Microbioma, quei trilioni di compagni che ci fanno stare bene
Da: Repubblica.it
Influenzano salute e umore. E ora si è scoperto che sono anche la chiave del successo di una dieta. Sono i batteri che vivono dentro di noi, molto più numerosi delle nostre cellule. Una serie di studi dimostra perché benessere e buon umore dipendono anche da loro
di ELENA DUSI- 2' di lettura
Quando mangiamo, non siamo mai soli. Il nostro cibo finisce anche “nella bocca” dei trilioni di batteri che vivono dentro di noi, concentrati nel sistema digestivo. Ed è anche con loro che dobbiamo fare i conti, se vogliamo che i buoni propositi di seguire una dieta abbiano successo.
I trilioni di batteri che formano il microbioma - definito l’“organo in più” o l’“organo nascosto” per la sua complessità e importanza – hanno infatti i loro gusti e preferenze, che si sono formate con noi giorno dopo giorno. Dopo anni di alimentazione a base di pizze, torte e cioccolata, reagiranno con disgusto a una dieta improvvisa a base di frutta e insalata, spiega uno studio sui topi pubblicato su Cell Host & Microbe.
Prima che una dieta sana abbia effetti benefici, è necessario quindi che i batteri “viziati” lascino il posto a quelli “virtuosi”. Ma sulle varie famiglie dei nostri commensali (e sui loro gusti) i ricercatori hanno ancora conoscenze limitate. Il numero di microrganismi che vivono dentro di noi supera sicuramente quello delle nostre cellule (13 trilioni di media). I loro geni sono superiori in quantità ai nostri fra le 250 e le 800 volte. Non stupisce dunque che per ripopolare stomaco e intestino di specie batteriche benefiche occorrano parecchie settimane.
“Se dobbiamo prescrivere a un paziente una dieta per migliorare la sua salute – ha spiegato Jeffrey Gordon, il biologo della Washington University a St. Louis che ha coordinato la ricerca – dobbiamo imparare a conoscere quali microbi promuovono questi effetti benefici”.
Per scoprirlo i ricercatori hanno preso dei topolini sterili, cioè privi di batteri, e li hanno poi colonizzati con due tipi opposti di microbiomi di origine umana: uno preso da un individuo abituato alla tipica dieta americana senza restrizioni e uno sottoposto alla cosiddetta “restrizione calorica”.
La dieta americana prevedeva carne, carboidrati raffinati e zuccheri senza limiti (per una media di 3mila calorie al giorno). La restrizione calorica raggiungeva metà di queste calorie attraverso un’alimentazione quasi esclusivamente di origine vegetale. Oltre a una salute complessiva migliore, chi segue questo regime alimentare ha un intestino popolato da specie batteriche più numerose e diversificate. I batteri “americanizzati”, oltre a essere più poveri, faticano anche a rispondere a un ravvedimento alimentare, almeno in tempi brevi.
Un effetto sorprendente dell’esperimento è che basta vivere insieme a un individuo con un microbioma salutare per esserne “contagiati”. L’effetto è stato provato sui topi, ma era stato notato in passato anche sugli uomini, fra le coppie sposate. Oltre a vivere dentro di noi, si era osservato, i batteri ci circondano infatti come una nuvola. E non è difficile immaginare come, vivendo insieme, possano trasferirsi da un individuo all’altro rendendo il nostro “io” ancora di più un “noi”.
Il ruolo del microbioma è stato dimostrato per una grandissima varietà di effetti sulla salute. I batteri non solo aiutano a degradare i nutrienti che assumiamo con l’alimentazione. Ma smaltiscono tossine, sintetizzano proteine, ormoni, molecole legate alle infiammazioni, neurotrasmettitori, vitamine e altre componenti che non saremmo in grado di produrre da soli, e che dall’intestino entrano nella circolazione sanguigna per raggiungere ogni angolo del corpo. L’efficacia del nostro sistema immunitario, la propensione ad ammalarci di diabete o a diventare obesi sono legate alla composizione dei nostri commensali. Perfino malattie del cervello come Parkinson, depressione o ansia sono riconducibili all’equilibrio del nostro apparato digerente.
La rivista Plos One ha appena pubblicato uno studio dell’università di Exeter che conferma come la salute della pancia sia legata anche all'umore. Il microbioma dell’intestino gioca infatti un ruolo essenziale nella produzione di serotonina, un neurotrasmettitore legato tra l’altro al benessere psicologico. "La nostra ricerca - ha commentato il coordinatore José Mesonero dell'università di Saragozza - serve tra l'altro ad aprirci la mente su quanto sia complesso l'universo di questo organo nascosto. E conferma quanto ci sia ancora da capire sul collegamento fra intestino e cervello".
I trilioni di batteri che formano il microbioma - definito l’“organo in più” o l’“organo nascosto” per la sua complessità e importanza – hanno infatti i loro gusti e preferenze, che si sono formate con noi giorno dopo giorno. Dopo anni di alimentazione a base di pizze, torte e cioccolata, reagiranno con disgusto a una dieta improvvisa a base di frutta e insalata, spiega uno studio sui topi pubblicato su Cell Host & Microbe.
Prima che una dieta sana abbia effetti benefici, è necessario quindi che i batteri “viziati” lascino il posto a quelli “virtuosi”. Ma sulle varie famiglie dei nostri commensali (e sui loro gusti) i ricercatori hanno ancora conoscenze limitate. Il numero di microrganismi che vivono dentro di noi supera sicuramente quello delle nostre cellule (13 trilioni di media). I loro geni sono superiori in quantità ai nostri fra le 250 e le 800 volte. Non stupisce dunque che per ripopolare stomaco e intestino di specie batteriche benefiche occorrano parecchie settimane.
“Se dobbiamo prescrivere a un paziente una dieta per migliorare la sua salute – ha spiegato Jeffrey Gordon, il biologo della Washington University a St. Louis che ha coordinato la ricerca – dobbiamo imparare a conoscere quali microbi promuovono questi effetti benefici”.
La dieta americana prevedeva carne, carboidrati raffinati e zuccheri senza limiti (per una media di 3mila calorie al giorno). La restrizione calorica raggiungeva metà di queste calorie attraverso un’alimentazione quasi esclusivamente di origine vegetale. Oltre a una salute complessiva migliore, chi segue questo regime alimentare ha un intestino popolato da specie batteriche più numerose e diversificate. I batteri “americanizzati”, oltre a essere più poveri, faticano anche a rispondere a un ravvedimento alimentare, almeno in tempi brevi.
Un effetto sorprendente dell’esperimento è che basta vivere insieme a un individuo con un microbioma salutare per esserne “contagiati”. L’effetto è stato provato sui topi, ma era stato notato in passato anche sugli uomini, fra le coppie sposate. Oltre a vivere dentro di noi, si era osservato, i batteri ci circondano infatti come una nuvola. E non è difficile immaginare come, vivendo insieme, possano trasferirsi da un individuo all’altro rendendo il nostro “io” ancora di più un “noi”.
Il ruolo del microbioma è stato dimostrato per una grandissima varietà di effetti sulla salute. I batteri non solo aiutano a degradare i nutrienti che assumiamo con l’alimentazione. Ma smaltiscono tossine, sintetizzano proteine, ormoni, molecole legate alle infiammazioni, neurotrasmettitori, vitamine e altre componenti che non saremmo in grado di produrre da soli, e che dall’intestino entrano nella circolazione sanguigna per raggiungere ogni angolo del corpo. L’efficacia del nostro sistema immunitario, la propensione ad ammalarci di diabete o a diventare obesi sono legate alla composizione dei nostri commensali. Perfino malattie del cervello come Parkinson, depressione o ansia sono riconducibili all’equilibrio del nostro apparato digerente.
La rivista Plos One ha appena pubblicato uno studio dell’università di Exeter che conferma come la salute della pancia sia legata anche all'umore. Il microbioma dell’intestino gioca infatti un ruolo essenziale nella produzione di serotonina, un neurotrasmettitore legato tra l’altro al benessere psicologico. "La nostra ricerca - ha commentato il coordinatore José Mesonero dell'università di Saragozza - serve tra l'altro ad aprirci la mente su quanto sia complesso l'universo di questo organo nascosto. E conferma quanto ci sia ancora da capire sul collegamento fra intestino e cervello".
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