Dorothy Day, fondatrice del movimento
Catholic Worker (Lavoratori Cattolici), nacque a Brooklyn, in New York,
il 8 novembre 1897. Dopo essere sopravvissuta al terremoto di San
Francisco del 1906, la famiglia Day si trasferì in un umile appartamento
nella parte sud di Chicago. Fu un grande ritiro dal mondo indotto dal
fatto che John Day si ritrovò disoccupato. I Day, da quella volta,
capirono quel sentimento di vergogna che provano le persone quando
falliscono negli sforzi vani.
Fu a Chicago che la Day cominciò a formarsi un’impressione positiva del
Cattolicesimo. Più tardi avrebbe ricordato un’amica della madre, una
devota cattolica, che la scoprì a pregare di fianco al suo letto. Senza
imbarazzo, era tornata a trovare la (signora) Day, le disse dove trovare
sua figlia, e tornò alle sue preghiere. “Provai un’esplosione d’amore
verso di lei che non avrei mai dimenticato” Ha ricordato la Day.
Quando John Day fu nominato redattore sportivo di un giornale di
Chicago, la famiglia Day si trasferì in una comoda casa nella parte nord
della città (quella dei più ricchi n.d.t.). Qui Dorothy ha cominciato a
leggere i libri che smossero la sua coscienza. Il romanzo di Upton
Sinclair, La Giungla, ispirò la Day a fare lunghe passeggiate nelle
povere contrade della parte sud di Chicago. Era l'inizio di una lunga
vita di attrazione per le zone che molta gente evita.
La Day ebbe il dono di trovare il bello in mezzo alla desolazione
urbana. Tetre strade furono trasformate da odori pungenti: piante di
geranio e pomodoro, aglio, olio d’oliva, caffè tostato, pane e panini
dai forni delle panetterie. “Qui” disse “ è abbastanza carino da
soddisfarmi”.
La Day vinse una borsa di studio che la portò al Campus dell’Università
dell’Illinois, a Urbana, nell’autunno del 1914. Ma le sue letture erano
dirette principalmente verso il radicalismo sociale. Ha evitato la vita
sociale del Campus ed ha insistito sull’auto-sostegno piuttosto che
vivere con i soldi di suo padre.
Ritirandosi dall'università due anni più tardi, si trasferì a New York
in cui trovò un lavoro come reporter per il “The Call”, l'unico
quotidiano socialista della città. Si occupò di raduni e dimostrazioni
ed intervistò gente che andava dai maggiordomi, agli organizzatori del
lavoro, ai rivoluzionari.
Ha lavorato successivamente per il “The Masses”, una rivista che si
opponeva alla partecipazione americana alla guerra d’Europa (Prima
guerra mondiale n.d.t.). Nel mese di settembre, l’Ufficio Postale revocò
il permesso di spedizione della rivista. Ufficiali federali
sequestrarono le copie pubblicate, i manoscritti, le liste degli
abbonati e la corrispondenza. Cinque redattori furono accusati di
sedizione.
Nel novembre del 1917 la Day andò in prigione per essere stata una delle
quaranta donne che avevano protestato di fronte alla Casa Bianca per
l’esclusione delle donne dal voto. Arrivate in una casa di lavoro rurale
le donne furono trattate brutalmente ed esse risposero con uno sciopero
della fame. Alla fine furono liberate con un ordine presidenziale.
Ritornando a New York, la Day ritenne che il giornalismo fosse una magra
risposta ad un mondo in guerra. E così, nella primavera del 1918, firmò
per aderire ad un programma di formazione infermieristico a Brooklyn.
La sua convinzione che l'ordine sociale fosse ingiusto non è mai
cambiata sostanzialmente dalla sua adolescenza fino alla sua morte,
benché non si sia mai identificata con alcun partito politico.
Il suo sviluppo religioso è stato un processo più lento. Da bambina ha
prestato servizio in una chiesa episcopale. Come giovane giornalista a
New York, a volte avrebbe fatto qualche visita notturna alla chiesa
cattolica di St. Joseph nella Sixth Avenue.
L’atmosfera del culto cattolico l’attrasse. E mentre apprendeva
qualcosa, la disciplina spirituale cattolica l’affascinava. Nella chiesa
cattolica ha visto “la chiesa degli immigrati, la chiesa dei poveri.„
Nel 1922, lavorando a Chicago come reporter, alloggiò con tre ragazze
che andavano a Messa ogni domenica e ad ogni precetto e trovavano il
tempo ogni giorno per la preghiera. Per lei fu chiaro che “venerare,
adorare, rendere grazie, supplicare … erano gli atti più nobili di cui
fossimo capaci in questa vita.„
Il suo lavoro seguente fu con un giornale a New Orleans. Vivendo vicino
alla cattedrale di Saint Louis, la Day spesso assisteva alle funzioni
serali.
Tornò a New York nel 1924, la Day comprò un cottage sulla spiaggia di
Staten Island usando i soldi ricavati dalla vendita dei diritti di un
suo romanzo per un film. Inoltre cominciò un rapporto stabile per
quattro anni con Forster Batterham, un botanico inglese che aveva
conosciuto a Manhattan attraverso degli amici. Batterham era un
anarchico che si opponeva al matrimonio e alla religione. In un mondo
così crudele trovava impossibile credere in Dio. Ma questa volta il
credere in Dio della Day fu irremovibile. Era addolorata che Batterham
non percepisse il senso della presenza di Dio all’interno del mondo
naturale. “Come può non esserci Dio,„ chiese, “quando ci sono tutte
queste cose meravigliose?„ L’irritazione di lui per l’“assorbimento
verso il trascendente„ di lei li avrebbe portati a litigare.
Ciò che muoveva tutto su un piano differente per lei era la gravidanza.
Una volta, anni prima, era stata incinta come risultato di una relazione
amorosa con un giornalista. Ciò che provocò una grande tragedia nella
sua vita, fu un aborto. Il rapporto ed il suo terribile epilogo erano
stati l'argomento del suo romanzo, “The Eleventh Virgin” (L’undicesima
Vergine n.d.t.). L'aborto, la Day realizzò negli anni che seguirono,
l’aveva resa sterile. “A lungo avevo pensato di non poter fare un
bambino ed il desiderio nel mio cuore per esso si stava sviluppando,” ha
scritto nella sua autobiografia, “The Long Loneliness” (La Lunga
Solitudine n.d.t.) . “Sentivo che la mia casa non era tale senza di
esso„.
La sua gravidanza con Batterham sembrò alla Day nient’altro che un
miracolo. Ma Batterham non credeva di far nascere bambini in un mondo
così violento.
Il 3 marzo 1927, nacque Tamar Theresa Day. La Day non avrebbe potuto
pensare a niente di meglio da fare che ringraziare il cielo per essersi
decisa a battezzare Tamar secondo il rito della chiesa cattolica. “Non
voglio che la mia bambina sia a disagio così come spesso è capitato a
me. Ho voluto credere ed ho voluto che la mia bambina credesse, e la sua
appartenenza ad una chiesa gli darà una così inestimabile grazia e fede
in Dio e l'amore compassionevole dei santi; quindi, la cosa da fare era
quella di battezzarla come cattolica.„
Dopo il battesimo di Tamar, ci fu una rottura permanente con Batterham.
Il 28 dicembre, la Day fu accolta nella chiesa cattolica. Cominciò un
periodo nella sua vita in cui provò a trovare un modo per riunire la sua
fede religiosa ed i suoi valori sociali radicali.
Nell'inverno del 1932 la Day si recò a Washington DC, come
rappresentante del Commonweal e della stampa americana sulla Marcia per
la Fame. La Day vide il corteo dei dimostranti sfilare giù per le vie di
Washington con cartelli che riportavano la richiesta di lavoro,
dell'assicurazione contro la disoccupazione, delle pensioni di
vecchiaia, del sussidio per le madri ed i bambini, circa la sanità e la
casa. Quello che tenne la Day in disparte fu il fatto che era cattolica e
la manifestazione era stata organizzata dai comunisti, un partito in
guerra non solo con il capitalismo ma anche con la religione.
Era l'8 dicembre, la festa dell’Immacolata Concezione. Dopo aver seguito
la manifestazione, la Day si recò presso la statua della Immacolata
Concezione dove espresse il suo tormento nella preghiera: “Ho offerto
una preghiera speciale, una preghiera con lacrime ed angoscia, che in
qualche modo mi avrebbe aperto ad usare il talento posseduto per i miei
compagni di lavoro e per i poveri.„
Tornò alla sua casa di New York ed il giorno dopo, la Day, incontrò
Peter Maurin un immigrante francese venti anni più vecchio di lei.
Maurin, un ex fratello cristiano, aveva lasciato la Francia per il
Canada nel 1908 e successivamente si era trasferito negli Stati Uniti.
Quando venne a contatto con la Day, era un tuttofare in un campeggio di
ragazzi cattolici appena sopra New York, che veniva retribuito in vitto,
uso della biblioteca del cappellano, alloggio nel granaio ed
occasionalmente con dei soldi.
Durante i suoi anni di vagabondaggio, Maurin, aveva acquisito un
atteggiamento francescano che gli faceva abbracciare la povertà come una
vocazione. Il suo celibato, consentì che la sua vita non fosse molto
impegnata; questo gli lasciò il tempo per lo studio e la preghiera da
cui prese forma la visione di un ordine sociale infuso con i valori di
base del Vangelo “in cui per gli uomini sarebbe stato più facile essere
buoni.„ Un insegnante nato, trovò ascoltatori disponibili, George
Shuster, redattore della rivista Commonweal, che gli diede l'indirizzo
della Day.
Notevole fu la provvidenza del loro incontro così come la compiacenza
della Day ad ascoltare. A lei sembrò che fosse la risposta alle sue
preghiere, qualcuno che poteva aiutarla a scoprire il senso del suo
fare.
Quello che la Day avrebbe dovuto fare, disse Maurin, era avviare un
giornale per divulgare l'insegnamento sociale cattolico e per promuovere
le azioni per determinare una trasformazione pacifica della società. La
Day abbracciò prontamente l'idea. Se oltre alla famiglia, l'esperienza
di lavoro e la fede religiosa, la avessero preparata a qualche cosa, era
questo.
La Day trovò che la Paulist Press era disposta a stampare 2.500 copie di
un tabloid di otto pagine per 57 dollari. La sua cucina era l'ufficio
editoriale del nuovo giornale. Decise di vendere il giornale per un
penny la copia, “così a buon mercato che chiunque avrebbe potuto
permettersi di comprarlo.„
Il 1 maggio la prima copia del The Catholic Worker fu distribuita a Union Square.
Poche imprese editoriali hanno beneficiato di un tale successo
immediato. Entro dicembre la tiratura raggiunse le 100.000 copie al
mese. I lettori avevano trovato una voce unica nel The Catholic Worker.
Esprimeva malcontento su quell’ordine sociale prendendo la parte dei
sindacati, ma la sua visione del futuro ideale sfidava sia
l'urbanizzazione che il settore industriale. Era non solo radicale ma
anche religiosa. Il giornale non solo protestava ma invitava i propri
lettori a formulare proposte personali.
Per i primi sei mesi The Catholic Worker fu soltanto un giornale, ma
come sopraggiunse l’inverno, la gente senza casa cominciò a bussare alla
porta. I saggi di Maurin sul giornale, richiedevano il rinnovamento
dell’antica pratica cristiana di ospitalità per coloro che erano senza
casa. In questo modo, i seguaci di Cristo potevano rispondere alle
parole di Gesù: “Ero uno sconosciuto e mi avete ospitato.„ Maurin si
oppose all'idea secondo cui i cristiani avrebbero dovuto prendersi cura
soltanto dei loro confratelli ed affidare la cura degli sconosciuti alle
altre organizzazioni caritatevoli impersonali. Ogni casa avrebbe dovuto
avere la sua “stanza di Cristo„ ed ogni parrocchia una casa di
accoglienza per ricevere “gli ambasciatori di Dio.„
Circondato dalla gente nel bisogno e attraendo volontari eccitati dalle
idee che avevano scoperto nel The Catholic Worker, fu inevitabile che ai
redattori fosse presto data la possibilità di mettere in pratica i loro
principi. L'appartamento della Day fu il seme di molte altre case di
ospitalità che sarebbero venute.
Entro quell’inverno, fu affittato un appartamento con spazio per dieci
donne, subito dopo un posto per gli uomini. Successivamente venne una
casa a Greenwich Village. Nel 1936 la Comunità si trasferì in due
costruzioni di Chinatown, ma nessun ingrandimento avrebbe potuto trovare
posto per tutti quelli che erano nel bisogno. Principalmente erano
uomini, la Day scrisse: “uomini grigi, come il colore degli alberi senza
vita e dei cespugli e del terreno d’inverno, che in loro non hanno
finora avuto il verde della speranza, la linfa vitale della fede.„
The Catholic Worker si trasformò in un movimento nazionale. Entro il
1936 c’erano 33 case del Catholic Worker sparse in tutto il paese. A
causa della depressione, c’era anche molta gente che ne aveva bisogno.
Molti furono sorpresi che, contrariamente alla maggior parte dei centri
caritatevoli, nessuno al The Catholic Worker aveva intrapreso riforme.
Un crocifisso sulla parete era l'unica prova inequivocabile della fede
di coloro che li accoglievano. Il personale riceveva soltanto vitto,
alloggio e soldi occasionalmente.
L'atteggiamento del The Catholic Worker nei confronti di coloro che
erano accolti non sempre veniva apprezzato. Questi non erano “degni dei
poveri,„ fu a volte obiettato, ma ubriaconi e buoni a niente. Un operaio
in visita sociale chiese alla Day per quanto tempo “ai clienti„ era
consentito di rimanere. “Li lasciamo rimanere per sempre,„ rispose la
Day con uno sguardo feroce nei suoi occhi. “Vivono con noi, muoiono con
noi e diamo loro una sepoltura cristiana. Preghiamo per loro dopo che
sono morti. Una volta che sono accolti, diventano membri della famiglia.
O piuttosto sono sempre membri della famiglia. Sono nostri fratelli e
sorelle in Cristo.„
Alcuni hanno giustificato le loro obiezioni con citazioni bibliche. Gesù
non ha detto che i poveri sarebbero sempre stati con noi? “Sì,„ ha
risposto una volta la Day, “ma non siamo soddisfatti che ce ne siano
tanti. La struttura delle classi sociali è una nostra costruzione e
avvenuta col nostro consenso, non di Dio, e noi dobbiamo fare quanto in
nostro potere per cambiarla. Stiamo sollecitando un cambiamento
rivoluzionario.„
The Catholic Worker, inoltre, ha sperimentato le comuni agricole. Nel
1935 una casa con un giardino fu affittata a Staten Island. Subito dopo
venne Mary Farm a Easton, in Pennsylvania, una proprietà alla fine
rivenduta a causa di una disputa all'interno della Comunità. Un altro
podere fu comprato sopra New York vicino a Newburgh. Fu chiamato
Maryfarm Retreat House, e fu destinato ad avere una vita più lunga.
Successivamente venne il Maurin Peter Farm di Staten Island, che più
tardi si trasferì a Tivoli e quindi a Marlborough, entrambi nella Hudson
Valley. La Day constatò che la vocazione del The Catholic Worker non
coincideva poi tanto col modello delle comunità agricole considerate
come case rurali di ospitalità.
La maggior parte delle difficoltà la Day le incontrò sul pacifismo. Un
modo di vivere non-violento, come lei lo intendeva, era nel cuore del
Vangelo. Prese sul serio, come la prima chiesa, l'ordine di Gesù a
Maurin: “Mettete via la vostra spada, poiché chiunque di spada ferirà di
spada perirà.„
Per molti secoli la chiesa cattolica aveva accettato la guerra. I papi
avevano benedetto gli eserciti e predicate le crociate. Nella
tredicesimo secolo San Francesco di Assisi aveva fatto rivivere il senso
del pacifismo, ma dal ventesimo secolo, era diventata una posizione
sconosciuta ai cattolici.
La prima espressione di pacifismo del The Catholic Worker, pubblicata
nel 1935, era un dialogo fra un patriota e Cristo; il patriota si
allontana dall'insegnamento di Cristo in quanto dottrina nobile ma poco
pratica. Pochi lettori si scandalizzarono per tali articoli fino alla
guerra civile spagnola del 1936. Il partito fascista, condotto da
Franco, si presentò come il protettore della fede cattolica. Quasi tutti
i vescovi e la stampa cattolica si schierarono con Franco. The Catholic
Worker, rifiutando di sostenere una delle due parti in guerra, perse i
due terzi dei propri lettori.
Quelli che appoggiavano Franco, la Day li avvertì presto durante la
guerra, devono “assumere un altro atteggiamento rispetto ai recenti
eventi di Germania [nazismo].„ Espresse l'ansia per gli Ebrei che
successivamente si diffuse fra i fondatori del comitato dei cattolici
che combatteva l’anti-semitismo.
A seguito dell’attacco giapponese a Pearl Harbor e della conseguente
dichiarazione di guerra dell'America, Dorothy annunciò che il giornale
avrebbe mantenuto la sua posizione pacifista. “Stamperemo le parole di
Cristo che è sempre con noi,„ scrisse la Day. “Il nostro manifesto è il
Discorso delle Beatitudini.„ L’opposizione alla guerra, aggiunse, non ha
niente a che fare con la solidarietà per i nemici dell'America. “Amiamo
il nostro paese…. Siamo stati l'unico paese nel mondo in cui gli uomini
e le donne di tutte le nazioni hanno avuto rifugio dalla oppressione.„
Ma lo strumento d’azione che il movimento dei Catholic Worker sosteneva
era la misericordia piuttosto che la guerra. Invito “i nostri amici e
militanti del movimento a preoccuparsi per i malati ed i feriti, ad
accrescere il cibo per gli affamati, a continuare nella pratica della
carità nelle nostre case e nei nostri poderi.„
Non tutti i membri delle comunità del Catholic Worker erano d’accordo.
Quindici case di ospitalità furono chiuse nei mesi che seguirono
l'entrata in guerra degli Stati Uniti. Ma la visione della Day prevalse.
Ogni risultato del The Catholic Worker riaffermava la sua comprensione
della vita cristiana. I giovani che si identificarono con il movimento
del The Catholic Worker durante la guerra, trascorsero generalmente gran
parte di quegli anni in prigione, o nei campi rurali di lavoro. Alcuni
prestarono il servizio militare disarmati come medici.
La guerra mondiale si concluse nel 1945, ma da essa nacque la guerra
fredda, “la guerra nucleare„ e una serie di guerre più piccole in cui
l'America era spesso implicata.
Uno dei rituali di vita per la comunità del Catholic Worker di New York
che ebbe inizio verso la fine degli anni ’50, era il rifiuto di
partecipare all’esercitazione annuale sulla difesa civile dello stato.
Tale preparazione agli attacchi sembrò alla Day parte di un tentativo di
considerare la guerra nucleare come qualcosa a cui si può sopravvivere e
che si può vincere giustificando così i miliardi di spesa militare.
Quando il 15 giugno 1955 le sirene suonarono, la Day era tra un piccolo
gruppo di persone sedute davanti al municipio. “In nome di Gesù, che è
Dio, che è Amore, non obbediremo a quest’ordine per fingere, evacuare,
nasconderci. Non ci eserciteremo alla paura. Non abbiamo fede in Dio se
dipendiamo dalla bomba atomica,„ spiegò un opuscolo del Catholic Worker.
La Day descrisse la sua disobbedienza civile come un atto di penitenza
per l’uso delle armi nucleari che l'America aveva fatto sulle città
giapponesi.
Il primo anno i dissidenti furono redarguiti. L’anno successivo la Day
ed altri furono imprigionati per cinque giorni. Arrestata ancora l'anno
dopo, il giudice la incarcerò per trenta giorni. Nel 1958, un giudice
differente sospese la sentenza. Nel 1959, la Day era di nuovo in
prigione, ma soltanto per cinque giorni. Poi arrivò il 1960, quando
anziché una manciata di persone, davanti al municipio, se ne raccolsero
500. La polizia arrestò soltanto alcuni, ma la Day non fu tra quelli.
Nel 1961 la folla crebbe a 2.000 persone. Questa volta ne furono
arrestati quaranta, ma la Day non figurò ancora tra questi. Quello si
dimostrò l’ultimo anno delle prove generali per la guerra nucleare a New
York.
Un altro sforzo del Catholic Worker fu il movimento per i diritti
civili. Come al solito la Day volle visitare la gente che stava provando
un esempio e quindi si recò a Koinonia, una comunità agricola cristiana
in Georgia in cui neri e bianchi vivevano pacificamente insieme. La
comunità fu attaccata proprio quando la Day vi era in visita nel 1957.
Uno degli alloggi comunitari era stato colpito dal fuoco di una
mitragliatrice ed i membri del Ku Klux Klan avevano bruciato la croce
sul terreno della comunità. La Day insistette per fare un turno di
sentinella. Notando qualcosa e avvicinandosi con l’automobile a velocità
ridotta, abbassò la testa proprio mentre una pallottola colpì il
piantone dello sterzo davanti al suo viso. La preoccupazione per la
risposta della chiesa alla guerra condusse la Day a Roma durante il
Secondo Concilio Vaticano, di fatto papa Giovanni XXIII sperava di
ristabilire “le linee semplici e pure che la faccia della chiesa di Gesù
aveva avuto alla sua nascita.„ Nel 1963 la Day era una delle cinquanta
“madri per la pace„ che si recarono a Roma per ringraziare papa Giovanni
per la sua enciclica Pacem in Terris. Vicino alla morte, il papa non
riuscì ad avere contatti privati, ma ad una delle sue ultime udienze
pubbliche benedisse i pellegrini, chiedendogli di continuare nel loro
lavoro.
Nel 1965, la Day tornò a Roma per rispondere ad uno slogan “la nostra
preghiera e la nostra speranza„ per cui il Concilio avrebbe proposto
“una chiara disposizione: ‘mettete via la spada’. „ La Day vide subito
in quell’evento come una “piccola finestra„ a sostegno dello sforzo dei
vescovi per parlare con voce pura al mondo moderno.
I più pronti hanno avuto motivo di essere contenti in dicembre quando la
Costituzione della Chiesa nel Mondo Moderno fu approvata dai vescovi.
Il Concilio descrisse come “crimine contro Dio e l'umanità„ ogni atto di
guerra “diretto alla indiscriminata distruzione di intere città o di
vaste aree con i loro abitanti.„ Il Concilio invitò gli stati a fare
leggi per gli obiettori di coscienza mentre descrisse come “criminali„
coloro che obbedivano agli ordini che condannavano gli innocenti e gli
indifesi.
Gli atti di guerra che causano “la distruzione indiscriminata… di vaste
aree con i loro abitanti„ erano l'ordine del giorno per le regioni
vietnamite sotto l’intenso bombardamento degli Stati Uniti nel 1965 e
negli anni a seguire. Molti giovani del Catholic Worker andarono in
prigione rifiutando di cooperare con costrizione, mentre altri fecero il
servizio alternativo. Quasi tutte le comunità del Catholic Worker
parteciparono alle proteste. Molti andarono in prigione per atti di
disobbedienza civile.
Probabilmente non c’è mai stato un giornale di cui tanti dei redattori
fossero stati imprigionati per essere obiettori di coscienza. La Day
stessa è stata imprigionata l'ultima volta nel 1973 per aver partecipato
ad un picchettaggio vietato a sostegno degli agricoltori. Aveva 75
anni.
La Day ha vissuto abbastanza a lungo per vedere onorati i suoi successi.
Nel 1967, quando fece la sua ultima visita a Roma per partecipare
all’International Congress of the Laity (Congresso Internazionale dei
Laici n.d.t.), scoprì di essere una dei due Americani - l'altro era un
astronauta - invitati per ricevere la Comunione dalle mani di papa Paolo
VI. Per il suo settantacinquesimo compleanno la rivista dei Gesuiti
“America” le dedicò un numero speciale, trovando in lei la persona che
ha esemplificato meglio “l'aspirazione e l'azione della comunità
cattolica americana durante gli ultimi quaranta anni.„ L'università di
Notre Dame la insignì con la Laetare Medal, per ringraziarla del
“conforto agli afflitti e per portare conforto.„
Fra coloro che sono venuti a trovarla quando non poteva più viaggiare
c’è stata Madre Teresa di Calcutta, che aveva appuntato una volta, sul
vestito della Day, il trasversale portato soltanto dai membri
completamente professati delle Missionary Sisters of Charity (l’ordine
fondato da Madre Teresa delle “Sorelle Missionarie della Carità”
n.d.t.).
Molto prima della sua morte, il 29 novembre 1980, la Day è stata
considerata da molti come una santa. Non ci sono sue parole meglio
conosciute che la sua brusca risposta: “non chiamatemi santa. Non voglio
essere allontanata così facilmente.„ Ciò nonostante, avendo lei stessa
apprezzato la memoria e la testimonianza di molti santi fu candidata per
essere annoverata nel calendario dei santi.
“Se ho realizzato qualche cosa nella mia vita,„ ha rilevato una volta, “è perché non mi sono mai vergognata di parlare di Dio.„
Note:
www.catholicworker.org |