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lunedì 5 ottobre 2015

«L’Artemisia salverà i poveri del mondo»





Youyou Tu (Reuters)

La Nobel Tu alCorriere: «L’Artemisia salverà i poveri del mondo»

di Adriana Bazzi, inviata a Pechino


I Vietcong stavano perdendo più soldati per colpa della malaria che dei nemici americani. La classica clorochina cominciava a non funzionare più e il Presidente nordvietnamita Ho Chi Minh si decise a chiedere un aiuto al suo alleato Mao Zedong: forse la medicina orientale poteva trovare una soluzione. «Conoscevo molti rimedi dell’ antica farmacopea cinese compreso il qinghao, citato in alcuni scritti già nel 168 avanti Cristo, poi menzionato in un libro dell’ alchimista Ge Hong nel 340 dopo Cristo e adottato nel 1956 da un famoso naturopata di nome Li Shizhen come antidoto contro “febbre e brividi”». A parlare oggi è la settantasettenne dottoressa Tu Youyou: all’epoca della Guerra del Vietnam lavorava come ricercatrice all’Accademia della medicina tradizionale cinese di Pechino. Nel 1969, il progetto top secret 523 (dove il 5 indica il mese di maggio e il 23 il giorno della data del suo inizio), uno dei pochi sopravvissuti, per la sua importanza, alla furia delle Guardie Rosse, era finito nelle sue mani. Fino a quel momento se n’erano occupati i militari.

Il farmaco antimalarico oggi più usato al mondo
Tre anni dopo la dottoressa Tu, con alle spalle una laurea in farmacia della Peking University e un’esperienza di medicina occidentale e orientale insieme, avrebbe scoperto il farmaco antimalarico oggi più usato al mondo: l’artemisinina (qinghaosuin cinese) contenuta nell’ antico qinghao, la pianta dell’ Artemisia annua. Una pianta che cresce abbondante sulle montagne di Wuling, centro-sud della Cina. «La vera scoperta però - ci racconta la dottoressa Tu - fu il sistema di preparazione. La ricetta diceva: fare un infuso con una manciata diqinghao in due litri di acqua, spremere il succo e bere. Ecco, il trucco sta nello “spremere”, altrimenti non si ricava la sostanza capace di uccidere il Plasmodio della malaria». Non era stato facile isolare il principio attivo dalla pianta o meglio, dalle foglie dove si concentra in massima parte: la dottoressa Tu ci è riuscita, dopo diversi tentativi, nel 1972. Un anno dopo l’artemisinina veniva provata sui pazienti (3mila in tutto) con buoni risultati anche nelle forme resistenti alla clorochina. «Facevamo esperimenti sull’isola di Heinan, nel Sud della Cina - ricorda la dottoressa Tu -. Andavo là, lasciando a mia suocera i due figli piccoli. Mio marito, ingegnere, era finito all’ epoca in un campo di rieducazione».
Scoperta ignorata per anni
Negli anni successivi la dottoressa Tu aveva trovato due derivati dell’ artemisinina, l’artesunato, solubile in acqua, e l’artemether, liposolubile. Tutti efficaci sugli schizonti, le forme del parassita che circolano nel sangue. Ma il riconoscimento delle sue scoperte non avvenne subito. Anzi. Ancora oggi pochi riconoscono i meriti della dottoressa Tu, nonostante abbia ricevuto numerosi premi da istituzioni cinesi e straniere, come l’Albert Einstein World Science Prize, e nonostante alcuni ricercatori occidentali pensino che possa essere una candidata al Nobel. Quando il lavoro della dottoressa Tu comparve per la prima volta in lingua inglese sulChinese Medical Journal nel 1979, il professor Nicholas White direttore del Wellcome’s South East Asia Research Unit disse: «Leggo la descrizione di un nuovo composto contro la malaria e dei test in vivo, nei roditori e nell’ uomo, su sottili fogli di carta gialla in un inglese approssimativo. Il tutto è contenuto in cinque pagine quando una compagnia farmaceutica occidentale avrebbe speso 300 milioni di dollari e pubblicato un documento alto come un mattone». Gli esperti occidentali hanno ignorato per anni la scoperta fino a quando una multinazionale farmaceutica, la Novartis, non ha cominciato a produrre il farmaco.
Potenzialità anti-cancro dell’artemisinina
Anche l’Organizzazione mondiale della sanità aveva guardato a questa sostanza con molto scetticismo non credendo che una pianta cinese potesse produrre un antimalarico efficace. Poi ha dovuto tornare sui suoi passi e dal 2001 lo raccomanda, in associazione con la lumefantrina per evitare la comparsa di resistenze, come terapia d’elezione per gli attacchi malarici in tutto il mondo e soprattutto nelle zone di resistenza alle terapie classiche, come in Africa. «L’artemisinina è stato il primo nuovo farmaco scoperto in Cina dopo la Rivoluzione Culturale» ricorda la dottoressa Tu, ma non dice che mentre l’ Occidente ignorava la sua scoperta, il farmaco, prodotto all’epoca in Cina, salvava migliaia di vite nel Sud-Est asiatico. «Adesso so che il mio farmaco - continua - può essere d’aiuto soprattutto ai Paesi poveri». La signora dell’ artemisia non ha smesso di lavorare: è professore all’Istituto della Medicina tradizionale cinese all’Accademia Cinese di medicina tradizionale e sta studiando le potenzialità anti-cancro dell’artemisinina, soprattutto nel tumore al seno. Un effetto su cui si sono concentrati anche ricercatori americani dell’Università di Washington. Questa volta l’Occidente non ha aspettato.

Corriere della sera.it

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