Suor Elvira. E lei se li prendeva, come pulcini infreddoliti e bagnati sotto il suo manto materno e li proteggeva dalle insidie del mondo, fino alla loro sicura conquista di indipendenza. Era dura, durissima per loro e per le loro guide (in genere ragazzi formatisi nella stessa comunità). Le regole erano molto precise: i servizi, le ore di lavoro, le ore (non i minuti) di preghiera. Con la preghiera da Madre Elvira non si scherza. Essa è la base di tutto il percorso restaurativo. E' la condizione della resurrezione. Però nessun obbligo, nessuna costrizione, nessuna medicina. Ma come nessuna medicina? A degli strafatti, o dei violenti ipocondriaci, neanche mezzo Xanax, neanche mezza benzodiazepina? Neanche. E in più i cancelli della comunità sempre aperti, di giorno e di notte. Conobbi n ragazzo francese nella comunità cenacolo di Loreto. Non era drogato. Apparentemente sembrava il ragazzo più calmo di questa terra. Ma con la propria famiglia aveva una relazione impossibile. Fu una zia a salvarlo, indicandogli la strada di Suor Elvira. Ed ecco l'unica altra condizione per fare il percorso della comunità. Occorre volerlo fare, questo è forse l'unico grande requisito richiesto. Per volere la guarigione bisogna abbandonare ogni superbia, riconoscersi malati, affidarsi ai consigli di chi ne sa più di te. Niente furberie, niente opportunismi, basta ingannare chi ti vuole bene.

In questi giorni stiamo uniti a Suor Elvira nel suo passaggio dalla terra al cielo dove il sorriso più grande non sarà il suo ma quello di Dio.

arriva uno che conosce la condizione di quella macchina. È questo, Cristo.

 "Ragazzi, questo è il movimento: una volontà di umanità, una battaglia per l’umano, una vita per l’umano, intelligenti della condizione che occorre. È come se tutta la gente fosse lì a far andare questa macchina che non va: tira di qui, tira di là, svita di qui, svita di là, “pum” di qui, “pum” di là, fanno un salto indietro, tre salti avanti, schiacciano un pulsante di dietro, ne schiacciano tre avanti; insomma, non si sa; d’altra parte, è l’unica cosa che si ha, è la vita. La vita è l’unica cosa che si ha. E arriva uno che conosce la condizione di quella macchina. È questo, Cristo. Ma è tutto il concetto dell’antica teologia. San Tommaso paragonava l’uomo a uno che è disteso per terra e a un certo punto deve alzarsi; fa per alzarsi, punta il gomito, ma ricade, fin quando va lì uno, lo prende sotto le ascelle, lo tira su, e lui, appoggiato a quello lì, comincia ad andare. Questa è la compagnia di Cristo, senza della quale uno non è se stesso. È una cosa dell’altro mondo: non esiste niente che corrisponda al meccanismo quotidiano normale, naturale, della vita dell’uomo, come questo. Il significato del rapporto col padre, la madre, l’amico, la donna, l’uomo è in questo rapporto. È il chiarirsi della condizione originale: vale a dire, la consistenza dell’uomo è rapporto con un Altro (la creazione). Perciò è proprio la legge della dinamica essenziale, costitutiva dell’uomo. Noi ce ne meravigliamo: ne godiamo, nella vita di tutti i giorni, poco o tanto, e ci meravigliamo di questo intervento che compie la questione!"


(L. Giussani, Dall'utopia alla presenza: 1975-1978, BUR, 2006 pag. 345)


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venerdì 28 luglio 2023

L'umanità la divido in cinque categorie

L'umanità  la divido in cinque categorie

 "Io" proseguì don Mariano "ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà... Pochissimi gli uomini; i mezz'uomini pochi, ché mi contenterei l'umanità si fermasse ai mezz'uomini... E invece no, scende ancora più in giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi... E ancora di più: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito... E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre... [...]"

LA FELICITÀ DELL'INFELICE

 LA FELICITÀ DELL'INFELICE

Giovanni Papini (1881-1956)


"Mi stupiscono, talvolta, coloro che si stupiscono della mia calma nello stato miserando al quale mi ha ridotto la malattia. 


Ho perduto l’uso delle gambe, delle braccia, delle mani e sono divenuto quasi cieco e quasi muto. Non posso dunque camminare né stringere la mano di un amico né scrivere neppure il mio nome; non posso più leggere e mi riesce quasi impossibile conversare e dettare. 

Sono perdite irrimediabili e rinunce tremende soprattutto per uno che aveva la continua smania di camminare a passi rapidi, di leggere a tutte le ore e di scrivere tutto da sé, lettere, appunti, pensieri, articoli e libri. 


Ma non bisogna tenere in piccolo conto quello che mi è rimasto ed è molto ed è il meglio. È bensì vero che le cose e le persone mi appariscono come forme indeterminate e appannate, quasi fantasmi attraverso un velo di nebbia cinerea, ma è anche vero che non sono condannato alla tenebra totale; riesco ancora a godere una festosa invasione di sole e la sfera di luce che s’irraggia da una lampada. Posso inoltre intravedere, quando vengono molto avvicinate all’occhio destro, le macchie colorate dei fiori e le fattezze di un volto. Eppure questi barlumi ultimi della visione abolita sembrano miracoli gaudiosi a un uomo che da più di vent’anni vive nel terrore del buio perpetuo. 


E tutto questo non è nulla a paragone dei doni ancor più divini che Dio mi ha lasciato. Ho salvato, sia pure a prezzo di quotidiane guerre, la fede, l’intelligenza, la memoria, l’immaginazione, la fantasia, la passione di meditare e di ragionare e quella luce interiore che si chiama intuizione o ispirazione. Ho salvato anche l’affetto dei familiari, l’amicizia degli amici, la facoltà di amare anche quelli che non conosco di persona e la felicità di essere amato da quelli che mi conoscono soltanto attraverso le opere. E ancora posso comunicare agli altri, sia pure con martoriante lentezza, i miei pensieri e i miei sentimenti. 


Se io potessi muovermi, parlare, vedere e scrivere, ma avessi la mente confusa e ottusa, l’intelligenza torpida e sterile, la memoria lacunosa e tarda, la fantasia svanita e stenta, il cuore arido e indifferente, la mia sventura sarebbe infinitamente più terribile. Sarei un’anima morta dentro un corpo inutilmente vivo. A che mi varrebbe possedere una favella intelligibile se non avessi nulla da dire? Ho sempre sostenuto la superiorità dello spirito sulla materia: sarei un truffatore e un vigliacco se ora, arrivato al punto della riprova, avessi cambiato opinione sotto il peso dei patiri. Ma io ho sempre preferito il martirio all’imbecillità".

lunedì 24 luglio 2023

Non è un paese per vecchi

 Non è un paese per vecchi, del 2005, in cui lo scrittore Cormac McCarthy ci ricorda cos’è che spinge gli uomini a rimanere umani, che esiste un “fuoco” che nessuna epoca, anche la più violenta e disumana, potrà mai spegnere.

«Quando uscivi dalla porta del retro di casa, da un lato trovavi un abbeveratoio di pietra in mezzo a quelle erbacce. C’era un tubo zincato che scendeva dal tetto e l’abbeveratoio era quasi sempre pieno, e mi ricordo che una volta mi fermai lì, mi accovacciai, lo guardai e mi misi a pensare. Non so da quanto tempo stava lì. Cento anni. Duecento. Sulla pietra si vedevano le tracce dello scalpello. Era scavato nella pietra dura, lungo quasi due metri, largo suppergiù mezzo e profondo altrettanto. Scavato nella pietra a colpi di scalpello. E mi misi a pensare all’uomo che l’aveva fabbricato. Quel paese non aveva avuto periodi di pace particolarmente lunghi, a quanto ne sapevo. Dopo di allora ho letto un po’ di libri di storia e mi sa che di periodi di pace non ne ha avuto proprio nessuno. Ma quell’uomo si è messo lì con una mazza ed uno scalpello e aveva scavato un abbeveratoio di pietra, che sarebbe potuto durare diecimila anni. E perché? in che cosa credeva questo tizio? Di certo non credeva che non sarebbe cambiato nulla. Uno potrebbe pensare anche a questo. Ma, secondo me, non poteva essere così ingenuo. Ci ho riflettuto tanto. Ci riflettei anche dopo essermene andato da lì quando la casa era ridotta a un mucchio di macerie. E ve lo dico, secondo me quell’abbeveratoio è ancora lì. Ci voleva ben altro per spostarlo, ve lo assicuro. E allora penso a quel tizio seduto lì con la mazza e lo scalpello, magari un paio d’ore dopo cena, non lo so. E devo dire che l’unica cosa che mi viene da pensare è che quello aveva una specie di promessa dentro il cuore. E io non ho certo intenzione di mettermi a scavare un abbeveratoio di pietra. Ma mi piacerebbe essere capace di fare quel tipo di promessa. È la cosa che mi piacerebbe fare più di tutte».

domenica 23 luglio 2023

“La letizia

  “La letizia è la condizione per la generazione, la gioia è la condizione per la fecondità. Essere lieti è la condizione indispensabile per generare un mondo diverso, una umanità diversa.”

Luigi Giussani

Arginina

 

Arginina: dove si trova e perché è così utile all’organismo?

  
 In Consigli

Probabilmente avrai già sentito parlare degli amminoacidi, ma li conosci veramente? In questo articolo vedremo cos’è, a cosa serve e quali sono i benefici di un amminoacido specifico: l’arginina.

Leggi tutto fino alla fine per trovare un consiglio bonus che ti aiuterà a ritrovare la tua naturale energia…


Cos’è l’arginina?

L’arginina è uno dei tanti amminoacidi che servono al nostro corpo per svolgere diverse funzioni. Più precisamente, l’arginina è un amminoacido ordinario essenziale per i bambini e i ragazzi che sono in fase di crescita. Per gli adulti, invece, l’arginina è un amminoacido condizionatamente essenziale, poiché può essere sintetizzata dall’organismo.


L’arginina svolge comunque diversi compiti all’interno del nostro organismo. Vediamone alcune:


Favorisce la sintesi proteica, costruendo nuove proteine;

Contribuisce alla gluconeogenesi ossia alla sintesi del glucosio;

Coadiuva alla formazione di molti altri componenti fondamentali per il nostro metabolismo come ad esempio la creatina;

Favorisce la formazione del monossido di azoto, componente importante che regola la vasodilatazione;

Ha un’azione antiossidante.

Dove si può trovare?

L’arginina si può trovare all’interno di diversi cibi. La si trova naturalmente all’interno di proteine di origine animale, ad esempio nella carne, nel pesce oppure nelle uova, ma anche nelle proteine di origine vegetale come nella frutta secca oppure nei legumi (specialmente fave, ceci e lenticchie di cui abbiamo parlato in questo articolo). Viene però spesso aggiunta anche in integratori alimentari per gli sportivi grazie alle sue proprietà.


Fabbisogno e controindicazioni riguardo l’assunzione di arginina.

Come per altri componenti, il nostro corpo, in situazioni ottimali, necessita di una quantità definita di nutrienti specifici. In questo caso, la quantità di arginina suggerita da assumere durante il giorno è un parametro soggettivo. In genere può variare dai 3 ai 20 g al giorno.


Questa quantità va modificata anche a seconda dell’uso che si fa dell’arginina: se viene impiegata in ambito sportivo la quantità ottimale è intorno ai 3 g e va assunta prima dell’attività sportiva oppure prima di coricarsi; se invece si dovesse usare in ambito medico-cardiologico la quantità di arginina sarebbe maggiore e con un’assunzione ripetuta durante l’arco della giornata.


L’assunzione di questo amminoacido è sconsigliata a chi soffre di ipersensibilità, durante la gravidanza e durante il periodo di allattamento.


Inoltre, l’arginina potrebbe interagire con farmaci di altro tipo quindi, come sempre, invitiamo a consultare il proprio medico curante per l’eventuale integrazione di arginina nella propria dieta.


Benefici dell’arginina

L’ossido nitrico è un gas che ordina ai vasi sanguigni di dilatarsi, aumentando così l’afflusso di sangue – con i nutrienti e l’ossigeno che questo trasporta – ai tessuti, incluso i muscoli. Questo evento risulta particolarmente importante per la resa energetica dei muscoli.


Quanto maggiore è il flusso di sangue che raggiunge in ogni momento i muscoli, tanto meglio questi riusciranno a contrarsi, sia in relazione all’intensità della contrazione (forza) sia in relazione alla frequenza di contrazione (potenza).


Inoltre, l’arginina agisce come agente detossificante nei confronti dell’ammoniaca che si forma nel muscolo in seguito allo sforzo prolungato. Questo smaltimento dell’ammoniaca riduce il senso di fatica muscolare, permettendo quindi di estendere la durata del lavoro muscolare.


Dunque l’arginina è una soluzione perfetta per gli sport di endurance come il ciclismo, ma anche per quelli di forza come il body building – il quale trae giovamento dal pompaggio muscolare che l’arginina provoca quando viene assunta prima dell’allenamento.


Come ho anticipato all’inizio, l’assunzione di questo integratore apporta dei vantaggi aggiuntivi rispetto alle prestazioni fisiche. L’ossido nitrico, che dilata i vasi sanguigni, contrasta l’ipertensione e allevia altre condizioni cardiocircolatorie come l’arteriosclerosi, l’angina e anche l’ipercolesterolemia.


Dato che le patologie cardiocircolatorie restano ancora in cima alla lista di malattie che uccidono più esseri umani nei paesi industrializzati, questi benefici “secondari” dell’arginina sono i benvenuti.


L’arginina ha un effetto protettivo anche nei confronti della condizione pre-diabetica e diabetica in quanto essa migliora il metabolismo degli zuccheri e la sensibilità insulinica, ovvero aumenta la capacità delle cellule specializzate di secernere insulina.


Per questo motivo si pensa che l’arginina possa ricoprire un ruolo preventivo efficace in relazione allo sviluppo di questa patologia metabolica diffusa nei paesi industrializzati.


Un’altro grande beneficio che proviene dall’aumentata sintesi di NO è di particolare interesse per i maschietti. Infatti l’effetto vasodilatario dell’ossido nitrico proveniente dalla supplementazione con arginina svolge la sua attività anche a livello dei corpi cavernosi dell’organo maschile facilitando l’erezione.


Per questo motivo l’arginina è molto apprezzata e diffusamente utilizzata in ambito di problematiche erettili. Una singergia molto efficace in questa condizione consiste nell’utilizzo accoppiato di arginina e fungo cordyceps, il quale innalza i livelli di testosterone.


Abbiamo detto che l’arginina è il precursore dell’ossido nitrico, ma essa è anche precursore di un’altra molecola straordinariamente importante per lo sportivo: la creatina. La reazione che ne regola la formazione nelle cellule è: [arginina + glicina] = [guanidina acetato + ornitina] = creatina.


Dunque, quando assumiamo arginina aumentiamo indirettamente anche le scorte metaboliche di creatina, con tutti i benefici caratteristici che quest’ultima ci apporta a livello sportivo.


Biodisponibilità dell’arginina

Un problema dell’arginina però riguarda la sua limitata biodisponibilità. Solo il 60% di quella che assumiamo con la dieta o l’integrazione viene sfruttato dall’organismo per le funzioni elencate prima, mentre il restante 40% viene degradato nell’intestino tenue. Anzi, precisamente di quel 60% di arginina che vien assimilato, il 30% viene convertito in ornitina dall’enzima arginasi.


L’ornitina però supporta l’arginina perché ne è un suo precursore, quindi i benefici di questo 30% di arginina convertita in ornitina non vengono del tutto persi. Diciamo allora che almeno un 40% di arginina assunta oralmente si perde durante il tragitto metabolico.


Per ovviare a questo inconveniente e migliorare la resa dell’assunzione orale viene preferita la molecola precursore dell’arginina, ovvero la citrullina. Sia assunta al posto dell’arginina oppure, auspicabilmente, in sinergia con quest’ultima tramite un integratore composito che le contenga entrambe.


Altre proprietà funzionali dell’arginina

L’arginina è anche un aminoacido gluconeogenetico, ossia può ricoprire anche il ruolo di precursore del glucosio, il quale viene poi usato per produrre energia quando le riserve di zuccheri e grassi scarseggiano.


Un altro effetto interessante di questo aminoacido è la sua capacità secretagoga nei confonti del famoso GH (Growth Hormone – ormone della crescita). L’arginina stimola il rilascio in circolo del GH, il quale stimola la sintesi di massa muscolare e favorisce la perdita di massa grassa.


In ambito clinico l’arginina viene utilizzata come integratore nei malati affetti da importanti eventi infettivi, perché in queste condizioni il metabolismo brucia grandi scorte di arginina per alimentare il lavoro delle cellule immunitarie. Allo stesso modo nei traumi, ferite e ustioni l’arginina viene normalmente aggiunta alla dieta del paziente.


Tipi diversi di arginina

La principale tipologia avanzata di arginina elaborata dall’industria degli integrazione alimentare sportiva è l’arginina alfa-chetoglutarato (AAKG), la quale è costituita da due molecole di arginina e una molecola di alfa-chetoglutarato.


Sembra che questo tipo di arginina sia in grado di esprimere benefici superiori rispetto alla normale arginina. In particolare contribuisce fattivamente ad aumentare l’effetto ergogenico (che genera energia) grazie alla presenza alla molecola di AKG che entra nel ciclo di krebs per generare ATP, la pricipale molecola energetica usata dal metabolismo.


Inoltre l’AKG può anche essere usato nella via gluconeogenetica per produrre glucosio da usare come fonte energetica, infine può essere sfruttato per sintetizzare alcuni aminoacidi (arginina, glutammato e prolina). I vantaggi dell’AAKG rispetto alla normale arginina non finiscono qui. Eccoli riassunti:


Maggiore capacità di sintetizzare ossido nitrico (NO) che innesca una maggiore vasodilatazione e un più marcato sviluppo della massa magra, un maggiore aumento della forza e un più incisivo rilascio di GH.

Nota: un suggerimento per massimizzare la sintesi di NO a partire dall’arginina è quello di aggiungere l’assunzione di vitamina B3 (niacina) nella misura di 100 mg/die, in quanto questa vitamina è essenziale per la produzione di NAD, che a sua volta è essenziale per la produzione di NO.

Migliori capacità ergogeniche che si fanno apprezzare durante gli sforzi protratti.

Trasporto favorito alle cellule muscolari

Migliore assorbimento

Sicurezza d’uso dell’arginina

L’arginina si è dimostrata sicura e generalmente ben tollerata, anche usata giornalmente per più di un anno. In dosaggi superiori ai 9 grammi al giorno potrebbe causare alcuni effetti indesiderati come gonfiore addominale, dolore addominale, nausea e diarrea.


Interazioni con i farmaci e precauzioni nell’utilizzo dell’arginina

Iniziamo dall’individuare chi dovrebbe evitare precauzionalmente l’uso dell’arginina: chi soffre di ipotensione arteriosa, gli asmatici, i malati di cirrosi epatica, chi soffre di problemi renali, o chi è affetto da problemi del metabolismo dell’arginina (deficit dell’enzima guanidinoacetato metil-transferasi). Infine, le donne in gravidanza, in fase di allattamento e i bambini necessitano di specifica approvazione medica prima dell’uso.


Veniamo adesso alle possibile interazioni indesiderate con i farmaci e altri integratori. Sono possibili interazioni indesiderate con i seguenti farmaci: anti-ipertensivi, farmaci contro la disfunzione erettile, anticoagulanti, antidiabetici, diuretici e principi attivi che aumentano il flusso sanguigno.


Altre possibili interazioni indesiderate si potrebbero avere con i seguenti integratori: anti-ipertensivi (lycium, uncaria, coenzima Q10, olio di pesce, teanina), integratori che abbassano la glicemia (fieno greco, ginseng, gomma di guar, ecc.), anticoagulanti naturali (chiodi di garofano, angelica, aglio, ginkgo biloba, curcuma), e infine xylitolo (l’interazione con questo zucchero può causare un abbassamento della glicemi).


Modalità di assunzione dell’arginina

Da 2 a 8 grammi al giorno in due somministrazioni per almeno 3-4 settimane da assumere a stomaco vuoto. La prima dose normalmente al mattino a stomaco vuoto e la seconda 30 minuti prima dell’allenamento, oppure alla sera prima di coricarsi. Per l’utilizzo dell’arginina contro la disfunzione erettile si può optare per 3 somministrazioni al giorno da 3 grammi ciascuna oppure un’unica dose da 9 grammi 30-60 minuti prima del rapporto.


Punti chiavi della supplementazione con arginina

L’arginina aumenta la vasodilatazione, quindi potenzia il flusso di sangue ai muscoli e agli altri tessuti. In questo modo i nutrienti e l’ossigeno possono raggiungere più agevolmente i tessuti che hanno bisogno di energia.


L’arginina, grazie all’azione detossificante sull’ammoniaca, riduce l’affaticamento muscolare. Inoltre, contribuisce alla sintesi di creatina, la quale migliora ulteriormente forza, potenza e durata della contrazione muscolare.


La biodisponibilità dell’arginina non risulta però ottimane, per questo motivo di solito si preferisce assumerla insieme alla citrullina, che è il suo precursore immediato. Il dosaggio di base è di 2-8 grammi al giorno da suddividere in una somministrazione al mattino a stomaco vuoto e l’altra 30 minuti prima dell’attività fisica.





mercoledì 19 luglio 2023

 

Kundera, l’incontemporaneo che ci aiuta a giudicare

L’apologia del pudore, l’atto di fede nella fedeltà e solidità umana, il senso delle cose, il messaggio all’Europa. Quattro idee del letterato che hanno sfidato e sfidano il mainstream

Il ritratto di Milan Kundera nell'omonima biblioteca di Brno, Repubblica Ceca, città natale dello scrittore scomparso l'11 luglio scorso all'età di 94 anni
Il ritratto di Milan Kundera nell’omonima biblioteca di Brno, Repubblica Ceca, città natale dello scrittore scomparso l’11 luglio scorso all’età di 94 anni (foto Ansa)

Mi manca la competenza per scrivere del Milan Kundera letterato e romanziere: non sono un critico letterario e non ho letto estesamente l’autore franco-ceco. Delle pagine più riuscite di uno scrittore si dice “mi sono rimaste impresse”, ma nel mio caso bisognerebbe dire “mi hanno impresso”: la forza icastica di alcune sue poche righe hanno illuminato l’intelletto e di conseguenza generato giudizi certi sull’epoca contemporanea e sulla condizione umana dentro di essa. Lui che può essere definito, come Alain Finkielkraut definisce Charles Péguy, un “incontemporaneo”.

Incontemporaneo perché è tutto il contrario dell’apparenza, del narcisismo, del consumo, della fretta, del presentismo, dell’emotivismo, della spudoratezza, della tolleranza intollerante, della sguaiatezza e del moralismo, i due opposti che rendono impossibile l’ironia, del sentimentalismo che è contraffazione della sensibilità, del politicamente corretto che lo ha condannato ad essere considerato sessista e quindi non premiabile da parte dei parrucconi deficienti di Stoccolma: la sua prosa e le sue storie sono il contrario dei modi dominanti del mondo contemporaneo.

Kundera e l’apologia del pudore

Kundera uomo di idee meditate ci ha lasciato un patrimonio al quale si potrà sempre attingere. Per curare se stessi e per giudicare quello che succede nella società. Mi limito a ricordare e commentare solo quattro di quelle idee.

La prima. La più persuasiva apologia del pudore che abbia mai letto si trova nell’Insostenibile leggerezza dell’essere, nel brano che spiega la rottura fra i due amanti Sabina e Franz:

«Per Sabina vivere nella verità, non mentire a se stessi né agli altri, è possibile soltanto a condizione di vivere senza pubblico. Nell’istante in cui qualcuno assiste alle nostre azioni, volenti o nolenti ci adattiamo agli occhi che ci osservano, e nulla di ciò che facciamo ha più verità. Avere un pubblico, pensare a un pubblico significa vivere nella menzogna. Sabina disprezza la letteratura nella quale gli autori rivelano ogni piega intima di se stessi e dei loro amici. L’uomo che perde la propria intimità perde tutto, pensa tra sé Sabina. E l’uomo che se ne sbarazza di sua spontanea volontà è un mostro. Per questo Sabina non soffre per nulla di tener nascosto il proprio amore. Al contrario, solo in quel modo può vivere nella verità».

Perciò sono menzogna e accolite di mostri i reality televisivi, il vasto spettro dei social, i Gay Pride, i coming out, la pornografia sentimentale dei talk show alla Uomini e donne (notate che tutto ciò che implica ostentazione dell’intimità è connotato da parole in lingua inglese); e sono mostri gli influencer e le influencer, ovviamente i pornodivi e le pornodive, i vip che rilasciano interviste a cuore aperto, gli ospiti dei dibattiti televisivi e dei talk show di qualunque tipo e natura, le rockstar che hanno perso l’innocenza, i guru che affollano i social, i leader mondiali sempre sorridenti e in particolare quelli delle pantomime al G8, al G20 e al Consiglio europeo. La verità cercatela fra le monache e fra i monaci, purché privi di accesso a internet, nelle case dove nessuno viene mai intervistato, nelle strade dove chi era presente al fatto rifiuta l’intervista, fra i parenti e amici del defunto che allontanano le telecamere, sulle tracce dei compagni di scuola e di università che nessuno ha più visto, fra i divorziati, i vedovi e le vedove, gli omosessuali, i coniugi traditi che non sfruttano la propria condizione per campare sul vittimismo.

L’atto di fede nella fedeltà e solidità umana

La seconda lezione è l’atto di fede nella fedeltà, nell’infrangibilità dei rapporti, nella solidità dell’umano che mai nessuna liquidità, nessuna fluidità potrà cancellare completamente. Ci sarà sempre un amore che dura, un’amicizia che persiste, una devozione filiale che non si spegne; almeno una storia su cento, ci sarà sempre. Yuval Harari sostiene che nel mondo del futuro, dove tanti potranno vivere 125-150 anni come adesso se ne vivono 80-90, la monogamia e la promessa di eterno amore non avranno più alcun senso, perché nessuno potrà mantenere fino alla fine una promessa affettiva fatta a 20 anni. Risponde Kundera per bocca di Tamina la vedova nel Libro del riso e dell’oblio:

«È così semplice: un morto che io amo non sarà mai morto per me. Non posso nemmeno dire: “L’ho amato”. No: io lo amo. E se mi rifiuto di parlare di lui usando un tempo al passato, ciò significa che colui che è morto, è».

E in questo lo scrittore ateo vedeva consistere l’immodificabile natura religiosa dell’essere umano. Non la vede solo chi non la vuole vedere, perché nessuno fra noi è così sfortunato da non conoscere almeno un vero innamorato di una defunta o una vera innamorata di un defunto che sono più vivi di tanti vivi di questo mondo. “Finché morte non ci separi” è per loro espressione falsissima, che di fatti si sente pronunciare solo nei filmetti e nelle fiction televisive: la morte non ha separato un bel niente. Esistono veramente, non sono mere finzioni cinematografiche, le Elisa come quella della Grande bellezza, la donna che continua ad amare segretamente Jep Gambardella per una vita intera, pur essendo serenamente sposata a un altro. Esisti tu, amico lettore, che ben conosci il luogo del tuo cuore dove abita la compagna di liceo alla quale non riuscisti a dichiarare il tuo amore, colei che ti farà compagnia fino alla fine, nella dolcezza e nel rimpianto.

Il senso delle cose

La terza lezione riguarda il senso delle cose, che si offre solo a chi dà più importanza e dedica più attenzione all’ascolto e alla contemplazione della realtà che alla realizzazione del progetto che ha programmato. La differenza fra i due atteggiamenti è la stessa che identifica le rispettive nature della strada e dell’autostrada, due possibilità di mobilità radicalmente differenti. Come spiega Kundera nel romanzo L’immortalità:

«Un’autostrada è differente da una strada non solo perché è destinata esclusivamente a veicoli, ma anche perché è soltanto una linea che collega un punto con un altro punto. Un’autostrada non ha nessun significato in se stessa: il suo significato deriva interamente dai due punti che collega. Un’autostrada rappresenta la svalutazione trionfante dello spazio, che grazie ad essa è ridotto a mero ostacolo al movimento umano e a perdita di tempo […]. Una strada, invece, è un tributo allo spazio: ogni tratto di strada ha un significato in se stesso e ci invita a fermarci».

Il senso del viaggio è ciò che durante il viaggio accade, è ciò che durante il cammino si incontra. Un viaggio senza fermate e senza sorprese non è un viaggio: è un trasferimento. Che è quello a cui le vite metropolitane sono ridotte: spostamenti da casa al posto di lavoro, al centro commerciale, al locale notturno col mezzo di trasporto più veloce e più pratico possibile, lamentandoci sempre dei mezzi pubblici in ritardo o sovraffollati o del parcheggio che non si trova. Quella ripetitività che vuole convincerti che la vita è semplicemente l’autostrada che collega la nascita con la morte, senza uscite intermedie, senza stazioni di servizio o autogrill.

Il messaggio all’Europa

Infine il messaggio del Kundera saggista che riguarda l’Europa, che nella sua componente che ha dato vita all’Unione Europea dovrebbe evitare il paternalismo e il moralismo nei confronti dei paesi ex comunisti dell’Est. I quali sono culturalmente “occidentali” come lei (infatti il saggio che raccoglie i suoi interventi sull’argomento s’intitola Un Occidente prigioniero), ma non portano il fardello della colpa del colonialismo e dell’imperialismo, e al contrario sono stati colonizzati dall’Unione Sovietica.

Nell’Unione Europea questi paesi non cercano il lavacro purificatore delle colpe della storia e il crogiolo dove saranno fusi in un’unica lega liscia e anonima (gli europeisti alla manifesto di Ventotene), ma il riparo che permetta loro di coltivare senza paura e senza imposizioni l’identità nazionale prodotto della loro tormentata storia. Perché non possono dare per scontata la propria esistenza indipendente e originale. Scriveva infatti Kundera nel 1968, l’anno dei carri armati del Patto di Varsavia a Praga:

«Una grande nazione non si tormenta con l’interrogativo di trovare un motivo e una giustificazione alla propria esistenza, ma semplicemente esiste e continua a farlo con evidenza schiacciante. […] Una piccola nazione, invece, se ha una certa importanza nel mondo, deve ricrearla di giorno in giorno, senza mai fermarsi. Nel momento in cui cesserà di creare dei valori, perderà la sua motivazione di esistenza e alla fine forse cesserà pure di esistere perché è fragile e distruttibile. […] Credo nella grande missione storica delle piccole nazioni nel mondo attuale, lasciato in balìa delle superpotenze che desiderano adeguarlo e livellarlo alla loro misura. Le piccole nazioni, nel loro costante tentativo di cercare e creare la propria fisionomia, e nella lotta per la propria individualità, diventano al contempo protettrici di quel globo minacciato da terribili spinte uniformatrici, consentendo così di brillare a tutta una lunga serie di diversità di tradizioni e di stili di vita, permettendo così che individualità, prodigiosità e peculiarità umana siano di casa entro i propri confini».

In questo testo c’è un contenuto che va esteso a ogni stato europeo, grande o piccolo, antico o recente: scrive Kundera che l’esistenza delle piccole nazioni come entità indipendenti si giustifica solo se continuano a creare cultura in modo originale. Questo è verissimo anche per l’Europa occidentale: se attraverso l’Unione Europea gli stati nazionali devono diventare delle scimmiottature delle nevrosi dissolutorie anglosassoni o il prototipo di un’unificazione politica mondiale che tutto omologa, tanto vale che cessino di esistere. Significherebbe che non hanno prestato orecchio al monito di Kundera:

«Nel mondo moderno, dove il potere tende a concentrarsi sempre di più nelle mani di pochi grandi, tutte le nazioni europee rischiano infatti di diventare ben presto piccole nazioni e di subirne la sorte. In questo senso, il destino dell’Europa centrale appare come un’anticipazione del destino europeo in generale, e la sua cultura acquista di colpo un’estrema attualità».