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martedì 27 giugno 2017

IL DOTT. FRANCO BERRINO SUI VACCINI: “OBBLIGATORIETÀ NON BASATA SU STUDI SCIENTIFICI”


FRANCO BERRINO, MEDICO ED EPIDEMIOLOGO EMILIANO DAL 1975 MEMBRO DELL’ISTITUTO NAZIONALE DEI TUMORI, NOTO PER NUMEROSE PUBBLICAZIONI FIGLIE DI STUDI RIGUARDANTI LA PREVENZIONE DEL CANCRO ATTRAVERSO LO STILE DI VITA E SOPRATTUTTO LE ABITUDINI ALIMENTARI, HA RECENTEMENTE PUBBLICATO UN LUNGO POST SULLA SUA PAGINA FACEBOOK RIGUARDANTE L’ANNOSA QUESTIONE DEI DODICI VACCINI OBBLIGATORI (CHE IN REALTÀ NON SONO DODICI, COME SPIEGHEREMO A BREVE). UNA POSIZIONE CHE CI SEMBRA DOVEROSO RIPORTARE PERCHÉ EQUILIBRATA E SEVERA SIA NEI CONFRONTI DEGLI ANTIVACCINISTI TOUR COURT (I COSIDDETTI NO-VAX), SIA VERSO IL GOVERNO ED I SOSTENITORI DELL’OBBLIGATORIETÀ DEI VACCINI.
RIEPILOGO: QUALI SONO I VACCINI OBBLIGATORI?
Secondo il decreto approvato dal Consiglio dei ministri nello scorso mese di maggio, sarà obbligatorio vaccinare i bambini entro i quindici mesi di età per poter poi effettuare l’iscrizione scolastica. Dodici, però, sono le malattie coinvolte in questa ondata di vaccini obbligatori, visto che i vaccini in sé saranno solamente quattro.
Sei delle malattie contro le quali ci sarà l’obbligatorietà di vaccinazione (anti-poliomelitica, anti-difterica, anti-tetanica, anti-epatite B, anti-pertosse e anti Haemophilus influenzae tipo B) sono contenute in un unico vaccino, il discusso vaccino esavalente, che generalmente consiste in tre richiami, da effettuare tutti nel primo anno di vita del neonato. Quattro saranno le dosi per il vaccino anti-meningococcica B, una sola per il vaccino quadrivalente (anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite e anti-varicella), che però prevede un richiamo ai cinque anni di età, ed infine l’anti-meningococcica C, anche in questo caso con un’unica dose ed un richiamo da effettuare tra gli 11 ed i 18 anni.
Dodici malattie, quattro vaccini e nove punture: questo il riassunto delle somministrazioni obbligatorie previste nei primi quindici mesi di età dal decreto legge.

CRITICA AL COMPORTAMENTO DEL GOVERNO
Il post del dottor Franco Berrino parte con una critica all’atteggiamento del governo nella diatriba sui vaccini, ed inizia con una citazione del libro Prisons We Choose to Live Inside, pubblicato nel 1986 da Doris Lessing: “Il lavaggio del cervello si basa su tre modalità ben note. La prima è la tensione seguita dal rilassamento. Questa è per esempio la formula usata negli interrogatori del prigioniero, quando l’inquisitore è alternativamente duro e tenero – prima un sadico e poi un amico gentile. La seconda è la ripetizione: dire o cantare la stessa cosa in ripetizione. La terza è l’uso degli slogan, la riduzione di idee complesse a una semplice serie di parole. Queste tre modalità vengono sempre usate (e lo sono sempre state) da governi, eserciti, partiti politici, gruppi religiosi, religioni“.
La descrizione si adatta bene al comportamento delle autorità governative e di sanità pubblica italiane nella controversia sui vaccini”, sottolinea il dottor Franco Berrino. “Minacce gravissime ai genitori che non vorrebbero vaccinare i loro figli, fino a togliere loro la patria potestà, e ai medici che li supportano, fino a radiarli dall’ordine, alternate a posizioni più blande (segnalazioni alla procura solo in casi eccezionali, garanzia di accesso alla scuola dell’obbligo). Negazioni reiterate che esistano complicazioni anche gravi, se pur rare. Slogan: i vaccini sono sicuri! Chi non è competente non parli! I benefici sono superiori ai rischi!”.
SCELTE DIVERSE DA ALTRI PAESI: PERCHÉ?
Sarebbe meglio spiegare pacatamente il perché di ognuno dei vaccini obbligatori anche quando non ci sono minacce di epidemia”, prosegue Franco Berrino, “le ragioni di scelte di obbligatorietà diverse da altri Paesi (scelte basate su quali studi?), quali studi hanno portato a decidere l’obbligatorietà di ben 12 vaccini nel primo anno di vita, cosa si sa delle possibili complicazioni, come fare per evitarle”.
Come sottolineato, l’Italia sta adottando in tema di vaccinazioni una politica ben diversa rispetto agli altri Paesi, anche quelli più avanzati, dimostrandosi decisamente più rigida sull’argomento nonostante non vi sia l’evidenza di un rischio immediato di epidemie. La ragione è da ritrovarsi nella Global Health Security Agenda(GHSA), lanciata nel febbraio del 2014 e che vede l’adesione di oltre cinquanta Paesi provenienti da tutti i continenti, che siano questi alto reddito (Italia, Stati Uniti, Francia, Germania, Regno Unito…), a reddito medio (Argentina, Cile, Vietnam…), potenze emergenti (Cina, India, Messico, Sudafrica…) o anche tra i più poveri del globo (Zimbabwe, Sierra Leone, Uganda, Guinea-Bissau…).
Come riportato già nel settembre del 2014 dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), “l’Italia è stata designata quale capofila per i prossimi cinque anni delle strategie e campagne vaccinali nel mondo”, con il benestare dell’allora ministro della sanità, Beatrice Lorenzin. Ecco dunque la ragione di questo improvviso inasprimento delle politiche del governo sul tema dei vaccini: ancora una volta l’Italia si piega ai dettami di organismi internazionali senza tener conto né dell’interesse nazionale né della volontà dei cittadini. L’Italia è stata scelta come cavia, ma secondo la versione ufficiale dei fatti questo sarebbe addirittura un onore, ricevuto peraltro alla presenza dell’allora presidente statunitense Barack Obama: “Un importante riconoscimento scientifico e culturale internazionale per il nostro Paese”, si legge ancora sul sito dell’AIFA. Nessun “complottismo”, dunque, tutto scritto nero su bianco su fonti ufficiali.
“MANCANO STUDI AFFIDABILI SULLE COMPLICAZIONI”
Ma perché dibattere tanto sul tema dei vaccini, e perché rifiutarne l’obbligatorietà? “Il rifiuto dei vaccini dipende in primo luogo dalla paura delle complicazioni”, sottolinea ancora il dottor Franco Berrino. “Fino a oggi, per quanto mi risulti, mancano studi affidabili sulla frequenza delle complicazioni. Il sistema di segnalazione degli effetti collaterali dei vaccini è obsoleto e inaffidabile. Il recente rapporto dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) sugli eventi avversi dei vaccini – un fascicolo di 170 pagine – non dà alcuna informazione utile a comprendere la dimensione del problema. Incidenze di possibili eventi avversi decine di volte più alte in alcune regioni che in altre indicano che il sistema di registrazione è inaffidabile, troppo dipendente dalla preparazione, dall’interesse e dall’attenzione dei medici, che comunque non sanno bene cosa attendersi come complicazioni per la mancanza di studi scientifici solidi”.
Ecco dunque il nocciolo della questione: come dicono i sostenitori dell’obbligatorietà dei vaccini, non esistono studi scientifici che provino gli effetti collaterali dei vaccini, ma allo stesso tempo non esistono neppure dati certi in grado di smentirli o quantificarli. Secondo Franco Berrino, i dati attualmente in nostro possesso non giustificano il decreto legge varato dal governo: “Migliorare la performance dei medici segnalatori, comunque, sarebbe ben poco utile, perché è il disegno stesso del sistema di rilevazione che manca di validità scientifica, non consente di stabilire se un evento patologico insorto dopo una vaccinazione sia causato dal vaccino o no. Il rapporto AIFA ripete laconicamente, per ogni potenziale complicazione segnalata, che non è possibile stabilirne la connessione causale. E allora cosa serve? Come può un ministro imporre un nuovo trattamento sanitario obbligatorio senza disporre di un sistema di monitoraggio efficace dei possibili danni?”.
LO STUDIO PROPOSTO DA BERRINO
Ma il dottor Franco Berrino, abituato a ricercare l’evidenza scientifica nei suoi studi, non critica solamente il decreto legge che già da settembre non permetterà ai bambini non vaccinati di iscriversi regolarmente a scuola. Ci propone, al contrario, uno studio che riesca finalmente a dirimere la questione: “Quale disegno di studio potrebbe garantire una sorveglianza capace da un lato di stabilire la frequenza delle complicazioni effettivamente dovute al vaccino e dall’altro di valutare quali bambini sono a rischio di complicazioni? Poiché le complicazioni gravi sono rare occorre uno studio molto grande. In Italia nascono ogni anno quasi mezzo milione di bambini e sarebbe possibile uno studio in cui i bambini nati l’anno successivo all’introduzione dell’obbligo vengano sorteggiati in due gruppi, uno che viene vaccinato appena nato, com’è la pratica attuale, uno che viene vaccinato dopo sei mesi, o dopo un anno, e intanto si registrano tutti gli eventi morbosi occorsi nel primo anno di vita. In tutte le regioni italiane esiste un sistema di registrazione dei ricoveri ospedalieri che permetterà di valutare la frequenza di qualunque patologia grave nei due gruppi. Per le patologie comuni che non richiedono ospedalizzazioni i pediatri dovranno obbligatoriamente registrare e segnalare tutti i casi incidenti nell’anno di studio”.
Solamente in questo modo, si potrà capire quali sono le malattie che effettivamente necessitano di una vaccinazione da effettuarsi nel corso del primo anno di età, mentre le altre risulterebbero superflue o quanto meno andrebbero considerate da non effettuarsi obbligatoriamente nel corso dei primi dodici mesi di vita: “Per ogni patologia che risultasse significativamente più frequente nel gruppo vaccinato si potrà indagare su eventuali differenze fra i bambini ammalatisi e quelli non ammalatisi (per esempio parto naturale o cesareo, ordine di nascita, patologie in gravidanza, abitudini al fumo dei genitori, allattamento al seno o artificiale, trattamenti antibiotici, allergie, malformazioni congenite, altre malattie…), allo scopo di identificare eventuali condizioni che sconsigliano di vaccinare. Lo studio non consentirà di stimare il rischio di eventuali complicazioni a insorgenza tardiva, ma consentirà di valutare se il loro rischio dipende dall’età del trattamento vaccinale. Questo disegno di studio consentirebbe anche di verificare l’utilità di vaccinare alla nascita piuttosto che dopo sei mesi o un anno: quanti casi di tetano, difterite, parotite ecc. compariranno nei bambini non vaccinati? Quante complicazioni gravi del morbillo o di altre malattie prevenibili con la vaccinazione? Insomma, sarebbe possibile disporre di dati solidi su cui pianificare una politica di vaccinazioni il più possibile efficace e sicura! E anche i partigiani del non vaccinare disporrebbero di informazioni piuttosto che basarsi su pregiudizi, sospetti, incertezze e paure per ora in gran parte ingiustificate”.
CONCLUSIONE: RAGION DI STATO CONTRO RAGION DI MERCATO
Come anticipato, la posizione del dottor Franco Berrino ci sembra decisamente equilibrata e degna di un importante esponente del mondo scientifico. Noi, invece, ci limitiamo a commentare il problema politico che sorge inevitabilmente sulla tematica: l’obbligatorietà dei vaccini voluta dal governo segue effettivamente la volontà di migliorare la vita dei cittadini, oppure è l’ennesima operazione mascherata da questione di pubblico interesse per mascherare gli interessi che ci sono dietro? Lungi da noi, ancora una volta, fare del becero “complottismo”, ma il problema esiste e non può essere negato.
La soluzione, almeno in parte, è proprio quella indicata dal dottor Berrino: mettere in piedi uno studio abbastanza grande per capire quali vaccini siano effettivamente necessari, ed in quale età sia più consigliabile somministrarli. L’altra parte sarebbe quella di tornare finalmente ad investire nella sanità pubblica e nella ricerca delle nostre Università, dopo anni di vergognosi tagli a quelle che dovrebbero essere i settori, insieme all’istruzione, in grado di dividere realmente i Paesi tra avanzati e non. Solamente dopo aver sviluppato i dovuti studi, qualora si evidenzi effettivamente una necessità dal punto di vista della salute pubblica e dunque dell’interesse generale, si potranno rendere obbligatorie alcune vaccinazioni, che siano solamente quelle rispondenti a questi criteri. In caso contrario, resterà troppo forte il dubbio che i veri beneficiari del decreto legge siano per l’ennesima volta i privati ed il loro profitto.

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