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giovedì 3 luglio 2025

Miracolo Nostra Signora del Pilar

 

Un miracolo unico e inutilizzato

 

Vittorio Messori, il più grande scrittore cattolico vivente, tra le tante indagini storico religiose che ha fatto, ce ne è una che ha del clamoroso, si tratta del miracolo (il Gran Miraglo) che avvenne a Calanda, villaggio della Bassa Aragona in Spagna.

La sera del 29 marzo 1640, per intercessione di Nostra Signora del Pilar, veneratissima a Saragozza, a ungiovane contadino (Miguel Juan Pellicer) fu restituita di colpo la gamba destra, amputata più di due anni prima e sepolta nel cimitero dell’ospedale. Messori racconta questa storia con rigorosa documentazione in uno studio pubblicato da Rizzoli nel lontano 1998, testo riedito dalle edizioni Ares nel 2023. Io ho letto il testo pubblicato da Rizzoli,

Il Miracolo. Spagna 1640: Indagine sul più sconvolgente prodigio mariano”. Messori ci ha abituati a queste particolari indagini, come quella ben documentata su Bernadette Soubirous, una indagine storica sulla verità di Lourdes. Non sto qui ad elencare i numerosi e importanti studi che hanno caratterizzato la vita dello scrittore cattolico. Il miracolo di Calanda ebbe un certo riscontro quando avvenne, dopo è calato un sospettoso silenzio, scrive Messori, rotto proprio dal suo libro, il primo italiano che si è occupato dell’evento prodigioso. Lo studio è frutto di indagini negli archivi, interrogazioni di studiosi aragonesi e soprattutto di viaggi che l’autore ha fatto nei luoghi dove avvenne il miracolo.

Col rigore storico e la capacità divulgativa di sempre Messori è riuscito a raccontare uno dei misteri più sconvolgenti e, al contempo, più saldamente provati della storia. Il testo di 254 pagine, si compone di cinque Parti. Nella Prima (La Sfida) lo scrittore racconta la sua avventura del viaggio verso la Spagna, nella regione dell’Aragona, teatro di sanguinosi conflitti, uno per tutti, la Guerra Civil del 1936-39. Quando los Rojos (anarco-comunisti), i repubblicani che per odio nei confronti della Religione cattolica hanno devastato chiese e ucciso sacerdoti e suore. Affrontando l’evento de “El Milagro de los milagros”, il miracolo dei miracoli, usa l’evento di Calanda per fare delle importanti riflessioni spesso sottili provocazioni nei confronti dei tanti increduli, scettici, atei, agnostici come Emile ZolaErnest Renan, David Hume & compagni.

Il noto razionalista Felix Michaud affermava: “Nessun credente avrebbe l’ingenuità di sollecitare l’intervento divino perché rispunti una gamba tagliata. Un miracolo del genere, che pur sarebbe decisivo, non è mai stato constatato. E possiamo prevederlo, non lo sarà mai”. Questi cosiddetti liberi pensatori hanno cercato di sminuire, di diffamare gli eventi miracolosi in genere e in particolare i 65 casi di guarigioni a Lourdes. Quello di Calanda è stato volutamente ignorato. In questa parte Messori spiega la questione delle apparizioni della Madonna e dei vari miracoli che ancora oggi accompagnano la vita dei credenti e soprattutto il comportamento della Chiesa.

Si tratta semplicemente di aiuti che l’Altissimo offre all’umanità intera perché si converta e creda al Vangelo. I prodigi, i miracoli, sono segni straordinari, imprevedibili, segni “gratuiti”, – scrive Messori – concessi, ad enigmatica discrezione divina, per rinsaldare fedi vacillanti; per riaffermare la presenza del Creatore, Signore del mondo; per confermare la Sua onnipotenza e bontà”.

Intanto, l’autore, chiarisce che la Chiesa, intesa come Gerarchia, non cerca affatto questo tipo di “prodigi”. Spesso si mostra estremamente prudente e ipercritica, prima di confermare un avvenuto miracolo: In ogni caso, per il cattoliconon sono obblighi, da accettare sempre e comunque: sono semmai, doni, da accogliere con riconoscenza […]” Per la fede sono “conferme, magari appoggi; non fondamenta”.

Più avanti Messori sottolinea che nessun miracolo è indispensabile per il cristiano, tranne che quello della Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, qui la fede sta o cade. Tuttavia, a detta del maggiore storico attuale del “fatto di Calanda”, don Tomas Domingo Perez, la Chiesa, “anche quando, dopo una verifica meticolosa, l’autorità ecclesiastica dichiara autentico un fatto prodigioso, non intende affatto forzare l’assenso dei suoi figli”. Il Nostro è un Dio che ama la libertà, scrive ad un certo punto Messori.

È un Dio che si propone e non impone. E prima di concludere la prima parte Messori si interroga sul perché si conosce poco di Calanda, perché nessuno neanche la Utet, si prende cura di “uno strano processo del XVII secolo presso il tribunale vescovile di Saragozza e che avrebbe avuto per oggetto – nientemeno – che la storia di una gamba ricresciuta a un contadino analfabeta, un mendicante di un villaggio della Bassa Aragona?”. Se da parte “laica” il silenzio è comprensibile, non dovrebbe essere così da parte dei religiosi.

Addirittura, Messori lamenta che il miracolo più inaudito della storia non ha avuto l’eco universale che meritava, neanche da parte dei più accaniti battaglieri apologeti della fede. È uno strano oblio, interrotto da qualche studioso come l’abbè francese André Deroo, che studiava e divulgava i fatti di Lourdes, ed era spesso interrotto nelle sue conferenze e dibattiti, da qualche voce che esclamava: “Tutte queste storie di guarigioni miracolose sono molto belle ed edificanti…Però, caro Padre, non si è mai vista rispuntare una gamba tagliata!”. Per questo motivo, l’abbè ha fatto come Messori, ha indagato di persona sul posto per divulgare la memoria del prodigio iberico.

Nella seconda Parte (L’Evento) Messori racconta l’evento in sé stesso. Prima di giungere alla sera del 29 marzo del 1640, la notte del miracolo della gamba riattaccata al povero Miguel. Messori descrive l’incidente. Il giovane contadino finito sotto la pesante ruota di un carro ha avuto la gamba destra spezzata, alla fine di ottobre del 1637, in ospedale hanno deciso di tagliarla perché si era incancrenita. Pertanto, il giovane contadino non potendo più lavorare gli fu concesso di elemosinare davanti al santuario della Madonna del Pilar a Saragozza.

Dopo tre anni, superando la vergogna della sua mutilazione, è ritornato faticosamente a casa dai genitori a Calanda con due stampelle e una gamba di legno. Qui nella notte del 29 marzo 1640 si risvegliò con la sua gamba riattaccata, quella che sotterrata nel cimitero tre anni prima. Messori racconta con documenti alla mano, tutte le varie tappe del prodigio. A cominciare del grande spavento dei genitori di Miguel, con la stanza dove si percepiva “profumo di Paradiso”.

E poi l’accorrere dei vicini di casa e i parroci con il vescovo di Saragozza monsignor Pedro Apaolaza Ramirez che dopo un anno di processi e verifiche, con un rigore disciplinare e morale, ha emesso la sentenza con la quale si dichiarava miracolosa, ottenuta per l’intercessione di Nostra Signora del Pilar, la restituzione a Miguel Juan Pellicer di Calanda, la gamba destra amputata e sepolta da due anni e cinque mesi. Questo è il titolo della Sentenza pubblicata nell’ultima parte del libro. Dove troviamo anche l’Atto pubblico steso in Calanda, Bassa Aragona il 2 aprile 1640 dal Notaio Reale di Mazaleon, dottor Miguel Andreu.

Messori ritorna spesso sulla questione che il miracolo di Calanda ha avuto l’imprimatur delle autorità civili aragonesi. Un atto pubblico addirittura garantito da un documento (steso da un notaio abilitato dallo Stato) secondo ogni regola del diritto e confermato da dieci testimoni oculari, scelti tra i più attendibili e informati sui moltissimi disponibili. Tra l’altro persone non nativi della borgata del giovane Pellicer. Paradossalmente scrive Messori, dopo le carte, qui, “anche le pietre parlano”, rifacendosi a un’immagine evangelica. Un intero villaggio non si può ingannare, osserva un sacerdote. Anche se Calanda, forse a causa del suo isolamento geografico, non è mai divenuto un luogo primario di pellegrinaggio come Lourdes.

Infatti, sottolinea Messori, poteva testimoniare tutto un popolo che aveva conosciuto il giovane contadino. Praticamente, “siamo di fronte a un intervento divino certificato da un Atto pubblico”. Un atto, addirittura dopo una settantina di ore dopo l’evento e sul luogo stesso di quei fatti sui quali viene steso e autentica il rogito. Un Atto che si è salvato da mille pericoli, soprattutto dalla furia iconoclasta dei nuovi giacobini comunisti e che troviamo nell’ufficio del sindaco nel municipio di Saragozza. Non a torto lo storico Leandro Aina Naval può osservare: “Con un simile documento ci avviciniamo a quella garanzia ideale reclamata dai razionalisti e dagli increduli di ogni tempo […]”.

Il Mistero, insomma, garantito dai sigilli del Dottor Andreu, quello che in pratica pretendeva l’antiCristo di un Voltaire: “un miracolo constatato da un certo numero di persone sensate e che non fossero interessate alla cosa”. Voltaire, voleva l’intervento di un notaio e un suo rogito in piena regola come quando si acquista una casa o si contrae un matrimonio, o un testamento. A proposito dell’atto notarile Messori fa una interessante considerazione, “nessuno storico, per quanto scrupoloso potrebbe esigere di più. La stragrande maggioranza dei fatti del passato (anche fra i maggiori) è attestata con assai minori certezze documentarie e garanzie ufficiali. È una constatazione oggettiva, non una rassicurazione apologetica”.

Interessante la riflessione di Messori sulla attendibilità del miracolo, non c’erano solo i parroci, le autorità civili, ma c’era anche la “Suprema”, l’Inquisizione che vegliava senza essere intervenuta sul caso Calanda. Istituzione che aveva in Spagna l’appoggio popolare pieno e convinto di ogni classe sociale, al contrario di quello che vogliono farci credere gli estensori della “leggenda nera”. Abbastanza interessante descrivere un altro “siparietto” alla corte del Re Filippo IV che volle conoscere il giovane suddito analfabeta favorito dalla più straordinaria delle grazie della Vergine del Pilar.

Il sovrano di fronte al Pellicer non ha esitato ad inginocchiarsi e baciare la gamba miracolata. Messori accenna anche alla storia del santuario dedicato alla Vergine Maria, servirebbe uno studio approfondito, comunque non si tratta della solita apparizione della Madonna come è accaduto in altri luoghi, ma di una venuta della Madonna proprio a Saragozza nel 40 d.C. dove c’era l’apostolo Giacomo il Maggiore e altri che stavano evangelizzando il popolo iberico.

La Vergine Maria è venuta in carne e ossa su un pilastro, invitando Giacomo, quello di Compostela, che sarà poi il primo apostolo a subire il martirio, a costruire un tempio in suo onore. Questo pilastro, di alabastro, è ancora conservato nella cappella della basilica ed è oggetto di grande venerazione. È un luogo unico, quella del santuario del Pilar a Saragozza. Dio non ha fatto una cosa simile per alcun popolo. C’è una sorta di misterioso parallelismo tra Saragozza e Calanda, sorge spontanea la domanda: “Perché proprio qui e non altrove?”.

Zaragoza diventa la prima “sede” mariana del mondo. Qui, sulla riva destra dell’Ebro, appena fuori le mura della romana Caesarea Augusta, nella notte del 2 gennaio dell’anno 40 è venuta la Vergine quando era ancora in vita, prima di “addormentarsi” e di essere assunta in Cielo. Trasportata dagli angeli, sarebbe venuta da Gerusalemme “in carne mortale”, come cantano da secoli a squarciagola i fedeli, e come più volte al giorno ripetono sulla piazza del Pilar gli altoparlanti.

Messori racconta altri aneddoti inerenti al Gran Milagro, come quelli che riguardano  Luis Bunuel, il famoso regista, ateo, ma devoto alla vergine del Pilar e al miracolo di Calanda. Per il regista spagnolo Lourdes è un luogo mediocre.

Nella terza Parte (La Lezione) di Calanda. Il significato sociale più che personale del miracolo. Un beneficio per la comunità intera non solo aragonese, ma di tutta la Spagna, per tutti noi che abbiamo appreso lo straordinario evento. Ma questo vale per qualsiasi altro evento miracoloso. Per quanto riguarda il dopo guarigione di Miguel Juan Pellicer si sa poco, ignoriamo quando sia morto, abbiamo poche certezze della sua vita dopo il miracolo. La quarta Parte è dedicata alle immagini, che per un libro sono tante.

Ultima parte i Documenti.

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martedì 1 luglio 2025

Khalil Gibran La poesia

 🔖<<La poesia è capire la completezza. Come farla comprendere a chi concepisce solo il particolare?>>🔖 


*Massima tratta dal libro 'Spiritual Sayings' del poeta, pittore, filosofo e teologo libanese naturalizzato statunitense Khalil Gibran (Bsharre, 1883 - New York, 1931), uno degli scrittori più famosi nel mondo.


Dopo William Shakespeare e Laozi, l'artista ed intellettuale mediorientale è l'autore più letto della storia, in particolare grazie alla sua raccolta di poesie in prosa 'Il Profeta', tra i più grandi successi editoriali del mondo. 


Pensatore di culto soprattutto per i giovani, che considerano le sue opere come breviari mistici, Gibran unì nei suoi componimenti la cultura orientale con quella occidentale.


"La poesia -recita una sua celebre lirica- è il salvagente cui mi aggrappo quando tutto sembra svanire." 


Nel volume 'Thoughts and Meditations' approfondisce la sua riflessione sul ruolo della scrittura in versi con queste parole: "La poesia, cari amici, è la sacra incarnazione di un sorriso. La poesia è un sospiro che asciuga le lacrime. La poesia è un pensiero che risiede nell’anima, il suo nutrimento è il cuore, il suo vino è l’affetto. La poesia che non si presenta sotto questa forma è un falso messia."


#Poesia #Poeti #Gibran #KhalilGibran #WilliamShakespeare #Laozi

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🔴IL POETA

  (Jubrān Khalīl Jubrān, famoso come Khalil Gibran)


Un anello tra questo mondo e l’aldilà;

una fonte di acqua limpida per gli assetati;

un albero cresciuto sulle rive del fiume della bellezza,

carico di frutti maturi ai quali anelano i cuori affamati.

Un uccello canterino che saltella sui rami del discorso,

gorgheggiando melodie che colmano le creature di dolcezza e tenerezza.

Una nube bianca nel cielo della sera,

che sorge e cresce fino a riempire i cieli,

e poi riversa la sua generosità sui fiori nei campi della Vita.

Un angelo inviato dagli dèi per insegnare agli uomini le vie degli dèi.


Una lampada risplendente inattaccabile dal buio,

perché non è nascosta sotto il moggio.

Astarte la riempì d’olio, Apollo la accese.

Solo, vestito di sincerità e nutrito dalla tenerezza;

siede in grembo alla natura imparando a creare,

e veglia nella quiete della notte

aspettando la discesa dello spirito.


Un contadino che sparge i semi del suo cuore

nel giardino del sentimento,

dove essi danno frutto

per quelli che raccolgono.

Questo è il Poeta, ignorato dagli uomini durante la sua vita,

e riconosciuto da loro solo quando abbandona il mondo per far ritorno alla sua dimora celeste.

Questi è colui che non chiede nulla agli uomini se non un piccolo sorriso;

il cui respiro si leva e riempie il firmamento di perenni visioni di bellezza.

Eppure la gente gli rifiuta nutrimento e rifugio.

Fino a quando, o Uomo,

fino a quando, o Vita,

costruirete palazzi di onore

a quelli che impastano la terra col sangue

e scanserete quelli che vi danno pace e armonia?


Fino a quando esalterete gli assassini

e quelli che fanno curvare il collo sotto il giogo dell’oppressione?

Dimenticando coloro che diffondono nel buio della notte

la luce dei loro occhi per mostrarvi lo splendore del giorno?

Coloro che hanno trascorso un’esistenza miserabile

affinché voi poteste gustare la felicità e il diletto.


E voi, Poeti, vita di questa vita:

avete conquistato il tempo

a dispetto della sua tirannia,

e meritato una corona d’alloro

affrontando le spine dell’inganno.

Voi siete sovrani sui cuori

e il vostro regno non avrà fine.

VITAMINA C

  ACIDO ASCORBICO O VITAMINA C

L’acido ascorbico è uno dei più importanti antiossidanti idrosolubili e presente nei liquidi organici e nel citoplasma del corpo umano. Il fatto che sia una vitamina, cioè indispensabile, nonostante esistano molti altri antiossidanti esogeni molto più potenti dipende dal fatto che solo lui è in grado di provocare la formazione del collageno trasformando la PROLINA in OSSIPROLINA la quale provoca la sintesi del COLLAGENO (sostanza fondamentale ). E’ curioso che quasi tutte le specie viventi riescano a sintetizzarlo con una produzione endogena mentre sono solo i PRIMATI e l’UOMO che hanno perso la capacità di sintetizzarlo. Pertanto nell’uomo è indispensabile un assunzione esogena. L’acido ascorbico è in grado di interrompere la reazione a catena che si innesca generalmente nell’infiammazione cronica ed è in grado di reagire con un vasto numero di ROS (radicali liberi), tra cui perossidi, ossigeno molecole ridotto, ipoclorito e radicali di zolfo. Esso protegge i lipidi e le membrane dai danni ossidativi, favorendo l’eliminazione dei radicali perossilici ed idrossilici. Ad esso viene attribuita la capacità di ridurre il rischio di cataratta e dei danni della retina, di potenziare la funzione immunitaria e la disintossicazione e di diminuire la tossicità dei metalli pesanti. L’assunzione di acido ascorbico riduce la produzione gastrointestinale di nitrosamine e mutageni (cancerogeni) fecali. Tali fattori concorrono a spiegare la relazione esistente fra una maggior assunzione di acido ascorbico e la diminuzione del rischio del cancro della cervice, dello stomaco, del colon e dei polmoni. L’integrazione di acido ascorbico è inoltre in grado di ridurre l’ossidazione delle LDL plasmatico, con conseguente aumento delle HDL. L’acido ascorbico presente nel plasma funge da marker biologico dello stress ossidativo. Per fare un esempio, il fumo di sigaretta consuma le riserve di acido ascorbico e riduce le capacità dell’organismo di svolgere reazioni di riduzione che garantiscono la presenza nel plasma di acido ascorbico in forma ridotta (bioattiva). Analogamente nei processi infiammatori gravi si può avere una drastica riduzione plasmatica di acido ascorbico; a ciò si può supplire consumando notevoli quantità (5-10 gr) di acido ascorbico (Vit C). Del resto si è visto che una maggior produzione endogena di acido ascorbico si ha nell’animale in seguito a processi infiammatori (in un cane di 50 Kg si può avere la produzione anche di parecchi grammi di acido ascorbico). L’acido ascorbico agisce congiuntamente al glutatione ed all’acido lipoico per rigenerare l’alfa tocoferolo (Vit E). Come il radicale tocoferolico anche il radicale ascorbico (non attivo) è relativamente stabile e presenta una scarsa tendenza ad attaccare le cellule. Si intende dire che l’acido ascorbico (Vit C) una volta che ha ricevuto o ceduto un elettrone non attacca le cellule e non presenta tossicità. . Il deidroascorbato può essere nuovamente ridotto in ascorbato dal glutatione e dal NADPH mediante riciclaccio redox. Nei modelli animali livelli elevati di ascorbato possono compensare la scomparsa produzione di glutatione e viceversa. Se esposto a livelli catalitici di rame e ferro , l’ascorbato favorisce la produzione di H2 O2 (acqua ossigenata) e radicali idrossilici. Per assicurare tale effetto sono necessarie alte concentrazioni di ascorbato e l’esaurimento del tocoferolo (Vit E). Durante uno stato infiammatorio così come può essere in un tumore, la liberazione di ferro o rame può svolgere un azione pro-ossidante. L ’accumulo eccessivo di ferro o rame assunti con la dieta potrebbe favorire l’ossidazione indotta dell’ascorbato. La RDA attuale per la Vit C di 60 mg viene ormai ritenuta del tutto inadeguata. Si è constatato che il fabbisogno di ascorbato (Vit C) dipende dalle patologie, ed in presenza di infiammazione o di tumore l’assunzione di molti grammi di ascorbato può rendersi necessaria per neutralizzare i radicali liberi che vengono continuamente prodotti. E’ buona cosa in queste patologie suddividere l’assunzione di Vit C più volte nella giornata. Si è visto che i flavonoidi della frutta possono aumentare l’assorbimento della Vit C ma anche ne garantiscono la stabilizzazione, cioè ne aumentano l’efficacia.

Dr. CLAUDIO Sauro

lunedì 30 giugno 2025

Vitamina D

  

Quanta Vitamina D è necessaria per Arrivare ai Livelli Ottimali? E’ vero che fa venire Ipercalcemia?

C’è una confusione totale sulle quantità da assumere, perchè 
i medici consigliano,mediamente, dosi inutilmente basse per paura di una tossicità che non è mai esistita.

Il Ministero della Salute invece ha recentemente portato da 1000 a 2000 UI la dose massima giornaliera da assumere. 

Un nuovo studio svela in maniera ben precisa che le dosi di vitamina D da prendere sono invece….

Di Claudio Tozzi

Nel paleolitico abbiamo vissuto per milioni di anni nella savana africana, dove stavamo tutto il giorno al sole, nudi, in un territorio con pochi alberi.

Questo ha fatto cosi che la produzione di questa preziosa sostanza, la Vitamina D, attraverso la nostra pelle, era ogni giorno talmente elevata che l’ evoluzione ha dovuto schermarla con la pelle molto scura.

Per questo motivo, quasi ogni cellula del corpo contiene un recettore della vitamina D.

Tuttavia circa 100.000 anni fa siamo usciti dall’ Africa e siamo andati in posti (specialmente a nord del mondo) dove invece era molto freddo, costringendosi a coprirci con delle pelli animali e riparandoci anche all’ interno delle grotte, ma cosi schermavamo i raggi solari e conseguentemente la relativa produzione di vitamina D. 

Senza contare che ci siamo stabiliti anche in posti, come l’ attuale Scandinavia, dove il sole non c’è quasi per nulla. 


Attualmente la maggioranza dei medici non fa proprio effettuare il dosaggio della vitamina D ai loro pazienti e quando le rare volte che lo fa, consiglia normalmente 25.000 UI ogni 15 giorni, o peggio, al mese. 

In realtà sono dosaggi praticamente inutili, tanto è vero che proprio recentemente anche il Ministero della Salute italiano ha aumentato da 1000 a 2000 UI giornaliere di vitamina D3 che si possono prendere come integratore. 

Del resto già dal 2011, la “Endocrine Society” americana ha rivisto le linee guida internazionali, con le dosi di Vitamina D che arrivano anche a 10.000 UI al giorno senza che possano provocare alcuna tossicità.

Il documento, completamente tradotto in italiano, è visionabile in toto nella sezione File del mio gruppo Facebook Paleoitalia —>QUI


Dopo tutte queste raccomandazioni in conflitto, è ovvio che la gente possa andare in totale confusione.

Ma allora qual è la verità? Di quanta vitamina D necessita i nostro organismo? A che livello la vitamina D è veramente troppa o tossica?

​Ebbene, alcuni ricercatori hanno condotto uno studio, (pubblicato sul “Journal Dermato-Endocrinology Volume 9, 2017”)  alla ricerca di queste risposte.

Hanno incluso nello studio un totale di 3.882 partecipanti, con l’età media di 60 anni. Meno dell’1% dei partecipanti sono stati considerati sottopeso, il 35,5% aveva un BMI normale, il 37,0% era in sovrappeso e il 27,5% era obeso.

IL Body Mass Index (BMI) o Indice di Massa Corporea (IMC)  è un parametro molto utilizzato per ottenere una valutazione generale del proprio peso corporeo.

Esso mette in relazione con una semplice formula matematica l’altezza con il peso del soggetto.
Si ottiene dividendo il peso in Kg del soggetto con il quadrato dell’altezza espressa in metri.

Il risultato di tale formula classifica il soggetto in un’area di peso che può essere: normale – sottopeso – sovrappeso – obesità di medio grado – obesità di alto.

Situazione peso                                          Min         Max

Obesità di III classe (gravissima)          ≥ 40,00
Obesità di II classe (grave)                     35,00     39,99
Obesità di I classe (moderata)               30,0       34,99
Sovrappeso                                              25,0       29,99
Regolare                                                  18,50     24,99
Leggermente sottopeso                        17,50     18,49
Visibilmente sottopeso
(anoressia moderata)                            16          17,49
Grave magrezza (inedia)                    <16

All’inizio dello studio, il 55% dei partecipanti ha riportato di aver preso vitamina D.

La dose media di vitamina D è aumentata da 2.106 UI al giorno all’inizio dello studio a 6.767 UI ogni giorno circa un anno dopo.

I livelli medi di vitamina D sono aumentati da 34,8 ng / ml a 50,4 ng / ml durante questo periodo.

I ricercatori hanno voluto determinare il dosaggio necessario per raggiungere livelli sani della vitamina D, definito da livelli di 40 ng / ml o superiori. 

Volevano anche determinare l’incidenza di effetti collaterali, compresa l’ipercalcemia, cioè la presunta causa della mancata prescrizione della vitamina D da parte del 90% dei medici mondiali.

Ecco cosa hanno trovato i ricercatori:

1) I cambiamenti nei livelli di vitamina D sono stati influenzati da dosaggi di vitamina D, indice di massa corporea (BMI) e i livelli di vitamina D all’inizio dello studio.

2) I partecipanti che avevano una carenza di vitamina D (<20 ng / ml) al basale hanno sperimentato un aumento più elevato di livelli di vitamina D rispetto a quelli con livelli insufficienti o sufficienti di vitamina D al basale.

3) ​I partecipanti senza deficit di vitamina D al basale hanno sperimentato una risposta insensibile alla stessa dose di vitamina D rispetto a quelli con deficit di vitamina D.

4) La risposta all’integrazione della vitamina D era minore con l’aumento del BMI. In altre parole, gli individui obesi hanno richiesto la massima integrazione per ottenere livelli sufficienti; invece quelli con peso normale o sottopeso richiedono un integrazione minima  per ottenere livelli sufficienti.

5) Per i soggetti con un BMI normale era necessario l’ apporto di almeno 6000 UI al giorno di vitamina D3  per raggiungere uno status di vitamina D superiore a 40 ng / ml.

6) I partecipanti in sovrappeso hanno richiesto l’assunzione di vitamina D3 di almeno 7.000 UI al giorno per ottenere uno status di vitamina D superiore a 40 ng / ml.

7) I partecipanti obesi hanno richiesto l’assunzione di vitamina D3 di almeno 8.000 UI al giorno per raggiungere uno status di vitamina D superiore a 40 ng / ml.

8) ll livello di calcio medio non è cambiato dall’inizio fino alla fine dello studio.

9) Un sottogruppo di partecipanti (285) non ha sperimentato un aumento significativo dello status della vitamina D, nonostante la segnalazione ha preso notevoli assunzioni di vitamina D (> 4000 UI al giorno).

I ricercatori hanno determinato che questo era probabilmente da attribuire a malassorbimento intestinale, ma senza dubbio la non-compliance (cioè i soggetti non hanno assunto la vitamina D3) ha anche svolto un ruolo. (Ad esempio, il tasso di non-compliance con i farmaci antipertensivi è di circa il 30%.)

10) Venti nuovi casi di ipercalcemia si sono verificati tra l’inizio e la fine dello studio. Quelli con livelli di vitamina D inferiori a 40 ng / ml avevano maggiori probabilità di verificarsi l’ipercalcemia rispetto a quelli con livelli di vitamina D di 40 ng / ml o superiore.

Cioè esattamente il contrario di quello che pensa il 90% dei medici al mondo, cioè eccessivi livelli di vitamina D aumenterebbe la calcemia, provocando così danni alle arterie, producendo calcoli renali, ecc. 

Infatti, i ricercatori hanno scoperto che l’incidenza dell’ipercalciuria è in realtà diminuita dopo l’integrazione di vitamina D, a partire da un totale di 67 casi ipercalciurici, ma al follow-up (cioè una serie di controlli periodici programmati) il 67% non era più ipercalciurico.

Inoltre, è importante sottolineare che nessuno dei partecipanti ha sviluppato alcuna prova di tossicità clinica di vitamina D, composta da ipercalcemia e 25 (OH) D> 200 ng / ml, stanchezza, anoressia, dolore addominale, minzione frequente, irritabilità, eccessiva sete, nausea e talvolta vomito.

La tossicità biochimica della vitamina D consisterebbe in valore superiore a 200 ng / ml, ipercalcemia e un livello di PTH (paratormone) soppresso senza sintomi clinici, ma a nessuno dei partecipanti è accaduta una cosa del genere. 

Poiché la maggior parte dei laboratori identificano la gamma normale di 25 (OH) D a 30-100 ng / ml, alcuni medici credono che 25 (OH) D superiore a 100 ng / ml sia tossicità.

​Non lo è, ovviamente, infatti di solito è solo ipervitaminosi D che comunque nel 99% dei casi non porta a nessuna conseguenza..

I ricercatori hanno concluso:

“Dosi di vitamina D superiore a 6.000 UI / d sono state necessarie per ottenere concentrazioni di 25 (OH) D di siero superiore a 100 nmol / L [40 ng / ml], soprattutto in individui che erano in sovrappeso o obesi, senza alcuna prova di tossicità”.

Una cosa che gli autori non hanno menzionato è il ruolo che la genetica può svolgere in questo.

Ad esempio, il gene che codifica per la 25-idrossilasi ha una variazione geneticamente determinata nella sua trascrizione e alcune persone hanno più 25-idrossilasi rispetto ad altri e pertanto otterranno livelli di 25 (OH) D maggiori rispetto ad altri.

Tenendo conto di questi risultati, prendendo in considerazione la genetica, l’unico modo per essere sicuri di avere più di 40 ng / ml di vitamina D nel sangue è quello di effettuare un semplice un test di 25 (OH) D in qualsiasi laboratorio d’ analisi.

In realtà in caso di malattie autoimmunitarie, tumori, ecc, oppure si pratichino attività sportive di medio-alto impegno, il livello consigliato è 75-80 ng / ml e in questo caso si consiglia di assumere 10.000 UI al giorno di Vitamina D3 insieme a 1000 mcg di Vitamina K2-MK7 che svolge un ruolo fondamentale nel metabolismo della D3 e elimina l’ eventuale calcificazione nelle arterie.

Il rapporto deve 1000 UI di vitamina D insieme a 100 mcg di vitamina K2-MK7 (no MK4, MK9).


Quindi, ricapitolando, il protocollo da seguire è questo:

1) Fare le analisi del sangue (Vitamina D – 25 OH)

2) Se il risultato è almeno 40 ng / ml e NON in presenza di malattie autoimmuni,tumori e attività sportive, prendere comunque più sole possibile in estate e almeno 2000 UI al giorno in inverno, senza protezione (non farebbe produrre vitamina D).

3) Tuttavia, nel 90% dei casi il risultato sarà sempre sotto 40 ng / ml, quindi in questo caso assumere 10.000 UI al giorno di Vitamina D3 insieme a 1000 mcg di Vitamina K2-MK7 

Per esempio 30 gocce di Savana D3 Raw” al giorno (oppure in 5 Capsule soft-gels) + 5 mini-compresse (2 a colazione-2 a pranzo-2 a cena) di “Primal K2 1000”.

In generale evitate gli integratori di Vitamina D a base di olio di girasole, che sono molto economici, ma quest’ olio danneggia l’ intestino creando la cosidetta “permeabilità intestinale”, che scatena praticamente tutte le malattie autoimmuni. 

In pratica uno prende la vitamina D per curarsi e dentro il prodotto c’è qualcosa che in realtà peggiora la situazione; quindi scegliete quelli a base di olio d’ oliva, possibilmente extravergine biologico e non ci saranno problemi.

Anche per quanto la Vitamina K2-MK7 NON deve essere derivata dal “Natto” di soia (come il 90% dei prodotti in commercio), ma da altre fonti vegetali. Evitate anche le forme MK4 e MK9. 

4) Dopo due mesi ripetere l’ analisi; se il valore ha raggiunto il valore di almeno 40 ng / ml, fare una dose di mantenimento di 7000-8000 UI al giorno e prendere comunque più sole possibile d’ inverno, senza protezione.

5) In presenza di malattie autoimmuni,tumori, ecc oppure si pratichino attività attività sportive a medio-alto livello, nel sangue il valore da raggiungere è di almeno 75-80 ng / ml. 

Il dosaggio in questo caso sarà sempre lo stesso, cioè 10.000 UI al giorno di Vitamina D3 insieme a 1000 mcg di Vitamina K2-MK7, cioè  30 gocce di Savana D3 Raw” al giorno (oppure in 5 Capsule soft-gels) + 5 mini-compresse (2 a colazione-2 a pranzo-2 a cena) di “Primal K2 1000”.

6) Dopo due mesi ripetere l’ analisi; se il valore ha raggiunto il valore di almeno 75-80 ng / ml, fare una dose di mantenimento di 7000-8000 UI al giorno e prendere comunque più sole possibile d’ inverno, senza protezione

La Vitamina D necessita della vitamina K2, la spazzina delle arterie

  

La Vitamina D necessita della vitamina K2, la spazzina delle arterie


Crediti immagine a The WOM Healthy

La vitamina del sole (vit.D) è davvero una sostanza meravigliosa, quando ha a disposizione tutti gli alleati necessari per esprimere il suo potenziale. Una maggiore quantità di vitamina D è preferibile per la salute del cuore fino a un certo punto, oltre il quale è dannosa (se presa da sola).

Il livello in cui si colloca quel punto dipende dalla vitamina K2. Un’abbondanza di vitamina K2 ci permette di trarre vantaggio dalla vitamina D come mai prima. Se per anni avete seguito i consigli di un esperto ingurgitando coscienziosamente calcio e vitamina D, la vitamina K2 non solo vi permetterà di cogliere finalmente tutti i benefici di quei nutrienti, ma potrebbe semplicemente salvarvi la vita.

Come la vitamina K2 può aiutarci

  • La vitamina K2 attiva un numero di proteine speciali che spostano il calcio all’interno del corpo. In particolare, la vitamina K2 mette in azione una proteina chiamata Osteocalcina, che lega il calcio nelle ossa e nei denti, dove c’è bisogno di calcio.
  • La vitamina K2 attiva un’altra proteina, nota come della matrice (o MGP, dall’inglese MQlm GLA protein), che spazza via il calcio da tessuti come le arterie e le vene, dove il minerale è sgradito e dannoso.

Quando c’è carenza di vitamina K2, le proteine che dipendono da essa rimangono inattive. Gradualmente, allora, il paradosso del calcio si riaffaccia minaccioso e porta a un pericoloso declino della densità minerale ossea e a un ancor più rischioso indurimento delle arterie.

Quando c’è abbondanza di vitamina K2, le ossa restano forti e le arterie pulite.

In questo libro, faccio spesso riferimento ai benefici della vitamina K2 – o ai problemi legati a una sua carenza – accennando all’azione delle proteine dipendenti dalla vitamina K2: soprattutto l’osteocalcina e la MGP. Quando la vitamina K2 mette in funzione queste proteine, esse spostano attivamente il calcio da e verso le zone del corpo più opportune.

Quando i livelli di vitamina K2 sono inadeguati, quelle proteine risultano inutili, e il calcio vaga senza una meta, dirigendosi infine dove incontra una resistenza minima, introducendosi nei tessuti molli piuttosto che tentare di farsi largo con la forza nelle ossa dure. Nonostante il discorso possa sembrare troppo tecnico, spendere qualche minuto ora per comprendere la natura di queste proteine dipendenti dalla vitamina K2 vi permetterà di apprezzare appieno il potere meraviglioso e i profondi benefici alla salute della vitamina K2, che imparerete nel prosieguo di questo libro.

Una delle malattie cardiache che si creano a causa dell’eccesso di calcio è l’Aterosclerosi.

I termini “malattia cardiovascolare” e “malattia cardiaca” comprendono vari disturbi patologici. Possono riferirsi a una disfunzione delle valvole cardiache o del muscolo del cuore, o ad altri disturbi sistemici che riguardano il cuore e i vasi sanguigni, e di solito riguarda la coronarie, che sono le arterie che irrorano il cuore.

La malattia dell’arteria coronaria (CHD) consiste nel restringimento dei vasi sanguigni che forniscono sangue e ossigeno al cuore. Questo restringimemo è causato dall’aterosclerosi: un accumulo di placche ricche di calcio che lentamente si ammassano in una o più arterie coronarie, o in qualunque arteria del corpo. In breve, quando le arterie coronarie si restringono, il flusso di sangue verso il cuore può rallentare o interrompersi. Questo può causare dolori al petto (angina) , affanno e altri sintomi, in genere durante una fase di attività. Più comunemente, tuttavia, il graduale restringimento delle arterie passa inosservato per anni fino all’esordio improvviso di un infarto. 

Anche facendo regolari controlli del colesterolo, elettrocardiogrammi ed esami sotto sforzo, la maggior parte delle coronaropatie non viene identificata finché non si verifica un infarto, e il primo infarto è fatale nel 50 per cento dei casi. Combattere le coronaropatie è stato per decenni uno dei problemi più importanti legati alla salute pubblica. Negli ultimi 50 anni, i consigli alimentari degli esperti sono stati in gran parte dettati dalla guerra contro la malattia coronarica.

Basandosi sul principio che la nostra dieta – in particolare l’assunzione di grassi saturi dai cibi – ci predispone alle malattie coronariche, spinti da buone intenzioni, i dottori dell’alimentazione iniziarono a modificare i nostri pasti in maniera mirata per evitare le coronaropatie. Non ebbero molto successo. Ci rivolgemmo a culture che avevano una bassa incidenza di coronaropatie – francesi, italiani, greci – e scoprimmo che mangiavano molti grassi saturi. Lo considerammo un paradosso, e ne deducemmo che qualche ingrediente segreto – l’olio di oliva o il vino rosso – li proteggeva dal burro e dai tuorli d’uovo, che probabilmente ci stavano uccidendo.

Nonostante l’ipotesi dei lipidi – secondo cui i grassi saturi e il colesterolo causano coronaropatie – sia stata ampiamente smentita nella letteratura scientifica, resta radicata nelle credenze popolari riguardo all’alimentazione. A seconda del vostro attuale livello di consapevolezza delle cause delle coronaropatie, sarete piacevolmente sorpresi o del tutto inorriditi dalla lista dei cibi ricchi di vitamina K2 benefici per il cuore, dopo tutto, non è un paradosso.

Ed è probabile che non sia il vino rosso a proteggere le arterie dei francesi (e degli italiani, dei greci e dei portoghesi). Di certo, alcune prove suggeriscono che il resveratrolo – un composto presente nella buccia dell’uva rossa – apporta benefici alla salute del cuore, ma che sono ben lontani da quelli della vitamina K2.

La sconvolgente verità è che molti di quei cibi grassi “peccaminosi” sono ricchi di vitamina K2; l’unica vitamina conosciuta in grado di prevenire e curare l’osteoporosi.

Nel 2004, lo stimato “Journal of Nutrition” pubblicò i risultati dello studio Rotterdam. Questo studio sulla popolazione, condotto nei Paesi Bassi, esaminò circa 8000 uomini e donne di oltre 55 anni di età riguardo alloro stato di salute, all’uso 24 dl 4G>1 la vitamina che ti farà vivere 100 anni di farmaci, alla storia medica, allo stile di vita e agli indicatori di rischio legati alle malattie croniche e alla dieta. Lo studio rivelò che un’elevata assunzione di vitamina K2 tramite l’alimentazione riduceva sensibilmente l’incidenza della calcificazione delle arterie e il rischio di morte da malattie cardiache e cardiovascolari, del 50% rispetto a persone con un basso apporto alimentare di vitamina K2.

. Stando a questo studio, le persone con il maggiore apporto di vitamina K2 dall’alimentazione vivranno, in media, sette anni in più dei loro omologhi con carenze di vitamina K2.

Perché la vitamina D non ci salverà dal paradosso del calcio La vitamina D – un altro nutriente liposolubile famoso per la salute delle ossa – si è guadagnata i titoli di prima pagina nell’ultimo decennio. Dato che la vitamina D apporta benefici contro molte malattie, assumerla potrebbe proteggerci in qualche modo dal paradosso del calcio? Purtroppo no.

L’integrazione di calcio aumenta il rischio di infarto e di ictus con o senza vitamina D, dimostrando come quest’ultima, nel nostro caso, non abbia effetti protettlvi. O, peggio, è possibile che l’enorme popolarità della vitamina D in realtà acutizzi il problema. In alcune circostanze, la vitamina D aumenta la calcificazione delle arterie.

In particolare, la vitamina D accelera l’accumulo del calcio nelle arterie in condizioni di carenza di vitamina K28. Con tutte le buone notizie sulla vitamina D, come è possibile? Le notizie sulla vitamina D non sono tutte buone: lo sono soltanto quelle ampiamente pubblicizzate. Sappiamo che la vitamina D fa bene alla salute delle ossa. Quando si parla di salute del cuore, i risultati della ricerca sono molto più incoerenti. Gli esiti sono talmente confondenti e contraddittori che soltanto ora i ricercatori stanno riuscendo a dargli un senso. Molti studi indicano un’associa· zione tra la carenza di vitamina D e le coronaropa· tie, e quando i livelli di vitamina D aumentano, la calcificazione delle arterie diminuisce. Altre ricerche mostrano esattamente l’opposto: che maggiori livelli di vitamina D nel sangue corrispondono a più placca nelle arterie9.

Quest’ambiguità di informazioni può essere in parte spiegata comprendendo come la vitamina D agisce o non agisce nei confronti del calcio. La vitamina D aumenta l’assorbimento del calcio da parte dell’intestino, e questo è un beneficio per la salute delle ossa. Di certo, è stato dimostrato che l’integrazione contemporanea di vitamina D e di calcio aumenta la densità ossea più di quanto non faccia l’assunzione di uno solo di essi.

Tuttavia, una volta che il calcio è stato assorbito nella circolazione sanguigna, la vitamina D non è più in grado di infiuenzarlo, e questo è potenzialmente dannoso per la salute del cuore. Una parte del calcio raggiungerà le ossa; ma la maggior parte di esso potrebbe finire nelle arterie. La vitamina K2 fa pendere l’ago in favore delle ossa e della salute delle arterie, portando il calcio là dove è necessario.

Il fatto che la vitamina D regoli esclusivamente l’assorbimento del calcio, lasciandolo libero dopo l’assunzione, spiega soltanto perché un eccesso di vitamina D sia negativo per la salute del cuore. Per la ricerca, non conta mostrare che la carenza di vitamina D sia legata anche all’aterosclerosi, o perché l’aumento dei livelli di vitamina D faccia diminuire le placche di calcio in alcune persone.

La risposta è che abbiamo bisogno della vitamina D per trarre benefici dalla vitamina K2 e viceversa.

Quando c’è carenza di vitamina D, la vitamina K2 non può svolgere la sua funzione di scortare il calcio nelle ossa, lontano dalle arterie. Nel Capitolo 7 analizzeremo in dettaglio quest’affascinante alleanza liposolubile. Questo libro non intende spodestare la vitamina D. In realtà, amplia la crescente lista dei benefici apportati dalla vitamina D mettendola esplicitamente nella categoria dei nutrienti “salutari per il cuore, a patto che la assumiate insieme alla vitamina K2

Kate Rheaume-Bleue

Riferimenti

 

Scopri altre informazioni sulla vitamina K2 leggendo il libro di Kate Rhéaume-Bleue

La Vitamina che ti farà Vivere 100 Anni — Libro

Il miracolo della Vitamina K2

Kate Rhéaume-Bleue


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Vitamina K nella assunzione di anticoagulanti

Il Dott Schurgers precisa:

“Se si prendono anticoagulanti orali come il Coumadins e il Warfarins, bisogna fare attenzione con la K1 e la K2. Viene spesso consigliato di evitare tutto ciò che contiene la vitamina K, ed è una cosa su cui non concordo. Se vengono escluse del tutto la K1 e la K2 dalla dieta, ogni piccola interferenza quando si prende un minimo di vitamina K avrà un effetto fortissimo sul piano anticoagulante. Nel caso invece di un livello di assunzione costante di vitamina K1 o K2, o di entrambi, l’interferenza è minima e non è poi così dannosa. Quindi sostengo, di assumere la vitamina K nella dieta di tutti i giorni, e di aggiungere l’anticoagulante in contemporanea, non vi è alcun reale beneficio nel prendere ulteriore vitamina K abbinata al Coumadin”.

In altre parole, mentre si assume la vitamina K 1 e K2 con la dieta e l’anticoagulante orale si dovrebbe determinare la PT (protrombina). Il medico potrà aggiustare la dose di un eventuale integratore in base ai risultati dell’analisi. E’ comunque importante assumere la stessa dose di K1 e K2 con costanza, per tutto il tempo, diversamente, il farmaco potrebbe avere un’azione anticoagulante eccessiva”.

 

Interazione tra l’assunzione dietetica di vitamina K e l’anticoagulazione da parte degli antagonisti della vitamina K: è proprio vero?
una revisione sistematica

Francesco Violi 1 , Gregory Yh Lip, Pasquale Pignatelli, Daniele Pastori

Astratto

Ai pazienti che iniziano il trattamento con antagonisti della vitamina K (AVK) vengono spesso forniti consigli educativi. Grande enfasi è data alle informazioni nutrizionali. La convinzione comune è che l’assunzione di vitamina K nella dieta possa contrastare l’effetto anticoagulante degli AVK e per molti anni i pazienti sono stati scoraggiati dal consumare cibi ricchi di vitamina K1, come le verdure a foglia verde.

L’obiettivo di questo studio è riassumere le prove attuali a sostegno della presunta interazione tra l’assunzione di vitamina K nella dieta e le variazioni dell’INR con gli AVK. Le fonti dei dati sono MEDLINE tramite il database PubMed e Cochrane. Sono stati inclusi tutti gli studi clinici che hanno indagato la relazione tra la vitamina K nella dieta e le misure di anticoagulazione. Abbiamo escluso tutti gli studi sull’integrazione della sola vitamina K. Abbiamo eseguito una revisione sistematica della letteratura fino a ottobre 2015, cercando una combinazione di “cibo”, “dieta”, “vitamina K”, “fillochinone”, “warfarin”, “INR”, “coagulazione” e “anticoagulante”. Sono stati inclusi due studi interventistici dietetici e 9 studi osservazionali.

Abbiamo trovato prove contrastanti sull’effetto dell’assunzione alimentare di vitamina K sulla risposta della coagulazione. Alcuni studi hanno trovato una correlazione negativa tra l’assunzione di vitamina K e le variazioni dell’INR, mentre altri hanno suggerito che è necessaria una quantità minima di vitamina K per mantenere un’adeguata anticoagulazione.

L’assunzione dietetica mediana di vitamina K1 variava da 76 a 217 μg/giorno tra gli studi e un effetto sulla coagulazione può essere rilevato solo per un’elevata quantità di assunzione di vitamina (> 150 μg/giorno). La maggior parte degli studi includeva pazienti con varie indicazioni per la terapia con VKA , come fibrillazione atriale, valvole cardiache protesiche e tromboembolia venosa.

Pertanto, il target INR era disomogeneo e non sono state condotte sottoanalisi per popolazioni specifiche o diversi anticoagulanti. Le misure utilizzate per valutare la stabilità dell’anticoagulazione erano variabili.

Le prove disponibili non supportano l’attuale consiglio di modificare le abitudini alimentari quando si inizia la terapia con VKA. La limitazione dell’assunzione dietetica di vitamina K non sembra essere una strategia valida per migliorare la qualità dell’anticoagulazione con gli AVK. Sarebbe, forse, più rilevante mantenere un’abitudine alimentare stabile, evitando ampi cambiamenti nell’assunzione di vitamina K.

Link allo studio

Altri riferimenti

Vitamina K per un migliore controllo anticoagulante nei pazienti trattati con warfarin

Un pieno di Vitamina K aiuta a proteggere memoria ed ossa, articolo uscito su Corriere Salute

Dosaggi piccoli di vitamina K2 per chi fa anticoagulanti (dr Marco Moia)


Alimenti che contengono vitamina K1

La vitamina K ha anche importanti benefici al di là della salutare coagulazione del sangue. Nel 1980, si è scoperto che la vitamina K è necessaria per attivare una proteina, l’osteocalcina, che si trova nel midollo. Un decennio più tardi, un’altra proteina, vitamina K-dipendente, è stata scoperta: la proteina Gla (MGP), riscontrata nel sistema vascolare. Senza vitamina K, questa ed altre proteine, vitamina K dipendenti, restano inattivate e non possono svolgere le loro funzioni biologiche.

Un altro dato importante è che il MGP è un inibitore molto forte di calcificazione. Se viene inattivato il MGP, si rischiano gravi calcificazioni arteriose e questo è il motivo per cui la vitamina K è così importante per la salute cardiovascolare. Gli studi indicano che la vitamina K può anche far regredire la calcificazione arteriosa indotta dalla carenza di vitamina K.

Secondo il Dott Schurgers:

“C’è una forte correlazione tra l’MGP inattivo e le micro-calcificazioni. È molto facile ipotizzare che la carenza di vitamina K è causa di micro-calcificazioni, che inducono, in cascata, i processi che portano all’aterosclerosi. “

Fino a pochi anni fa, il MGP era completamente sconosciuto il che sottolinea l’importanza per i medici di mantenersi aggiornati sulle ricerche che oggi si susseguono ad un ritmo molto rapido.

QUATTRO RAGIONI PER INTEGRARE LA VITAMINA K2

La vitamina K2, come si è detto non aiuta solo a prevenire l’aterosclerosi, ma offre molti altri benefici per la salute.

1️⃣ Combatte il cancro: la vitamina K2 è un valido aiuto nella lotta contro i linfomi non-Hodgkin, cancro al fegato, colon, stomaco, prostata, nasofaringe e bocca. Alcuni studi suggeriscono che la vitamina K2 può essere usata terapeuticamente anche nel trattamento del cancro ai polmoni e nella leucemia.
2️⃣ Migliora la densità dell’osso: la somministrazione di vitamina K2 è una delle soluzioni più valide per aumentare la densità ossea. Ha la funzione di “colla biologica” che aiuta ad inserire il calcio nella matrice ossea. Studi hanno dimostrato che la vitamina K2 ha azione equivalente a quella dei farmaci chimici, ma senza produrne gli effetti collaterali.
3️⃣ Riduce le vene varicose: inadeguati livelli di vitamina K2 possono ridurre l’attività della proteina GLA (MGP), che è stata identificata come basilare nello sviluppo delle vene varicose.
4️⃣ Abbassa il rischio di diabete: le persone che assumono vitamina K2 hanno un rischio di diabete minore del 20% rispetto alle persone che ne sono carenti. Studi anteriori avevano anche dimostrato che la vitamina K2 aiuta a ridurre la progressione dell’insulino resistenza.


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Magnesio e Long Covid

GrassrootsHealth è un Istituto di Ricerca il cui team di ricercatori e medici si sono battuti molto, e tutt’ora lo fanno, per l’incrementare le ricerche sulla vitaminaD e diffondere i test e integrazioni di vitamina D. Vedi Scientist Call to D*Action per combattere la carenza di Vitamina D nel mondo vista come una emergenza sanitaria.

In questo articolo hanno pubblicato uno studio sul Magnesio (correlato alla vit D) e il Long Covid.

Un nuovo studio rileva che i livelli di magnesio hanno predetto in modo significativo la morte correlata a COVID-19 e l’insorgenza dei sintomi di Long COVID

Punti chiave

  • Gli studi hanno dimostrato un’associazione tra un basso apporto e livelli di magnesio e un aumento dei livelli di infiammazione e stress ossidativo, nonché una maggiore incidenza di malattie associate a infiammazione cronica, come diabete, sindrome metabolica, malattie cardiovascolari e ora, COVID-19
  • Uno studio ha rilevato che, rispetto ai pazienti con livelli di magnesio più elevati, bassi livelli sierici di magnesio erano significativamente associati a un rischio maggiore del 29% di morte in ospedale e a un rischio maggiore del 114% di sviluppare COVID lungo
  • Tutti i risultati sono rimasti statisticamente significativi dopo l’aggiustamento per altre variabili note per influenzare gli esiti di COVID-19, indicando un ruolo indipendente del magnesio nella patogenesi di COVID-19 e COVID lungo.

L’aumento della gravità della malattia COVID-19 è stato collegato a diversi fattori di rischio indipendenti, tra cui carenza di vitamina D, obesità, ipertensione e diabete.

Anche il magnesio può aiutare a gestire gli effetti della malattia COVID-19, sia durante che dopo l’infezione, con associazioni osservate tra basso apporto e livelli di magnesio e livelli aumentati di infiammazione e stress ossidativo.

Uno studio recente ha ora dimostrato anche il valore predittivo dei livelli sierici di magnesio sugli esiti della malattia COVID-19, compresa la morte e l’insorgenza di Long COVID.

Livelli di magnesio all’inizio del rischio previsto di morte da COVID-19 e lunga insorgenza di COVID

Uno studio di La Carrubba et al., utilizzando i dati di 260 adulti (età media di 65 anni), ha rilevato che i livelli sierici di magnesio misurati entro i primi quattro giorni dal ricovero in ospedale predicevano accuratamente la morte in ospedale, la durata della degenza ospedaliera e la insorgenza dei sintomi di Long COVID tra i pazienti COVID-19. Lo studio ha definito livelli inferiori di magnesio pari o inferiori a 1,96 mg/dL e livelli superiori superiori a 1,96 mg/dL.

Rispetto ai pazienti con livelli di magnesio più elevati, bassi livelli sierici di magnesio erano significativamente associati a un rischio maggiore del 29% di morte intraospedaliera (HR=1,29) e a un rischio maggiore del 114% di sviluppare COVID lungo (OR=2,14). I pazienti con livelli di magnesio più bassi hanno avuto anche una degenza ospedaliera media di 15,2 giorni rispetto ai 12,7 giorni di quelli con livelli più alti (p=0,048). Tutti i risultati sono rimasti statisticamente significativi dopo l’adeguamento per altre variabili note per influenzare gli esiti di COVID-19, indicando un ruolo indipendente del magnesio nella patogenesi di COVID-19 e COVID lungo.

Come evitare la carenza di magnesio

Aumentare l’assunzione di magnesio attraverso la dieta può aiutare ad aumentare i livelli di magnesio nel sangue ed eliminare il rischio di malattie causate da carenza di magnesio. Gli integratori di magnesio sono efficaci nell’innalzare i livelli di magnesio, così come gli alimenti ad alto contenuto di magnesio, come noci e semi (soprattutto semi di zucca, chia, sesamo e noci brasiliane), legumi (come fagioli neri e noci di soia), cereali integrali cereali, alcune verdure a foglia verde e verdure e cioccolato fondente.

Controllare i livelli di magnesio è un modo per assicurarsi di assumere abbastanza magnesio. GrassrootsHealth offre un modo semplice per misurare lo stato del magnesio a casa utilizzando il test del magnesio nel sangue intero. Questo test misura la quantità di magnesio nelle cellule del sangue (Magnesio Eritrocitario) e nel plasma/siero, che è un indicatore migliore dello stato del magnesio rispetto al test del magnesio sierico offerto dalla maggior parte degli studi medici e degli ospedali.

Il magnesio può alterare gli effetti della vitamina D sul rischio e sugli esiti delle malattie

Il magnesio è un importante co-nutriente per la vitamina D ed è coinvolto nella biosintesi, nel trasporto e nell’attivazione della vitamina D. Una carenza di magnesio esistente può comportare un livello di vitamina D che non aumenta quanto previsto in risposta alla vitamina D integrazione. Il magnesio e la vitamina D lavorano insieme sinergicamente per influenzare anche il rischio e gli esiti della malattia, in modo tale che l’interazione di entrambi sia maggiore della somma dei loro effetti individuali. Gli studi che hanno esaminato l’effetto combinato di vitamina D e magnesio hanno avuto esiti come miglioramento dei sintomi dell’ADHD, riduzione della gravità del COVID-19, riduzione del rischio di anemia e miglioramento dello stato cognitivo.


 

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Vitamina D contro Cirrosi Epatica ed Ascite
Presentazione di un caso – Dr. Sauro

 

Benché la Cirrosi sia una malattia con prognosi e decorso difficile e tendente a peggiorare nella maggior parte dei casi, c’è una speranza di miglioramento o comunque di blocco della degenerazione delle cellule epatiche integrando tanta vitamina D e con una alimentazione non pesante per il fegato.

Ce lo dimostra questo caso, come anche altri trattati dal dr Claudio Sauro.

  • Per maggiori informazioni sulla Cirrosi Epatica consultare il sito www.cirrosi.com
  • Per una informazione approfondita sulla Steatosi visita il sito www.fegato.info

La cirrosi è una malattia cronica del fegato caratterizzata dalla formazione di tessuto fibroso dopo molti anni passati a lottare contro patologie (come l’epatite) o problematiche (come l’abuso di alcol) in grado di danneggiare quest’organo. Il termine “cirrosi” significa sostanzialmente “malattia avanzata di fegato”. La cirrosi è una condizione irreversibile, ma le cui conseguenze possono essere limitate intervenendo precocemente.
(da Humanitas)

La cirrosi è un diffuso sovvertimento della struttura interna del fegato che si verifica quando una grande quantità di tessuto epatico normale viene sostituito in modo permanente da tessuto cicatriziale, non funzionante. Il tessuto cicatriziale si sviluppa quando il fegato subisce danni ripetuti o continui. In passato, la cirrosi era considerata irreversibile, ma evidenze recenti suggeriscono che in alcuni casi possa essere reversibile.
da Manuali MSD


Dal Dr. Claudio Sauro – testimonianza diretta
IL CASO DEL SIGNOR CL

Vi voglio raccontare un episodio incredibile che mi è capitato e che data l’originalità ho posto anche su Forum Salute. Nell’Aprile 2009 mi capita in ambulatorio un mio paziente, C.L al quale ho diagnostico subito una cospicua ascite. L’addome è gonfio, globoso. Alla percussione si sente subito che è pieno di acqua.
C.L è un contadino che abita in una contrada sperduta sopra Badia Calavena, dove possiede una casa ristrutturata ed è proprietario insieme al fratello di una stalla che ospita circa un centinaio fra mucche e vitelli.

C.L purtroppo è uno a cui piace il vino, ed il suo introito giornaliero di questa bevanda è assai cospicuo.
Adesso C.L ha 45 anni, ma il suo cospicuo consumo di vino risale ai 20 anni e forse anche prima.
Si è sposato all’età di 25 anni ed ha avuto un figlio maschio ed una figlia. I rapporti con sua moglie sono buoni.
Prima del Marzo 2009 aveva goduto di buona salute, anzi non si era mai preso l’influenza.
Il suo consumo di vino non sfociava mai in sbornie vere e proprie, si regolava, altrimenti sua moglie lo sgridava.

Verso la metà di Marzo 2009 ha cominciato ad accusare gonfiore addominale, ma subito non ci ha dato tanto caso, ma poi il gonfiore si è fatto tale che ha pensato di ricorrere al medico (cosa che non gli era mai successa).

Nell’Aprile 2009 io l’ho visitato ed ho constatato una cospicua ascite, per cui l’ho subito ricoverato in reparto internistico, dove rimase ricoverato 20 giorni e dove è stato sottoposto ad una serie di esami e ad una paracentesi evacuativa del liquido addominale.
Ne esce con la diagnosi di Cirrosi Epatica Etilica in stadio avanzato, con un Albumina di 26 mg/dl (minimo normale 56) e le gammaglobuline di 29 mg/dl (massimo 13)

La cirrosi epatica è considerata uno stadio pre-tumorale, infatti si sviluppano spessissimo dei tumori epatici. Inoltre vi è un sovvertimento completo della struttura epatica. Gli epatociti vanno in necrosi e sono sostituiti da fibrina che forma connettivo collageno che con il procedere della malattia fa diminuire il volume del fegato il quale si riempie di numerosi noduli macroscopicamente circondati da tessuto connettivo. I vasi vengono sovvertiti e compressi e nel momento in cui non riescono più a far defluire il sangue dall’aorta e farlo confluire verso la vena cava inferiore si sviluppa un ipertensione portale che è poi la causa dell’ascite e del formarsi di grosse varici esofagee
E’ uno stadio irreversibile e soprattutto pretumorale.

Una delle caratteristiche è che gli epatociti rimasti perdono la connessione proprio come si ha nei tessuti tumorali.
Ebbene dopo queste delucidazione prettamente mediche di cui non avete capito nulla ora passiamo al bello.

C.L dall’Aprile 2009 al Novembre 2010 ha subito sei paracentesi, cioè gli hanno tolto per sei volte il liquido dalla pancia. Nel Novembre 2010 è stato nuovamente ricoverato perché presentava uno stato di cospicuo Anasarca (liquido non solo a livello addominale – ascite – ma soprattutto un gonfiore degli arti inferiori.
Viene riscontrata un albumina di 26 mg/dc, le gammaglobuline sono balzate a 29 mg/dc

Generalmente in questo stadio il paziente muore per :
1- Rottura di varici esofagee
2- Insufficienza epatica che porta al coma epatico
3- Malattie infettive per caduta delle difese immunitarie
4- Carcinoma primario a cellule epatiche

Invece dopo un abbondante trasfusione di plasma il Sig C.L viene dimesso ancora in vita.
Per sua sfortuna (o meglio sarebbe da dire per sua fortuna) guida la moglie che si scontra con un’altra macchina. La moglie riporterà alcune fratture costali, ma suo marito, e cioè C.L avrà la peggio, frattura di tre vertebre dorsali, per fortuna frattura composta (per cui non resta paralizzato) ma dovrà portare il busto per trenta giorni.

Oltre all’ortopedico lo vede il fisiatra, un individuo abbastanza anziano e piuttosto originale. Infatti, il fisiatra gli prescrive una fiala di Vit D3 di 300.000 UI alla settimana (Dibase fiale 300.000 UI), ma non contento pure Dibase fialoidi 1 al mese da 25.000 UI. Quando è venuta sua moglie in ambulatorio per la prescrizione gli ho detto che la dose mi sembrava un tantino alta, ma forse si era tenuto conto che il colecalciferolo è una provitamina che deve essere attivata dal fegato ed un fegato cirrotico l’avrebbe metabolizzata poco.

Pertanto la cura è stata fatta come prescritto dal fisiatra. Strano, da allora non si sono più presentati edemi, non si è più presentato l’anasarca, ma neppure l’ascite.

Dopo un mese di cura, e cioè dopo aver assunto 1.200.000 Ui di Vit D , C.L non presentava non solo nessun sintomo di ascite ma gli si erano pure asciugate le caviglie.

I penultimi esami il 05/09/2012 mostravano un Albumina di 40,7 e delle Gammaglobuline di 22,7 . Ripetuti gli esami il 18/10/2012 l’Albumina è salita ulteriormente a 53 e le gammaglobuline sono ulteriormente scese a 21. Ho calcolato che il Sig C.L ha complessivamente assunto dal giorno dell’incidente circa 30 milioni di unità di Vit D3 senza riportare nessun effetto collaterale. Non solo, ma gli sono scomparse le Stelle di Eppinger, gli è scomparso l’eritema palmare e plantare, segni tipici di una cirrosi conclamata.

Una recente ecografia Epato-Pancreatica, dimostra che il fegato è incredibilmente aumentato di volume, è scomparsa quasi del tutto la morfologia nodulare, e si presenta un fegato abbastanza simile ad un fegato normale. Le albumine sono arrivate 54 mg/dl (normali sarebbero da 54 a 66 mg/dl)le Gammaglobuline sono scese a 18 mg/dl.

Si tenga presente che la cirrosi epatica conclamata, per la Medicina Ufficiale è una malattia irreversibile, incurabile, e rappresenta una forma di patologia pre tumorale. L’ho rivisto poco tempo fa e gli ho fatto fare un dosaggio ematico della Vit D3 il cui valore è risultato di 450 ng/ml (range terapeutico da 30 a 100 ng/ml), ma paradossalmente la calcemia risultava nel range terapeutico (9,8 mg/dl). Aveva preso ormai oltre 30 milioni di unità di Vit D. Pur non presentando ipercalcemia gli ho detto di dilazionare e di molto l’assunzione di Vit D3. Del resto ormai era guarito, non servivano più dosi ciclopiche. Attualmente stà bene, prende circa 50 mila UI/mese.

08/05/2017

Ho rivisto C.L casualmente pochi giorni fa, stà benissimo. Continua con 50.000 UI al mese di Vit D3 ma è la moglie che viene in ambulatorio a farsi prescrivere la medicina, lui è allergico agli ambulatori.
Posso dire che ho avuto numerosi altri casi di guarigione di pazienti con cirrosi epatica, alcuni con risultati meno conclamati, altri con risultati conclamati come nel caso del Sig C.L. però sempre con cirrosi alcolica.

Devo dire che non ho esperienza in questo senso di cirrosi da epatite cronica B o C, per cui non potrei dire. Ricordo che sul Forum di Facebook c’era una signora con cirrosi epatica da virus C che mi riferiva che aveva avuto dei miglioramenti, però poi ha avuto una ricaduta. Per cui non so quanto possa funzionare la Vit D in questa patologia da Virus C.

P.S 06/01/2019

C.L stà benissimo anche ora, l’ho rivisto alcuni giorni fa in un negozio, mi ha salutato, mi ha detto che stà bene e mi ha fatto gli auguri di Buon Anno.


Disintossica il Fegato anche con Plasma Marino di Marea

Fegato grasso (non-alcolico) migliorato dopo 6 mesi di vit. D

Usa la NAC per depurare il fegato

 

Obese man with fatty liver, 3D illustration and photomicrograph of liver steatosis. Conceptual image for non-alcoholic fatty liver disease

Problemi al fegato da non sottovalutare

dal sito Greenme

Eventuali problemi al fegato possono portare alla comparsa di sintomi che non è però sempre semplice ricollegare a squilibri di quest’organo. Vediamo quelli più comuni che fungono da campanello d’allarme.

Il nostro corpo in molti casi prova a darci segnali che qualcosa al suo interno non va come dovrebbe. Anche eventuali problemi al fegato possono portare alla comparsa di sintomi che non è però sempre semplice ricollegare a squilibri di quest’organo.

Disturbi e disfunzioni del fegato possono dare segnali di diverso genere, alcuni più caratteristici e facili da riconoscere, altri decisamente più generici e che solo un medico può interpretare valutando la situazione del complesso. (Leggi anche: Cancro al fegato: i sintomi comuni da non sottovalutare che possono essere un segnale di allarme)

Nella maggior parte dei casi non c’è da allarmarsi ma è bene conoscere 10 possibili sintomi di problemi epatici da non sottovalutare:

 

Integrare vitamina D senza magnesio è sbagliatissimo.

L’integrazione adeguata di Magnesio favorisce l’attivazione la vitamina D

Lista Integratori vitamina D – Colecalciferolo biologico

Magnesio: quale scegliere?

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La rimozione della colecisti e la carenza di vitamina D

Che cos’è la colecisti?

La colecisti (detta anche cistifellea) è un organo lungo circa 7-10 cm posto sulla faccia inferiore del fegato, che ha la funzione di concentrare la bile, un liquido di colore giallo-verde che viene riversato attraverso un condotto chiamato dotto coledoco nella prima parte dell’intestino (duodeno) durante il processo digestivo.

La bile è una miscela di sostanze dotata di diverse funzioni, tra le più importanti si riconoscono

I disturbi più comuni della cistifellea sono legati a condizioni che causano il blocco del flusso della bile attraverso i dotti biliari, tipicamente calcoli. I calcoli biliari si formano quando le sostanze nella bile precipitano a formare particelle solide, come piccoli sassolini. Più raramente la causa del blocco può essere un tumore all’organo.

Si tratta di un organo importante, ma non vitale, per cui ci tengo a sottolineare che l’asportazione della colecisti non compromette i normali processi digestivi.

COSA MANGIARE DOPO UN INTERVENTO ALLA CISTIFELLEA?

tratto da Eurosalus di Attilio Speciani

In seguito all’asportazione della cistifellea, la digestione non viene compromessa, ma viene a mancare l’attività di raccolta della bile, che passa nell’intestino in quantità un po’ più elevata, causando, in alcuni casi, l’emissione di feci liquide e più raramente diarrea.

Solitamente questo fenomeno si verifica nei giorni successivi all’intervento, a causa dell’effetto lassativo degli stessi sali biliari, e si risolve nel giro di qualche settimana.

In una prima fase sarà utile limitare gli alimenti irritanti come il caffè, il cioccolato, le spezie, gli alcolici, i grassi cotti, i formaggi, i salumi, i fritti, le uova, il burro, la margarina, le carni affumicate e la frutta secca.

Si consiglia di preferire i cereali integrali (riso, pasta, pane tostato ecc.), gli alimenti ricchi di fibre (verdura e frutta) e le proteine digeribili del pesce e della carne bianca.

Superata questa fase, si potranno reintrodurre gradualmente anche i cibi un po’ più ricchi di grassi, come la frutta secca, le uova, i latticini, e ritornare ad un’alimentazione normale.

Come sempre, quando si parla di dieta, bisogna tener conto di una certa soggettività: alcune persone infatti, dopo l’asportazione della colecisti, recuperano velocemente e riescono a digerire qualunque alimento, mentre altri lamentano difficoltà e devono verificare con un po’ più di attenzione la tollerabilità dei cibi.

In questi casi, è importante consultare il proprio medico, che valuterà la possibilità di affiancare alla dieta integratori alimentari a base di carciofo, boldo e cardo mariano, utili per depurare o stimolare il fegato.


Se avete già formato dei calcoli biliari ed ancora siete indecisi se operarvi o meno, potrebbe essere utile leggere alcune teorie confermate da studi circa la relazione fra calcoli di ogni tipo e la carenza di magnesio.

Pare che essendo scarso il magnesio ci sia una eccesso di calcio.

Alcuni indicano il Magnesio Cloruro tra i preferiti da integrare, altri nel caso dei calcoli prediligono il Magnesio Citrato.

Leggi – Il magnesio Cloruro utile contro i calcoli

CALCOLI BILIARI

I calcoli possono presentare una dimensione che va da pochi millimetri a qualche centimetro. Si presentano come formazioni dure simili a sassi. Colpisce circa il 10 – 15% della popolazione e sembra avere una preferenza per il sesso femminile (soprattutto dovuto a gravidanze multiple, obesità o dimagrimenti rapidi).
I calcoli biliari sono essenzialmente di due tipi: i calcoli di colesterolo e i calcoli pigmentati, a loro volta distinti in bruni e neri.

Perché si formano i calcoli biliari?

Le cause di formazione di questi calcoli sono differenti a seconda del tipo di calcolo.
I calcoli di colesterolo rappresentano il 70% circa dei calcoli nei paesi occidentali. In questi casi il fegato produce una bile satura in colesterolo (a causa del mancato equilibrio, per esempio, con i sali biliari e i fosfolipidi). Questo mancato equilibrio porterà ad un’emissione di bile satura in colesterolo che favorirà la formazione di calcoli.
Nei calcoli pigmentati troveremo invece della bilirubina non coniugata che si combinerà e precipiterà col calcio, in modo da formare bilirubinati di calcio. I calcoli pigmentati bruni si associano normalmente ad infezioni (si riscontrano più che altro in Asia), mentre quelli neri sono normalmente concomitanti a malattie del sangue o si riscontrano in pazienti cirrotici: si riscontrano solo nella colecisti.

Quello che fa venire calcoli della colecisti ed anche quelli renali sono agglomerati misti a calcio, il magnesio equilibra l’eccesso di calcio.
La vitamina k2 è molto decalcificante, ad esempio.

“Contrariamente a quanto si crede, la carenza di magnesio può essere riscontrabile anche fra chi ha calcoli biliari, calcoli renali e depositi di calcio nelle giunture e può essere riscontrabile anche fra coloro che lo integrano regolarmente”.

Una delle ragioni di ciò è che lo stress causato dal moderno stile di vita tende a incidere sulle riserve di magnesio molto più rapidamente di quanto si possa immaginare.

Il calcio, un grande minerale, necessita del magnesio per poter essere assimilato dal nostro corpo. Il calcio stesso, comunque, non dovrebbe essere mai assunto da solo, poiché elimina il magnesio dalle varie parti del corpo per poter essere assimilato. Ciò determina una carenza di magnesio e conseguentemente può far sì che ci si senta peggio.
Questo può accadere a coloro che hanno un regime alimentare molto ricco di latte e latticini. Il latte, infatti, è composto da circa otto parti di calcio contro una di magnesio.
L’eccesso di calcio nell’organismo forma dei depositi quali calcoli biliari, calcoli renali e depositi di calcio nelle giunture.
È dimostrato come tutte queste manifestazioni si attenuino con l’assunzione di magnesio, soprattutto sotto forma di bevanda.


Quindi essendo la vitamina D una vitamina Liposolubile andiamo ora ad affronatre la relazione con la colecisti e vedere se ci sono difficoltà ad assorbirla in caso di colecistectomia, ovvero asportazione della colecisti.

Benché senza la colecisti sia possibile vivere perché non è un organo vitale, e le funzioni digestive siano conservate, si rileva che si ricorre con troppa facilità alla chirurgia per risolvere problemi di colestasi, cioè blocco dei dotti della colecisti.

Effettivamente le coliche sono moto dolorose, ma il paziente non viene mai istruito sul modo di mangiare e nemmeno sul fatto che ricorrere alla nutraceutica o ad altre tecniche di pulizia del fegato potrebbero aiutare ad evitare l’intervento.
Tuttavia, se siete senza colecisti sappiate che è possibile assorbire lo stesso la vitamina D ed anche le altre vitamine Liposolubili come hanno testimoniato alcuni utenti nel Gruppo FB Vitamina D che integravano Vitamina D ed erano senza colecisti.

Il lavaggio Epatico

Benché parte della comunità scientifica sia poco incline a credere che i lavaggi del fegato servano ad eliminare i calcoli della colecisti voglio comunque farvi conoscere questa pratica che ho sperimentato una volta e anche senza avere calcoli è molto efficace per pulire il fegato disintossicarsi e fa sentire molto bene.

Per conoscere meglio la procedura invito a leggere il libro e seguire il gruppo Facebook.

Un formidabile metodo fai da te per ottenere il massimo in termini di salute e benessere, e molto altro ancora!

In questa edizione riccamente ampliata del suo bestseller internazionale, Andreas Moritz rivela la causa di una patologia molto frequente ma poco riconosciuta, ovvero la presenza di calcoli che congestionano i dotti biliari nel fegato.

Il fegato è l’organo responsabile della distribuzione e del mantenimento costante di “carburante” a tutto l’organismo. Agisce come una vera e propria stazione di depurazione che neutralizza gli effetti nocivi di tutto quello che ogni giorno ingeriamo.

Depurando circa un litro e mezzo di sangue al minuto e fornendo la quantità necessaria di sostanze nutritive e di energia, il fegato garantisce il delicato equilibrio che ci mantiene in perfetta salute. Ma non sempre funziona al massimo delle sue capacità.

I calcoli biliari, formando delle ostruzioni al suo interno, possono ridurre in maniera considerevole il funzionamento del fegato ed è per questo che la loro presenza impedisce un buon stato di salute e vitalità, oltre che essere una delle maggiori cause di malattia.

Oltre a illustrare le procedure pratiche per la pulizia di fegato, colecisti, reni e intestino, Moritz spiega nei minimi dettagli l’origine di tutte le patologie più comuni e come prevenirle o farle regredire naturalmente.


Studi e riferimenti in merito alla all’assorbimento di vitamina D in assenza di Colecisti
Sembra che
  • ➡️ L’Intervento chirurgico alla cistifellea è molto comune: 500.000 – 750.000 negli Stati Uniti ogni anno circa il 3% degli adulti hanno avuto un intervento chirurgico alla cistifellea
  • ➡️ Bassi livelli di vitamina D possono causare la formazione di calcolosi della colecisti
  • ➡️ La vitamina D sembra prevenire i calcoli biliari – insieme con la vitamina K2
  • ➡️ la rimozione della colecisti può ridurre i livelli di vitamina D e magnesio (opinioni contrastanti/prova)
Ci sono anche molti altri modi per incrementare la vitamina D in caso che la cistifellea fosse stata rimossa o funzionare male
Vitamina D per intestini sensibili, sublinguale, per uso cutaneo, dal sole, dalle lampade UV, ecc

25-idrossivitamina D livelli e la valutazione della densità minerale ossea in pazienti con colecistectomia: uno studio caso-controllo.
Arch Osteoporos. 2018 Mar 2; 13 (1): 14. doi: 10.1007 / s11657-018-0435-7.
Ekiz T1, Yegen SF2, Katar MK2, Genç Ö3, Genç S3.
Questo studio ha confrontato i valori di 25-hyrdoxyvitamin (OH) D la densità ossea e minerale (BMD) di pazienti con e senza colecistectomia. Sebbene 25 (OH) D erano significativamente inferiore nel gruppo colecistectomia (12,1 ± 6,2 vs 15,6 ± 6,6 ng / mL), è stata osservata alcuna differenza significativa tra i gruppi in termini di misurazioni BMD.
INTRODUZIONE:
Sebbene 25 (OH) D sono stati studiati e risultati inferiori nei pazienti con colecistectomia, i dati sono scarsi per quanto riguarda la BMD. Perciò, lo scopo di questo studio era di confrontare i valori di 25 (OH) D e BMD dei pazienti con colecistectomia e senza colecistectomia.
METODI:
Lo studio è stato un singolo centro e prova caso-controllo. Il gruppo di colecistectomia compresi i pazienti con una storia di colecistectomia. Inoltre, è stato definito un gruppo di controllo sano senza storia di colecistectomia. Tutti i pazienti sono stati selezionati consecutivamente dai pazienti che hanno ammesso agli ambulatori di medicina fisica e riabilitazione o medicina interna tra il giugno 2016 e agosto 2016. I pazienti erano ambulatoriali e non ha ricevuto alcun trattamento dell’osteoporosi prima. Chemiluminescenza metodo microparticelle immunologico è stato utilizzato per misurazioni 25 (OH) D. Dual-energy X-ray absorptiometry è stato utilizzato per le valutazioni BMD.
RISULTATI:
Ci sono stati 46 pazienti nel gruppo colecistectomia con un’età media di 58,6 ± 14,1 anni e 64 pazienti nel gruppo di controllo, con un’età media di 59,2 ± 13,3 anni. Sebbene 25 (OH) D erano significativamente inferiore nel gruppo colecistectomia (12,1 ± 6,2 vs 15,6 ± 6,6 ng / mL) (p = 0,010), è stata osservata alcuna differenza significativa tra i gruppi in termini di misurazioni BMD (p> 0.05 ). Mentre c’era una debole correlazione positiva tra le misurazioni BMI e BMD (tutti p <0,05), regressione lineare analisi ha mostrato che i modelli non erano validi (collo femorale R = 0,092; femore totale R = 0,170; e lombare totale R = 0,199) . È stata osservata alcuna differenza significativa tra le misure ed il tempo BMD dopo colecistectomia nel gruppo di colecistectomia (p> 0,05).
In conclusione, alla luce dei nostri risultati, i pazienti colecistectomia sembrano avere più basso livello di livelli D 25 (OH) rispetto ai soggetti sani, ma entrambi i gruppi hanno valori di BMD simili. Ulteriori studi nei disegni di coorte, tenendo conto della formazione delle ossa e dei marker di riassorbimento sono attesi.
PMID: 29500745 DOI: 10.1007 / s11657-018-0435-7

 

Implicazioni della carenza di vitamina D nei pazienti litiasici e nella popolazione generale

Astratto
Contesto e obiettivo

La carenza di vitamina D causa problemi nel metabolismo minerale ma anche nella salute generale. In primo luogo è stata effettuata una revisione dell’argomento. Quindi, per contestualizzarlo nel paziente litiasico, viene eseguito uno studio sulla carenza di vitamina D e sulla sua possibile relazione con livelli alterati di PTH.

Acquisizione prove

È stata eseguita una revisione di argomenti come il metabolismo, l’epidemiologia e la relazione della carenza di vitamina D con diverse patologie. Inoltre un’analisi multivariata e uno studio di correlazione tra livelli di vitamina D e PTH sono stati condotti su 100 pazienti litiasici.
Sintesi delle prove

Presentiamo una rassegna del metabolismo, dei recettori e delle funzioni della vitamina D, nonché della sua metodologia di valutazione e del trattamento della sua carenza. I pazienti litiasici mostrano una carenza di vitamina D maggiore rispetto alla popolazione generale. La carenza di vitamina D è stata significativamente associata ad un aumento dei livelli di PTH. Inoltre, c’è abbastanza letteratura che mostra una relazione tra la carenza di vitamina D non solo con la malattia ossea, ma anche con più malattie.
Conclusione

i livelli di vitamina D dovrebbero essere misurati in tutti i pazienti litiasici e quelli con carenza di vitamina D dovrebbero essere trattati.


Lista Integratori vitamina D – Colecalciferolo biologico

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Vitamina K2: il nutriente mancante per il cuore e le ossa


 

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