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venerdì 12 dicembre 2025

Vit D

 TOSSICITÀ VIT D? INESISTENTE!

4700 PAZIENTI.

VITAMINA D TRA 5.000 E 50.0000 UI AL GIORNO

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TOSSICITÀ? NEMMENO L'OMBRA ...

(1 di 2)

Dott. Gabriele Prinzi 

#dottgabrieleprinzi 

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La VITAMINA D3 è un #ormone prodotto nella pelle in quantità stimabili fino a 25.000 unità internazionali (UI) al giorno per l'azione delle radiazioni #UVB - in certi periodi dell'anno, in certe regioni - sulla pelle.


I raggi UVB trasformano GIORNALMENTE un derivato del COLESTEROLO (il 7-deidrocolesterolo) in Vitamina D.

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La carenza è causata sia della mancanza di adeguata esposizione solare alla pelle (chiusi in casa in ufficio a scuola in palestra in RSA), sia perché la vitamina D è presente in piccolissima quantità in pochissime fonti di cibo. 

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Cibo che non mangi perché chi si prende-cura-di-te ti fa cagare-addosso sui 'possibili' effetti collaterali. 

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La carenza di QUESTA VITAMINA è strettamente correlata ad un sacco di malattie che ... MIGLIORANO NOTEVOLMENTE ... con un'esposizione ai raggi UVB o con l'integrazione orale con vitamina D (#Finsen docet)

Tra queste: #asma, #psoriasi, #artrite #reumatoide, #rachitismo e tubercolosi (si curava con dosi di 100.000 UI al giorno per mesi).

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Ma perché il SSN non riconosce la sua utilità? Perchè TERRORIZZA i curanti per NON fargli prescrivere esami e integrazione?

Come motiva queste imposizioni?

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La vitamina D costa troppo.

Troppi milioni di euro l'anno.

Perché è prescritta a "MEMBRO CINOFILO".

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Si veicola il messaggio tramite la PAURA INFONDATA DELLA TOSSICITÀ da eccesso di vitamina D.

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A causa del quale VIGE nel Mondo un ENORME E DATATA INCOMPRENSIONE sui valori "considerati normali".

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Nessuna paura per farmaci che di effetti collaterali ne hanno centinaia. Solo le vitamine sono dannose ('tacciloro!)

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Aggiungi la PAURA A PRESCRIVERLA.

Ma è davvero così tossica?

E dobbiamo per forza "farcela sotto dalla paura" e prenderla OGNI GIORNO a NON MENO DI 5.000 UI AL GIORNO (come nel bugiardino del più famoso farmaco italiano?)

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Una risposta arriva da UN'ESPERIENZA di 7 ANNI in cui i COLLEGHI MEDICI della "Wright State University School of MEDICINE" hanno sottoposto tutti i pazienti del loro ospedale a screening per la carenza di vitamina D, impostando la successiva integrazione per correggere  il deficit.

In 7 anni, la stragrande maggioranza di 4700 PAZIENTI HA INTEGRATO la vitamina D nella misura di 5.000-10.000 UI AL GIORNO.

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ALCUNI hanno addirittura ricevuto dosi MAGGIORI: da 20.000 a 50.000 IU AL GIORNO (tra cui pazienti con la PSORIASI hanno mostrato un MARCATO MIGLIORAMENTO nella pelle utilizzando da 20.000 a 50.000 UI AL GIORNO).

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Curioso, no?

Eh no... È SEMPLICEMENTE AFFASCINANTE!

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MA ti domanderai... 

... Di questi 4700 quanti ne sono morti?

Quanti hanno avuto i calcoli renali?

E Quanti hanno avuto IPERCALCEMIA?

E quanti hanno visto elefanti rosa e sorci verdi?

Tutti o nessuno?

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(suspence)

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NEMMENO UNO!

NESSUN CASO DI IPERCALCEMIA indotta da vitamina D3 né eventi avversi attribuibili alla supplementazione di vitamina D3 IN NESSUNO DEI PAZIENTI TRATTATI. 

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Nemmeno in quelli da 50.000 UI al giorno.

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Ma la vitamina d3 non è veleno per topi?

Hanno avuto fortuna?

Hanno assunto K2 o MAGNESIO???

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No no, in questo studio (DI ANNI FA) non si fa riferimento a magnesio o K2.

Semplicemente hanno ESCLUSO I PAZIENTI CHE AVEVANO "ALTRE CAUSE" DI IPERCALCEMIA.

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Ed È vero che 100 ng/ml (corrispondenti a 250 mmol/l) è il livello oltre il quale SI HANNO SICURI EFFETTI TOSSICI?

E IPERCALCEMIA?

E CALCOLI RENALI?

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Anche lì, I DATI DEI COLLEGHI smentiscono queste notizie farlocche.

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Superata la dose "empatica' di 74,4 ng/mL, i COLLEGHI MEDICI hanno misurato:

1) un livello medio di D3 pari a 118,9 ng/ml, con un range compreso tra 74,4 e 384,8 (!!!) ng/ml.

2) un livello medio di calcemia tra 9,5 (senza D3) e 9,6 (con D3), con range da 8,4 a 10,7 mg/dl (D3).

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In breve: L'INTEGRAZIONE a LUNGO TERMINE con vitamina D3 in dosi che vanno da 5.000 a 50.000 UI - AL GIORNO! - APPARE SICURA.

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Adesso... Chi glielo va a dire a quello/a che ti prescrive una DOSE INAPPROPRIATA di vitamina D con una CADENZA INAPPROPRIATA che VA da una volta a settimana a "una volta ogni morte di Papa" (scusa Francesco) ..?

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Persino nelle note AIFA si parlava di somministrazione GIORNALIERA...

... oggi non te la prescrivono nemmeno se sei boccheggiante...

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Cavolo e io ho anche fatto dozzine di POST sulla vitamina D tutti accompagnati DAL LINK AL LAVORO ORIGINALE IN INGLESE !!!

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Eppure molti rifiutano di studiare e adeguarsi, lasciando i pazienti nel dubbio, e magari facendo anche #terrorismo #psicologico.

Perché  - ti dicono  - se prendi troppo vitamina D3 appaiono i dischi volanti, gli elefanti rosa e i sorci verdi.

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Capisco che non si voglia credere a me, magari perché sono siciliano, o pelato, o col pizzetto eccetera ...

... MA COME CAVOLO FAI A NON CREDERE ALLA LETTERATURA INTERNAZIONALE??

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Ci sono professionisti medici che ci mettono il tempo, raccolgono dati, li elaborano e sul loro "lavoro scientifico" ci mettono la faccia di fronte a migliaia di colleghi in tutto il mondo... 

... e qualcuno ancora non ci crede??

E non si aggiorna?

Allora... 

... costoro se lo meritano tutto il termine di #dinosauri ?

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Tu invece - che leggi QUESTA PAGINA GRATUITA DI INFORMAZIONI MEDICHE - resta allerta e aggiornati!

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Approfondisci l'argomento e usa le informazioni giuste per IMPARARE L'ARTE DELLA MANUTENZIONE ORDINARIA DELLA SALUTE perché c'è un piccolo esercito di PROFESSIONISTI SANITARI IPPOCRATICI (medici, nutrizionisti, psicoterapeuti, infermieri, osteopati, fisioterapisti...) che si occupa esclusivamente della MANUTENZIONE STRAORDINARIA.

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Resta aggiornata e memorizza ciò che scrivo prima che lo Stato ti imponga dei ROBOT al posto nostro.

O dei burocrati.

Ed è solo questione di tempo ...

... se non già adesso!

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Se è la prima volta che mi leggi, allora benvenuta/o nell'era della #rivoluzione #microbiota.

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Continua a seguire la pagina e condividi liberaMente ogni singolo post che trovi interessante perché è di pubblico interesse.

E perché la tua salute vale!

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#latuasalutevale #dottgabrieleprinzi #ippocrate #metabolicamente #ascoltalatuapancia #VITAMIND #informareeguarire 

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FONTE:

https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0960076018306228


T.me/dottgabrieleprinzi


Da Etica Ruggero Dipa

OSTEOPOROSI vit K2-MK7

 🦴 OSTEOPOROSI: LA GRANDE TRUFFA FARMACOLOGICA CHE STA DISTRUGGENDO LE TUE OSSA. ECCO COSA DEVI FARE. 


Negli ultimi 20 anni ti hanno riempito la testa con un mantra talmente ossessivo da sembrare verità assoluta: se sei donna, sopra i 50 anni, e ti “scoprono” una densità ossea un po’ più bassa della media, allora sei malata e devi iniziare subito una "terapia" farmacologica, magari a vita.


Non importa se ti senti benissimo, non hai mai avuto una frattura e il tuo stile di vita è attivo: per gli "esperti" e per l’industria che ha inventato il business delle “ossa fragili”, tu sei già etichettata come “osteopenica” o “osteoporotica”. 


E ovviamente, il passo successivo è automatico: farmaco, farmaco e ancora farmaco.


Ti dicono che questi trattamenti sono indispensabili per prevenire le fratture. Ti raccontano che i bifosfonati, il denosumab, i modulatori estrogenici, il romosozumab e tutta la sfilza di molecole brevettate siano la tua unica salvezza contro un futuro da invalida.

Ma ora arriva uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Reviews Endocrinology, che frantuma letteralmente questa narrativa: “L’effetto dell’integrazione di vitamina K2 sui biomarcatori biochimici del turnover osseo in pazienti con osteoporosi postmenopausale: una revisione sistematica e meta‑analisi.”


Lo studio è una revisione sistematica gigantesca, con dati da oltre 140.000 partecipanti, raccolti da 100 studi clinici randomizzati e controllati (cioè il livello massimo della ricerca scientifica). 


Bene, il risultato è una bomba: i farmaci oggi usati per prevenire le fratture da osteoporosi hanno un’efficacia molto limitata. 


Nella maggior parte dei casi, non riducono affatto il rischio reale di frattura, soprattutto nelle persone con rischio moderato o basso.

Hai capito bene? Quindi milioni di persone al mondo stanno assumendo pillole costose, spesso per anni, senza avere alcun beneficio reale. 


Anzi, in molti casi con effetti collaterali gravi: necrosi della mandibola, fratture atipiche del femore, aumento del rischio cardiovascolare, danni renali. Un paradosso in piena regola: prendi farmaci per evitare fratture… e finisci con più rischi di fratture!


Ma il problema è ancora più profondo, e nessuno te lo dice: le donne hanno circa 8 volte più probabilità degli uomini di sviluppare osteoporosi. 


E non per un generico “problema ormonale”, come ti raccontano. 


La vera ragione è molto più semplice e, allo stesso tempo, devastante: per tutta la vita fertile, le donne eliminano una parte del carico acido del corpo attraverso il ciclo mestruale.


Il sangue mestruale, infatti, non è solo una “perdita di ferro” come ti hanno fatto credere: è un potente meccanismo biologico di smaltimento dell’acidità sistemica. 


Per questo motivo, pur seguendo spesso un’alimentazione più ricca di cibi acidificanti (pane, pasta, zuccheri, latticini), moltissime donne non sviluppano osteoporosi prima dei 45-50 anni: perché il ciclo, mese dopo mese, alleggerisce l’acidosi metabolica e protegge — indirettamente — il tessuto osseo.


Ma quando il ciclo scompare, intorno ai 50 anni, quel meccanismo di compensazione si spegne per sempre.


E cosa succede? Che tutta l’acidità metabolica che prima veniva smaltita attraverso il ciclo, ora deve essere tamponata diversamente. 


E il corpo lo fa come ha sempre fatto fin dall’evoluzione: prelevando minerali alcalini — come calcio e magnesio — direttamente dalle ossa.


Ecco perché, dopo 10-15 anni di menopausa, moltissime donne si ritrovano improvvisamente diagnosticate con osteoporosi o osteopenia: non è l'età, non sono gli “ormoni”, non è la “sfortuna genetica”.


È chimica di base. È fisiologia umana. È il risultato diretto di un’alimentazione acidificante che, senza più il ciclo a compensare, diventa devastante per la struttura ossea.


E qui torniamo al concetto chiave che nessuno vuole sentir dire: l’osteoporosi nasce in gran parte da un eccessivo carico acido cronico nella dieta moderna. 


Significa che la stragrande maggioranza degli alimenti che ci propinano ogni giorno — cereali raffinati, zuccheri, latte, formaggi industriali, legumi, carne di allevamento, cibo spazzatura — producono un residuo acido nel corpo. E il nostro organismo, per tamponare questo eccesso, è costretto a prelevare minerali alcalinizzanti dalle riserve ossee.


Ecco perché le ossa si svuotano lentamente, anno dopo anno, mentre i medici ti dicono solo di “prendere più calcio”.


Ma le ossa non si distruggono per mancanza di calcio, bensì per eccesso di acidità metabolica. È come avere un salvadanaio che perde da sotto: puoi riempirlo all’infinito, ma il vuoto rimarrà.


Ecco perché da anni ripeto che il calcio SENZA vitamina D3 e SENZA vitamina K2-MK7 è una mina vagante nel tuo corpo. È la K2, infatti, che guida il calcio esattamente dove serve: nei denti, nelle ossa… e lontano da vasi sanguigni, cuore e cervello.


E ancora: senza sole, senza movimento, senza proteine animali, senza grassi buoni, le tue ossa si indeboliranno, anche se ti riempi di pillole


Perché le ossa sono tessuti vivi, che si rigenerano e si adattano, se stimolate con il giusto stress meccanico, ma che si atrofizzano se ti limiti a camminare con il cane 20 minuti al giorno.


In GeoPaleoDiet lo diciamo da anni: l’osteoporosi non è un errore del destino, è il risultato diretto di decenni di alimentazione infiammatoria, acidificante e povera di nutrienti reali.


La soluzione non è nei farmaci. È in un’alimentazione evolutiva, ancestrale, GeoPaleo, che rispetta il DNA del tuo corpo. Che restituisce alle tue cellule le informazioni giuste per funzionare. Che dà alle tue ossa la possibilità di rigenerarsi in modo naturale.


Ricapitoliamo


✅ COSA MANGIARE OGNI GIORNO (STILE GEOPALEO)


Per nutrire e proteggere le ossa, è fondamentale mangiare cibi veri, ricchi di nutrienti, anti-infiammatori e alcalinizzanti, evitando quelli che aumentano l’acidità e favoriscono la demineralizzazione ossea.


🍖 CIBI CONSIGLIATI:


Carne grass-fed (manzo, agnello, selvaggina)


Pesce azzurro e grassi (salmone, sgombro, sardine)


Uova intere


Verdure a foglia verde (ricche di magnesio e K1 → utile per ossa)


Verdure crucifere (broccoli, cavolo, cavolfiore)


Avocado, noci, semi di lino (grassi buoni e magnesio)


Ossa bollite/brodo di ossa (per collagene e minerali)


Acqua minerale ricca di bicarbonato (es. Ferrarelle o AlkaVita)


❌ CIBI DA ELIMINARE:


Cereali (anche integrali: acidificano + infiammano)


Legumi (antinutrienti + infiammazione)


Latticini (aumentano il carico acido)


Zuccheri raffinati e dolci industriali


Bevande acide (cola, succhi confezionati, alcol)


💊 INTEGRATORI CHIAVE PER LE OSSA


🌞 Vitamina D3 (come per esempio  https://geopaleodietshop.com/product/23112081/vitamina-d3-alto-dosaggio-2000-ui-in-capsule-softgel-con-olio-di-oliva ) 


5.000/10.000 UI al giorno (in inverno o se carente, cioè sotto i 40/50 ng/ml)


Va sempre assunta con grassi (olio di pesce, pasto grasso)


Indispensabile per assorbire calcio e fosforo a livello intestinale


💛 Vitamina K2-MK7 (come per esempio https://geopaleodietshop.com/product/1490567/primal-k2-1000-vitamina-k2-mk7-200-mcg-no-soya-no-glutine-no-lattosio-300-compresse- ) 


100-200 mcg al giorno


Dirige il calcio verso ossa e denti, evitando che finisca nelle arterie


SENZA K2, la D3 può causare calcificazioni nei posti sbagliati


💧 AlkaVita https://geopaleodietshop.com/product/31349222/alkavita-gocce-alcaline-confezione-da-100-ml- 


Aiuta a tamponare l’acidità metabolica cronica


Riduce il fabbisogno di calcio “rubato” dalle ossa per neutralizzare gli acidi


Migliora il pH cellulare, favorendo la rigenerazione ossea


Per maggiori informazioni guarda anche il mio video Osteoporosi: come INVERTIRLA in 3 Mosse QUI: https://www.youtube.com/watch?v=SVjd1_yvhUE&t=13s 


Reel dedicato: Senza Latticini Ti Si Sgretolano Le Ossa? Balla Colossale!  https://www.youtube.com/shorts/EACxcYOv1V4 


Se vuoi sapere come iniziare il percorso GeoPaleo per invertire l’osteoporosi in modo naturale, può fare una prima consulenza gratuita con il nostro biologo nutrizionista: scrivi a info@geopaleodiet.com 


Fonte scientifica: Zhang Z, Li Y, Li J, Yuan Y, Liu K, Shi X. The effect of vitamin K2 supplementation on bone turnover biochemical markers in postmenopausal osteoporosis patients: a systematic review and meta-analysis. Front Endocrinol (Lausanne). 2025 Nov 5;16:1703116. doi: 10.3389/fendo.2025.1703116. PMID: 41268154; PMCID: PMC12626859. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/41268154/


#GeoPaleoDiet #ClaudioTozzi #Osteoporosi #VeritàSenzaCensura #VitaminaD #VitaminaK2 #CaricoAcido #Menopausa #GeoPaleoRevolution

giovedì 11 dicembre 2025

Predisse Trump presidente


 


A Trump il Santo Graal? “Sarà il Presidente USA che riporterà l’America a Dio”. Così aveva predetto nel 1980, l’eremita cattolico di Loreto, Tom Zimmer.
 
8 Luglio 2020

https://mediterraneinews.it/2020/07/08/a-trump-il-santo-graal-sara-il-presidente-usa-che-riportera-lamerica-a-dio-cosi-aveva-predetto-nel-1980-leremita-cattolico-di-loreto-tom-zimmer/



p. Giacomo Capoverdi
Donald Trump è il presidente degli Stati Uniti d’America per volontà di Dio? E’ una domanda intrigante e abbastanza strana nel contempo, ma che in molti si stanno ponendo da quando padre Giacomo Capoverdi, nel 2017,  ha pubblicato un video nel quale racconta il suo incontro con l’eremita e mistico Tom ZimmerP. Capoverdi è un sacerdote di origini italiane appartenente alla Congregazione dell’Immacolata Concezione, incardinato nella diocesi di Providence, Rhode Island, Parrocchia di Sant’Agostino e, nel video, racconta che un suo amico medico italiano, Claudio Curran, negli anni ’80 gli disse che al suo prossimo viaggio a Roma sarebbe dovuto andare a Loreto a trovare Thomas Zimmer, un eremita laico e mistico cattolico di origini americane, il quale aveva predetto, oltre 30 anni fa, che Donald Trump sarebbe diventato il Presidente degli Stati Uniti d’America e che, per il suo mandato, sarebbe stato protetto dalla mano di Dio per salvare l’America e liberare il mondo dalle tenebre del male. Zimmer disse queste testuali parole nel 1983 a p. Capoverdi: <c’è un uomo che proprio ora, negli Stati Uniti, ha la mano di Dio su di lui … e Dio lo userà in futuro come Presidente degli USA, il suo nome è Donald Trump>.
Tanti anni fa quella profezia veniva poco creduta ma, oggi, assume una verità storica di grande valore escatologico e spirituale. Questo fatto destò l’interesse di un altro sacerdote, p. Bret Thoman che scrisse in tal senso un articolo il 3.6.2017, pubblicato sul suo blog postando anche il video di p. Capoverdi. Sempre nel 2017 è stato pubblicato anche il libro “God and Donald Trump” di Stephen E. Strang dove si ripercorrono alcuni passaggi raccontati nel video di p. Capoverdi che ha avuto migliaia di visualizzazioni.
https://www.youtube.com/watch?v=lyV7kwMRzdo.
http://stfrancispilgrimages.com/blog/tom-zimmer-the-hermit-of-loreto
P. Bret è un francescano che, a quel tempo, stava proprio a Loreto e si interessò su Tom Zimmer, andando alla ricerca di sue notizie, chiedendo ai frati francescani della Basilica di Loreto e, nel marzo 2017, fece visita al dott. Antonio Leonardo MontuoroCavaliere dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme ed anche un laico consacrato all’Ordine Francescano Secolare di Loreto il quale, gli rispose che non era sorpreso di questa premonizione su Donald Trump, perché Thomas, spesso, aveva fatto tali dichiarazioni privatamente, seppur solo a persone che conosceva e delle quali si fidava spiritualmente.
Montuoro era stato per oltre 20 anni il presidente della Casa di Riposo e Residenza Protetta “Oasi Ave Maria”, sita a Loreto, dove Tom Zimmer era ospite da molti anni, fino al 25.09.2008, giorno in cui ripartì per tornare in America all’età di 82 anni, fortemente voluto e desiderato dai suoi parenti che lo ospitarono in una Casa di Riposo per Veterani di guerra. Thomas partì convinto e felice, ma dopo circa 6/8 mesi, la nostalgia di Loreto prevaleva su tutto, telefonando a  Montuoro per sapere se poteva ritornare a Loreto ed essere ancora ospitato nella Casa di Riposo. Thomas ricevette una risposta affermativa anche se, vista la veneranda età, la sua ripartenza era condizionata dalla volontà dei parenti.


Tom in Basilica a Loreto, in preghiera
Purtroppo, Tom Zimmer morì il 10.09 2009 in America. La sua morte fu ricordata con una Santa Messa nella cappella della Casa di Riposo di Loreto e con un necrologio sul giornale “Il Messaggero della Santa Casa di Loreto”, pubblicato nel n° 2 del febbraio 2010, così riportato: <In memoria di Tom Zimmer. Diamo annuncio della morte del devoto zelatore della Congregazione Universale della Santa Casa di Loreto Mr. Tom Zimmer, di nazionalità americana, avvenuta in data 10 settembre 2009, alla veneranda età di 83 anni…Lo si vedeva spesso pregare devotamente in Santa Casa, dove trascorreva gran parte del suo tempo a Loreto. Un uomo colto e profondamente devoto…>. Tom che in realtà a Loreto era conosciuto come Thomas – ci tiene a precisare Montuoro – ha ricevuto un secondo spazio nello stesso giornale “Il Messaggero della Santa Casa di Loreto” sul numero 4 del 2018, commemorandolo con queste parole: <Una piccola statua della Madonna di Loreto sulla tomba di Thomas Zimmer. Molti ricorderanno la figura di Thomas Zimmer che ha trascorso lunghi anni a Loreto, sostenuto quotidianamente in prolungata e devota preghiera nel santuario, in special modo nella Santa Casa, diventata, a così dire, la sua seconda abitazione… A ricordo della sua vivissima devozione verso la Madonna di Loreto e la sua Santa Casa sulla tomba è stata collocata una piccola statua della Madonna di Loreto, dove si recano a pregare i suoi ammiratori>.
Thomas era un uomo di profonda preghiera, un carattere mite, silenzioso e poco esigente – ricorda Montuoro– Spesso venivano amici a prenderlo la mattina per riportarlo la sera rientrando intorno all’ora della cena, venendo ospitato spesso a pranzo sempre dagli amici, ma il maggior tempo amava trascorrerlo nella Basilica della Santa Casa, partecipando alle cerimonie eucaristiche, incontrando pellegrini, pregando e distribuendo immagini religiose che riusciva a procurarsi da amici che lo rifornivano con devozione.
Thomas raccontava con molta riservatezza le sue profezie e, un girono – ricorda Montuoro – mi recai nella sua camera, perché l’addetta alle pulizie si era lamentata che vi erano molti libricini di preghiera e immagini religiose sia sui mobili che sotto il letto, rendendo difficile effettuare le pulizie quotidiane. Pregammo prima e poi parlammo a lungo, giusto per potermi poi introdurre nel problema che gli feci presente e, a malincuore, Thomas accettò di trasferire i molti libretti di preghiera  e le tantissime immagini ricevute in quei giorni, nei locali di deposito posti al piano terra, rimanendo il tutto a sua disposizione per l’occorrenza. Era tanto devoto che ogni immagine ed ogni libretto di preghiera erano per lui una fonte di devozione e di divulgazione della parola di Dio. Pregava tanto e con profonda devozione, lo si vedeva in Basilica sempre chinato o inginocchiato nella Santa Casa di Loreto, attirando involontariamente l’attenzione dei pellegrini per il suo sorriso e lo sguardo dolce e accogliente sforzandosi a sollevare il capo, alzando un po’ la schiena ormai piegata da una vistosa e caducea postura, accentuata dall’anziano ed esile corpo, che però, esaltava l’alta statura di Thomas.


Thomas Zimmer detto Tom
Mi confidò un giorno della sua premonizione, che oggi  è una profezia che si adempie su Donald Trump – prosegue Montuoro – dicendomi Thomas, che nel 1983, in occasione del Giubileo della Redenzione indetto da Giovanni Paolo II, sentì la necessità di acquistare un mattone della Porta Santa in Vaticano, facendo incidere il nome di Donald John Trump. Devo essere sincero – afferma Montuoro – non diedi molto peso a questa premonizione perché quando mi fece la confidenza, non destava ancora interesse politico il nome di Trump, conosciuto più per essere un uomo d’affari che un uomo di Dio. Ma il tempo ha dato ragione all’illuminato profeta adempiendosi appieno la sua visione, rafforzata da quei segni religiosi a cui spesso, Trump, fa riferimento, sorretto da sua moglie che, in qualità di First lady, ha molto colpito allor quando, nel 2017, nel primo intervento pubblico del neo Presidente, Melania ha preso la parola recitando il Padre Nostro, dichiarando: «Mi impegnerò pubblicamente per tutte le donne e i bambini del mondo».
Ho scritto in questi giorni in Vaticano alla Fabbrica di San Pietro e al Vicariato – afferma Montuoro – per risalire al quel mattone ordinato da Thomas. Anche se non sarà necessaria alcuna prova sulla profezia ormai adempiuta, sarà lunga e difficile la ricerca, ma mi impegnerò personalmente per ritrovare traccia di quel mattone del 1983, con incisa la scritta profetica: “Donald John Trump”.
Thomas Zimmer durante la sua permanenza a Loreto, conobbe nella Casa di Riposo un anziano Gran Precettore dei Cavalieri Templari, anch’egli ospite dal 2006 e, questi, aveva conservato per decenni il Santo Graal in opalina di vetro che, guarda caso, voleva donare proprio al Presidente degli Stati Uniti, a condizione che egli avesse promosso e praticato la pace nel mondo. Scrisse anche il 21 marzo del 2007 una mail a John Kerry dicendo che come Templari italiani avrebbero sostenuto anche economicamente il futuro candidato alla presidenza, a patto però, che assumesse impegno di praticare la pace e non più la guerra. A rispondergli fu Ted Kennedy nella sua qualità di incaricato alla campagna elettorale congressuale. Il Gran Precettore fece, in tal senso, anche alcune interviste che vennero riprese sui giornali dell’epoca ma, a quel tempo, evidentemente, non era stato ancora eletto quel presidente “voluto e scelto da Dio” per promuovere la pace nel mondo: Donald Trump.
L’Anziano Cavaliere Templare morì a Loreto nel 2011 nominando a vita un Custode del Santo Graal. Il Sacro Calice venne recuperato nel 1963 con l’aiuto di papa Giovanni XXIII e, nel 2000, in occasione del viaggio a Gerusalemme, papa Giovanni Paolo II volle portare con se il Sacro Calice per una Santa Messa nel Cenacolo e per una prova divina sul Golgota, restituendolo  al suo ritorno per essere custodito segretamente, fino alla fine dei Tempi che precedono la Parusia.


La Firs Lady Melania Trump
Una sera del 2017, il Cavaliere e Zimmer, si intrattennero nel salone della Casa di Riposo parlando del Santo Graal e della profezia di Thomas fatto che, in precedenza, aveva già raccontato al Cavaliere Templare. Per caso – conferma Montuoro – ero li presente  intrattenendomi con i due personaggi spiritualmente toccati nella loro missione, seppur per vie diverse e per volere dello Spirito Santo. Ebbene – ricorda Montuoro – l’ anziano Cavaliere Templare esclamò che il Santo Graal bisognava metterlo a disposizione del futuro presidente degli Stati Uniti, non appena si sarebbe adempiuta la profezia, ricevendo il pieno consenso e la benedizione di Thomas. Se sarà Donald Trump il designato a dover ricevere il dono del Santo Graal, sarà la storia a dirlo…
Sarà un caso guidato dall’alto, ma da poco è uscito nelle librerie il libro “La Profezia del Santo Graal. Da una indagine di Teo Intelligence” autore proprio il francescano Cav. Antonio Leonardo Montuoro che descrive quel Sacro Calice conservato insieme alla Boccetta in opalina di vetro di Giuseppe d’Arimatea dove egli raccolse sul Golgota il sangue di Cristo crocifisso e, nel trattare della Teo Intelligence, affronta tutte le tematiche legate al Deep State, alla corruzione dilagante e alla scandalosa pedofilia, il tutto in linea con le parole della First Lady Melania. ( www.laprofeziadelsantograal.it )
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• A Trump il Santo Graal. “Sarà il Presidente USA che riporterà l’America a Dio”. Così aveva predetto nel 1980, l’eremita cattolico di Loreto, Tom Zimmer.

martedì 9 dicembre 2025

L'EUROPA Ratzinger

 


Maggio
13 maggio 2004
Europa. I suoi fondamenti spirituali ieri, oggi e domani
Lectio magistralis del Cardinale Ratzinger
Biblioteca del Senato
Sala Capitolare del Convento di S. Maria sopra Minerva
L'Europa - Cos'è essa propriamente? Questa domanda è stata sempre nuovamente posta, in maniera espressa, dal cardinal Józef Glemp in uno dei circoli linguistici del Sinodo Episcopale sull'Europa: dove comincia, dove finisce l'Europa? Perché ad esempio la Siberia non appartiene all'Europa, sebbene essa sia abitata anche da europei, la cui modalità di pensare e di vivere è inoltre del tutto europea? E dove si perdono i confini dell'Europa nel sud della comunità di popoli della Russia? Dove corre il suo confine nell'Atlantico? Quali isole sono Europa, e quali invece non lo sono, e perché non lo sono? In questi incontri divenne perfettamente chiaro che Europa solo in maniera del tutto secondaria è un concetto geografico: l'Europa non è un continente nettamente afferrabile in termini geografici, ma è invece un concetto culturale e storico.
1. Il sorgere dell'Europa
Questo risulta in modo assai evidente se tentiamo di risalire alle origini dell'Europa. Chi parla dell'origine dell'Europa, rinvia solitamente ad Erodoto (ca. 484-425 a. C.), il quale certamente è il primo a conoscere l'Europa come concetto geografico, e la definisce così: «i Persiani considerano come cosa di loro proprietà l'Asia e i popoli barbari che vi abitano, mentre ritengono che l'Europa e il mondo greco siano un paese a parte». I confini dell'Europa stessa non vengono addotti, ma è chiaro che terre che oggi sono il nucleo dell'Europa odierna giacevano completamente al di fuori del campo visivo dell'antico storico. Di fatto con la formazione degli stati ellenistici e dell'Impero Romano si era formato un continente che divenne la base della successiva Europa, ma che esibiva tutt'altri confini: erano le terre tutt'attorno al Mediterraneo, le quali in virtù dei loro legami culturali, in virtù dei traffici e dei commerci, in virtù del comune sistema politico formavano le une insieme alle altre un vero e proprio continente. Solo l'avanzata trionfale dell'Islam nel VII e all'inizio dell'VIII secolo ha tracciato un confine attraverso il Mediterraneo, lo ha per così dire tagliato a metà, cosicché tutto ciò che fino ad allora era stato un continente si suddivideva adesso oramai in tre continenti: Asia, Africa, Europa.
In oriente la trasformazione del mondo antico si compì più lentamente che in occidente: l'Impero Romano con Costantinopoli come punto centrale resistette laggiù - anche se sempre più spinto ai margini - fino al XV secolo. Mentre la parte meridionale del Mediterraneo attorno all'anno 700 è completamente caduta fuori di quello che fino ad allora era un continente culturale, si verifica nel medesimo tempo una sempre più forte estensione verso il nord. Il limes, che sino ad allora era stato un confine continentale, scompare e si apre verso un nuovo spazio storico, che ora abbraccia la Gallia, la Germania, la Britannia come terre-nucleo vere e proprie, e si protende in maniera crescente verso la Scandinavia. In questo processo di spostamento dei confini la continuità ideale con il precedente continente mediterraneo, misurato geograficamente in termini differenti, venne garantita da una costruzione di teologia della storia: in collegamento con il libro di Daniele, si considerava l'Impero Romano rinnovato e trasformato dalla fede cristiana come l'ultimo e permanente regno della storia del mondo in generale, e si definiva perciò la compagine di popoli e di stati che era in via di formazione come il permanente Sacrum Imperium Romanum.
Questo processo di una nuova identificazione storica e culturale è stato compiuto in maniera del tutto consapevole sotto il regno di Carlo Magno, e qui emerge ora nuovamente anche l'antico nome di Europa, in un significato mutato: questo vocabolo venne ora impiegato addirittura come definizione del regno di Carlo Magno, ed esprimeva al tempo stesso la coscienza della continuità e della novità con cui la nuova compagine di stati si presentava come la forza propriamente carica di futuro. Carica di futuro proprio perché si concepiva in continuità con la storia del mondo fino ad allora e ultimamente ancorata in ciò che permane sempre.
Nell'autocomprensione che andava così formandosi è espressa parimenti la consapevolezza della definitività, così come al tempo stesso la consapevolezza di una missione.
È vero che il concetto di Europa è pressoché nuovamente scomparso dopo la fine del regno carolingio ed è rimasto solamente conservato nel linguaggio dei dotti; nel linguaggio popolare esso trapassa solamente all'inizio dell'epoca moderna - certo in connessione con il pericolo dei Turchi, come modalità di autoidentificazione -, per imporsi in generale nel XVIII secolo. Indipendentemente da questa storia del termine, il costituirsi del regno dei Franchi come l'Impero Romano mai tramontato e ora rinato significa di fatto il passo decisivo verso ciò che noi oggi intendiamo quando parliamo di Europa.
Certo non possiamo dimenticare che c'è anche una seconda radice dell'Europa, di un'Europa non occidentale: l'Impero Romano aveva in effetti, come già detto, resistito a Bisanzio contro le tempeste della migrazione dei popoli e dell'invasione islamica. Bisanzio intendeva se stessa come la vera Roma; qui di fatto l'Impero non era mai tramontato, ragion per cui si continuava ad avanzare una rivendicazione nei confronti dell'altra metà, quella occidentale, dell'Impero. Anche questo Impero Romano d'Oriente si è esteso ulteriormente verso il nord, fin dentro il mondo slavo, e si è creato un proprio mondo, greco-romano, che si differenzia rispetto all'Europa latina dell'occidente in virtù di una diversa liturgia, una diversa costituzione ecclesiastica, una diversa scrittura, e in virtù della rinuncia al latino come comune lingua insegnata.
Certamente ci sono anche sufficienti elementi unificanti, che possono fare dei due mondi un unico, comune continente: in primo luogo la comune eredità della Bibbia e della Chiesa antica, la quale del resto in entrambi i mondi rinvia aldilà di se stessa verso un'origine che ora giace al di fuori dell'Europa, e cioè in Palestina; inoltre la stessa comune idea di Impero, la comune comprensione di fondo della Chiesa e quindi anche la comunanza delle fondamentali idee del diritto e degli strumenti giuridici; infine io menzionerei anche il monachesimo, che nei grandi sommovimenti della storia è rimasto l'essenziale portatore non solamente della continuità culturale, bensì soprattutto dei fondamentali valori religiosi e morali, degli orientamenti ultimi dell'uomo, e in quanto forza pre-politica e sovra-politica divenne portatore delle sempre nuovamente necessarie rinascite.
Tra le due Europe, pur in mezzo alla comunanza dell'essenziale eredità ecclesiale, c'è tuttavia ancora una profonda differenza, alla cui importanza ha accennato specialmente Endre von Ivanka: a Bisanzio Impero e Chiesa appaiono quasi identificati l'uno con l'altro; l'imperatore è capo anche della Chiesa. Egli intende se stesso come rappresentante di Cristo, e in collegamento con la figura di Melchisedek, che era al tempo stesso re e sacerdote (Gen 14,18), porta dal VI secolo il titolo ufficiale di «re e sacerdote». Per il fatto che a partire da Costantino l'imperatore se ne era andato via da Roma, nell'antica capitale dell'Impero poté svilupparsi la posizione autonoma del vescovo di Roma come successore di Pietro e pastore supremo della Chiesa; qui già dall'inizio dell'era costantiniana viene insegnata una dualità di potestà: imperatore e papa hanno in effetti potestà separate, nessuno dispone della totalità. Il papa Gelasio I (492-496) ha formulato la visione dell'Occidente nella sua famosa lettera all'imperatore Anastasio e ancor più chiaramente nel suo quarto trattato, dove egli di fronte alla tipologia bizantina di Melchisedek sottolinea che l'unità delle potestà sta esclusivamente in Cristo: «questi infatti, a causa della debolezza umana (superbia!), ha separato per i tempi successivi i due ministeri, affinché nessuno si insuperbisca» (c. 11). Per le cose della vita eterna gli imperatori cristiani hanno bisogno dei sacerdoti (pontifices), e questi a loro volta si attengono, per il corso temporale delle cose, alle disposizioni imperiali. I sacerdoti devono seguire nelle cose mondane le leggi dell'imperatore insediato per ordine divino, mentre questi deve sottomettersi nelle cose divine al sacerdote. Con ciò è introdotta una separazione e distinzione delle potestà, la quale divenne di massima importanza per il successivo sviluppo dell'Europa, e che per così dire ha posto i fondamenti di ciò che è propriamente tipico dell'Occidente.
Poiché da ambo le parti di contro a tali delimitazioni rimase vivo sempre l'impulso alla totalità, la brama di porre il proprio potere al di sopra dell'altro, questo principio di separazione è divenuto anche la sorgente di infinite sofferenze. Come esso debba essere vissuto correttamente e concretizzato politicamente e religiosamente rimane un problema fondamentale anche per l'Europa di oggi e di domani.
2. La svolta verso l'epoca moderna
Se in base a quanto sin qui detto possiamo considerare il sorgere dell'impero carolingio da una parte, e la continuazione dell'impero romano a Bisanzio e la sua missione verso i popoli slavi dall'altra parte come la vera e propria nascita del continente Europa, l'inizio dell'epoca moderna significa per ambedue le Europe una svolta, un cambiamento radicale, che concerne sia l'essenza di questo continente, sia i suoi contorni geografici.
Nel 1453 Costantinopoli venne conquistata dai Turchi. O.Hiltbrunner commenta questo evento in maniera laconica: «gli ultimi ... dotti emigrarono... verso l'Italia e trasmisero agli umanisti del Rinascimento la conoscenza dei testi originali greci; ma l'Oriente sprofondò nell'assenza di cultura». Questa affermazione può essere formulata in maniera un po' troppo rozza, poiché in effetti anche il regno della dinastia degli Osman aveva la sua cultura; ma è vero che la cultura greco-cristiana, europea, di Bisanzio trovò con ciò la sua fine. Così una delle due ali dell'Europa rischiò in tal modo di scomparire, ma l'eredità bizantina non era morta: Mosca dichiara se stessa come la terza Roma, fonda ora un proprio patriarcato sulla base dell'idea di una seconda translatio imperii e si presenta dunque come una nuova metamorfosi del Sacrum Imperium - come una propria forma di Europa, che tuttavia rimase unita con l'Occidente e si orientò sempre più verso di esso, fino a che Pietro il Grande tentò di farla diventare un paese occidentale. Questo spostamento verso nord dell'Europa bizantina portò con sé il fatto che ora anche i confini del continente si misero in movimento ampiamente verso oriente. La fissazione degli Urali come frontiera è oltremodo arbitraria, in ogni caso il mondo a oriente di essi diventò sempre più una specie di sottostruttura dell'Europa, né Asia né Europa, essenzialmente forgiato dal soggetto Europa, senza partecipare però esso stesso del suo carattere di soggetto: oggetto, e non portatore esso stesso della sua storia. Forse con ciò è definita, tutto sommato, l'essenza di uno stato coloniale.
Possiamo dunque, a riguardo dell'Europa bizantina, non occidentale, all'inizio dell'epoca moderna, parlare di un duplice evento: da una parte vi è il dissolvimento dell'antica Bisanzio con la sua continuità storica nei confronti dell'Impero Romano; dall'altra parte questa seconda Europa ottiene con Mosca un nuovo centro e amplia i suoi confini verso oriente, per erigere infine in Siberia una specie di pre-struttura coloniale.
Contemporaneamente possiamo constatare anche in occidente un duplice processo con notevole significato storico. Una grande parte del mondo germanico si distacca da Roma; sorge una nuova, illuminata forma di cristianesimo, cosicché attraverso l'occidente scorre d'ora in poi una linea di separazione, la quale forma chiaramente anche un limes culturale, un confine tra due diverse modalità di pensare e di rapportarsi. Certo c'è anche all'interno del mondo protestante una frattura, in primo luogo tra luterani e riformati, ai quali si associano metodisti e presbiteriani, mentre la chiesa anglicana tenta di formare una via di mezzo tra cattolici ed evangelici; a ciò si aggiunge poi anche la differenza tra cristianesimo sotto la forma di una chiesa di stato, che diventa contrassegno dell'Europa, e chiese libere, che trovano il loro spazio di rifugio nel Nordamerica, sulla qual cosa dovremo tornare a parlare.
Facciamo attenzione in primo luogo al secondo evento, che caratterizza essenzialmente la situazione dell'epoca moderna di quella che un tempo era l'Europa latina: la scoperta dell'America. All'allargamento verso est dell'Europa in virtù della progressiva estensione della Russia verso l'Asia corrisponde la radicale uscita dell'Europa fuori dai suoi confini geografici, verso il mondo che sta aldilà dell'Oceano, che ora riceve il nome di America; la suddivisione dell'Europa in una metà latino-cattolica e una metà germanico-protestante si trasferisce e si ripercuote su questa parte della terra occupata dall'Europa. Anche l'America diventa in un primo tempo una Europa allargata, una colonia, ma essa si crea contemporaneamente con il sommovimento dell'Europa ad opera della Rivoluzione Francese il suo proprio carattere di soggetto: dal XIX secolo in poi essa, sebbene forgiata nel profondo dalla sua nascita europea, sta tuttavia di fronte all'Europa come un soggetto proprio.
Nel tentativo di conoscere la più profonda, interiore identità dell'Europa attraverso lo sguardo sulla storia abbiamo adesso preso in osservazione due fondamentali svolte storiche: come prima la dissoluzione del vecchio continente mediterraneo ad opera del continente del Sacrum Imperium, collocato più verso nord, in cui si forma a partire dall'epoca carolingia la Europa come mondo occidentale-latino; accanto a questo la continuazione della vecchia Roma a Bisanzio, con il suo protendersi verso il mondo slavo. Come secondo passo avevamo osservato la caduta di Bisanzio e il conseguente spostamento da una parte dell'Europa verso nord e verso est dell'idea cristiana di impero, e dall'altra parte l'interna divisione dell'Europa in un mondo germanico-protestante e un mondo latino-cattolico, e oltre a ciò la fuoriuscita verso l'America, a cui si trasferisce questa divisione e che alla fine si costituisce come un soggetto storico proprio, che sta di fronte all'Europa. Ora noi dobbiamo porci davanti agli occhi una terza svolta, il cui fanale ben visibile fu formato dalla Rivoluzione Francese. È vero che il Sacrum Imperium come realtà politica già a partire dal tardo Medioevo era concepito in dissolvimento ed era divenuto sempre più fragile anche come valida e indiscussa interpretazione della storia, ma soltanto adesso questa cornice spirituale va in frantumi anche formalmente, questa cornice spirituale senza cui l'Europa non avrebbe potuto formarsi. Questo è un processo di portata considerevole, sia dal punto di vista politico, sia da quello ideale. Dal punto di vista ideale questo significa che la fondazione sacrale della storia e dell'esistenza statuale viene rigettata : la storia non si misura più in base ad un'idea di Dio ad essa precedente e che le dà forma; lo Stato viene oramai considerato in termini puramente secolari, fondato sulla razionalità e sul volere dei cittadini.
Per la prima volta in assoluto nella storia sorge lo Stato puramente secolare, che abbandona e mette da parte la garanzia divina e la normazione divina dell'elemento politico , considerandole come una visione mitologica del mondo e dichiara Dio stesso come affare privato, che non fa parte della vita pubblica e della comune formazione del volere. Questa viene ora vista solamente come un affare della ragione, per la quale Dio non appare chiaramente conoscibile: religione e fede in Dio appartengono all'ambito del sentimento, non a quello della ragione. Dio e la sua volontà cessano di essere rilevanti nella vita pubblica.
In questa maniera sorge, con la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX, un nuovo tipo di scisma, la cui gravità noi percepiamo ora sempre più nettamente. Esso non ha in tedesco alcun nome, poiché qui si è ripercosso più lentamente. Nelle lingue latine viene delineato come divisione tra cristiani e laici. Questa lacerazione negli ultimi due secoli è penetrata nelle nazioni latine come una frattura profonda, mentre il cristianesimo protestante in un primo tempo ebbe vita facile nel concedere spazio alle idee liberali e illuministe all'interno di sé, senza che la cornice di un ampio consenso cristiano di fondo dovesse in tal modo venir distrutta. L'aspetto di politica realistica della dissoluzione dell'antica idea di impero consiste in questo, che ora definitivamente le nazioni, gli stati che sono divenute identificabili come tali in virtù della formazione di ambiti linguistici unitari, appaiono come i veri e unici portatori della storia, e dunque ottengono un rango che ad essi in precedenza non spettava così tanto. La drammaticità esplosiva di questo soggetto storico ora plurale si mostra nel fatto che le grandi nazioni europee si sapevano depositarie di una missione universale, che necessariamente doveva portare a conflitti fra di loro, il cui impatto mortale noi abbiamo dolorosamente sperimentato nel secolo ora trascorso.
3. L'universalizzazione della cultura europea e la sua crisi
Infine dobbiamo qui considerare ancora un ulteriore processo, con cui la storia degli ultimi secoli trapassa chiaramente in un mondo nuovo. Se la vecchia Europa precedente all'epoca moderna nelle sue due metà aveva conosciuto essenzialmente solo un dirimpettaio, con il quale doveva confrontarsi per la vita e per la morte, ossia il mondo islamico; se la svolta dell'epoca moderna aveva portato l'allargamento verso l'America e in parti dell'Asia senza propri grandi soggetti culturali, così ora ha luogo la fuoriuscita verso i due continenti sinora toccati solo marginalmente : l'Africa e l'Asia, che adesso parimenti si tentò di trasformare in succursali dell'Europa, in colonie. Fino ad un certo punto questo è anche riuscito, in quanto adesso anche Asia e Africa inseguono l'ideale del mondo forgiato dalla tecnica e del suo benessere, cosicché anche là le antiche tradizioni religiose entrano in una situazione di crisi e strati di pensiero puramente secolare dominano sempre più la vita pubblica.
Ma c'è anche un effetto contrario: la rinascita dell'Islam non è solo collegata con la nuova ricchezza materiale dei paesi islamici, bensì è anche alimentata dalla consapevolezza che l'Islam è in grado di offrire una base spirituale valida per la vita dei popoli, una base che sembra essere sfuggita di mano alla vecchia Europa, la quale così, nonostante la sua perdurante potenza politica ed economica, viene vista sempre più come condannata al declino e al tramonto.
Anche le grandi tradizioni religiose dell'Asia, soprattutto la sua componente mistica che trova espressione nel buddismo, si elevano come potenze spirituali di contro ad un'Europa che rinnega le sue fondamenta religiose e morali. L'ottimismo circa la vittoria dell'elemento europeo, che Arnold Toynbee poteva sostenere ancora all'inizio degli anni sessanta, appare oggi stranamente superato: «di 28 culture che noi abbiamo identificato ... 18 sono morte e nove delle dieci rimaste - di fatto tutte tranne la nostra - mostrano che esse sono già colpite a morte». Chi ripeterebbe oggi ancora le stesse parole? E in generale - cos'è la nostra cultura, che è ancora rimasta? La cultura europea è forse la civiltà della tecnica e del commercio diffusa vittoriosamente per il mondo intero? O non è questa forse piuttosto nata in maniera post-europea dalla fine delle antiche culture europee? Io vedo qui una sincronia paradossale: con la vittoria del mondo tecnico-secolare post-europeo, con l'universalizzazione del suo modello di vita e della sua maniera di pensare, si collega in tutto il mondo, ma specialmente nei mondi strettamente non- europei dell'Asia e dell'Africa, l'impressione che il mondo di valori dell'Europa, la sua cultura e la sua fede, ciò su cui si basa la sua identità, sia giunto alla fine e sia propriamente già uscito di scena; che adesso sia giunta l'ora dei sistemi di valori di altri mondi, dell'America pre-colombiana, dell'Islam, della mistica asiatica.
L'Europa, proprio in questa ora del suo massimo successo, sembra diventata vuota dall'interno, paralizzata in un certo qual senso da una crisi del suo sistema circolatorio, una crisi che mette a rischio la sua vita, affidata per così dire a trapianti, che poi però non possono che eliminare la sua identità. A questo interiore venir meno delle forze spirituali portanti corrisponde il fatto che anche etnicamente l'Europa appare sulla via del congedo.
C'è una strana mancanza di voglia di futuro. I figli, che sono il futuro, vengono visti come una minaccia per il presente; essi ci portano via qualcosa della nostra vita, così si pensa. Essi non vengono sentiti come una speranza, bensì come un limite del presente. Il confronto con l'Impero Romano al tramonto si impone: esso funzionava ancora come grande cornice storica, ma in pratica viveva già di quelli che dovevano dissolverlo, poiché esso stesso non aveva più alcuna energia vitale.
Con questo siamo giunti ai problemi del presente. Circa il possibile futuro dell'Europa ci sono due diagnosi contrapposte. C'è da una parte la tesi di Oswald Spengler, il quale credeva di poter fissare per le grandi espressioni culturali una specie di legge naturale: c'è il momento della nascita, la crescita graduale, la fioritura di una cultura, il suo lento appesantirsi, l'invecchiamento e la morte. Spengler arricchisce la sua tesi in modo impressionante, con documentazioni tratte dalla storia delle culture, in cui si può intravedere questa legge del decorso naturale. La sua tesi era che l'Occidente sarebbe giunto alla sua epoca finale, che corre inesorabilmente incontro alla morte di questo continente culturale, nonostante tutti i tentativi di scongiurarla. Naturalmente l'Europa può trasmettere i suoi doni ad una cultura nuova emergente, come è già accaduto nei precedenti declini di una cultura, ma in quanto soggetto essa ha ormai il suo tempo di vita alle sue spalle.
Questa tesi bollata come biologistica ha trovato appassionati oppositori nel tempo tra le due guerre mondiali specialmente in ambito cattolico; in maniera impressionante le si è mosso contro anche Arnold Toynbee, certo con postulati che oggi trovano poco ascolto. Toynbee mette in luce la differenza tra progresso materiale-tecnico da una parte, e dall'altra progresso reale, che egli definisce come spiritualizzazione. Egli ammette che l'Occidente - il mondo occidentale - si trova in una crisi, la cui causa egli la vede nel fatto che dalla religione si è decaduti al culto della tecnica, della nazione, del militarismo. La crisi significa per lui, ultimamente: secolarismo.
Se si conosce la causa della crisi, si può indicare anche la via della guarigione: deve essere nuovamente introdotto il fattore religioso, di cui fa parte secondo lui l'eredità religiosa di tutte le culture, ma specialmente quello «che è rimasto del cristianesimo occidentale». Alla visione biologistica si contrappone qui una visione volontaristica, che punta sulla forza delle minoranze creative e sulle personalità singole eccezionali.
La domanda che si pone è: è giusta questa diagnosi? E se sì - è in nostro potere introdurre nuovamente il momento religioso, in una sintesi di cristianesimo residuale ed eredità religiosa dell'umanità? Ultimamente la questione tra Spengler e Toynbee rimane aperta, perché noi non possiamo vedere nel futuro. Ma indipendentemente da ciò si impone il compito di interrogarci su che cosa può garantire il futuro, e su che cosa è in grado di continuare a far vivere l'interiore identità dell'Europa attraverso tutte le metamorfosi storiche. O ancora più semplicemente: che cosa anche oggi e domani promette di donare la dignità umana e un'esistenza conforme ad essa.
Per trovare una risposta a ciò dobbiamo gettare lo sguardo ancora una volta dentro il nostro presente e al tempo stesso tener presenti le sue radici storiche. In precedenza eravamo rimasti fermi, in effetti, alla Rivoluzione Francese e al XIX secolo. In questo tempo si sono sviluppati soprattutto due nuovi modelli europei. Ecco qui allora nelle nazioni latine il modello laicistico: lo Stato è nettamente distinto dagli organismi religiosi, che sono attribuiti all'ambito privato. Lo Stato stesso rifiuta un fondamento religioso e si sa fondato solamente sulla ragione e sulle sue intuizioni. Di fronte alla fragilità della ragione questi sistemi si sono rivelati fragili e facili a cadere vittima delle dittature; essi sopravvivono, propriamente, solo perché parti della vecchia coscienza morale continuano a sussistere anche senza i precedenti fondamenti e rendono possibile un consenso morale di base. Dall'altra parte, nel mondo germanico, esistono in maniera differenziata i modelli di Chiesa di Stato del protestantesimo liberale, nei quali una religione cristiana illuminata, essenzialmente concepita come morale - anche con forme di culto garantite dallo Stato - garantisce un consenso morale e un fondamento religioso ampio, al quale le singole religioni non di Stato devono adeguarsi. Questo modello in Gran Bretagna, negli stati scandinavi e in un primo tempo anche nella Germania dominata dai prussiani ha garantito per lungo tempo una coesione statuale e sociale. In Germania, tuttavia, il crollo del cristianesimo di Stato prussiano ha creato un vuoto, che poi parimenti si offrì come spazio vuoto per una dittatura. Oggi le chiese di Stato sono dappertutto cadute vittima del logoramento: da corpi religiosi che sono derivazioni dello Stato non proviene più alcuna forza morale, e lo Stato stesso non può creare forza morale, ma la deve invece presupporre e costruire su di essa.
Tra i due modelli si collocano gli Stati Uniti del Nord-America, che da una parte - formatisi sulla base delle chiese libere - prendono le mosse da un rigido dogma di separazione, dall'altra parte, aldilà delle singole denominazioni, vengono plasmati tuttavia da un consenso di fondo cristiano-protestante non forgiato in termini confessionali, il quale si collegava con una particolare coscienza della missione, nei confronti del resto del mondo, di tipo religioso e così dava al fattore religioso un significativo peso pubblico, che in quanto forza pre-politica e sovra-politica poteva essere determinante per la vita politica. Certo non ci si può nascondere che anche negli Stati Uniti il dissolvimento dell'eredità cristiana avanza incessantemente, mentre al tempo stesso il rapido aumento dell'elemento ispanico e la presenza di tradizioni religiose provenienti da tutto il mondo cambia il quadro. Forse si deve qui osservare anche che gli Stati Uniti promuovono ampiamente la protestantizzazione dell'America Latina e quindi il dissolvimento della Chiesa cattolica ad opera di forme di chiese libere, per la convinzione che la Chiesa cattolica non potrebbe garantire un sistema politico ed economico stabile, in quanto dunque fallirebbe come educatrice delle nazioni, mentre ci si aspetta che il modello delle chiese libere renderà possibile un consenso morale e una formazione democratica della volontà pubblica, simili a quelli caratteristici degli Stati Uniti. Per complicare ulteriormente il quadro si deve ammettere che oggi la Chiesa cattolica forma la più grande comunità religiosa negli Stati Uniti, che essa nella sua vita di fede sta decisamente dalla parte dell'identità cattolica, che però i cattolici a riguardo del rapporto tra Chiesa e politica hanno recepito le tradizioni delle chiese libere, nel senso che proprio una Chiesa non confusa con lo Stato garantisce meglio le fondamenta morali del tutto, cosicché la promozione dell'ideale democratico appare come un dovere morale profondamente conforme alla fede. In una posizione simile si può vedere a buon diritto una prosecuzione, adeguata ai tempi, del modello di papa Gelasio, di cui ho parlato sopra.
Torniamo all'Europa. Ai due modelli di cui parlavo prima se ne è aggiunto ancora nel XIX secolo un terzo, ossia il socialismo, che si suddivise presto in due diverse vie, quella totalitaria e quella democratica. Il socialismo democratico è stato in grado, a partire dal suo punto di partenza, di inserirsi all'interno dei due modelli esistenti, come un salutare contrappeso nei confronti delle posizioni liberali radicali, le ha arricchite e corrette. Esso si rivelò qui anche come qualcosa che andava al di là delle confessioni: in Inghilterra esso era il partito dei cattolici, che non potevano sentirsi a casa loro né nel campo protestante-conservatore, né in quello liberale. Anche nella Germania guglielmina il centro cattolico poteva sentirsi più vicino al socialismo democratico che alle forze conservatrici rigidamente prussiane e protestanti. In molte cose il socialismo democratico era ed è vicino alla dottrina sociale cattolica, in ogni caso esso ha considerevolmente contribuito alla formazione di una coscienza sociale.
Il modello totalitario, invece, si collegava con una filosofia della storia rigidamente materialistica e ateistica: la storia viene compresa deterministicamente come un processo di progresso che passa attraverso la fase religiosa e quella liberale per giungere alla società assoluta e definitiva, in cui la religione come relitto del passato viene superata e il funzionamento delle condizioni materiali può garantire la felicità di tutti. L'apparente scientificità nasconde un dogmatismo intollerante: lo spirito è prodotto della materia; la morale è prodotto delle circostanze e deve venir definita e praticata a seconda degli scopi della società; tutto ciò che serve a favorire l'avvento dello stato finale felice è morale. Qui il capovolgimento dei valori che avevano costruito l'Europa è completo. Ancor più, qui si realizza una frattura nei confronti della complessiva tradizione morale dell'umanità: non ci sono più valori indipendenti dagli scopi del progresso, tutto può, in un dato momento, essere permesso e persino necessario, può essere morale nel senso nuovo del termine. Anche l'uomo può diventare uno strumento; non conta il singolo, ma unicamente il futuro diventa la terribile divinità che dispone sopra tutti e sopra tutto.
I sistemi comunisti frattanto sono naufragati innanzitutto per il loro falso dogmatismo economico. Ma si trascura troppo volentieri il fatto che essi sono naufragati , più a fondo ancora, per il loro disprezzo dei diritti umani, per la loro subordinazione della morale alle esigenze del sistema e alle sue promesse di futuro. La vera e propria catastrofe che essi hanno lasciato alle loro spalle non è di natura economica; essa consiste nell'inaridimento delle anime, nella distruzione della coscienza morale. Io vedo come un problema essenziale della nostra ora per l'Europa e per il mondo questo, che non viene mai contestato il naufragio economico, e perciò i vetero-comunisti sono diventati senza esitazione liberali in economia; invece la problematica morale e religiosa, di cui propriamente si trattava, viene quasi completamente rimossa. Pertanto la problematica lasciata dietro di sé dal marxismo continua a esistere anche oggi: il dissolversi delle certezze primordiali dell'uomo su Dio, su se stessi e sull'universo - la dissoluzione della coscienza dei valori morali intangibili, è ancora e proprio adesso nuovamente il nostro problema e può condurre all'autodistruzione della coscienza europea, che dobbiamo cominciare a considerare - indipendentemente dalla visione del tramonto di Spengler - come un reale pericolo.
4. A che punto siamo oggi?
Così ci troviamo davanti alla questione: come devono andare avanti le cose? Nei violenti sconvolgimenti del nostro tempo c'è un'identità dell'Europa, che abbia un futuro e per la quale possiamo impegnarci con tutto noi stessi? Non sono preparato per entrare in una discussione dettagliata sulla futura Costituzione europea. Vorrei soltanto brevemente indicare gli elementi morali fondanti, che a mio avviso non dovrebbero mancare.
Un primo elemento è l'"incondizionatezza" con cui la dignità umana e i diritti umani devono essere presentati come valori che precedono qualsiasi giurisdizione statale. Questi diritti fondamentali non vengono creati dal legislatore, né conferiti ai cittadini, «ma piuttosto esistono per diritto proprio, sono da sempre da rispettare da parte del legislatore, sono a lui previamente dati come valori di ordine superiore». Questa validità della dignità umana previa ad ogni agire politico e ad ogni decisione politica rinvia ultimamente al Creatore: solamente Egli può stabilire valori che si fondano sull'essenza dell'uomo e che sono intangibili. Che ci siano valori che non sono manipolabili per nessuno è la vera e propria garanzia della nostra libertà e della grandezza umana; la fede cristiana vede in ciò il mistero del Creatore e della condizione di immagine di Dio che egli ha conferito all'uomo.
Ora oggi quasi nessuno negherà direttamente la precedenza della dignità umana e dei diritti umani fondamentali rispetto ad ogni decisione politica; sono ancora troppo recenti gli orrori del nazismo e della sua teoria razzista. Ma nell'ambito concreto del cosiddetto progresso della medicina ci sono minacce molto reali per questi valori: sia che noi pensiamo alla clonazione, sia che pensiamo alla conservazione dei feti umani a scopo di ricerca e di donazione degli organi, sia che pensiamo a tutto quanto l'ambito della manipolazione genetica - la lenta consunzione della dignità umana che qui ci minaccia non può venir misconosciuta da nessuno. A ciò si aggiungono in maniera crescente i traffici di persone umane, le nuove forme di schiavitù, l'affare dei traffici di organi umani a scopo di trapianti. Sempre vengono addotte finalità buone, per giustificare quello che non è giustificabile. In questi settori ci sono nella Carta dei diritti fondamentali alcuni punti fermi di cui rallegrarsi, ma in importanti punti essa rimane troppo vaga, mentre invece proprio qui ne va della serietà del principio che è in gioco.
Riassumiamo: la fissazione per iscritto del valore e della dignità dell'uomo, di libertà, eguaglianza e solidarietà con le affermazioni di fondo della democrazia e dello stato di diritto, implica un'immagine dell'uomo, un'opzione morale e un'idea di diritto niente affatto ovvie, ma che sono di fatto fondamentali fattori di identità dell'Europa, che dovrebbero venir garantiti anche nelle loro conseguenze concrete e che certamente possono venir difesi solamente se si forma sempre nuovamente una corrispondente coscienza morale.
Un secondo punto in cui appare l'identità europea è il matrimonio e la famiglia. Il matrimonio monogamico, come struttura fondamentale della relazione tra uomo e donna e al tempo stesso come cellula nella formazione della comunità statale, è stato forgiato a partire dalla fede biblica. Esso ha dato all'Europa, a quella occidentale come a quella orientale, il suo volto particolare e la sua particolare umanità, anche e proprio perché la forma di fedeltà e di rinuncia qui delineata dovette sempre nuovamente venir conquistata, con molte fatiche e sofferenze. L'Europa non sarebbe più Europa, se questa cellula fondamentale del suo edificio sociale scomparisse o venisse essenzialmente cambiata. La Carta dei diritti fondamentali parla di diritto al matrimonio, ma non esprime nessuna specifica protezione giuridica e morale per esso e nemmeno lo definisce più precisamente. E tutti sappiamo quanto il matrimonio e la famiglia siano minacciati - da una parte mediante lo svuotamento della loro indissolubilità ad opera di forme sempre più facili di divorzio, dall'altra attraverso un nuovo comportamento che si va diffondendo sempre di più, la convivenza di uomo e donna senza la forma giuridica del matrimonio. In vistoso contrasto con tutto ciò vi è la richiesta di comunione di vita di omosessuali, che ora paradossalmente richiedono una forma giuridica, la quale più o meno deve venir equiparata al matrimonio. Con questa tendenza si esce fuori dal complesso della storia morale dell'umanità, che nonostante ogni diversità di forme giuridiche del matrimonio sapeva tuttavia sempre che questo, secondo la sua essenza, è la particolare comunione di uomo e donna, che si apre ai figli e così alla famiglia. Qui non si tratta di discriminazione, bensì della questione di cos'è la persona umana in quanto uomo e donna e di come l'essere assieme di uomo e donna può ricevere una forma giuridica. Se da una parte il loro stare assieme si distacca sempre più da forme giuridiche, se dall'altra l'unione omosessuale viene vista sempre più come dello stesso rango del matrimonio, siamo allora davanti ad una dissoluzione dell'immagine dell'uomo, le cui conseguenze possono solo essere estremamente gravi.
Il mio ultimo punto è la questione religiosa. Non vorrei entrare qui nelle discussioni complesse degli ultimi anni, ma mettere in rilievo solo un aspetto fondamentale per tutte le culture: il rispetto nei confronti di ciò che per l'altro è sacro, e particolarmente il rispetto per il sacro nel senso più alto, per Dio, cosa che è lecito supporre di trovare anche in colui che non è disposto a credere in Dio. Laddove questo rispetto viene infranto, in una società qualcosa di essenziale va perduto. Nella nostra società attuale grazie a Dio viene multato chi disonora la fede di Israele, la sua immagine di Dio, le sue grandi figure. Viene multato anche chiunque vilipendia il Corano e le convinzioni di fondo dell'Islam. Laddove invece si tratta di Cristo e di ciò che è sacro per i cristiani, ecco che allora la libertà di opinione appare come il bene supremo, limitare il quale sarebbe un minacciare o addirittura distruggere la tolleranza e la libertà in generale. La libertà di opinione trova però il suo limite in questo, che essa non può distruggere l'onore e la dignità dell'altro; essa non è libertà di mentire o di distruggere i diritti umani.
C'è qui un odio di sé dell'Occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico; l'Occidente tenta sì in maniera lodevole di aprirsi pieno di comprensione a valori esterni, ma non ama più se stesso; della sua propria storia vede oramai soltanto ciò che è deprecabile e distruttivo, mentre non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro. L'Europa, per sopravvivere, ha bisogno di una nuova - certamente critica e umile - accettazione di se stessa, se essa vuole davvero sopravvivere. La multiculturalità, che viene continuamente e con passione incoraggiata e favorita, è talvolta soprattutto abbandono e rinnegamento di ciò che è proprio, fuga dalle cose proprie. Ma la multiculturalità non può sussistere senza costanti in comune, senza punti di orientamento a partire dai valori propri. Essa sicuramente non può sussistere senza rispetto di ciò che è sacro. Di essa fa parte l'andare incontro con rispetto agli elementi sacri dell'altro, ma questo lo possiamo fare solamente se il sacro, Dio, non è estraneo a noi stessi. Certo, noi possiamo e dobbiamo imparare da ciò che è sacro per gli altri, ma proprio davanti agli altri e per gli altri è nostro dovere nutrire in noi stessi il rispetto davanti a ciò che è sacro e mostrare il volto di Dio che ci è apparso - del Dio che ha compassione dei poveri e dei deboli, delle vedove e degli orfani, dello straniero; del Dio che è talmente umano che egli stesso è diventato un uomo, un uomo sofferente, che soffrendo insieme a noi dà al dolore dignità e speranza.
Se non facciamo questo, non solo rinneghiamo l'identità dell'Europa, bensì veniamo meno anche ad un servizio agli altri che essi hanno diritto di avere. Per le culture del mondo la profanità assoluta che si è andata formando in Occidente è qualcosa di profondamente estraneo. Esse sono convinte che un mondo senza Dio non ha futuro. Pertanto proprio la multiculturalità ci chiama a rientrare nuovamente in noi stessi.
Come andranno le cose in Europa in futuro non lo sappiamo. La Carta dei diritti fondamentali può essere un primo passo, un segno che l'Europa cerca nuovamente in maniera cosciente la sua anima. In questo bisogna dare ragione a Toynbee, che il destino di una società dipende sempre da minoranze creative. I cristiani credenti dovrebbero concepire se stessi come una tale minoranza creativa e contribuire a che l'Europa riacquisti nuovamente il meglio della sua eredità e sia così a servizio dell'intera umanità.

Natività

 Oggi sul “Corriere” è uscito un bellissimo articolo di D’Avenia (me l’ha inviato Anna, sentendovi un riverbero di quando le spiegavo Leopardi in vista del suo esame di Maturità, nel 1989). Lo propongo integralmente, evidenziandone in maiuscolo alcune parti per l’eventuale lettura veloce. 

Faccio tre mini premesse e una integrazione:

1. Ombelico, bilìco (in tanti dialetti), bìlico (in Italiano): lì sta l’evidenza che non ci siamo fatti da soli. Vertiginosa evidenza, in bìlico sull’abisso del Mistero…

2. …allora capiamo meglio perché “La vita è meravigliosa” è uno dei quattro film più amati da papa Leone. E magari, in attesa di rivederlo, potremmo ascoltare “Meraviglioso” di Modugno.

3. La “Natività” di Lorenzo Lotto è – che io sappia – l’unico caso in cui al neonato Gesù Bambino non è stato ancora tagliato il cordone ombelicale.

4. Mini integrazione. A corredo del post pubblico l'intero e un dettaglio di questo capolavoro di Lorenzo Lotto. La tradizione apocrifa parla di due levatrici presenti la notte della Natività: Sebel si fidò del racconto di Giuseppe e della verginità di Maria prima e durante il parto; Salomè invece non si fido e volle “toccare con mano”, ma le sue mani si rattrappirono. Eccola, con le due mani chiuse a pugno e inaridite. Allora pregò intensamente, come mai le era accaduto prima. Ed ecco apparirle un angelo del Signore, che le disse: «Salomè, Salomè! Il Signore ti ha esaudito: accosta la tua mano al bambino e prendilo su, e te ne verrà salute e gioia». E subito “guarì”. Una “legenda”, questa, che prefigura all’inizio dei 33 anni ciò che davvero accadrà a Tommaso alla fine.


Ed ecco l’articolo di D’Avenia:

Il 4 dicembre di 50 anni fa moriva la filosofa ebrea HANNAH ARENDT, autrice di queste righe: «IL CORSO DELLA VITA UMANA DIRETTO VERSO LA MORTE CI CONDURREBBE ALLA ROVINA E ALLA DISTRUZIONE SE NON FOSSE PER LA FACOLTÀ DI INTERROMPERLO E DI INIZIARE QUALCOSA DI NUOVO, UNA FACOLTÀ CHE CI RICORDA CHE GLI UOMINI, ANCHE SE DEVONO MORIRE, NON SONO NATI PER MORIRE MA PER INCOMINCIARE» (Vita activa - La condizione umana). Era il 1958, bisognava fare i conti con il più grande cimitero a cielo aperto della storia umana costruito dai totalitarismi e partire da nuove basi: “IL MIRACOLO CHE PRESERVA IL MONDO DALLA SUA NATURALE ROVINA È IN DEFINITIVA IL FATTO DELLA NATALITÀ, in cui è radicata la facoltà di agire”. 

Arendt non usa nascita ma NATALITÀ per riferirsi alla capacità umana di introdurre l'inatteso nella storia, di cui il nascere è il primo atto. Dal momento che in italiano natalità fa pensare soltanto alla demografia, mi servirei di “NATIVITÀ”, da noi usato per la nascita di Cristo, perché dà il giusto peso al concetto di “INIZIO”: SARESTI POTUTO NON ESSERCI E INVECE CI SEI, QUESTO CAMBIA LA STORIA. COME SAREBBE IL MONDO SE TU NON FOSSI NATO? QUALE NOVITÀ SEI E FAI SOLO TU? PER CAPIRLO CONSIGLIO DI RIGUARDARE LA VITA È MERAVIGLIOSA DI FRANK CAPRA, IN CUI A GEORGE BAILEY, CHE VUOLE SUICIDARSI, VIENE CONCESSO DI VEDERE IN ANTICIPO COME ANDREBBE IL MONDO SENZA DI LUI: CHE COSA CAMBIEREBBE SE TU NON CI FOSSI? Questo manca nella nostra cultura e quindi nell'educazione: non ci si percepisce come iniziatori ma come consumatori. Abbiamo bisogno di “natività”: come recuperarla?

Arendt si ispira a un passo di Agostino: “Creatus est homo ut esset initium” (Confessioni XI, 31: “L'uomo è stato creato per essere un inizio”), in cui riflette sulla creazione del tempo da parte di un Dio fuori dal tempo, sostenendo che l'uomo è causa del tempo proprio perché nasce, inizia ad esserci. PERSINO DIO, nella narrazione cristiana, NASCE, E COSÌ DÀ UN NUOVO CORSO ALLA STORIA DA DENTRO LA STORIA, come è dato fare a tutti e ciascuno di noi. 

Nascere è divino. Ma QUANDO QUESTA FIDUCIA NELLA “NATIVITÀ” DIVENTA DEBOLE, ALLORA LA MORTE DIVENTA UNA PASSIONE, come nella storia è accaduto a tutte le culture in crisi. Lo mostrano oggi guerre e riarmi, il tasso di suicidi dei giovani (seconda causa di morte in Occidente), la crisi della natalità e la distruzione del creato. Il recente suicidio delle GEMELLE KESSLER racconta che la gioia di cui erano simbolo era provvisoria quanto uno spettacolo. Lo aveva intuito Leopardi nel suo Dialogo tra la Moda e la Morte in cui la prima scopre di essere sorella minore della seconda. Qual è invece la sorella minore della “natività”? Non ciò che passa, la moda, ma ciò resta, la vita. Qualche giorno fa ho contemplato al Museo diocesano di Milano l'opera in esposizione per Natale, una BELLISSIMA NATIVITÀ DI LORENZO LOTTO, abitualmente alla Pinacoteca Nazionale di Siena, raccontata da una prospettiva curiosa: il bagno di Gesù Bambino.

Il quadro (1521) del geniale e inquieto pittore rinascimentale lascia da parte architetture complesse e regine in drappi eleganti, e RAPPRESENTA LA QUOTIDIANITÀ DI UNA CASA CONTADINA (allora l'artista lavorava a Bergamo): UNA LEVATRICE, UN UOMO SGOMENTO, UNA DONNA CHE IN UN ANGOLO RISCALDA UN PANNO, UNA TAZZA CON IL CUCCHIAIO, IL PAIOLO DELLA POLENTA USATO COME VASCHETTA, IL BAMBINO NUDO CHE SI RITRAE DALL'ACQUA FREDDA E HA ANCORA, DETTAGLIO PIÙ UNICO CHE RARO, UN PEZZETTO DEL CORDONE OMBELICALE. AL CENTRO della scena (il quadro nel tempo si è rovinato ed è stato tagliato celandone il vero fulcro geometrico) C'È IL VOLTO LUMINOSO E GIOIOSO DELLA GIOVANE MADRE.

È il bagno di un neonato, niente di più, eppure è un capolavoro che ha 500 anni. Perché? Perché CI FA VEDERE LO STRAORDINARIO DELL'ORDINARIO, la “natività” di ciascuno è un miracolo, cambia il corso della storia. IL CORDONE OMBELICALE LO RICORDA CON REALISMO SCANDALOSO: SE CI GUARDIAMO LA PANCIA SCOPRIAMO DI NON ESSERCI FATTI DA SOLI come crede l'eroe del nostro tempo, il self-made man, l'uomo della potenza, che non crede di aver ricevuto nulla e quindi tutto consuma. 

Nella narrazione evangelica infatti nessuno si accorge della nascita di DIO, perché non c'è niente di straordinario, e proprio questo è straordinario: È NATO, HA L'OMBELICO, FA IL COMPLEANNO, COME TUTTI NOI. Una cultura costruita sulla natività è piena di energia vitale perché ha fiducia nell'azione umana come capacità di dare inizio a una storia nuova, sempre Agostino diceva che non sono i tempi a essere buoni o cattivi, ma noi. E quel bambino ha infatti cambiato la storia se siamo ancora qui a festeggiare. GUARDARSI L'OMBELICO, IN SENSO LETTERALE, AIUTA A POSIZIONARSI: NON SONO APPARSO DAL NULLA, SONO STATO DATO A ME E AL MONDO, HO RICEVUTO LA VITA PER FARE ALTRA VITA, SONO UN INIZIO. 

Ma di che cosa? Festeggiare il Natale (la “natività”), credenti o no, significa ricordarsi che SIAMO FATTI PER COMINCIARE E NON PER FINIRE, PER DARE LA VITA e non per lottare contro la morte. Siamo esseri che sanno di dover morire, ma ancora di più che sanno di dover nascere: si nasce una prima volta il giorno del parto ma poi bisogna nascere continuamente dando inizio a cose che solo noi possiamo inaugurare e nessuno al posto nostro.

SE I GRECI PRIVILEGIAVANO L'OMBRA INTENDENDO CON “I MORTALI” GLI UOMINI, NOI, PRIVILEGIANDO (IL VENIRE AL-) LA LUCE, DOVREMMO CHIAMARCI “I NATALI”, CIOÈ COLORO CHE, PER IL FATTO DI ESSER NATI, SONO CHIAMATI A NASCERE DI PIÙ E A FAR NASCERE DI PIÙ. Il Natale è l'unico compleanno in cui i regali non si fanno al festeggiato ma agli invitati, perché è il compleanno di tutti i compleanni: un Dio che dà la vita agli uomini, non vuole la loro. 

Una cultura della natività non rende il bambino un idolo (cosa che serve in realtà all'egoismo e al compiacimento dell'adulto), ma il protagonista di un inizio, cioè lo vuole consapevole e quindi responsabile della vita ricevuta perché ne faccia altra, e non ne sia un mero consumatore come vedo fare a tanti bambini e adolescenti che vivono come se tutto fosse dovuto e non donato. Per questo una ragazza che fa il bagno al suo bambino può essere il soggetto di UN CAPOLAVORO COME QUELLO DI LOTTO, perché CONTIENE CIÒ CHE C'È DA SAPERE SULLA VITA PER FARNE UN'OPERA D'ARTE: PERCHÉ SEI VENUTO AL MONDO? DI CHE COSA SEI INIZIO? QUALE TEMPO SI INAUGURA CON TE? SE TU SPARISSI CHE COSA MANCHEREBBE ALLA STORIA UMANA? Tu, che natale sei?

https://www.corriere.it/alessandro-d-avenia-ultimo-banco/25_dicembre_08/che-natale-sei-7ee0e3f8-de2b-4f64-92bc-e96065e0exlk.shtml?fbclid=PAdGRzdgOjdopleHRuA2FlbQIxMQBzcnRjBmFwcF9pZA81NjcwNjczNDMzNTI0MjcAAacUCvQ_GPYddRfqqiPcLCqiGq6XpPI5lm3eySYAwnSfDWJcA6pThci1GjQfaA_aem_fQZxqzUn_j5eYP73nbKmbQ=