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lunedì 31 ottobre 2022

necessario ripetere la verità

 «È necessario ripetere la verità più e più volte, perché anche la menzogna intorno a noi è costantemente ripetuta. Non per gli individui, ma per le masse; sui giornali e sulle enciclopedie; nelle scuole e nelle università. Ovunque la falsità è al top, comoda e sicura che la coscienza della maggioranza è dalla loro parte».

 Wolfang von 

domenica 30 ottobre 2022

So di essere sostenuta


Pur  essendo  innegabile  che  il  mio  essere  è  un  essere  fugace  e  prorogato  di attimo  in  attimo,  esposto  all’eventualità  del  non  essere,  questo  fatto corrisponde  ad  un  altro,  altrettanto  innegabile:  malgrado  la  mia  fugacità, io   sono  e  sono  mantenuta  in  vita  di  attimo  in  attimo,  e  nel  mio  essere fugace  contengo  un  essere  duraturo.  So  di  essere  sostenuta  e  qui  sta  il  mio riposo  e  la  mia  sicurezza  –  non  la  sicurezza  dell’uomo  maturo  che  sta  su  un terreno  che  è  solido  in  virtù  delle  proprie  forze,  ma  la  beata  sicurezza  del bambino  sorretto  da  un  braccio  forte  –,  che  in  pratica  è  una  sicurezza  non meno  ragionevole.  Sarebbe  forse  'ragionevole'  quel  bambino  che  vivesse costantemente  nell’angoscia  che  la  mamma  lo  lasci  cadere?16. No.  Quindi: Se  per  bocca  del  profeta  Dio  mi  dice  che  mi  è  più  fedele  del  padre  e  della madre,  anzi  che  Egli  è  lo  stesso  Amore,  allora  devo  ammettere  che  la  mia fiducia  nel  braccio  che  mi  sostiene  è  ragionevole  e,  al  contrario,  è  stolta  la mia  paura  di  cadere  nel  nulla,  a  meno  che  non  sia  io  stessa  a  staccarmi  dal braccio che mi protegge Edith Stein

CO-REDENTORI CON CRISTO - Dagli scritti di Santa Teresa Benedetta della Croce (Stein), Carmelitana Scalza, Martire.

"Chi appartiene a Cristo deve vivere fino in fondo tutta la vita di Cristo. Deve crescere sino alla maturità di Cristo, deve intraprendere la Via Crucis, deve passare per il Getsemani e per il Golgota. E tutte le sofferenze che possono venirgli dall’esterno sono nulla a paragone della notte oscura dell’anima, quando la luce divina non brilla più e la voce del Signore non si ode più. Dio è sempre là, ma sta nascosto.

Cristo è Dio e Uomo, e chi ha parte con Lui, deve aver parte a una vita divina e umana. La natura umana, che egli assunse, gli diede la possibilità di soffrire e di morire. La natura divina, ch’egli possedeva ab eterno, conferì alla sofferenza e alla morte un valore infinito e un potere espiatorio, redentivo. Le sofferenze e la morte del Cristo proseguono nel suo Corpo mistico, e in ognuna delle membra di esso. Soffrire e morire è il destino di ogni uomo. Ma se egli è un membro vivo del Corpo mistico di Cristo, il suo soffrire e il suo morire assumono per tramite della divinità del capo un valore espiatorio, co-redentivo. Non si tratta di una bramosia perversa di soffrire. Agli occhi della razionalità naturale appare una perversione. Alla luce del mistero della Redenzione si rivela super-razionale, somma ragionevolezza. Così, colui che è legato a Cristo persevererà anche nella notte oscura della soggettiva lontananza da Dio e assenza di Dio; forse l’economia divina della salvezza impiega i suoi tormenti per liberare qualcuno che è oggettivamente incatenato dal peccato. Perciò: Fiat voluntas tua! (sia fatta la tua volontà) Anche, e anzi proprio in seno alla notte più tenebrosa..."

Edith Stein, "La vita come totalità", tr. di Teresa Franzosi, Città Nuova Editrice, Roma pp. 204.2056
L'attenzione è la forma più rara e più pura della generosità.
La capacità di prestare attenzione è cosa rarissima, difficilissima; è quasi un miracolo, è un miracolo. 
Quasi tutti coloro che credono di avere questa capacità, non l'hanno. Il calore, lo slancio del sentimento, la pietà non bastano.
Nella prima leggenda del Graal è detto che il Graal apparterrà a chi per primo dirà al custode della pietra : "Qual è il tuo tormento?".
La pienezza dell’amore del prossimo è semplicemente l’essere capaci di domandargli: “Qual è il tuo tormento?”.
Per questo è sufficiente, ma anche indispensabile, saper posare su di lui un certo sguardo.

Simone Weil

C'è buio in me in te invece c'è luce;

 C'è buio in me

in te invece c'è luce;

sono solo, ma tu non m'abbandoni;

non ho coraggio, ma tu mi sei d'aiuto;

sono inquieto, ma in te c'è la pace;

c'è amarezza in me, in te pazienza;

non capisco le tue vie

ma tu sai qual è la mia strada.


Dietrich Bonhoeffer


#uncantonellanotte per una #teologia della #vita

sabato 29 ottobre 2022

Ragione e libertà in Chesterton

 

Ragione e libertà in Chesterton. «Il cristianesimo mi ha allargato la ragione»

In occasione dei cento anni dalla conversione al cattolicesimo, un ritratto del grande pensatore inglese. «L’uomo può capire tutto con l’aiuto di quello che non capisce»


Per gentile concessione dell’autore, pubblichiamo l’intervento integrale tenuto da Ubaldo Casotto alla conferenza “100 anni fa Chesterton entrava nella Chiesa cattolica. ‘Il cristianesimo mi ha allargato la ragione’”, organizzata lunedì 24 ottobre a Milano da Associazione Esserci, Centro francescano culturale Rosetum e Tempi (durante la serata è stata pronunciata solo la prima parte del discorso).

«Potrei dimostrare tutta la dottrina cattolica se mi si permettesse di partire dal valore sommo di due cose: la ragione e la libertà». Chesterton diceva queste cose prima di convertirsi al cattolicesimo.

Che cos’è ragionevole per Chesterton? La fede, o, come lui dice la “credulità”, quel metodo di conoscenza per cui affermo come vero per me quello che ho ascoltato da altri.

Lui all’inizio della sua Autobiografia esemplifica così: «Piegandomi con cieca credulità, come sono solito fare, alla mera autorità e alla tradizione dei miei maggiori, ingoiando superstiziosamente una storia che non mi fu possibile controllare a suo tempo con l’esperienza personale, io sono d’opinione certissima d’essere nato il 29 maggio 1874, a Campden Hill, Kensigton».


Qui c’è già tutto Chesterton, il suo stile, il suo gusto per il paradosso e… la sua data di nascita.

La ragionevolezza parte dal realismo. C’è un dato, l’esistenza, che non è frutto di una scelta, ma oggetto di riconoscenza: va cioè riconosciuto e, tendenzialmente, è un dono per cui si è riconoscenti.

Chesterton ne parla, ben prima di convertirsi, come di una conquista: «Dopo di essere stato per alcun tempo nelle profondità più oscure del pessimismo contemporaneo, sentii un forte impulso interiore a ribellarmi, a scacciare l’incubo e a buttar via l’oppressione. Ma giacché stavo ancora pensandovi e liberandomene da solo, e la filosofia mi giovava poco, e la religione non mi dava un vero aiuto, mi inventai una teoria mistica rudimentale e artificiosa. Era sostanzialmente questa: anche la sola esistenza, ridotta nei suoi limiti più semplici, è tanto straordinaria da essere stimolante. Tutto era magnifico, paragonato al nulla».

Nel suo periodo pessimista – dice –: «Difesi, contro critici teatrali, il merito teatrale di un dramma più recente, che contiene molte cose buone, il dramma intitolato: “Dove non c’è nulla c’è Dio”. Ma io andavo barcollando e gemevo e mi travagliavo con una mia filosofia incipiente e incompiuta, che era quasi il contrario dell’affermazione che dove non c’è nulla c’è Dio. A me la verità si presentava piuttosto in quell’altra forma: dove c’è qualcosa c’è Dio. In filosofia nessuna delle due affermazioni è adeguata, ma sarei rimasto sbigottito se avessi saputo quanto il mio anything (qualcosa) fosse vicino all’Ens di San Tommaso d’Aquino» (Autobiografia).


Un uomo, io, quello che incontro per strada, è di per sé stupefacente «Quel ragazzo avrebbe potuto essere un grande» si dice di solito di una mancata promessa, ad esempio nel calcio. «No», risponde Chesterton. «Quel ragazzo è un grande perché avrebbe potuto non essere» (Ortodossia).

Uno sguardo ragionevole sulla realtà percepisce che è stata strappata dal nulla. È l’esperienza del Robinson Crusoe: «Un uomo sopra un piccolo scoglio con poca roba strappata al mare: la parte più bella del libro», dice Chesterton, «è la lista degli oggetti salvati dal naufragio. La più grande poesia è un inventario… tutte le cose sono sfuggite per un capello alla perdizione: tutto è stato salvato da un naufragio».

Allora il sentimento più ragionevole, ma anche più riflesso, è la gratitudine, l’unica modalità di rapporto vero con la realtà, lui voleva apprezzare le cose e il cristianesimo ha salvato il suo naturale materialismo, che è il materialismo dei santi, tant’è che Francesco d’Assisi «non solo apprezzava ogni cosa, ma anche il nulla da cui ogni cosa fu fatta».

Per lui la vera tentazione del pensiero moderno non era il materialismo, ma lo spiritualismo. I pensatori moderni non hanno avuto il coraggio di essere materialisti fino in fondo, non sono mai saliti così in alto (come san Francesco) perché non sono mai scesi così in basso, non si sono mai messi nudi sulla nuda terra.


Per Chesterton «soltanto l’opera divina è materiale nella creazione di un mondo materiale: quella del demonio resta puramente spirituale». Tommaso d’Aquino ebbe il coraggio di questo materialismo: «Il sistema del d’Aquino parte dal punto di vista universale che un uovo è un uovo. Ora un hegeliano replicherà che un uovo è una gallina, perché esso fa parte dell’infinito processo del Divenire; il seguace di Berkeley sosterrà che la frittata esiste come esistono i sogni, visto che il sogno si può dire causa della frittata come la frittata è causa del sogno; il pragmatico sosterrà che il miglior partito da trarre da un uovo è quello di dimenticare che esso sia stato un uovo e ricordare soltanto la frittura. Ma il tomista non ha bisogno di guastarsi il cervello per evitare di guastare le sue uova, né di guardare le uova in cagnesco, né di chiudere gli occhi per meglio meditare una nuova semplificazione delle uova. Dominatore nella luce sfavillante della fraternità umana, egli constaterà che le uova non sono galline, né sogni, né supposizioni; bensì cose attestate dall’autorità dei sensi, ch’è di Dio».


La novità del cristianesimo, infatti, non è lo spirito, è la carne, la materia. Non è l’eternità, è la storia, l’attimo, l’istante, la rivalutazione di tutto ciò di cui è fatta la vita. Il cristianesimo «non è una filosofia perché, essendo una visione, non è un modello, ma un quadro; non è di quelle semplificazioni che risolvono ogni cosa in un’astratta spiegazione: che tutto è ricorrente, che tutto è relativo, che tutto è illusorio. Non è un meccanismo ma un racconto; ha le proporzioni che si riscontrano in un quadro o in un racconto; non ha le ripetizioni regolari di un modello o di un meccanismo; ma le rimpiazza con l’essere convincente come un quadro o come un racconto. In altre parole è esattamente, ecco la frase, come la vita. Perché infatti è vita».

Quindi, una ragione più larga – sembra di sentire il Ratzinger di Regensburg o del Bundestag «allargare la ragione» – perché l’alternativa è la pazzia o – come diceva appunto Ratzinger – la chiusura in un bunker in cui non entra più la realtà.

In Ortodossia – scritto anche questo ben prima della sua conversione – c’è un capitolo illuminante sulla pazzia dell’uomo contemporaneo. “Quell’uomo crede in sé stesso” diciamo spesso con ammirazione. «Io so dove sono tutti gli uomini che credono in sé stessi», ribatte Chesterton, «in manicomio».


«Oggigiorno ognuno crede esattamente in quella parte dell’uomo in cui dovrebbe non credere: sé stesso, e dubita esattamente in quella parte in cui non dovrebbe dubitare: la ragione divina». Il pazzo è un uomo fissato, monomaniaco fino alla monotonia. «Il pazzo… è preso dalla nitida e ben illuminata prigione di un’idea (sia questa la lotta di classe, o la razza, il progresso… ): è teso verso un punto solo, fino all’esasperazione»; è logico in modo esasperato perché cerca di ridurre la complessità dell’universo e dell’esistenza a un ordinamento semplice che sia alla sua misura. «Il logico pretende di rinchiudere il cielo nella sua testa, e la testa scoppia», «La coerenza del suo spirito è quello che lo rende stupido e pazzo allo stesso tempo»; non è il poeta a essere lunatico, ma il ragionatore.

Di qui la stupenda definizione: «Il pazzo non è l’uomo che ha perduto la ragione, ma l’uomo che ha perduto tutto fuor che la ragione» (laddove la ragione è ridotta alla sola logica). Provate a discutere con un pazzo, non ne uscite, all’interno della sua logica è imbattibile. Qual è il problema allora? Il pazzo ha sempre coerenza e lucidità, ma è chiuso in un mondo piccolo: «La sua mente si muove in un cerchio perfetto ma ristretto. Un cerchio piccolo è infinito, come un cerchio grande, ma pur essendo ugualmente infinito non è ugualmente grande. Allo stesso modo una spiegazione assurda è completa come una spiegazione giusta, ma non abbraccia un campo altrettanto vasto. Una pallottola è tonda come il mondo, ma non è il mondo».


Il problema è aprirgli la testa, o come dice Ratzinger, che nel bunker in cui ci siamo rifugiati si apra una fessura da cui possa rientrare la realtà. Chesterton abbracciò e capì il cattolicesimo perché fece un uso sempre spregiudicato della ragione, per lui il farsi cattolico “dilata la mente”; disse che aderì al cattolicesimo perché era una dottrina “più larga” delle teorie filosofiche che affollavano il suo tempo.

Chiuso nell’autoreferenzialità del suo pensiero l’uomo moderno è incapace di stupore. Lo stupore – l’abbiamo già visto – è la molla che mette in moto la ragione: «Noi vediamo una cosa obiettivamente quando la vediamo per la prima volta». Per vederle sempre così, bisogna essere bambini.

Ne Il ritorno di Don Chisciotte, una delle sue opere minori: «Attraversò il giardino, che era deserto, dirigendosi verso la casa, ma, appena lo fece, qualcosa la bloccò. Fissò per un minuto il monumento che si trovava nel prato, quell’immagine spezzata posta in piedi sul drago. Nel momento in cui lo vide, strane e nuove sensazioni entrarono nella sua anima e nei suoi occhi. Nella chiara ed esaltante intensità della sua felicità e della sua infelicità, diede l’impressione di vederlo per la prima volta».


Ma come vedere ogni giorno le cose per la prima volta? Bisogna essere felici – o molto infelici, perché «il dolore è sempre una gioia rovesciata» (Il ritorno di Don Chiosciotte) – oppure bisogna essere bambini. Lo stupore per la semplice presenza delle cose è la caratteristica del bambino: «Un bambino di sette anni si entusiasma a sentir dire che Tommy aprì una porta e vide un dragone; un bimbo di tre anni si entusiasma solo a sentir dire che Tommy aprì una porta» (Ortodossia). Solo che per essere bambini bisogna essere un po’ come Dio, vivi e instancabili: «Il sole si alza tutte le mattine, io no; ma la differenza è dovuta alla mia inazione e non alla mia attività». Che il sole sorga tutte le mattine è dovuto al fatto che “non è mai stanco”. «Quel che intendo dire si può osservare, per esempio, nei ragazzi, quando trovano qualche gioco o trastullo che li diverta in modo speciale. Un bambino si diverte a battere ritmicamente le gambe per eccesso, non per assenza di vita. Appunto perché hanno una vitalità espansiva e una grande fierezza e libertà di spirito, appunto perciò i bambini desiderano le cose ripetute e invariate. Essi dicono “fallo ancora”; e la persona anziana lo fa ancora fin quasi a morire, perché non ha più la forza sufficiente per godere della monotonia. Dio è forse abbastanza forte per goderne e può darsi che dica al sole ogni mattina “ancora”; e alla luna ogni sera “ancora”. La replica si può avere per milioni di anni, per pura volontà, come può finire in ogni istante».


La ragione – scusate il gioco di parole – deve dar ragione di ciò che vede, non della coerenza del ragionamento con un principio scelto arbitrariamente da noi. Il problema è che non accettiamo quello che vediamo. Perché noi vediamo un enigma. Il problema dell’uomo moderno – scrive in Ortodossia – non è che non sa risolvere l’enigma del mondo, è che non vede l’enigma. «Tocca a ciascuno di noi, all’uomo comune, allo scienziato, al filosofo e al teologo meravigliarsi di fronte all’enigma che siamo» ha detto un teologo spagnolo (Javier Prades) ed è una frase che sarebbe piaciuta molto a Chesterton, che a questo tema ha dedicato un romanzo, L’uomo vivo.

Innocenzo Smith, il protagonista, uno che si è «fatto pellegrino per guarire dall’essere esiliato» nel suo giro intorno al mondo in America incontra un meticcio che gli dice: «Mia nonna avrebbe detto che tutti siamo in esilio, e che nessuna cosa terrena potrà mai guarirci dalla santa nostalgia che ci tormenta». «Credo – gli risponde Smith – che vostra nonna avesse ragione. Credo debba essere codesto il segreto, il mistero della nostra vita così piena d’incanto e d’insoddisfazione».


Mistero. Chesterton usa il termine misticismo nel suo senso letterale, e vi giunge in conseguenza del suo materialismo. Il misticismo non è la fuga dalla realtà, ma la conseguenza addentrarsi in essa. In San Francesco d’Assisi usa un’immagine bellissima: se un uomo iniziasse la discesa verso il centro della terra, a un certo punto dovrebbe iniziare a salire: «Noi non siamo mai saliti così in alto (come Francesco) perché non siamo mai scesi così in basso», la realtà implica l’esistenza del mistero perché la indica continuamente. «Tutto il segreto del misticismo è questo: l’uomo può capire tutto con l’aiuto di quello che non capisce… Il mistico lascia qualcosa nel mistero e così gli diventa chiaro il resto».

Alla base di questa affermazione c’è il suo personalissimo e nello stesso tempo razionalissimo metodo di conoscenza, il metodo di conoscenza più universale – e “democratico” dice GKC – che esista, quello che ricorrentemente chiama il senso comune, e che poggia su due pilastri: la veridicità e sull’autorevolezza del testimone e la molteplicità degli indizi.

«Quando vostro padre passeggiando per il giardino vi diceva che le api pungono o che le rose hanno un dolce profumo, voi non parlavate di prendere il meglio della sua filosofia. Quando le api vi hanno pizzicato non avete detto che era una divertente coincidenza… No, voi avete creduto a vostro padre perché vi è sembrato uno che fosse una viva sorgente di fatti, uno che realmente ne sapeva più di voi, uno che vi avrebbe detto la verità domani come ve l’aveva detta oggi».


Queste testimonianze verificate passano di mano in mano nella storia e diventano tradizione, la “democrazia dei morti”, perché nel novero delle voci da ascoltare contempla anche quella di chi è venuto prima di noi. Anche qui: una democrazia più larga.

Si conosce, inoltre non solo procedendo per deduzioni logico-matematiche, ma per la somma di esperienze giudicate vere dalla ragione, cioè per accumulazioni di fatti che corrispondono all’esigenza di verità, che è il cuore della razionalità. Può sembrare un metodo “caotico” come GKC stesso lo definisce, ma è l’unico che mette ordine nella multiformità del reale, l’unica “chiave” che si adatta perfettamente all’enigma, alla complessa serratura dell’universo e della vita.

Chesterton lo dice espressamente: «Io credo razionalissimamente appoggiandomi all’evidenza. Ma l’evidenza, nel caso mio, come in quello di un agnostico intelligente, non risiede in questa o in quella decantata dimostrazione; essa risiede in una enorme accumulazione di piccoli ma univoci fatti… è proprio tale evidenza frammentaria che persuade. Voglio dire che un uomo può lasciarsi convincere meno, intorno a una filosofia, da quattro libri, che da un libro, da una battaglia, da un paesaggio e da un vecchio amico. Il fatto stesso che le cose sono di diversa specie rende più probante la constatazione che esse convergono in una medesima conclusione».

Detto altrimenti. Il mondo è pieno di indizi, di segnali, di – ecco la parola giusta – “segni” che indicano tutti in una stessa direzione, la cui unica spiegazione è l’esistenza di un punto, che non vediamo, verso cui tutte quelle frecce convergono. La realtà, cioè, implica l’esistenza del mistero perché lo indica continuamente. E il mistero illumina la realtà: «Il mistico lascia qualcosa nel mistero e così gli diventa chiaro il resto».

Fin qui la ragione. Veniamo alla libertà, che, per Chesterton è una volontà senza cause, che non vuol dire senza ragioni, non causata da altro. Ed è infatti propria di Dio.

Rientriamo un attimo nel manicomio: il pazzo «come il determinista, vede in ogni cosa un eccesso di causa» (i complottisti ricordano un po’ i pazzi). «Se si potesse parlare di azioni umane senza causa, esse sarebbero semmai certe piccole azioni che un uomo sano compie senza annettervi importanza: fischiettare camminando, colpire l’erba col bastone, darsi pedate sui garretti, o fregarsi le mani. È l’uomo felice che fa cose inutili, l’uomo malato non ha la forza di abbandonarsi all’ozio. Queste azioni fatte negligentemente e senza scopo sono proprio di quelle che il pazzo non potrebbe mai capire».


Il mio professore di filosofia, quello che mi convinse a fare la tesi su Chesterton, diceva che Dio era così felice che si mise a cantare, così, liberamente: il suo canto è il creato. «Secondo la maggior parte dei filosofi», scrive, «Dio facendo il mondo lo rese schiavo; secondo il cristianesimo lo liberò. Dio ha scritto non un poema, ma piuttosto un dramma» . E il dramma, diversamente dalla tragedia, non si sa come va a finire, avendo in esso ruolo principale la libertà. «La libertad, Sancho, es el más preciado don que a los hombres dieron lo cielos» dice il Don Chisciotte, la libertà è il dono più prezioso che i cieli hanno fatto all’uomo. Chesterton aggiunge una postilla a Cervantes: la libertà è una facoltà di cui Dio non si è voluto privare.

C’è una pagina – e concludo – in cui Chesterton sfiora la blasfemia pur di dimostrare che la nostra libertà è tale solo perché siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio.

«Che un uomo giusto possa essere ridotto alla disperazione lo sappiamo già, ma che possa esservi ridotto Dio, questo sarà il vanto di tutti i ribelli. Il cristianesimo è la sola religione che abbia sentito che la onnipotenza fa Dio incompleto; il cristianesimo solo ha sentito che Dio, per essere interamente Dio, deve essere stato un ribelle, non meno che un re. Solo, fra tutte le religioni, il cristianesimo ha aggiunto il coraggio alle virtù del Creatore. Il solo coraggio degno d’essere chiamato coraggio deve necessariamente significare che l’anima passa per un punto di rottura – e non si rompe… In quel terrificante racconto che è la Passione c’è una chiara e suggestiva allusione al fatto commovente che l’autore di tutte le cose (in qualche impensabile maniera) passò non solo attraverso l’agonia ma anche attraverso il dubbio. Sta scritto: “Tu non tenterai il Signore Dio tuo”. No; ma il Signore Dio tuo può tentare sé stesso; e ciò sembra essere accaduto nel Getsemani. In un giardino Satana tentò l’uomo, e in un giardino Dio ha tentato Dio. Egli dovette passare sommariamente attraverso il nostro umano orrore del pessimismo. Quando il mondo si commosse e il sole oscillò nel cielo, non fu al momento della crocefissione, ma al grido dall’alto della croce: il grido che confessò che Dio era abbandonato da Dio. E ora lasciate che i rivoluzionari scelgano un credo fra tutti i credi e un dio fra tutti gli dei del mondo… essi non ne troveranno un altro che sia stato in rivolta anche lui. Anzi… lasciate che gli atei stessi si scelgano un dio. Essi non troveranno che una sola divinità che abbia manifestato il suo isolamento; non troveranno che una sola religione in cui Dio sia apparso per un istante ateo».


Tutto questo nel 1908. Chesterton aderì al cattolicesimo- «per liberarmi dei miei peccati» – nel 1922. E ammise: «Mi sono con fatica costruito una mia filosofia e ho scoperto che stavo seduto sull’ortodossia cattolica».

Foto Ansa

venerdì 28 ottobre 2022

Domani sarò di buonumore'.

 "La sera, prima di coricarci, diciamoci con tranquillità e con fiducia: 'Domani sarò di buonumore'. Rappresentiamoci come sarà il quadro di noi lieti, eretti, liberi, che procediamo durante il giorno, lavoriamo, parliamo, trattiamo con le persone. Questo sono io, domani. Diciamocelo più volte. È un pensiero produttivo, che opera tutta la notte nell’anima, tacitamente ma sicuramente come gli gnomi della fiabe. Non ce ne accorgiamo, ma al mattino tutto è più splendente di ciò che sarebbe stato di solito. E allora continuiamo a ripeterci la stessa cosa: 'Oggi devo essere di buonumore tutto il giorno! Tutto il giorno con te, Signore, e sempre lieto!'. E così ogni mattina, ogni sera, e non lasciamoci distogliere da alcun insuccesso. Il giorno infine se n’è andato. E allora esaminiamoci: mi sono dato da fare? Facciamo i nostri conti e poi prendiamo la nuova decisione: domani andrà meglio". 


Romano Guardini #romanoguardini

lunedì 24 ottobre 2022

 Tutto ciò che ti infastidisce, ti sta insegnando ad essere paziente. Tutto quello che ti fa arrabbiare, ti sta insegnando a perdonare. Tutto ciò che ti fa odiare, ti sta insegnando ad amare. Tutto quello che non riesci a controllare, ti sta insegnando a lasciar andare.


-Jackson Kiddard


Jaky

Terapia di Bella

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Anche nella prevenzione la Terapia Di Bella agisce efficacemente, su elementi primari dell' eziopatogenesi tumorale, come agenti ossidanti e radicali liberi. Particolarmente indicato l' impiego nei tumori epiteliali, di retinoidi e delle altre vitamine epitelioprotettive, componenti del metodo, come E e D. Queste vitamine, oltre ad attivare potentemente il trofismo, l'integrità e il recupero funzionale degli epiteli, insieme alla Melatonina, limitano decisamente anche il danno citotossico che le radiazioni ionizzanti radioterapiche esercitano sugli epiteli limitrofi al trattamento, e quello ossidativo e dei radicali liberi sul DNA nucleare, sugli organuli del citosol e sulle membrane cellulari.

MELATONINA

E’ un neurotrasmettitore prodotto principalmente dal sistema nervoso, ma anche dall’epifisi o ghiandola pineale e da vari distretti come le ghiandole di Harder, le piastrine, i megacariociti ecc. Viene prevalentemente prodotta di notte. Svolge fondamentali e documentati effetti nella prevenzione e terapia delle patologie tumorali e degenerative, oggetto di un numero crescente di studi e di ricerche. Si può considerare e distinguere un’azione antitumorale indiretta della melatonina attraverso l’inibizione dei radicali liberi e l’effetto antiossidante, unitamente alla protezione dall’effetto cancerogeno e degenerativo di campi elettrici e magnetici. Va considerato tra le azioni antitumorali indirette anche l’effetto antinvecchiamento e antidegenerativo del tessuto nervoso e vascolare, la proprietà antiaggregante piastrinica. Rilevante anche l’azione d’attivazione e potenziamento delle difese immunitarie, la modulazione neuroendocrina e circadiana, l’effetto sul midollo osseo con riflessi determinanti sulla crasi ematica, la dinamica midollare, la produzione di piastrine, globuli rossi e globuli bianchi. L’azione antitumorale diretta si attua inibendo la proliferazione e la crescita di cellule tumorali, ostacolando la tendenza di cellule normali a divenire neoplastiche inducendo il ricambio cellulare e la sostituzione di cellule tumorali con cellule sane attraverso il meccanismo definito “apoptosi”. E’ documentata anche un’azione antimetastatica attraverso l’inibizione della diffusione a distanza delle cellule tumorali unitamente alla capacità di migliorare in maniera significativa il profondo stato di decadimento psicofisico degli stadi tumorali avanzati comunemente definiti “cachessia neoplastica”. 

Utilizzo nel metodo Di Bella: in compresse da 2 mg in dosaggi di 20 mg o più al giorno. Da ingerire preferibilmente prima del pasto, distribuita uniformemente nel corso della giornata con concentrazione nettamente superiore la sera. Esempio: 2 compresse al mattino, 2 a mezzodì e 6 la sera prima di coricarsi.

Nella terapia Di Bella si utilizzano le compresse di Melatonina coniugata con Adenosina e Glicina.

VITAMINA C

E’ una vitamina idrosolubile che si presenta come polvere bianca e cristallina, fortemente sensibile agli ossidanti, da conservare in frigorifero. Ha un notevole potere riducente e la sua attività biologica fondamentale è quella di trasportare idrogeno in varie fasi del metabolismo intermedio. Ha una spiccata attività antiemorragica e d’attivazione dell’immunità naturale. Non è tossica e non si sono registrati casi di ipervitaminosi. L’elemento chiave della sua attività è la reazione reversibile da acido ascorbico in acido deidroascorbico che ne fa un sistema ossido-riduttivo, ubiquitario e primario per la vita, gli equilibri e i rapporti tra energia chimica e terreno biologico. La vitamina C per gli equilibri biologici rappresenta un fondamentale veicolo d’idrogeno e di elettroni negli organuli della citosol per i processi di respirazione cellulare. Sono soprattutto i tessuti a più alta dignità funzionale e più intensa attività metabolica i maggiori organi di deposito e utilizzatori di vitamina C, tra questi le capsule surrenali, l’ipofisi e il corpo luteo. E’ inserita nel protocollo MDB per il suo ruolo determinante antiossidante e di attivatore dell’immunità naturale, del trofismo cellulare, delle strutture di sostegno, reticolari e membrane basali su cui poggiano e sono sottese le componenti cellulari. La letteratura medico-scientifica ha valorizzato il ruolo della vitamina C nei tumori in numerosi studi che hanno dimostrato un notevole incremento della sopravvivenza con alte dosi di vitamina C in ammalati terminali di cancro. Analoghi effetti positivi sono stati pubblicati nelle forme pre-tumorali in cui la vitamina C ha favorito il blocco della progressione neoplastica. Gli studi più significativi riguardano gli effetti della vitamina C nelle patologie colon-rettali, nelle forme pre-leucemiche, leucemiche, mielomi e altre varietà tumorali.

Nel metodo Di Bella la Vitamina C (acido ascorbico) si può assumere in compresse a dosaggi superiori ai 2 g giornalieri o come prodotto galenico allo stadio chimico puro da ingerire sciolta in acqua durante il pasto.

CONDROITINSOLFATO

È estratto dagli squali ed è costituito dal concatenamento alternato di acido D-glucuronico e D-galattosammina, in cui è presente in posizione 4-6 un residuo solforico (condroitin-4 solfato e condroitin-6 solfato). Svolge azione condroprotettiva, appartiene alla classe dei glicosaminoglicani, costituenti essenziali della matrice cartilaginea e della ECM. Nella cartilagine, i glicosaminoglicani sono chimicamente coniugati a proteine con collagene, formando i proteoglicani. Alcune delle azioni evidenziate sono: inibizione di enzimi litici (elastasi, proteasi, ialuronidasi, glucuronidasi, ß-acetil-glucaminidasi). Svolge attività antinfiammatoria attraverso l’inibizione di immunocomplessi originati dal processo flogistico. Le sue indicazioni terapeutiche note sono relative soprattutto all’osteoartrosi e ai dolori articolari, e sono dovute all’inibizione dell’elastasi leucocitaria, enzima di cui sono stati riscontrati elevati tassi nel plasma, ma soprattutto nei liquidi sinoviali di ammalati reumatici. Sarebbero auspicabili studi sulla concentrazione di elastasi nei tessuti neoplastici e limitrofi. L’elastasi leucocitaria è con tutta probabilità una delle cause del sovvertimento strutturale e funzionale della matrice extracellulare, e pertanto anche del tessuto osteoarticolare ricco di proteoglicani e collagene. Le somministrazioni orali e parenterali non hanno evidenziato sensibili differenze di risposte cliniche, né tossicologiche ad eccezione di un sensibile contenimento del fabbisogno di fans e antidolorifici per l’impiego parenterale del Condroitin. Anche nelle lesioni degenerative osteocartilaginee legate alla patologia neoplastica e a sindrome paraneoplastica, concorre a contenere la sintomatologia algica. È indicato in funzione antiblastica e antimetastatica per la sua attività trofica su tutti i tessuti mesenchimali, sulla matrice extracellulare e su tutte quelle strutture esercitanti funzione di contenimento e barriera alla disseminazione neoplastica. È confermata anche da dati recenti della letteratura l’attività citostatica diretta dei galatturoglicani, oltre quella indiretta in qualità di elementi essenziale del trofismo e funzionalità della ECM.

Fa parte del modulo variabile del metodo Di Bella. Si utilizza in fiale orali o in polvere o in bustine o in polvere galenica associato alla glucosammina solfato, in dosi superiori a 1 g in due somministrazioni giornaliere.

SOLUZIONI DI RETINOIDI

Il prodotto non si trova in commercio come specialità medicinale ma va preparato dal farmacista. Si tratta pertanto di un prodotto galenico che comporta adeguate attrezzature e conoscenze scientifiche. Essendo il betacarotene, il retinolo, l'acido retinoico e la vitamina E molecole apolari e pertanto difficilmente solubili, necessitano di un solvente organico che va eliminato alla fine della preparazione. La lavorazione deve essere effettuata in presenza di azoto per evitare l'ossidazione dei principi attivi. Vedi il capitolo sulla Sperimentazione nella sezione Metodo Di Bella.
Va evidenziata la necessità di un'eliminazione del solvente organico, che può essere l'acetone o l'alcool, per evitare effetti tossici e la denaturazione dei principi attivi. Soprattutto l'acetone deve essere totalmente eliminato, per i noti effetti cancerogeni dovuti a molteplici meccanismi tra cui l'induzione del tipo 2E, 1 del citocromo P450 (CYP2E1), molto attivo nell'indurre biologicamente sostanze procarcinogene ed iniziare pertanto il processo canceroso. L'incremento dei radicali liberi, l'abbassamento dell'ATP cellulare, essenziale per l'apoptosi cellulare, sono altri effetti indotti dall' acetone. Una corretta preparazione è conseguibile applicando le indicazioni fornite dal Prof. Di Bella (Vedi il capitolo sulla Sperimentazione nella sezione Metodo Di Bella). Fu documentato che nella preparazione dei retinoidi da parte dell'Istituto Superiore di Sanità nel corso della sperimentazione del Metodo Di Bella, non solo in tutti i flaconi furono rilevate tracce di acetone, ma concentrazioni fino a 850 mg per litro. Queste concentrazioni come da pubblicazioni allegate oltre che un effetto cancerogeno esercitano tossicità.

ATTENZIONE: non prepariamo la soluzione di retinoidi.

VITAMINA D3

Comunemente reperibile in commercio. Il dosaggio va adeguato, oltre che al peso del paziente, alla risposta del tasso calcemico e allo stadio della malattia.

SOMATOSTATINA - OCTREOTIDE

Può essere usato il prodotto biologico a 14 amminoacidi (tetradecapeptide) da iniettare sottocute con una siringa temporizzata nell'arco di circa 10 ore durante la notte. E' possibile, e in certi casi nettamente più efficace, anche se più indaginosa, la somministrazione in vena sempre con siringa temporizzata. In media negli adulti il dosaggio si aggira sui 3 mg giornalieri.
E' reperibile come specialità medicinale e le iniziative promosse da ammalati in trattamento con l'MDB, hanno fatto decadere il prezzo medio dalle originali 516.000 Lire a fiala del 1998 ai 18.00 Euro attuali (con somministrazione giornaliera). Anche l'analogo di sintesi della somatostatina, composto di 8 amminoacidi e definito octreotide, è comunemente reperibile come specialità medicinale. E' impiegato con le stesse modalità della somatostatina a 14 amminoacidi, ma in dosi di 1 mg giornaliero. Essendo l'emivita (in pratica il periodo in cui il farmaco svolge un'efficace azione) della somatostatina a 14 amminoacidi di pochi minuti, necessita della somministrazione temporizzata per mantenere per un lungo periodo di almeno 8-10 ore una concentrazione efficace. ( uso della siringa temporizzata)
L'emivita dell'octreotide è nettamente superiore a 1 ora e non può prescindere dalla somministrazione temporizzata anche per evitare quella sintomatologia prevalentemente gastro-intestinale con nausea, dolore, ecc. esaltata dalla rapida somministrazione, che pertanto, oltre che abbattere l'efficacia del prodotto, ne esalta gli inconvenienti, estremamente limitati dalla lenta infusione e dall'assuefazione al farmaco.
Nella sperimentazione MDB, come dichiarato dai responsabili dell'Istituto Superiore della Sanità (Vedi il capitolo sulla Sperimentazione nella sezione Metodo Di Bella), solo una minoranza dei pazienti ha utilizzato siringhe temporizzate, con l'aggravante che i sintomi gastro-intestinali sono stati dagli sperimentatori addebitati non alla loro errata somministrazione ma alla sostanza stessa, senza considerare la netta riduzione dell'efficacia (Vedi il capitolo sulla Sperimentazione nella sezione Metodo Di Bella).
In tempi relativamente recenti sono stati prodotti analoghi sintetici a lento rilascio della somatostatina, in confezioni da 10, 20 o 30 mg, penalizzate da un costo elevato di circa 1700 euro mensili. Essi consentono con un'unica iniezione intramuscolare di coprire rispettivamente un arco di 10, 20 o 30 giorni. Essendovi una certa latenza prima della presenza in circolo di concentrazioni efficaci è opportuno intervallare le iniezioni con periodi leggermente più brevi (es. 27 di 30 giorni per le confezioni da 30ml).
La crescente e spettacolare mole di pubblicazioni sulla somatostatina, sui suoi recettori e sulle metodiche radiodiagnostiche, immunoistochimiche e con tecniche RT-PCR per individuarli, sta chiarendo meglio i meccanismi d'azione diretti della somatostatina e degli analoghi. Numerosi sono i contributi scientifici sulle proprietà e caratteristiche recettoriali delle varie neoplasie. In considerazione dell'efficacia nettamente prevalente sui recettori 2 e 5 dell'octreotide, notevolmente maggiore rispetto alla somatostatina a 14 amminoacidi, e dell' affinità recettoriale di quest'ultima, sarebbe auspicabile una sempre maggiore definizione del patrimonio recettoriale di ogni varietà neoplastica per una terapia più mirata ed efficace.

BROMOCRIPTINA

Fa parte del modulo fisso. Si utilizza in dosaggi di 2,5 mg, frazionati in 2,3 somministrazioni giornaliere durante il pasto.
E' indicata in tutte le neoplasie per la sua potente attività inibitrice dei fattori di crescita, sinergica pertanto alla somatostatina e suoi derivati sintetici e alla melatonina. Trova particolare indicazione ed efficacia nei tumori che risentono maggiormente della prolattina come fattore di crescita. Le controindicazioni sono rappresentate da nausea, che insorge principalmente nelle somministrazioni uniche giornaliere e a digiuno, cui si può ovviare frazionando le somministrazioni e rallentando l'assorbimento attraverso l'assunzione ai pasti.

CABERGOLINA

Fa parte del modulo fisso. Si utilizza in sostituzione della bromocriptina quando non è tollerata in dosi di 0,5 mg la settimana, aumentabili in particolari situazioni di progressione neoplasica, disseminazione metastatica, soprattutto nei tumori prolattina-ormonodipendenti.
E' indicata in tutte le neoplasie per la sua potente attività inibitrice dei fattori di crescita, sinergica pertanto alla somatostatina e suoi derivati sintetici e alla melatonina. Trova particolare indicazione ed efficacia nei tumori che risentono maggiormente della prolattina come fattore di crescita.

CICLOFOSFAMIDE

Fa parte del modulo variabile dell'MDB e si utilizza in dosi di 50 mg una volta al giorno durante il pasto, fino ad un massimo di 2 somministrazioni giornaliere. E' una sostanza alchilante, fa parte degli analoghi della mostarda azotata e viene utilizzata in dosi minime nell'MDB rispetto ai dosaggi usuali praticati in chemioterapia, che possono giungere fino a 10 g somministrati direttamente in vena in alcune patologie neoplastiche. Rispetto a questi dosaggi la somministrazione prevista dall'MDB di 50-100 mg giornalieri rappresenta rispettivamente la centesima o duecentesima parte delle dosi impiegate in chemioterapia. Anche le vie di somministrazione, esclusivamente orale nell'MDB e preferibilmente endovenosa in chemio, cambiano radicalmente la risposta terapeutica. Il dosaggio di 50-100 mg ha esclusivamente un effetto proapoptotico sulla cellula neoplastica, cioè l'induzione della morte programmata cellulare secondo un processo naturale.

IDROSSIUREA

Fa parte del modulo variabile. S'utilizza in dosaggi di 500 mg al dì (fino a 1000 in situazioni particolari). E' un citostatico prevalentemente impiegato in ematologia nella leucemia mieloide cronica in dosaggi nettamente superiori a quelli impiegati nell'MDB dell'ordine di 30 mg pro Kg pro die. E' indicato anche in altre sindromi mieloproliferative croniche quali trombocitemia essenziale, policitemia e anemia falciforme omozigote. E' inserito nell'MDB a dosaggi nettamente più contenuti che in oncologia utilizzandone le sue proprietà proapoptotiche e citostatiche, conseguibili con dosaggi modesti e più tollerati. L'effetto citotossico e citolitico caratteristico dei dosaggi impiegati in chemioterapia è totalmente estraneo all'MDB che impiega l'idrossiurea soprattutto per le sue proprietà di attraversare la barriera ematoencefalica (tumori cerebrali ed altre neoplasie solide). Gli effetti tossici della sostanza, tra cui depressioni midollari con anemia, leucopenia, piastrinopenia, sono in gran parte attenuati e contenuti dagli altri componenti dell'MDB quali vitamine e melatonina. Le gravi depressioni midollari rappresentano comunque una controindicazione all'impiego della sostanza anche nell'MDBi.

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Le informazioni qui riportate sono riportate dal sito ufficiale del Metodo Di Bella alla pagina http://www.metododibella.org/it/#.WLRgJm_hDIU