CONSULTA L'INDICE PUOI TROVARE OLTRE 4000 ARTICOLI

su santi,filosofi,poeti,scrittori,scienziati etc. che ti aiutano a comprendere la bellezza e la ragionevolezza del cristianesimo


sabato 31 agosto 2024

Una società in preda alla frenesia di produrre

 L’inquinamento non infesta solo l’acqua, i fiumi e le foreste ma anche le anime. Una società in preda alla frenesia di produrre di più per più consumare tende a trasformare le idee, i sentimenti, l’arte, l’amore, l’amicizia e le stesse persone in cose da consumare. Tutto si trasforma in oggetti da acquistare, usare , gettare. Nessuna società come la nostra ha prodotto tanti rifiuti. Tanti rifiuti materiali e morali.

Octavio Paz

Premio Nobel per la letteratura 1990

giovedì 22 agosto 2024

nulla è piú complicato della sincerità.

 "Perché nulla è piú complicato della sincerità. Fingiamo tutti spontaneamente, non tanto innanzi agli altri, quanto innanzi a noi stessi; crediamo sempre di noi quello che ci piace credere, e ci vediamo non quali siamo in realtà, ma quali presumiamo d’essere secondo la costruzione ideale che ci siamo fatta di noi stessi".


Luigi Pirandello, da "La realtà del sogno", 1914.


Noi viviamo finchè c'è qualcuno che ci ama

 «Molte persone concepiscono l'amore in maniera possessiva. Mia moglie, mio marito... togliete questi possessivi. Non c'è niente di vostro, l'altro è un altro. Anche i matrimoni possono essere possibili solo se partono dal concetto che Lei o Lui è un altro.

La condizione elementare e fondamentale per continuare a vivere si chiama amore. L'aveva detto bene Freud: la vita funziona se qualcuno ci ama. Amore è tutto ciò che aumenta, allarga, arricchisce la nostra vita, verso tutte le altezze e tutte le profondità. Noi viviamo finchè c'è qualcuno che ci ama: sono convinto che molte persone anziane 'se ne vanno' perché nessuno le ama più.

L'amore è la categoria della vita ma comporta una condizione di gratuità: oggi mancano le condizioni dell'amore perché la gratuità viene derisa e vista con sufficienza, come qualcosa di patetico e l'Altro viene, considerato come un oggetto, qualcosa da rivendicare come nostro, come possesso. Ma voler possedere l'altro, significa non amare. Come diceva Fromm: L'amore immaturo dice: ti amo perché ho bisogno di te. L'amore maturo dice: ho bisogno di te perché ti amo».


Umberto Galimberti

Una volta che hai imparato a pensare

 "Una volta che hai imparato a pensare, il conformismo diventa un'abitudine difficile da indossare nuovamente. Il dubbio e l'esame critico diventano la tua guida, non per ribellione, ma per evoluzione

Nessuno che impari a pensare può tornare a obbedire come faceva prima, non per spirito ribelle, ma per l'abitudine ormai acquisita di mettere in dubbio ed esaminare ogni cosa."


[Hannah Arendt - "Alcune questioni di filosofia morale"]

mercoledì 21 agosto 2024

 «Anima mia canta e cammina. Anche tu, o fedele di chissà quale fede oppure tu uomo di nessuna fede, camminiamo insieme e l’arida valle si metterà a fiorire. 

Qualcuno, colui che tutti cerchiamo, ci camminerà accanto» 


David Maria Turoldo

lunedì 19 agosto 2024

cosa significa studiare

 “Che cosa significa studiare? Quando un ragazzo pensa alla sua ragazza, oppure quando dagli spalti della scuola allunga il collo per vedere la sua ragazza che è entrata in scuola e così è un po’ distratto dal professore perché ogni tanto la guarda, questo si potrebbe indicare in latino con la parola “studere”, un termine potente che nella traduzione italiana è boicottato dalla superficialità con cui viviamo lo “studiare”. Studere è l’essere attirato dall’essere, come il giovane dalla giovane. Allora chi realmente cerca il vero, da tutto si fa aiutare per il vero. Noi studiamo per questo.” 


Luigi Giussani (1978, Equipe nazionale del CLU) #luigigiussani

Vitamina D

 

Carenza di vitamina D: quali malattie provoca e come riconoscere i sintomi

Per fare scorta di vitamina D, niente è meglio del sole, poiché questa vitamina viene sintetizzata dalla pelle sotto l'effetto dei raggi UV. Solo da novembre a marzo l'intensità degli UVB è insufficiente. Come si fa a sapere se si ha una carenza di vitamina D? Cosa fare in caso di carenza? Come accumularla ?

La vitamina D ha un ruolo essenziale per il corretto funzionamento dell'organismo: migliora la forza muscolare, rafforza il sistema immunitario, aiuta a prevenire le infiammazioni, ecc.

La vitamina D non è realmente una vitamina: è un pro ormone liposolubile. È prodotto dalla pelle, immagazzinato nel fegato, nei muscoli e nel tessuto adiposo e utilizzato dal corpo durante i periodi non soleggiati.

Due forme di vitamina D sono importanti per l’uomo:

  • vitamina D2, o ergocalciferolo, sintetizzata naturalmente dalle piante;
  • vitamina D3, o colecalciferolo, sintetizzata dall'organismo quando la pelle è esposta alle radiazioni ultraviolette (principalmente raggi UVB) del sole.

La vitamina D aiuta a costruire ossa resistenti, permette sia un migliore assorbimento del calcio e del fosfato nell'intestino, ma anche il riassorbimento del calcio a livello renale. Dovremmo temere una carenza quando il patrimonio osseo invecchierà? La carenza di vitamina D contribuisce alla perdita di densità ossea dopo i cinquant'anni. Prima di questa età non abbiamo studi che lo dicano ed è molto difficile valutare la velocità con cui le ossa perdono densità perché varia notevolmente da persona a persona.

Quando si parla di insufficienza di vitamina D?

Per le persone sane si parla di insufficienza di vitamina D quando la concentrazione nel sangue scende al di sotto di 20 nanogrammi (20 miliardesimi di grammo) per ml di sangue. Si parla di carenza di vitamina D quando questa concentrazione scende sotto i 10-12 nanogrammi per ml di sangue,ma è molto più rara e colpisce soprattutto le persone molto anziane che soffrono di malattie come l’insufficienza renale.

Quali sono i sintomi di una carenza di vitamina D?

Stanchezza generale ( astenia ), debolezza muscolare, dolori ossei, tono dell'umore basso, mancanza di energia, ridotte difese immunitarie) sono segni che possono segnalare una carenza di vitamina D. Mentre il legame tra vitamina D e buona salute delle ossa è ben noto, è meno noto che la carenza di vitamina D ha effetti anche sui muscoli. Diversi studi, il più recente dei quali è stato pubblicato nell’aprile 2021 sul Journal of Endocrinology ( "La carenza di vitamina D indotta dalla dieta riduce la respirazione mitocondriale dei muscoli scheletrici ”, Journal of Endocrinology, 2021), hanno stabilito un legame tra bassi livelli di vitamina D e scarsa forza muscolare, che provoca cadute nelle persone anziane. L'integrazione consente quindi di ottimizzare la massa muscolare e ridurre il rischio di fratture.

Quali malattie sono associate alla carenza di vitamina D?

In inverno il deficit potrebbe essere una delle cause dell’aumento delle malattie respiratorie infettive. Molti studi suggeriscono che la vitamina D regoli l’immunità,attivando la risposta antimicrobica, prevederrebbe malattie infettive come raffreddore o influenza .

Altri studi hanno dimostrato un rischio più elevato di sviluppare una sindrome di demenza, e in particolare il morbo di Alzheimer , in caso di carenza. La vitamina D, infatti, ha proprietà antinfiammatorie e antiossidanti: protegge i neuroni e i vasi, influenzando così le prestazioni cognitive.

La carenza di vitamina D è stata collegata anche alla comparsa di tumori (colon-retto, seno, pancreas, prostata) e di malattie autoimmuni (tiroidite, diabete di tipo 1, artrite reumatoide, ecc.). Questo deficit è anche associato ad un aumento del rischio di ipertensione e malattie cardiovascolari. Ma “associazione” non significa “causalità”. Resta da confermare se la carenza di vitamina D abbia un ruolo nell’insorgenza di tutte queste malattie. Potrebbe anche essere una conseguenza di questo. E, ad oggi, gli studi non sanno se l’integrazione protegga da queste malattie.

L’importanza della vitamina D per la pelle e la salute

Pelle opaca

Se la pelle appare un po' grigiastra e opaca e all'improvviso compaiono delle occhiaie sotto gli occhi, c'è una buona probabilità che si abbia una carenza di vitamina D.

Pelle reattiva

La vitamina D può ridurre alcune infiammazioni della pelle. Quando sono carenti, il corpo deve lavorare di più per combattere le malattie della pelle come l’acne e la rosacea.

Rughe sottili

La vitamina D è un antiossidante che aiuta a prevenire le linee sottili e le rughe. Una carenza di vitamina D accelera la comparsa di linee sottili e rughe.

Pelle secca

La pelle secca e pruriginosa può essere un sintomo importante di carenza di vitamina D. Appare spesso sulle guance, sul mento e sulla fronte. Nel peggiore dei casi può causare eczema perché il sistema immunitario funziona meno bene.

Sudorazione profusa

Infine, una carenza di vitamina D può portare ad un aumento della sudorazione in tutto il corpo. La pelle diventa quindi secca e irritata, il che accelera la comparsa delle macchie.

vit d

Chi dovrebbe assumere integratori di vitamina D?

Dopo i 65 anni , l'integrazione ha interesse a prevenire cadute e fratture non vertebrali, come quella del collo del femore. È utile anche nelle donne in postmenopausa che soffrono di osteoporosi, perché i trattamenti funzionano molto meno bene in caso di insufficienza. Si consiglia di assumere integratori anche alle persone in sovrappeso, alle persone con la pelle scura, a coloro che trascorrono poco tempo all'aria aperta in estate, che indossano indumenti coprenti o che sono a dieta, poiché spesso ne presentano una carenza, soprattutto in inverno.
L'integrazione di vitamina D è consigliata tutto l'anno alle donne incinte e che allattano, ai bambini dai 2 ai 5 anni e agli anziani che vivono in istituti.

Si consiglia di assumere gli integratori in modo sistematico, senza dosaggio: in caso di dubbio, sarebbe un peccato non correggere un deficit, soprattutto perché l’assunzione di vitamina D non ha mostrato alcun effetto dannoso.

Gli studi più convincenti riguardano l’assunzione giornaliera di vitamina D, a dosi comprese tra 800 e 25.000 UI al giorno. Per una maggiore efficacia sulla salute delle ossa, deve essere combinato con il calcio (idealmente di origine alimentare).


domenica 18 agosto 2024

La libertà

 Sono giunto alla conclusione spaventosa che io sono l'elemento decisivo della mia vita.

Io possiedo il potere tremendo per rendere la mia vita miserabile o allegra. Con gli altri e per me stesso io posso essere uno strumento di tortura o uno strumento di ispirazione.

È la mia risposta che decide se una crisi si riduce o no.

Sono le mie azioni che decidono se io mi innalzo o mi degrado e se umanizzano o disumanizzano gli altri.

Sono il potere della mia vita.


Goethe

sabato 17 agosto 2024

Il Tutto anch'esso dovrebbe essere studiato




"Non dovresti curare gli occhi senza
curare la testa o la testa senza curare il corpo. Così anche non dovresti curare il corpo senza curare l'anima. Questo è il motivo per cui la cura di molte malattie è sconosciuta ai medici, perché sono ignoranti nei confronti del Tutto che anch'esso dovrebbe essere studiato, dal
momento che una parte specifica del
corpo non potrà star bene a meno che
non stia bene il Tutto"

Platone (428-348 AC) in un dialogo con l'amico Carmide 

mercoledì 14 agosto 2024

La poesia

 La poesia

“Direi, con modestia, che la poesia è una combinazione di vocali e di consonanti. Una combinazione nella quale è entrata una luce, e dal grado di questa luce che si riconosce la verità della poesia. Quando la poesia è poesia, raggiunge l’irraggiungibile, mette a contatto le parvenze con la sola realtà, che è la realtà eterna Giuseppe Ungaretti

L'amicizia

 I malvagi non possono avere che dei complici; i dissoluti, dei compagni di bagordi; le persone interessate, dei soci; i politici si circondano di partigiani faziosi; la massa degli sfaccendati ha delle conoscenze; i prìncipi hanno attorno a loro dei cortigiani: solo gli uomini virtuosi hanno amici.


Voltaire, Dizionario filosofico, 1764

martedì 13 agosto 2024

disintossicazione anti spike

 

 che tipo di disintossicazione anti spike propone Mc Cullough?

Il protocollo prevede l’utilizzo di tre sostanze naturali:

 nattochinasi, bromelina e curcumina, tutti prodotti facilmente reperibili. La nattochinasi è un enzima derivato dalla fermentazione della soia. È stato tradizionalmente utilizzato in Giappone per i benefici cardiovascolari che è in grado di dare. Gli studi del ricercatore americano sembrano dimostrare che è in grado di degradare la proteina Spike. 

La bromelina, invece, è un insieme di enzimi derivati da steli di ananas, un prodotto approvato dalla Fda statunitense e dall’Ema (l’Agenzia europea per il farmaco) come trattamento per le ferite. Come la nattochinasi, secondo Mc Cullough ha dimostrato di accelerare l’espulsione della proteina Spike. Infine, la curcumina è il composto attivo nella curcuma, ampiamente utilizzata per le sue proprietà antinfiammatorie, utile a mitigare ulteriori danni dalla proteina Spike

I primi risultati hanno fatto dichiarare a McCullough di aver osservato che le persone trattate col suo protocollo sperimentano sollievo da sintomi come intorpidimento, formicolio, alterazioni del ritmo cardiaco, cefalea, mal di testa e perdita dei sensi sotto questo protocollo. Le dosi raccomandate nel protocollo del dottor McCullough vanno seguite «per almeno tre mesi», con l’avvertenza che coloro che hanno ricevuto più dosi di vaccino potrebbero avere bisogno di un trattamento più lungo, fino ad un anno.

Il protocollo del medico americano specifica anche la posologia: la nattochinasi si assume attraverso 2000 unità di fibrina (100 milligrammi) per via orale due volte al giorno a stomaco vuoto; circa la bromelina, ne vanno assunti 500 milligrammi per via orale una volta al giorno, sempre a digiuno; infine la curcumina si assume attraverso 500 milligrammi per via orale due volte al giorno. Tuttavia, ci sembra assolutamente opportuno suggerire ai lettori di effettuare eventualmente questo tipo di trattamento solo ed esclusivamente sotto il controllo di un medico, che evidentemente non neghi la correlazione della patologia con il vaccino, e che possa anche eventualmente integrare o correggere tale protocollo.

lunedì 12 agosto 2024

La solitudine si cura donando

 La solitudine si cura in un solo modo, andando verso la gente e “donando” invece di “ricevere”. Si tratta di un problema morale prima che sociale e bisogna imparare a lavorare, a esistere, non solo per sé ma anche per qualche altro, per gli altri. Finché uno dice “sono solo”, sono “estraneo e sconosciuto”, “sento il gelo”, starà sempre peggio. E’ solo chi vuole esserlo. Per vivere una vita piena e ricca bisogna andare verso gli altri. E questo è tutto.


__ Cesare Pavese - "Lettere"

Franz Jägerstätter

 

 Il sacrificio di Franz Jägerstätter che scuote la coscienza cristiana

Il 9 agosto di 81 anni fa moriva il contadino che si ribellò al nazismo giudicandolo incompatibile con la sua fede cattolica. Un martirio in forza dell’amore vissuto come sposo e padre, segno di contraddizione nella Chiesa stessa

Una scena del film di Terrence Malick “La vita nascosta – Hidden Life” sulla storia di fede e amore di Franz Jägerstätter
Una scena del film di Terrence Malick “La vita nascosta – Hidden Life” sulla storia di fede e amore di Franz Jägerstätter

Il 9 agosto di ottantuno anni fa moriva Franz Jägerstätter, decapitato in una prigione nei pressi di Berlino per essersi rifiutato di combattere nell’esercito del Terzo Reich. Il contadino e sacrestano austriaco che era andato consapevolmente incontro alla condanna a morte perché giudicava incompatibile la sua fede cristiana col nazismo e con la partecipazione alla guerra voluta da Hitler è stato beatificato dalla Chiesa cattolica nell’ottobre 2007.

Eppure per molti anni la sua eredità è stata considerata imbarazzante non solo dai suoi concittadini del villaggio di Sankt Radegund, ai confini con la Baviera, ma dalla stessa Chiesa cattolica austriaca, che ha cominciato a valorizzare senza riserve la sua testimonianza solo alla fine degli anni Settanta. Quale era il problema?

Perché la Chiesa cercò di dissuadere l’obiettore Jägerstätter

Il problema era che esaltare la scelta martiriale del contadino Franz sembrava implicare un giudizio negativo su tutti gli altri cristiani che invece avevano servito sotto le armi in epoca hitleriana e sulla stessa autorità ecclesiastica che non aveva affatto incoraggiato gli obiettori, al contrario: le autorità ecclesiastiche tacevano oppure cercavano di dissuadere gli obiettori come Jägerstätter. Persino il parroco di St. Radegund e l’allora vescovo di Linz, certamente in cuor loro antinazisti e non privi di ammirazione per la sua scelta, cercarono di fargli cambiare idea ricorrendo a due argomenti.

Il primo è che il cristiano è chiamato ad obbedire alle autorità civili e militari come gli altri cittadini, e che delle eventuali decisioni moralmente malvagie di quelle autorità non sono responsabili agli occhi di Dio i cittadini che obbediscono agli ordini superiori, ma solo coloro che li hanno impartiti. A sporcarsi le mani di sangue innocente che grida vendetta al cospetto di Dio non sarebbero coloro che compiono stragi, ma soltanto coloro che le hanno ordinate. Il secondo argomento consiste nelle responsabilità familiari che Jägerstätter in quanto sposo e padre di tre figlie (oltre che di una quarta nata prima e fuori del suo matrimonio con Franziska Schwaninger) aveva: questo genere di responsabilità avrebbero sempre la precedenza su altre chiamate alla testimonianza cristiana che si sostiene di avere ricevuto da Dio, inclusa la chiamata a effondere il proprio sangue a motivo della sequela di Cristo.

Il martirio di Jägerstätter e la nostra coscienza cristiana

Come si può notare, nonostante gli anni trascorsi e la grande virata ecclesiale che ha comportato la beatificazione di colui che fino a qualche decennio prima era considerato un caso limite da non enfatizzare, le questioni che la vita e la morte di Franz Jägerstätter pongono alla coscienza cristiana sono attualissime. Anche oggi esistono poteri politici anticristiani che chiedono ai cristiani sottomissione e collaborazione; non si tratta solo di poteri dittatoriali, ultranazionalisti o totalitari del tipo di quelli che prevalgono in Russia o in Cina, ma anche dei poteri espressione di un laicismo radicale e di un’ideologia progressista atea che pervadono sempre più le società caratterizzate dal sistema politico liberal-democratico nell’Europa occidentale e nel Nordamerica.

Anche oggi le autorità ecclesiali appaiono sballottate fra la responsabilità di rendere testimonianza integralmente alla verità di Cristo e l’opportunità di scendere a patti o di limitare al minimo le critiche aperte alle politiche contrarie al diritto naturale oltre che alla morale cristiana per non essere messe del tutto ai margini o spazzate via. Anche oggi i laici cristiani hanno familiari affidati alle loro cure e alla loro protezione, che possono essere invocati come impedimenti a forme di testimonianza cristiana che produrrebbero reazioni da parte delle autorità che renderebbero poi impossibile l’assolvimento dei doveri genitoriali e sponsali.

Il contadino non obiettò alla guerra, ma al Terzo Reich

Senz’altro Jägerstätter è e resta un segno di contraddizione per i tiepidi nella fede, per chi, come scrive per esempio Sergio Tanzarella, si culla nelle «illusioni di uno pseudo cristianesimo senza croce». Ma è anche colui che può aiutare tutti – coloro che appaiono disposti a rispondere a una chiamata che comporta un caro prezzo e coloro che ritengono di potere e dovere testimoniare in un modo che non implica l’effusione del sangue o la morte civile – a comprendere di cosa si tratta, a capire i termini della questione, prima delle decisioni sul “che cosa fare”.

Il contadino Franz non era affatto un fanatico assetato di martirio e intransigente con chi non aveva intenzione di imitarlo: alla prima chiamata al servizio militare, quando c’è speranza che non sarà mandato al fronte, presta il giuramento a Hitler in quanto capo ultimo delle forze armate; quando sarà processato, offre la sua disponibilità a prestare servizio senza armi in sanità; mantiene fino alla fine un ricco scambio epistolare con l’amico Rudolf, come lui terziario francescano, che aveva scelto di servire nell’esercito benché condividesse lo stesso giudizio di Jägerstätter sul nazismo e sulla guerra. Alterna giudizi di delusione e di comprensione nei riguardi delle autorità ecclesiastiche e del loro atteggiamento nei confronti della guerra. Alla fine non accetta le soluzioni di compromesso che gli vengono proposte perché tutte prevedono la sua sottomissione al nazismo e alle ragioni della guerra nazista: Jägerstätter non obietta al servizio militare come tale, ma a servire il Terzo Reich; non condanna la guerra in assoluto, ma quella dalla parte di Hitler.

«Dio concede la propria grazia a ciascuno come Egli vuole»

La profondità della coscienza cristiana del martire Franz, la lucidità della sua ragione illuminata dalla fede emergono nelle lettere che gli è concesso di scrivere dal carcere di Berlino. Nella più famosa troviamo tutto quello che serve per capire la sua posizione e un insegnamento che vale per tutti, fino ad oggi:

«Scrivo con le mani legate, ma è meglio così che se fosse incatenata la volontà (i condannati a morte restavano ammanettati fino all’esecuzione della sentenza – ndr). Talvolta Dio ci mostra apertamente la sua forza, che Egli dona agli uomini che lo amano e non preferiscono la terra al cielo. Né il carcere, né le catene e neppure la morte possono separare un uomo dall’amore di Dio e rubargli la fede e la sua libera volontà. La potenza di Dio è invincibile (…) C’è sempre chi tenta di opprimerti la coscienza ricordandoti la sposa e i figli. Forse le azioni che si compiono diventano giuste solo perché si è sposati e si hanno figli? O forse l’azione è migliore o peggiore solo perché la compiono anche altre migliaia di cattolici? (…) Cristo stesso non ha forse detto: “Chi ama la moglie, la madre e i figli più di me non è degno di me?”. Per quale motivo preghiamo Dio e chiediamo i sette doni dello Spirito Santo, se dobbiamo comunque prestare in ogni caso cieca obbedienza? A che pro Dio ha fornito agli uomini un intelletto e una libera volontà se non ci è neppure concesso, come alcuni dicono, di giudicare se questa guerra che la Germania sta conducendo sia giusta o ingiusta? A che serve allora saper distinguere tra bene e male? Io credo che si possa anche prestare cieca obbedienza, ma solo se così facendo non si danneggia nessuno. Se al giorno d’oggi gli uomini fossero un po’ più sinceri ci dovrebbe essere, credo, anche qualche cattolico che dice: “Sì, mi rendo conto che quello che stiamo compiendo non è bene, tuttavia non mi sento ancora pronto a morire”. Se Dio non mi avesse dato la grazia e la forza di morire, se necessario, per difendere la mia fede, forse farei semplicemente ciò che fa la maggior parte della gente. Dio può, infatti, concedere la propria grazia a ciascuno come Egli vuole. Se altri avessero avuto le molte grazie che ho ricevuto io, forse avrebbe fatto cose molto migliori di me».

La colpa della «trascuratezza verso il mio stesso essere»

Franz spazza via l’argomento che strumentalizza le parole di Gesù sul “dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”, e implicitamente anche quello che si appella alla “coscienza in buona fede” di chi è andato a combattere nell’esercito del Terzo Reich. All’essere umano è data la ragione di un soggetto morale la cui coscienza è capace di distinguere il bene dal male, e in quanto integrata alla sua persona essa non può che “funzionare” sempre: non esiste proprio che non debba essere esercitata davanti alle richieste e alle decisioni dell’autorità civile. La voce della coscienza, come spiegherà poi la Gaudium et Spes (nn. 16-18), parla sempre, e se la singola persona non ode correttamente ciò che essa gli dice, dipende da una trascuratezza del proprio essere che l’ha resa sorda.

Chi sostenesse che la coscienza lo legittima a combattere per Hitler, dimostrerebbe semplicemente che non ha avuto cura della propria formazione morale. Lo spiegherà l’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede Joseph Ratzinger in un testo sul rapporto fra coscienza e verità pubblicato per la prima volta nel 1992 e riproposto in italiano in Liberare la libertà. Fede e politica nel Terzo Millennio: «Non è mai una colpa seguire le convinzioni che ci si è formate, anzi uno deve seguirle. Ma non di meno può essere una colpa che uno sia arrivato a formarsi convinzioni tanto sbagliate e che abbia calpestato la repulsione verso di esse, che avverte la memoria del suo essere. La colpa quindi si trova altrove, più in profondità: non nell’atto del momento, non nel presente giudizio della coscienza, ma in quella trascuratezza verso il mio stesso essere, che mi ha reso sordo alla voce della verità e ai suoi suggerimenti interiori. Per questo motivo, anche i criminali che agiscono con convinzione rimangono colpevoli». (p. 107)

Il matrimonio non è ostacolo ma forza decisiva al martirio

Se però sulla nettezza del giudizio che distingue fra il bene e il male non si può mai transigere, il discorso cambia quando si tratta della decisione esistenziale: non a tutti è data la forza morale indispensabile a sacrificare la propria vita. Franz Jägerstätter dichiara apertamente che la determinazione che lo spinge al patibolo per Cristo non viene da lui stesso, ma da Dio, da un dono di grazia. Parla anzi di grazie, al plurale. E qui va sciolto anche il nodo relativo alle responsabilità familiari. In questo caso occorre leggere al di là dell’impeccabile citazione dal Vangelo secondo Matteo sulla necessità di amare Cristo più dei propri familiari. Nella realtà documentata della vita del contadino di Sankt Radegund il matrimonio e la famiglia non sono un ostacolo al sacrificio della vita per Cristo, ma una forza propulsiva decisiva a questo fine. È in forza del bene sperimentato nella comunione sponsale e nella paternità vissuta nel rapporto con le tre figlie bambine che Franz matura una gratitudine per i doni di Dio che è anche grazia che rende possibile la coerenza di fede fino all’effusione del sangue. Lo ha illustrato in modo esteticamente perfetto Terrence Malick nel noto film La vita nascosta – Hidden Life, lo racconterà la mostra dal titolo “Franz e Franziska, non c’è amore più grande” al Meeting di Rimini che apre il 20 agosto.

Franz Jägerstätter muore in pace con tutti, perdonando tutti e a tutti chiedendo perdono, perché è consapevole che solo chi fa una grande esperienza di bene risultato dei doni di grazia che gli fa Dio è propenso ad amare Cristo fino a sacrificare la vita per Lui. Chi ancora non ha ricevuto quelle grazie può chiederle nella preghiera, magari attraverso l’intercessione di Franz e degli altri martiri come lui. Nel frattempo può almeno provare ad essere onesto con la propria coscienza e a dare il giusto valore alla testimonianza dei martiri

Nell'aridità e nel vuoto l'anima diventa umile

 Nell'aridità e nel vuoto l'anima diventa umile. L'orgoglio di un tempo sparisce quando in se stessi non si trova più nulla che dia l'autorizzazione a guardare gli altri dall'alto in basso. L'anima deve considerare l'aridità e il buio come buoni presagi: come segni che Iddio le sta al fianco, liberandola da se stessa, strappandole di mano l'iniziativa.


Edith Stein 1931

domenica 11 agosto 2024

Azurmendi, una vita fino alla fine

 


Azurmendi, una vita fino alla fine

Tutto, negli ultimi sei anni di Mikel Azurmendi, è stato un essere sedotto e un lasciarsi sedurre dal Dio presente. Fino a venerdì scorso

L’ultima volta che ci siamo visti faccia a faccia, una brezza soave soffiava tra le foglie degli alberi. Li aveva piantati lui stesso vicino alla sua casa e la luce dolce dell’estate sul fianco del monte Igueldo ci accompagnava con discrezione, esaltando la bellezza delle parole. Le mani nodose di Mikel, provate dall’artrite, che erano state le mani di un operaio in fabbrica, di uno scaricatore, di uno scrittore, di un professore, facevano disegni nell’aria per spiegare cose della terra. Parlava di Gesù di Nazarethin Dio non avrebbe creduto, lui che conosceva quasi tutti i nomi che Gli sono stati dati. Ripeteva le parole di Gesù, che nella sua bocca avevano il respiro del presente, e diceva che la vita era per essere data. “È risorto e sappiamo che risorgeremo”, diceva con il suo sorriso di bambino canzonatore sotto i baffi bianchi. E l’ultima cosa da fare, la meno ragionevole, la meno logica, sarebbe staccarsi da questo “sappiamo”. L’ultima cosa da fare, adesso che ci mancano i suoi abbracci, sarebbe avere un pensiero, un sentimento, un battito di cuore lontano da questo “suo sapere” sulla resurrezione.

Azurmendi non parlava di spiritualità perché stava arrivando alla fine della sua vita. Azurmendi non parlava di spiritualità. Era il contrario, come lui stesso diceva, era la vita, la vita buona che aveva sempre cercato, quella che lo aveva raggiunto attraverso un incontro. Azurmendi non aveva nessuna inclinazione verso il cattolicesimo, piuttosto un rifiuto: quando aveva saputo che Girard e Macintyre, due autori che lo avevano attirato, erano cattolici li aveva messi da parte. Tuttavia, in un momento inaspettato, a partire dal 2014, volle “studiare i nessi causali e temporali del suo stupore”.

Suo padre, che aveva una fabbrica di carbone sull’Igueldo, lo portava con sé a lavorare due ore prima che andasse a scuola, e per due ore dopo la fine. E la domenica a lavare il camion. Fu suo padre che gli insegnò che le cose si dovevano fare fino alla fine, andavano portate a termine, e questo voler fare le cose fino alla fine ha segnato la sua vita. Studiare il basco fino alla fine per saperlo come nessun altro, perché conoscere la lingua era sapere come uno si identifica. Euskera (basco) vero, dei caserío. Fino alla fine la lotta per la giustizia sociale, che non si poteva imparare teoricamente sui libri, ma facendo turni di lavoro in fabbriche che nessuno regge. E fino alla fine l’entrata e l’uscita dall’ETA, la lotta contro la dittatura silenziosa del terrore. Fino alla fine ha significato subire attentati, minacce, l’esilio in Spagna (Almeria) e fuori dalla Spagna (Stati Uniti). Fino alla fine anche con la filosofia, la sociologia, con lo studio delle streghe.

Fino alla fine non significava solo essere fedele a ciò in cui credeva, ma ascoltare e seguire seriamente quello che il suo cuore intelligente gli suggeriva in ogni momento. Per questo, nel lontano autunno del 1966, quando Julen Madariaga, capo della nascente banda terrorista, obbliga a decidere in sua presenza un assassinio per votazione, egli si ribella. Non dimenticò mai quel momento che lo fece allontanare dalla violenza.

Fino alla fine anche nella sua critica al sistema di convivenza nato dall’Illuminismo, basato esclusivamente sui diritti soggettivi di ogni cittadino. Un sistema che considerava fonte di conflitti sociali, perché trasforma l’altro in una frontiera. Questa critica lo ha portato a un certo punto in una specie di vicolo cieco nella sua ricerca. Non c’era più alcuna possibilità di costruire una vita buona, se non forse in un imperativo categorico di carattere etico, o nel trasformare la scelta nel criterio ultimo. Ma questa scelta non serviva a distinguere il bene dal male.

Poi, in modo inaspettato si imbatté in una “tribù di cristiani” che attirò il suo interesse: “Qui succede qualcosa”, si disse. Si sbarazzò dei dogmi della sociologia di Weber e Durkheim, che gli impedivano di implicarsi personalmente, e si tuffò in ciò che lo aveva stupito. Fino alla fine, guidato da una lealtà, una capacità critica, una sistematicità e una semplicità per superare pregiudizi che non si sapeva da dove sorgessero.  A un certo punto della sua indagine si trovò a dover accettare o rifiutare quanto questa strana tribù diceva di se stessa, delle sue origini. Allora si ricordò di  uno dei suoi grandi maestri, Wittgenstein. Azurmendi non voleva rimanere, come il filosofo austriaco, ad aspettare la venuta di un Dio che discendesse come la luce che filtra da un lucernario. Voleva rischiare di riconoscere, in una catena di testimoni, il Dio che si era incarnato, che era presente.
Fino alla fine nell’usare la ragione e il cuore. Tutto, negli ultimi sei anni di Mikel, è stato un essere sedotto e un lasciarsi sedurre dal Dio presente. Fino allo scorso venerdì, quando Gli si è presentato, afferrandolo interamente. Sapeva di essere vicino a questo momento. Voleva spendere la vita donandola. Fino a quando non torneremo a sentire la sua voce, mentre il vento muove le foglie sotto una luce eternamente dolce, sarebbe irrazionale guardare il mondo lontano dalla risurrezione che ha conosciuto.