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martedì 27 giugno 2017

Tutto il matrimonio in un quadro


Tutto il matrimonio in un quadro

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Questa opera è intitolata: Ritratto dei coniugi Arnolfini. E’ stata dipinta da Jan Van Eyck nel quindicesimo secolo nelle Fiandre. Rappresenta un matrimonio celebrato secondo gli usi dell’epoca. I due coniugi si scambiano le promesse nella loro abitazione e davanti ai testimoni (che si vedono riflessi nello specchio) e poi andranno in chiesa a ricevere la benedizione del sacerdote.Sacerdote cattolico, siamo ancora prima della riforma. Diciamola tutta. Questo quadro non  spicca, non lascia senza parole come altri di quel tempo. Eppure nasconde un tesoro ai profani come me. Racchiude in un’immagine tutte le caratteristiche del matrimonio naturale e di conseguenza anche del sacramento. L’amore sponsale per essere autentico necessita di soddisfare quelle che sono le esigenze del cuore di ogni uomo. Cosa possiamo intuire da questo quadro? Prima di tutto osservate le mani che si tengono e che con le braccia formano un’unica forma geometrica, una parabola composta dal maschile e femminile che si completano in una diversità complementare e armoniosa. Ci ricordano l’indissolubilità e l’unità. Un amore che non ha termine e condizione. Da quel momento siamo legati per sempre a quell’uomo e a quella donna. Chi non si sposa con questo desiderio del cuore: che non finisca mai?
La seconda esigenza del cuore è la fedeltà. Nel dipinto a ricordarcelo c’è il cagnolino ai piedi dei due. La fedeltà si lega all’indissolubilità. Con il matrimonio abbiamo fatto dono di noi ad una persona. Dobbiamo essere capaci di esserci sempre anche nella cattiva sorte. E’ quello che l’altro/a si aspetta da noi accogliendo la nostra promessa ed è ciò di cui ha bisogno per sentirsi amato e non usato.
Terza caratteristica è l’unicità.  Un solo uomo e una sola donna. Nel dipinto si vedono solo i due sposi.
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I testimoni sono presenti ma sono visibili solo riflessi nello specchio, come a renderli presenti ma non facenti parte di quell’unione così intima e così forte. I testimoni sono però necessari.
Quarta caratteristica è infatti la socialità. Il nostro matrimonio, la nostra unione non è solo un fatto privato ma è una realtà che investe tutta la comunità e la società civile. Per questo lo stato deve tutelare con le sue leggi il matrimonio.
Ultima caratteristica, non certo per importanza, è la fecondità. La rotondità del ventre della sposa è un augurio di fertilità, una nuova vita imminente. Il rapporto sessuale è l’assenso del corpo al dono totale e al tempo stesso esperienza sensibile della fusione degli sposi.
Cos’altro ci dice di interessante il quadro? Gli sposi sono scalzi, gli zoccoli di lui e le scarpe di lei sono posati sul pavimento. Si sono tolti le calzature come quando si calpesta un luogo sacro, in questo caso la loro casa, luogo della loro intimità, luogo dove vivranno la loro relazione e dove porranno il talamo nuziale. Sopra di loro c’è un candelabro con una sola candela accesa. Questo era un segno tradizionale fiammingo. Una candela sola accesa il giorno del matrimonio e le altre da accendere durante il percorso della loro vita comune, in una relazione da rinnovare giorno per giorno.
Antonio e Luisa

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