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domenica 29 settembre 2019

Novità su Alzheimer: si può prevenire e perfino far regredire



Novità su Alzheimer: 


si può prevenire e perfino far regredire
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Non aspettatevi di sentirne parlare sui comuni mass media perchè, come si sa, tutte le notizie che mettono in discussione la farmacocrazia e i protocolli ufficiali sono tabù, o al massimo, se proprio non si può fare a meno di renderle pubbliche, vi si dedica un trafiletto in un angolino. A ciò si deve aggiungere un "fisiologico" ritardo nell'accettare una nuova eclatante scoperta da parte del sistema, che in questi casi  continua a ripetere come un disco rotto concetti ormai obsoleti a dispetto di ogni evidenza (ne ho portato un esempio in "Jurassic Park").

Sto parlando di quella che a buon diritto meriterebbe di essere considerata la notizia del secolo: la malattia di Alzheimer, la più terribile che possa capitare, quella che, isolando progressivamente e inesorabilmente dal mondo chi ne è colpito, priva di ogni significato la vita, rendendola inoltre particolarmente gravosa alle persone vicine che hanno l'onere di accudire il malcapitato, non è soltanto prevenibile (e già questo sarebbe da titoli cubitali) ma addirittura guaribile, e per giunta senza ricorrere ai soliti farmaci di sintesi.

Per la cronaca, attualmente ci sono 5,4 milioni di malati di Alzheimer solo negli USA (il 10% degli oltre sessantacinquenni e ben il 50% degli oltre ottantacinquenni!) e almeno 40 milioni in tutto il mondo, con una tendenza in costante aumento.

Già circa una ventina d'anni fa avevo appreso (per averlo letto su una dispensa di una ditta di integratori, mica sui giornali!) di un paio di casi in cui si era riusciti ad impedire l'aggravamento della condizione soltanto grazie all'uso delle portentose microalghe verde-azzurre Klamath per iniziativa del dr. Gabriel Cousens, un famoso medico naturopata americano. Da allora però non ho più avuto ulteriori notizie di approcci efficaci contro questa malattia e altre forme di demenza... fino a molto recentemente, quando sono state messe in rete due eccezionali serie di documentari, "Awakening from Alzheimer's" e "Broken Brains" (qualcosa di molto simile a quanto è stato realizzato per il cancro e i vaccini di cui ho già parlato), che fanno il punto della situazione grazie a una cinquantina di esperti, riportando e commentando tutte le più aggiornate conoscenze in fatto di salute mentale, soprattutto quelle di cui nessuno parla.

Questo ed altre notizie simili mi hanno rassicurato facendomi capire che questi anni non sono passati invano. Sì, è vero, avevo già affrontato l'argomento qualche anno fa, ma allora si parlava prudenzialmente e in modo piuttosto generico solo in termini di prevenzione, mentre oggi sappiamo che sono sempre più numerosi i casi di guarigione.

A testimoniarlo è soprattutto il dr. Dale Bredesen, Professore Ordinario di Neurologia e Direttore dell'Easton Center dell'UCLA (University of California, Los Angeles), uno dei centri di ricerca più prestigiosi al mondo. Nel suo best-seller "The End of Alzheimer's" (inspiegabilmente ancora non disponibile in italiano) parla delle sue esperienze  decennali nel campo del declino cognitivo e delle sue scoperte, partendo da uno studio rivoluzionario, il primo di questo genere pubblicato su una rivista specialistica, che ha fornito lo stimolo ad ulteriori  ricerche di più ampia portata attualmente in corso, dati i risultati eccezionali riscontrati:

Nove su dieci soggetti con morbo di Alzheimer sottoposti ad un originale protocollo personalizzato ideato da Bredesen hanno riportato miglioramenti sensazionali in un arco di tempo fra 3 e 6 mesi dall'inizio dell'esperimento, mentre uno solo, dato lo stadio troppo avanzato della sua malattia, ha continuato a peggiorare. Si deve inoltre considerare che tutti i partecipanti tranne uno erano geneticamente a rischio, a conferma che il profilo genetico sfavorevole non è determinante nello sviluppo di una malattia. Si tratta di risultati oggettivi confermati dalla risonanza magnetica quantitativa e dai test neuropsicologici e che, particolare ancora più importante, si sono mantenuti costanti nei due anni e mezzo successivi in cui sono stati monitorati.

L'eccezionalità di questo studio consiste anche nel fatto che i risultati sono stati raggiunti seguendo una strada completamente diversa da quella solita farmacologica. Il dr. Bredesen, e con lui molti altri, è infatti convinto che l'approccio convenzionale sia fondamentalmente fallimentare in quanto, partendo come sempre da una visione riduzionistica, è alla continua ricerca di una sola causa ben definita per poter poi intervenire su di essa con uno specifico farmaco, ma le varie forme di demenza sono condizioni particolarmente complesse che risultano dall' interazione di molti fattori eterogenei e non è un caso che tutti i farmaci finora sperimentati abbiano dato risultati più che modesti nel migliore dei casi.

Lo scienziato ha così individuato nell'infiammazione, nella nutrizione sbagliata e nella contaminazione da metalli pesanti le tre aree principali in cui cercare l'origine del declino mentale, cui si aggiungono altri fattori per un totale di 36. Considerato che tali fattori possono combinarsi in tanti modi, si deduce che per offrire una cura adeguata si devono prima accertare le cause specifiche in ogni paziente ed assegnargli un programma su misura che richiede necessariamente un profondo cambiamento nello stile di vita. Sembra proprio insomma che fattori quali iperglicemia, deficienze nutritive, intossicazioni varie, intestino disbiotico e iperpermeabile, allergie, abuso di farmaci, sonno inadeguato, stress, sedentarietà, scarsi stimoli mentali, compresa una vita sociale povera e poco gratificante (cioè, guarda caso, quasi tutti i fattori comuni a tutte le altre patologie degenerative) siano implicati in misura diversa a  seconda dei casi nel declino mentale, che invece  tutti considerano un destino tanto crudele quanto ineluttabile.

Purtroppo ancora oggi perfino medici e scienziati stentano parecchio a credere quanto tutto ciò che concerne lo stile di vita risulti determinante anche per la salute mentale, essendo condizionati da una concezione obsoleta della malattia e nella fattispecie da un' idea illusoria del cervello e delle sue interazioni e potenzialità. Ci è infatti sempre stato detto che il numero dei neuroni cerebrali di cui disponiamo alla nascita è sottoposto ad un inesorabile conto alla rovescia che vede morire ogni giorno migliaia di queste preziose cellule e, cosa ancora più grave, senza alcuna possibilità di rigenerazione. In realtà la ricerca più all'avanguardia ci dice che il cervello è una massa in continuo rimodellamento plastico e nella quasi totalità dei casi i neuroni non muoiono ma avvizziscono, rimpiccioliscono, si atrofizzano a causa dei danni subìti per le cause più disparate. Questo rende ragione delle modificazioni morfologiche del cervello tipiche della malattia di Alzheimer, che va incontro ad una riduzione di massa e volume, ma oggi sappiamo anche che questo processo può essere invertito.





Ma vediamo un pò di riassumere i punti fondamentali da sapere per migliorare la nostra consapevolezza su questa malattia, tenendo presente ovviamente che l'argomento è troppo vasto e articolato per essere trattato in un semplice post, che vuole solo dare una panoramica e uno stimolo ai lettori:

- E' da tempo noto che l'infiammazione è il comune denominatore alla base di tutte le patologie degenerative. In questo caso però si deve intendere l'infiammazione cronica latente, cioè quella che non dà i segni tipici dell'infiammazione acuta (rossore, gonfiore, dolore), che ha invece valenza positiva, essendo un meccanismo fisiologico di difesa.
L'infiammazione sub-clinica che, per il motivo appena detto passa del tutto inosservata, è in larga misura legata al tipo di dieta adottata: zuccheri semplici raffinati, cereali raffinati, troppi cibi animali di cattiva qualità (l'acido arachidonico in essi presente è un precursore delle prostaglandine infiammatorie), troppi acidi grassi omega 6 (che abbondano in quasi tutti gli oli industriali) in rapporto ai pochi omega 3 (di cui sono ricchi i pesci dei mari freddi non d'allevamento, gli unici cibi animali non infiammatori, e che scarseggiano nei vegetali) e anche il semplice mangiar troppo sono le principali cause;

- Anche l'iperglicemia e conseguente iperinsulinemia, strettamente legata alle diete moderne notoriamente straricche di zuccheri semplici e altri carboidrati raffinati, è fra i principali imputati. I diabetici hanno infatti molte più probabilità di ammalarsi di Alzheimer, che per questo si è guadagnato l'appellativo di "diabete 3".
L'eccesso di zucchero fa sì che alcune molecole di glucosio si leghino a proteine inattivandole, rendendole zavorra, spazzatura  cellulare (fenomeno molto comune conosciuto come "glicazione" alla base di molte malattie degenerative). Proteine degenerate che nella fattispecie sono responsabili dell'accumulo nel tessuto cerebrale della nota sostanza beta-amiloide tipica dell'Alzheimer che finisce così per creare danni ai neuroni e alle loro sinapsi (giunture fra due neuroni). L'insulina, diretta conseguenza dei suddetti eccessi, poi completa il quadro col suo effetto pro-infiammatorio;

- E' ormai risaputo lo stretto legame tra cervello e intestino, e quindi la loro influenza reciproca, avendo la scienza confermato, attraverso lo studio delle varie fasi dello sviluppo embriologico,  quanto la Medicina Tradizionale Cinese sapeva da secoli. Ecco dunque un validissimo motivo in più per preoccuparsi della qualità del microbiota, la nostra flora benefica intestinale. Potete immaginare la sua importanza sapendo che, nella comunicazione fra cervello e intestino, i messaggi provenienti dal microbiota diretti al cervello sono 400 volte più numerosi di quelli che dal cervello vengono inviati a tutto il corpo;

- Un altro fattore molto importante ma generalmente sottovalutato è il sonno, che deve essere della giusta quantità ma anche di qualità, intendendo con questo la durata della fase R.E.M., quella caratterizzata dall'attività onirica, dalla paralisi dei  muscoli volontari e da rapidi movimenti dei globi oculari, durante la quale si verifica un maggior afflusso di sangue al cervello, che così ha modo di ristorarsi;
- Anche l'equilibrio ormonale influenza la salute mentale, soprattutto l'attività della tiroide che ha ripercussioni negative sia quando è lenta che quando è eccessiva. Particolarmente drammatiche sono le conseguenze della tiroidite di Hashimoto (una malattia autoimmune), come racconta la d.ssa Isabella Wentz nel suddetto documentario, "Broken Brains", per averne fatto esperienza in prima persona;

- Non si può ovviamente dimenticare il contributo dei vari inquinanti ambientali, in particolare i metalli pesanti, i quali hanno il potere di inibire enzimi di vitale importanza e di contribuire all'infiammazione;

- E a proposito di intossicazione da sostanze chimiche, forse pochi sanno che anche molti comunissimi farmaci possono contribuire alle patologie mentali (se ne parla qui e qui);

- Infine, come ogni organo del nostro corpo, il cervello per conservarsi sano ed efficiente ha bisogno di essere tenuto regolarmente attivo con un'adeguata stimolazione e nutrito con emozioni positive riducendo al minimo lo stress. Da qui si evince anche l'importanza dei contatti sociali, specialmente se questi ci aiutano a migliorarci (un aspetto di solito trascurato nell'approccio medico tradizionale).

Ci sarebbe moltissimo da dire sulle ultime scoperte e sui suggerimenti e supplementi da adottare soprattutto in ambito preventivo, oltre alle indicazioni che scaturiscono da quanto abbiamo appena esaminato, e per ovvie ragioni ne farò solo un breve accenno, ma non è escluso che ci ritorni su per un approfondimento, magari in occasione della replica del documentario "Broken Brains" già annunciata per il prossimo gennaio dall'ideatore del progetto in persona, il dr. Mark Hyman, il medico straordinario che non ha più bisogno di presentazioni, essendomene occupato più di una volta (qui si può accedere ad una sua intervista al dr. Dale Bredesen).

Fra i vari antiossidanti, il più importante nel contrastare i micidiali radicali liberi (pesantemente implicati in questo tipo di patologie) è il glutatione, che il nostro corpo è in grado di sintetizzare, ma solo se ci sono le necessarie condizioni (quello preso oralmente non è efficace perchè viene digerito). Un modo per incrementarne la produzione è assumere un particolare probiotico dalle eccezionali proprietà, il Lactobacillus fermentum ME-3, che si trova in un prodotto che si chiama Reg' Activ . In alternativa si può considerare un prodotto a base di proteine di siero di latte, come suggerisce il dr. Fred Pescatore, uno dei massimi esperti in questo campo;

Non meno importante si è dimostrato uno speciale fungo medicinale conosciuto come "Criniera di leone", ben noto alla Medicina Tradizionale Cinese. Esso stimola, grazie alla sua particolarità di poter attraversare la barriera emato-encefalica, lo sviluppo dei dendriti, le peculiari arborizzazioni che caratterizzano la superficie dei neuroni permettendo loro di moltiplicare le connessioni con altri neuroni;





Occhio poi agli oligoelementi (fra questi il semisconosciuto e sottovalutato litio) e fra i supercibi vanno segnalati i mirtilli;

C'è infine chi crede ancora nella dieta chetogenica e raccomanda oltre a questa l'assunzione di olio di cocco, come la d.ssa Mary Newport e il dr. D'Agostino. Bisogna sapere infatti che nei disturbi cognitivi le cellule nervose perdono progressivamente la capacità di utilizzare il glucosio come fonte d'energia a causa della resistenza insulinica, ma possono sostituirlo coi corpi chetonici, composti derivati dai lipidi che si formano in abbondanza nelle diete che escludono gli zuccheri a favore appunto dei lipidi, cioè dei grassi. L'olio di cocco, coi suoi acidi grassi a catena media, stimolerebbe la produzione di questi corpi chetonici fino a una concentrazione sufficiente ad essere utilizzati dal cervello.

Su questa teoria comunque ci sarebbe molto da discutere, essendo dimostrata al di là di ogni ragionevole dubbio l'importanza imprescindibile dei carboidrati complessi provenienti soprattutto dai creali integrali nella dieta umana, ma evidentemente c'è ancora chi non vuol distinguere fra carboidrati e carboidrati. Con questo voglio dire che non ha molto senso prevenire, o anche curare l'Alzheimer (ammesso che ci si riesca solo con questa strategia) per poi candidarsi ad altri problemi futuri.

Se c'è infatti un messaggio che si può estrapolare da tutto quanto è stato detto fin qui è che ogni organismo vivente è un tutt'uno integrato, un sistema formato da tante componenti interagenti fra di loro all'unisono che a sua volta interagisce col contesto ecologico in cui vive. Insomma tutto è interconnesso e interdipendente e cercare di focalizzarsi  intervenendo su una sola funzione senza preoccuparsi del suo significato e delle implicazioni sull'equilibrio generale è sempre molto rischioso. Inoltre è chiaro che è il nostro stile di vita il vero responsabile del nostro stato di salute e che i fattori di rischio della malattia di Alzheimer sono praticamente gli stessi per tutte le forme di demenza senile ed altre patologie degenerative, come cancro e malattie cardiovascolari. Ma per la medicina ufficiale tutto ciò che porta alla malattia (seppure viene ufficialmente riconosciuto come causa) e la cura sono due cose distinte e separate. Ciò che colpisce è l'assoluta incapacità (o mancanza di volontà) di vedere nelle più comuni condizioni degenerative una sola grande causa, data la visione della realtà suddivisa in compartimenti stagni che contraddistingue la medicina moderna. La sua sola ossessione è scoprire quanti più particolari di un mosaico che poi non sa comunque ricostruire, cui seguono definizioni e classificazioni senza fine. Definizioni e paroloni che tuttavia non ci dicono niente sul significato e le cause di un disturbo e dunque non ci aiutano a capire il modo migliore per affrontarlo ma, bisogna riconoscerlo, sono funzionali alla logica del sistema che mira a propinarci un farmaco specifico per ogni problema o sintomo.

L'Alzheimer però, contrariamente ad altre malattie degenerative in cui il controllo dei sintomi può dare l'illusione di aver conseguito un successo, è troppo complesso per lasciarsi vincere seguendo il solito criterio. Esso sancisce così definitivamente il fallimento dell'approccio frammentario e specialistico alla malattia.

E pensare, ironìa della sorte, che una trentina d'anni fa la moglie del suddetto Prof. Bredesen (medico di famiglia) a proposito dell'Alzheimer aveva detto a quest'ultimo: "Andrà a finire che si scoprirà che ha a che fare con l'alimentazione, il sonno e il modo in cui si tratta il cervello". Ma il neurologo non dette peso a quelle parole rispondendo, da bravo scienziato razionalista, che lui era invece sicuro che prima o poi si sarebbe trovata un'area del cervello, una molecola, un meccanismo chiave che avrebbe chiarito l'enigma consentendo la messa a punto di un farmaco ad hoc.

Parole profetiche, a quanto pare.

Michele Nardella

Il premio nobel Pauling che ci spiega l'importanza della vitamina c

Il premio nobel Pauling che ci spiega l'importanza  della vitamina c
Per omaggiare e soprattutto far conoscere al pubblico il suo importante lavoro, abbiamo pensato di intervistare virtualmente Linus Pauling (1901 - 1994).
Le risposte sono estrapolate dal libro: «Come vivere più a lungo e sentirsi meglio», senza ovviamente modificare il senso delle parole e il pensiero del grandissimo scienziato americano.
D: Dottor Pauling, lei è l’unico scienziato al mondo ad aver ricevuto ben due Premi Nobel per categorie diverse: quali sono queste categorie?
R: Ho ricevuto il Premio Nobel per la Chimica nel 1954, e per la Pace nel 1962.
D: Nonostante i numerosi studi, pubblicazioni e ricerche, ha avuto persino il tempo per codificare la cosiddetta «medicina ortomolecolare». Ci può spiegare cos’è?
R: Ho coniato il termine «medicina ortomolecolare» per indicare il mantenimento della buona salute e il trattamento delle malattie attraverso la variazione della concentrazione di sostanze che sono generalmente presenti nel corpo umano e sono necessarie per la salute.
Per la Vitamina C, credo che il trattamento di una malattia attraverso il ricorso a sostanze che, come, l’acido ascorbico, sono normalmente presenti nel corpo umano e necessarie alla vita, sia da preferirsi a un trattamento che comporti il ricorso a potenti sostanze sintetiche o a estratti delle piante che possono avere, e generalmente hanno, effetti collaterali indesiderabili.
L’uso terapeutico di grandi quantità di vitamine, che viene chiamato «terapia megavitaminica», è un procedimento molto importante nella medicina ortomolecolare.
D: Quindi lei sostiene l’importanza delle vitamine nella terapia di moltissime malattie: cosa ci può dire a proposito della Vitamina C?
R: La Vitamina C rafforza i naturali meccanismi di difesa, in particolar modo del sistema immunitario e aumenta l’efficacia degli enzimi nel catalizzare le reazioni biochimiche. E’ necessaria per le reazioni vitali di idrossilazione, in particolare nell’ormone adrenalina e nella sintesi della molecola del collagene. Il collagene è una delle più abbondanti proteine presenti nel corpo che va a costituire il tessuto connettivo (la materia plastica naturale del corpo: cartilagini, tendini, vasi sanguigni, ecc.).
Un’elevata assunzione di Vitamina C aiuta a controllare molte malattie: non solo il comune raffreddore, ma anche altre, virali e batteriche, come l’epatite, e altre ancora, assolutamente non correlate fra loro, come la schizofrenia, i disturbi cardiovascolari e il cancro.

Il dott. Claus W. Jungerblut, dell’Università della Columbia, nel 1935 riferì che la Vitamina C ad alte dosi rende inattivo il virus della poliomielite, dell’herpes, del vaiolo bovino e quello dell’epatite. Non solo, la Vitamina C rende inattivi pure i batteri e le loro tossine (difterite, stafilococco, dissenteria, ecc.)
D: Uno dei problemi più seri della nostra società sono le malattie cardiovascolari.
Nonostante l’immenso bagaglio farmaceutico messo a disposizione dalle corporazioni della chimica, ogni anno muoiono moltissime persone nel mondo. In questo caso la Vitamina C può essere d’aiuto, oppure no?
R: Le patologie cardiache costituiscono la principale causa di morte nei paesi industrializzati. Sono convinto che il tasso di mortalità relativo a queste patologie a ogni età potrebbe essere diminuito in maniera notevole, probabilmente ridotto a metà, attraverso un uso appropriato della Vitamina C.
D: Viste le proprietà eccezionali di questa vitamina, non capisco perché le case farmaceutiche non s’interessano della Vitamina C!
O meglio, so bene qual è il motivo, ma vorrei sentire la sua opinione!
R: La mancanza d’interesse delle multinazionali risiede nel fatto che la Vitamina C è una sostanza naturale che è disponibile a bassi costi e che non può essere brevettata!
Proprio come pensavo. Sempre la solita minestra: una sostanza, nonostante le proprietà terapeutiche, non viene presa in considerazione dalle corporazioni della chimica se non produce ritorni economici enormi.
D: Dottor Pauling, la RGR della Vitamina C (Razione Giornaliera Raccomandata) consigliata dal ministero dell’Alimentazione e della Nutrizione è di 60 milligrammi al giorno. Lei invece parla di svariati grammi al giorno…
R: Le RGR relative alle vitamine, sono le dosi che hanno la probabilità di prevenire nelle persone «di salute normalmente buona» la morte per scorbuto, beri-beri, pellagra, o altre malattie da carenza vitaminica, ma non sono le dosi che fanno acquistare alla gente uno stato ottimale di salute.
Per un essere umano, 2300 milligrammi (2,3 grammi) al giorno di acido ascorbico sono inferiori al tasso ottimale di assunzione di questa vitamina. Da numerosi studi risulta che l’assunzione ottimale di Vitamina C per un essere umano adulto varia da 2,3 grammi a 10 grammi al giorno. Le differenze biochimiche individuali sono tali che, su una vasta popolazione, il tasso di assunzione può essere incluso tra i 250 milligrammi e i 20 grammi, o anche più, al giorno.


D: Ma dosi così elevate non sono pericolose per la salute?
R: L’acido ascorbico nella letteratura medica è descritto come «virtualmente non tossico». Alcune persone hanno ingerito dai 10 a 20 grammi di Vitamina C al giorno per 25 anni senza che si producessero calcoli renali o altri effetti collaterali. Un ammalato di cancro ne ha presi 130 grammi al giorno per 9 anni, ricavandone beneficio. Non è mai stato segnalato alcun caso di morte per una ingestione massiccia di acido ascorbico e neppure alcuna malattia seria.
D: Ma non basta la Vitamina C contenuta negli alimenti?
R: Il ricercatore Irwin Stone, nel 1965, rilevò che gli esseri umani e altri primati come la scimmia rheus, non sanno sintetizzare la Vitamina C e la richiedono come vitamina integrativa.
Una volta che una specie ha perso tale capacità di produrla autonomamente, essa dipende, per la sua esistenza, dalla possibilità di trovarla nel cibo a disposizione. Però, visto che la maggior parte delle specie animali non hanno perso questa capacità (ad esclusione dell’uomo), significa che la quantità di acido ascorbico generalmente presente nel cibo non è sufficiente a fornire la dose ottimale.
D: Quindi se ho capito bene: l’uomo, avendo perso la capacità di sintetizzare la Vitamina C autonomamente, necessità di un apporto esterno attraverso il cibo. Ma il cibo non è ricco a sufficienza per soddisfare questo fabbisogno!
Come possiamo allora integrare l’acido ascorbico?
R: La Vitamina C, o acido ascorbico, è una polvere bianca cristallina che si scioglie in acqua.
La sua soluzione ha un sapore acido, che ricorda quello dell’arancia. Essa può essere assunta oralmente, anche sotto forma di sali dell’acido ascorbico, in particolare come ascorbato di sodio e ascorbato di calcio. Tuttavia solo questi ultimi due, che sono sali, possono essere iniettati per via endovenosa, poiché diversamente la soluzione acida danneggia le vene e i tessuti.
D: Lei ha criticato molto lo zucchero, come mai? Ci sono evidenze scientifiche della sua pericolosità per
la salute?
R: Da numerosi studi siamo portati a concludere che gli uomini che ingeriscono molto zucchero corrono rischi di gran lunga maggiori di ammalarsi di cuore, in un’età variante fra i 45 e i 65 anni, rispetto a quelli che ne ingeriscono quantità inferiori. L’incidenza di malattie coronariche, inclusa l’angina pectoris, va di pari passo con l’aumentato consumo di zucchero, e non è affatto correlata con il consumo di grassi animali o dei grassi in genere.
Il metabolismo del saccarosio (zucchero) produce al primo stadio uguali quantità di glucosio e di fruttosio. Il glucosio entra direttamente nei processi metabolici che forniscono l’energia alle cellule del corpo, il metabolismo del fruttosio invece procede in parte per una direzione diversa, che prevede la produzione di acetato, precursore del colesterolo che sintetizziamo nelle cellule del fegato. In uno studio clinico della massima serietà, è stato dimostrato che l’ingestione del saccarosio porta a un aumento della concentrazione di colesterolo nel sangue.
D: Per concludere, qual è la sua ricetta, se ne ha una, per stare bene e vivere a lungo?
R: Ecco i punti fondamentali del regime:
1) Integrare l’alimentazione con notevoli quantità di Vitamina C (da 6 a 18 grammi), Vitamina A, E, B.
2) Assumere minerali (calcio, ferro, rame, magnesio, zinco, cromo, selenio, ecc.)
3) Ridurre l’assunzione di zucchero
4) Mangiare ciò che piace, ma in maniera moderata
5) Bere molta acqua e pochi alcolici
6) Fare attività fisica
7) Non fumare
8) Evitare ogni forma di stress
La caratteristica principale rimane comunque l’apporto di vitamine, soprattutto di Vitamina C

domenica 22 settembre 2019

Paolo Lissoni: Ecco perchè la medicina esclude il metodo Di Bella MELATONINA

Paolo Lissoni: Ecco perchè la medicina esclude il metodo Di Bella

Un’intervista da non perdere al prof. Paolo Lissoni, oncologo ed endocrinologo dell’ ospedale San Gerardo di Monza.Ecco perchè escludono il metodo Di Bella.paolo lissoni oncologo metodo di bella
Paolo Lissoni è un oncologo ed endocrinologo dell’ ospedale San Gerardo di Monza, struttura famosa in quanto offre ai pazienti malati di cancro, abbinate alle cure tradizionali (chemioterapia, radioterapia), terapie “complementari” naturali.
L’oncologo è  stato anche premiato dal National Cancer Institute di Washington per le sue ricerche sulla ghiandola pineale, fondamentale nella lotta contro il cancro, in quanto produce melatonina, la sostanza che è alla base del metodo Di Bella.
Di seguito vi mostriamo una sua intervista rilasciata a “il Giornale”, dove ci parla proprio di ghiandola pineale, melatonina, vantaggi e svantaggi del metodo Di Bella e dei motivi per cui quest’ ultimo viene escluso dalla medicina.

Paolo Lissoni: Ecco perchè escludono il metodo Di Bella

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Il reparto di oncologia di Monza è l’unico in Italia che offre, accanto alle tradizionali, una terapia “complementare”.
Ossia?
“Il campo delle terapie alternative anti-cancro (usate in abbinamento a chemio e radio) è estesissimo: vischio, aloe, graviola, veleno di scorpione, curcuma, mirra. Noi abbiamo dato la priorità alle sostanze naturalmente prodotte dal nostro corpo. La ghiandola pineale produce melatonina e altre quattro molecole derivate da aminoacidi. Sono molecole – fondamentali nel regolare il sistema immunitario, nel dosare le endorfine (che danno benessere) e nel favorire i processi di coscienza – che variano a seconda delle ore della luce”.
Quindi proponete la melatonina ai pazienti oncologici?
Si sa da anni che un ammalato di cancro produce livelli bassissimi di queste sostanze prodotte dalla pineale, melatonina soprattutto. Tutti i processi psico-chimici sono alterati in chi ha un cancro”. Date melatonina dopo o durante la chemio? “Dopo e durante per ridurre la tossicità dei chemioterapici. La melatonina ha proprietà antiossidanti, azione anti-proliferativa, potenzia il sistema immunitario (accresce il rilascio dell’interleuchina 2 dai linfociti T), contrasta la carenza di piastrine e la cachessia che sono la debolezza e il dimagrimento tipici di chi fa una chemio…
La scoperta di Luigi Di Bella…
“Esattamente, tutto il mondo deve essergli grato per questo. La melatonina mette in moto almeno 20 meccanismi antitumorali…”
Però non tutti gli oncologi ci informano di questo…
“Noi lo facciamo”.
Date la melatonina in ospedale?
“Anni fa sì, ora non più. La prescriviamo e si compra in farmacia fra i prodotti da banco”.
Parliamo di Di Bella?
“L’argomento mi coinvolge affettivamente. Negli anni Ottanta conobbi Luigi Di Bella, lo contattai per confrontare con lui i miei studi sulla ghiandola pineale. Trovai un terreno comune ma i miei tentativi di conciliare le due oncologie, la tradizionale e la dibelliana sono tristemente falliti…”
Come mai?
“Da un lato c’è l’ottusità mentale dell’oncologia tradizionale che non conosce o non vuol conoscere gli aspetti biologici, dall’altro la terapia Di Bella che ha avuto (e ha) il grosso limite di non essersi espressa attraverso una sperimentazione clinica”.

Però c’è chi guarisce dal cancro con la Di Bella.“Non basta dire: uno è guarito. Quanti pazienti sono andati bene e quanti male? Questa situazione va avanti da 25 anni. La multiterapia Di Bella deve seguire la sperimentazione clinica che tutto il mondo segue. Sennò si fa confusione, non si comprenderà mai l’efficacia della cura tradizionale rispetto alla Di Bella”.
Se fosse lei a decidere come si comporterebbe?“Raccoglierei i dati e unirei le forze: ai malati che non rispondono alle cure                                                                                      ufficiali darei la Di Bella”.
Quindi la proporrebbe dopo che si è accertato il fallimento della terapia tradizionale, perchè?
“Potrebbe essere un modo per conciliare le posizioni scientifiche e per poter testare finalmente i risultati sul campo. Anche lei mi sta confermando che ha raccolto molto storie di pazienti che dopo il fallimento della tradizionale si sono trovati bene con la Di Bella…”
C’è un altro limite del metodo Di Bella?“L’aspetto immunologico nella cura del cancro è noto da pochi anni, so che Giuseppe Di Bella ogni tanto inserisce al cocktail anche le interleuchine 2 (sostanze prodotte dai linfociti T) per potenziare il sistema immunitario”.
Un aspetto positivo della terapia Di Bella (oltre alla melatonina?)
“Il fatto di somministrare chemioterapici a piccole dosi è stata una geniale intuizione di Luigi Di Bella, oggi si inizia a praticare la “metronomica” che significa appunto curare con dose minima di chemioterapici a intervalli di tempo brevi”.
Piccoli dosi per evitare il fenomeno della chemio-resistenza?
“Questo aspetto va ancora studiato. Quel che è certo però è che le piccole dosi non intossicano l’organismo e hanno effetti immunostimolanti e antiangiogenetici (ossia impediscono la formazione di nuovi vasi sanguigni necessari al tumore per crescere).
Allora pro o contro Di Bella?
“Non ha senso dire ‘pro o contro’, io direi: ognuno dia il meglio di sé e la cosa funzionerebbe se il dialogo fosse solo scientifico, ma è chiaro che entrano in gioco altri interessi. La terapia Di Bella è la punta dell’iceberg che dischiude una tematica immensa: il rapporto tra la scienza e la cultura umana”.
Fonte: il Giornale

sabato 14 settembre 2019

L'uomo anela il Bene


L'uomo anela il Bene
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C’è nell’intimo di ogni essere umano, dalla prima infanzia sino alla tomba e nonostante tutta l’esperienza dei crimini commessi, sofferti e osservati, qualcosa che ci si aspetta invincibilmente che gli faccia del bene e non del male. È questo, prima di tutto, che è sacro in ogni essere umano. Il bene è l’unica fonte del sacro.

Simone Weil

giovedì 12 settembre 2019

L'essenza dell'ottimismo

L'essenza dell'ottimismo 
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„L'essenza dell'ottimismo non è soltanto guardare al di là della situazione presente, ma è una forza vitale, la forza di sperare quando gli altri si rassegnano, la forza di tenere alta la testa quando sembra che tutto fallisca, la forza di sopportare gli insuccessi, una forza che non lascia mai il futuro agli avversari, il futuro lo rivendica a sé.“ 

Dietrich Bonhoeffer, libro Oltre la rottamazione: Nessun giorno è sbagliato per provare a cambiare

Se non è rispettata la giustizia

Se non è rispettata la giustizia
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Se non è rispettata la giustizia,
 che cosa sono gli stati se non delle grandi bande di ladri? Perché anche le bande dei briganti che cosa sono se non dei piccoli stati?
 È pur sempre un gruppo di individui che è retto dal comando di un capo, è vincolato da un patto sociale e il bottino si divide secondo la legge della convenzione. (De civ. Dei 4, 4) Sant’Agostino

«I legami d’amore poco tesi, così poco solidi

I legami d’amore poco tesi, così poco solidi
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Antoine de Saint-Exupéry, un altro che aveva già capito tutto 76 anni fa. La lettera è del 1943.

«I legami d’amore che stringono l’uomo d’oggi agli esseri come alle cose, sono così poco tesi, così poco solidi, che l’uomo non avverte più l’assenza come una volta. È la parola terribile di quella storiella ebrea: “Te ne vai dunque laggiù? Come sarai lontano!”. “Lontano da dove?”. Il dove che hanno lasciato non era altro che un fascio di abitudini. In quest’epoca di divorzio, si divorzia con la stessa facilità dalle cose. I frigoriferi sono intercambiabili. E le case pure. E la propria donna? E la religione? E il partito? È ormai impossibile essere infedeli: a che cosa si potrebbe essere infedeli? Lontani da dove e infedeli a che cosa? Deserto dell’uomo».

(Antoine de Saint-Exupéry, Lettera al generale X, in Il diritto di vivere. Scritti sulla guerra, Bompiani 2014)

Il litio




Compie 70 anni il farmaco più usato per disturbi dell'umore

Il libro 'Lithium' celebra la scoperta dello psichiatra Cade


Redazione ANSA ROMA 
   

VACCINI VS VITAMINA C, LO STRANO CASO DELLA POLIO, DEL MORBILLO E DEL DR. FREDERICK R. KLENNER.

VACCINI VS VITAMINA C, LO STRANO CASO DELLA POLIO, DEL MORBILLO E DEL DR. FREDERICK R. KLENNER.

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Comunemente si crede che una cosa grave come la polio, una cosa che ti PARALIZZA, possa essere trattata solo con l’apposito vaccino. Che l’apposito vaccino sia il non plus ultra, se uno parla della polio. Benissimo.
Ma noi siamo ragazzacci impertinenti col vizio di rovistare nella storia (poco chiara) della medicina degli ultimi 100 anni, e abbiamo trovato lo strano caso del Dr. Klenner. LEGGETE, SE VOLETE AVERE UN’IDEA di come e quanto ragioni sociali, politiche, economiche e commerciali si intreccino oggi col fatto medico. Credere che la medicina che ci raccontano e’ derivata dalla Scienza e’ un po’ come credere che la politica e’ derivata dal Volere del Popolo e dai Referendum.
Era la tarda primavera del 1949, e’ l’America era stretta nella morsa della peggior epidemia di polio bulbare di sempre. Nella polio bulbare il virus attacca il midollo spinale e i centri nervosi, provocando gravi paralisi, tra cui quelle dei muscoli respiratori.
Il 10 giugno, ad una conferenza nazionale dell’Associazione dei Medici Americani (AMA), assieme ai massimi esperti americani e mondiali in tema di trattamento della polio, venne invitato anche tale Dr. Frederick Klenner. Tra esperti in tracheotomia, anestesisti, neurologi e infettivologi, cosa ci stava a fare lui, un medico generico specialista in malattie toraciche, proveniente da una citta’ di provincia, senza credenziali di livello, senza fondi per le ricerche, senza un laboratorio…. Che l’avessero fatto entrare per sbaglio?
Ecco l’estratto della sua comunicazione alla conferenza nazionale, successivamente pubblicato nel Journal of American Medical Association (September 3, 1949; (141):1:1-8):
“Dr. F.R. Klenner, Reidsville, North Carolina: puo’ risultare interessante sapere come e’ stata trattata la polio a Reidsville durante l’epidemia del 1948. Nei 7 anni precedenti le infezioni virali sono state trattate e CURATE con dosi massicce e frequenti di VITAMINA C iniettate endovena. Se la vitamina C, in dosi tra i 6000 e i 20000 milligrammi ogni 24 ore, viene fornita agli ammalati di polio, nessuno rimarra’ paralizzato e le epidemie verranno debellate.
Le basi CLINICHE EMPIRICHE delle parole di Klenner alla conferenza nazionale si trovano nel suo articolo “Il trattamento della poliomielite e di altre malattie virali con la vitamina C, pubblicato nel luglio 1949 sul Journal of Southern Medicine and Surgery. L’ESPERIENZA DI KLENNER E’ IMPORTANTE PERCHE’ VENNE FATTA SU ESSERI UMANI DI TUTTE LE ETA’, NON SU ANIMALI DA LABORATORIO.
Durante l’EPIDEMIA DI MORBILLO DEL 1948, Klenner osservoESPERIENZIALMENTE che 1 grammo di vitamina C ogni 2 ore per bocca per 4 giorni di seguito ELIMINAVA L’INFEZIONE DA MORBILLO IN 48 ORE. La dose, la frequenza e la durata sono importantissime, altrimenti l’infezione non si interrompe, oppure progredisce, oppure ritorna dopo essere stata apparentemente eliminata. I colleghi medici che hanno tentato la cura della polio con DOSI, FREQUENZA E TEMPI DI SOMMINISTRAZIONE AL DI SOTTO DI QUELLI RACCOMANDATI DALL’ESPERIENZA DI KLENNER HANNO FALLITO.
Le vitamine non sono brevettabili. Le esperienze di Klenner sono state ripetute da alcuni colleghi privati con buoni risultati. Nessun ministero della salute, istituto di sanita’ o industria farmaceutica ha dedicato fondi per studiare a fondo il fenomeno delle proprieta’ sconosciute della vitamina C con cui, stando all’esperienza multidecennale di Klenner, e’ possibile debellare tutte le malattie virali e molte di quelle batteriche per le quali, ancora oggi, si impiegano VACCINI BREVETTATI.

lunedì 9 settembre 2019

Metodo Di Bella: perché e come funziona nella cura del tumore



Metodo Di Bella: perché e come funziona nella cura del tumore - prima parte

Cancro: le cure alternative
Metodo Di Bella: perché e come funziona nella cura del tumore - prima parte
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Contrariamente alla disinformazione ampiamente diffusa dalla propaganda dei circoli di potere, il Metodo Di Bella antitumorale, non è ”alternativo”, nell’accezione comune del termine, ma rappresenta l’integrazione funzionale e la razionale convergenza delle conoscenze medico-scientifiche definitivamente acquisite, e delle emergenti evidenze scientifiche, in una clinica affrancata da inquinamenti politico-finanziari


Giuseppe Di Bella - 10/08/2019
Scopo del MDB è cercare di superare l’elevata tossicità e la limitata efficacia delle attuali terapie mediche del cancro valorizzando molecole biologiche di elevata efficacia e bassa tossicità oggi sottovalutate in oncoterapia, il cui documentato effetto antitumorale è esaltato dal reciproco sinergismo.
Oggi la sopravvivenza, è essenzialmente dovuta alla chirurgia, ed è del 29% a 5 anni (Richards et al, BMJ. 2000 Apr 1;320(7239):895-8.).
Di questo 29% solo il 2,5% è dovuto alla chemio, (Morgan et al, 2004 Dec;16(8):549-60).
Questo studio si basa su 14 anni di osservazione, 225.000 pazienti, 22 varietà tumorali.
Metà dei sopravvissuti per 5 anni, nel lungo termine muore per tumore (Lopez et al, Gac Med Mex. 1998 Mar-Apr;134(2):145-51).
La sola chemioterapia, senza chirurgia, consente pertanto solo al 2,1% - 2,5% di raggiungere i 5 anni. Dai recenti congressi dell’American Society of Clinical Oncology emerge chiaramente il dato che nei tumori solidi gli anticorpi monoclonali (i famosi “farmaci intelligenti di provata efficacia” e di ultima generazione, impropriamente definiti” biologici”) consentono in media un incremento della sopravvivenza di circa due mesi, e solo in rari casi si raggiungono o superano i quattro mesi.

Con Melatonina, Retinoidi, vitamine E, D3, C, componenti della ECM (matrice extracellulare), il MDB potenzia quei mezzi che la Fisiologia considera essenziali per la vita. Queste molecole differenzianti esercitano sinergicamente anche un ruolo antiangiogenico e antiproliferativo. Questo effetto è sinergicamente potenziato da Somatostatina e/o analoghi mediante la regolazione negativa di molecole altamente mitogene come il GH e i fattori di crescita GH dipendenti. Concorrono al sinergismo antiproliferativo e antiangiogenico Cabergolina e/o Bromocriptina, inibitori della Prolattina, ormone mitogeno ubiqitario. Il MDB prevede minimali dosaggi apoptotici, non citotossici e non mutageni di Ciclofosfamide o Oncocarbide, la cui tollerabilità è esaltata dalla Melatonina (MLT) e dalle vitamine del MDB.
Sono riportati i risultati preliminari di uno studio osservazionale retrospettivo su 553 pazienti con 29 diversi istotipi, trattati con MDB. In tutte le neoplasie – anche se con rilevanti differenze tra di esse – il MDB ha conseguito, senza alcuna rilevante tossicità, un evidente miglioramento della qualità di vita e un netto incremento delle mediane di sopravvivenza per ogni patologia e stadio rispetto ai corrispettivi dati della letteratura relativi alla chemioterapia e/o anticorpi monoclonali.
Gli attuali dati della letteratura sulla chemioterapia documentano un’elevata tossicità e una percentuale di mortalità denunciata anche da un’agenzia della Reuters Healt (Wesport, CT 2001-05-17: “Unexspected high mortality rated associated with chemoterapy regimen”). Il dato è confermato da uno studio sui protocolli chemioterapici delle malattie linfoproliferative (Atra et al, 1998) che riporta l’undici per cento di decessi non causati dal tumore ma unicamente da chemioterapia .
Il MDB persegue tre obiettivi essenziali:
  • la difesa dall’aggressione neoplastica;
  • l’inibizione della proliferazione neoplastica;
  • il contrasto della spiccata tendenza mutagena del fenotipo neoplastico.

Scopri il nuovo libro del dottor Giuseppe Di Bella


La difesa

Il MDB asseconda ed esalta le reazioni vitali e l’omeostasi (misure che l’organismo attua per difendersi da aggressione interne o esterne) antitumorale per metterle in condizione di contrapporsi alla insorgenza e progressione neoplastica.
Il tumore è deviazione dalla vita normale, per cui occorre riportare le reazioni deviate verso la norma, attraverso il potenziamento di tutti quei mezzi che la Fisiologia considera essenziali per la vita.
Il MDB persegue questo obiettivo attraverso innovative formulazioni e criteri d’impiego della MLT (complessata con Adenosina e Glicina), di retinoidi solubilizzati in Vitamina E, oltre a Vitamine C, D3, e componenti della ECM. Inserendo componenti apolari come il Betacarotene e la vitamina E tra i fosfolipidi di una membrana cellulare, la si stabilizza preservandola da danni ossidativi e dai radicali liberi.

Giuseppe Di Bella

Figlio e collaboratore di Luigi Di Bella, mette a punto con il padre il Metodo Di Bella. Da anni si impegna per sperimentare, documentare e divulgare l’efficacia della terapia.Per contatti: posta@giuseppedibella.it Leggi la biografia


Metodo Di Bella: perché e come funziona nella cura del tumore - seconda parte

Medicina Non Convenzionale
Metodo Di Bella: perché e come funziona nella cura del tumore - seconda parte
Leggi la seconda parte dell'articolo che spiega in maniera dettagliata il funzionamento del Metodo Di Bella

  1. Giuseppe Di Bella - 12/08/2019
L’espressione recettoriale (punto della cellula su cui agiscono le sostanze) ubiquitaria della Prolattina e del GH (ormone della crescita) rappresenta uno degli aspetti del ruolo mitogeno (di induzione tumorale), diretto e generalizzato, di queste molecole.

Inibizione della proliferazione neoplastica

La proliferazione cellulare sia fisiologica che tumorale è strettamente dipendente dalla Prolattina; dal GH, massimo fattore di crescita; e da Fattori di Crescita, molecole mitogene GH dipendenti, da esso positivamente regolate, come EGF, FGF, HGF, IGF1-2, NGF, PDGF, TGF, VEGF; oltre che da fattori di crescita prodotti dall’apparato gastrointestinale, come VIP, CCK, G. Sia la proliferazione cellulare fisiologica, che quella neoplastica, avvengono per mezzo di queste stesse molecole, che la cellula neoplastica utilizza però in rapporto esponenziale rispetto a quella sana.
La proliferazione incontrollata, anche se in misura diversa, caratterizza tutte le neoplasie.
L’impiego della somatostatina e analoghi, agendo sulla crescita, denominatore comune a ogni tumore, deve trovare indicazione razionale in ogni neoplasia. In molti tumori, non solo in quelli neuroendocrini, è stata documentata un’espressione recettoriale per la somatostatina.
Fattori causali dell’oncogenesi (insorgenza del tumore) sono i danni cromosomici che comportano, in varia misura, inattivazioni di geni oncosoppressori: CD44, Bcl-2, p53, oltre che delle Caspasi 3-8, elementi chiave della cascata apoptotica (reazioni che portano a invecchiamento e morte della cellula). La regolazione negativa degli oncosopressori (sostanze naturali che si oppongono all’insorgenza e progressione del tumore) è antagonizzata da componenti del MDB. La letteratura ha integralmente confermato i sinergici meccanismi d’azione antineoplastici differenzianti, citostatici, antiproliferativi, antiangiogenici e antimetastatici di tutti i componenti del MDB. Senza l’apporto della Prolattina, dell’ormone della crescita (GH) e dei Fattori di Crescita (GF) prodotti dai tessuti per azione del GH, e quindi strettamente GH-dipendenti, non esiste crescita fisiologica o tumorale. Inibire al tumore l’utilizzo di GH, Prolattina, GF, con il loro antidoto naturale, la Somatostatina, è pertanto di una logica matematica e scientifica. Nella crescita dei tumori ormono-dipendenti, intervengono anche l’estrogeno (nei tumori della mammella e utero), e il testosterone (nel carcinoma prostatico e dei testicoli) inibiti dal MDB con gli specifici antidoti.
Malgrado ciò l’oncologia continua a trastullarsi col recettore della somatostatina (SSTR) vincolando e limitando il suo impiego alle situazioni in cui viene individuato il suo recettore nelle cellule tumorali.





Inibizione delle mutazioni della cellula tumorale

L’altro aspetto fondamentale della progressione neoplastica – e pertanto obiettivo della razionalità terapeutica del MDB – è costituito dalle mutazioni delle cellule tumorali, perché a ogni mutazione la cellula tumorale seleziona e trattiene una serie di vantaggi. Mutazione dopo mutazione, il tumore incrementa progressivamente aggressività, resistenza, velocità di crescita, di capacità metastatica e tossicità. Le proprietà differenzianti (antimutazione) di componenti del MDB come Melatonina, Retinoidi, vitamine E, C, D3, e componenti della matrice extracellulare (ECM), si oppongono alla spiccata tendenza mutagena del tumore. Gli obiettivi strategici di una cura antiblastica non possono, pertanto, prescindere dal controllo delle mutazioni, che rappresentano una caratteristica essenziale e un denominatore comune delle cellule tumorali, non meno della citata dipendenza per la crescita da GH, PRL, e GF. Questi dati sono pienamente confermati dalle banche dati scientifiche mondiali, ma ancora ignorati dall’oncologia per una grave frattura tra evidenze scientifiche e applicazione terapeutica. Questa è la causa della reale e tragica impotenza dell’attuale terapia medica dei tumori, con il dato scientifico ufficiale (nascosto al pubblico) di un 2% di sopravvivenza a 5 anni (Morgan et al, 2004 Dec;16(8):549-60). Il rimanente 27% a 5 anni sopravvive solo grazie alla chirurgia (Richards et al, BMJ. 2000 Apr 1;320(7239):895-8.). Un fallimento di questa portata è dovuto a un concorso di cause, tutte basate sulla mancata valorizzazione delle evidenze scientifiche:
- Non vengono inibiti l’ormone della crescita, ( GH) e conseguentemente i fattori di crescita GH dipendenti, né la Prolattina, determinanti per la crescita tumorale.
- Non vengono potenziate le reazioni e funzioni vitali per contenere l’aggressione e l’espansione neoplastica, al contrario vengono gravemente degradate e compromesse dalla tossicità della chemio.
- Vengono esasperate a livello esponenziale il numero e la frequenza delle mutazioni, al punto tale che una circolare ministeriale mette in guardia il personale ospedaliero femminile in gravidanza dall’avvicinare pazienti in chemio per il pericolo di mutazioni che possano produrre malformazioni embrionali. Il rapporto numero 02/16 (2002) dell’Istituto Superiore di Sanità “Esposizione professionale a chemioterapici antiblastici” ha preso in considerazione i danni a breve e/o a lungo termine causati dall’esposizione professionale ai chemioterapici antiblastici (CA): «Proprio a causa delle loro proprietà citotossiche e immunosoppressive – si legge nel Rapporto – gli antibastici possono paradossalmente causare tumori secondari. Infatti, non solo sono in grado di innescare la trasformazione di cellule normali in maligne, ma tendono a ridurre le difese endogene contro l’insorgenza di neoplasie. (…) Numerosi studi hanno dimostrato la pericolosità per gli operatori sanitari (…): possibili tumori causati da chemioterapici cancerogeni, effetti sull’apparato riproduttivo, aumento degli aborti spontanei e delle malformazioni congenite. I danni risultano anche trasmissibili all’apparato riproduttivo dei figli degli operatori sanitari».
È documentato e noto che la mutazione di una cellula neoplastica seleziona cellule sempre più aggressive e resistenti, pertanto una terapia razionale come il MDB deve agire contenendo le mutazioni, non esasperandole come la chemio.
Per questi risultati, e una tossicità di questo livello della chemio, lo Stato Italiano spende ogni anno (dal Rapporto AIFA, spese per farmaci ATC), 1341 milioni di euro, pari al 32,37% del totale dei farmaci.

MDB: cosa stiamo facendo

Per verificare i singoli componenti e l’efficacia del MDB nei vari tipi e stadi di tumore, si può consultare la prima pagina del sito metododibella.org. alla voce “documentazione e aggiornamenti scientifici”. Oltre alle conferme scientifiche crescenti e ampie del MDB – sia nei singoli componenti che nell’uso combinato, accuratamente ed ermeticamente censurato dall’informazione – è nascosto anche il dato che migliaia di ammalati si stanno curando in Italia e nel mondo. In certi giorni il sito ufficiale metododibella.org supera i 20.000 contatti, e con l’erogazione del 5 X 1000 alla Fondazione, e le erogazioni liberali (fiscalmente detraibili), stiamo preparando relazioni per il prossimo congresso mondiale oncologico del maggio 2011 a Dalian in Cina, pubblicazioni, congressi e corsi sul MDB, oltre a studi sperimentali di laboratorio. Relativamente alla sperimentazione ministeriale del 1998, ormai annullata dai dati scientifici esposti, basta consultare il sito ufficiale metododibella.org alla sezione “sperimentazione”. Le responsabilità non sono state governative, ma dei circoli di potere che in realtà gestiscono la nazione.
Mio padre mi ha sempre detto di stare lontano dalla politica: è stata la politica che si è interessata alla terapia, fino a quando ha ritenuto di trarne qualche vantaggio e non viceversa. Sul piano scientifico e clinico abbiamo già vinto: comprendo e condivido i sentimenti di mio padre di profonda pena per i nostri nemici, che non abbiamo mai contato né temuto. Nessun potere umano per quanto abilmente dissimulato, potente, criminale e globale può lottare a lungo, resistere e vincere contro la Verità, unica Via che porta alla Vita.

Scopri il nuovo libro del dottor Giuseppe Di Bella


Pubblicazioni sul MDB

Per la documentazione sul MDB si può consultare il sito ufficiale metododibella.org.
Approfondimenti delle sue documentate possibilità sia preventive che terapeutiche sono reperibili nel volume Il Metodo Di Bella in cui ho riportato il pensiero scientifico di mio padre, i principi costituenti il MDB, i loro aspetti chimici, biochimici, farmacologici, di biologia molecolare, fisiologici, e clinici. Il potenziale d'azione antiblastico dei componenti del MDB è documentato da oltre 2.000 voci bibliografiche citate nel testo. Il volume – giunto alla terza e reperibile attraverso il sito – è pubblicato dalla casa editrice scientifica Mattioli 1885.
È ancora in ristampa l’edizione esaurita del volume Come prevenire i tumori in cui ho descritto sia a livello divulgativo che scientifico, gli aspetti farmacologici, dietetici e comportamentali che possiamo oggi attuare per prevenire l’insorgenza di malattie neoplastiche e degenerative.
Nel mese di ottobre 2010, per la prima volta l’intero Metodo Di Bella è stato pubblicato per esteso (42 pagine e 410 voci bibliografiche) da una nota rivista scientifica internazionale recensita da Med-Line (Neuro Endocrinol Lett. 2010 Sep 30;31(suppl1). Epub ahead of print). Si sono documentate una mediana di sopravvivenza e una qualità di vita nettamente superiori rispetto ai migliori dati ufficiali delle attuali terapie mediche dei tumori. Sono inoltre compresi diversi casi (che rappresentano un risultato inedito in oncologia) di guarigione stabile e completa di tumori maligni solidi senza intervento chirurgico, né chemio, né radioterapia, ma solo con MDB: Neuro Endocrinol Lett. 2010 Sep 30;31(suppl1). The Di Bella Method (DBM).

Giuseppe Di Bella
Figlio e collaboratore di Luigi Di Bella, mette a punto con il padre il Metodo Di Bella. Da anni si impegna per sperimentare, documentare e... Leggi la biografia