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lunedì 23 marzo 2015

Eden, la giornalista agnostica sesso e rock’n’roll folgorata da Chesterton: «Mi ha mostrato la via alla felicità»

Eden, la giornalista agnostica sesso e rock’n’roll folgorata da Chesterton: «Mi ha mostrato la via alla felicità» 

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marzo 22, 2015 Benedetta Frigerio
Dawn Eden racconta a tempi.it la sua storia: «Fui colpita da una frase: “La cosa più poetica al mondo è non stare male”. Io allora seguivo tre terapie farmacologiche»

Innamorarsi del rock’n’roll, scrivere poco più che ventenne per le riviste di musica più importanti degli Stati Uniti, frequentare le star e i locali esclusivi della Grande Mela e poi, d’improvviso, innamorarsi delle opere del custode dell’ortodossia cattolica, Gilbert K. Chesterton. Leggere tutti i suoi libri per quattro anni di fila, come unico conforto in una vita dissoluta, fino ad arrendersi alla fede.
EBREA PROGRESSISTA. È la storia di Dawn Eden (nella foto, credit Ron Sartini), autrice del libro appena rivisto The Thrill of the Chaste: Finding Fulfillment While Keeping Your Clothes On (Il brivido della castità: trovare il compimento con i vestiti addosso). Un titolo bizzarro per un’ebrea progressista nata nel 1968 a New York, figlia modello della rivoluzione sessuale. «Quando avevo cinque anni i miei genitori divorziarono. E nella sinagoga che frequentavo, dove venivo educata secondo la tradizione riformata e liberale, subii il primo abuso. Il secondo avvenne in casa di mia madre, che pur sapendo quanto mi accadeva lasciò correre», racconta a tempi.it. Eden perdonerà poi sua madre, che intanto si era pentita, «ma a causa del divorzio e degli abusi cominciai a perdere la fede in Dio. All’inizio continuavo a credere alla sua esistenza, ma non pensavo che potesse amare me. Mi sentivo orribile e sbagliata, colpevolizzandomi per quanto avevo subito, come fanno i bambini portati naturalmente a fidasi ciecamente degli adulti».
AGNOSTICA. La madre, pur continuando a garantirle una formazione ebraica, si avvicinò alla New Age: «Mi venivano presentate due verità, e questa contraddizione mi portò a credere che non esistesse alcuna verità». Perciò, «diventai agnostica. E, non sapendo dove trovarla, mi creai una falsa identità, aggressiva e provocante. Ero vulnerabile e cercavo disperatamente di essere amata. Da una parte volevo sposarmi, ma dall’altra avevo paura degli uomini. E poi non credevo di avere un valore, né tanto meno che qualcuno potesse volermi per sempre».
dawnnov1990MATERIALISTA E CONSUMISTA. La ricerca di un bene divenne quindi una schiavitù: «Mi vestivo in maniera sfacciata per attirare l’attenzione degli uomini, mi comportavo e agivo per piacere agli altri, pensando così di ottenere l’amore che cercavo». Invece, non solo quell’amore non arrivava, ma Eden si sentiva sempre più a disagio. Per cercare di riempire il vuoto che sentiva non bastava neppure il lavoro che ogni ventenne moderna sogna. «Mi innamorai della musica e cominciai a scrivere di rock. Frequentavo gli artisti più in voga del momento, ma in quell’ambiente invece che trovare soddisfazione caddi in una depressione profonda: il mio comportamento autodistruttivo non fece che rinforzarsi, mentre il materialismo e il consumismo diventavano la prassi religiosa con cui trattare me e gli alti come oggetti». Dai primi anni Novanta in poi cominciarono anche i pensieri suicidi e «più cercavo conforto nel sesso, più mi disperavo».
FOLGORATA DA CHESTERTON. Fu un fatto ordinario ad aprire una breccia di novità nell’unico mondo conosciuto da Eden: «Era il dicembre del 1995, avevo 27 anni, chiesi a Ben Eshbach, leader di un gruppo rock di Los Angeles chiamato “Sugar Plastic”, cosa stesse leggendo. Mi rispose: L’uomo che fu Giovedì di Chesterton». Per fare impressione sull’artista Eden corse a comprarne una copia. «Fui subito colpita da una frase: “La cosa più poetica al mondo è non stare male”. Era vero, perché io, che allora seguivo tre terapie farmacologiche, non trovavo pace né tanto meno poesia”. Cominciai a leggere anche gli altri libri di Chesterton, iniziando con Ortodossia, che documenta la ragione del fascino che provavo per questo scrittore».
«IL VERO RIBELLE». Eden era sempre stata convinta che il cristianesimo fosse una forma accettata da tanti per tradizione, «mentre io cercavo un’identità che mi rendesse unica. Beh, Chesterton mi spiegò che mi ero ingannata, perché ci sono due tipi di ribelli. Uno è l’anarchico che si illude di essere libero, ma che sa solo distruggere. Il secondo è il ribelle vero, un cristiano che si oppone al mondo per difendere la verità e la bellezza». Chesterton era «l’unico uomo a farmi felice. Ricordo, ad esempio, il sollievo che provai quando ero a Londra con un mio fidanzato, un editore inglese: mi capitò in mano un suo libro e mi sentii d’improvviso contenta».
CRISTIANA PROTESTANTE. Ma l’allergia di Eden per il cristianesimo non passava, anche se «iniziai a cercare di capire da dove Chesterton attingesse tanta sapienza e gioia, quindi mi comprai una Bibbia». Era l’ottobre del 1999 quando, leggendo il Vangelo, «dopo un lungo percorso in cui Dio mi aveva lentamente cambiata, mi convertii in un istante: “Giustificati dunque per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo”, dice Paolo nel primo versetto del Capitolo 5 della Lettera ai Romani. Ricordo perfettamente che in quel momento capii che Gesù mi amava e che non era un uomo vissuto nel passato. Stava parlando a me». La prima cosa che Eden fece fu di chiedere il battesimo protestante, perché «credevo sì in Lui, ma non nella Chiesa cattolica».
LA SCOPERTA DEI SANTI. A quel tempo la giornalista scriveva per il New York Post, «quando mi fu chiesto di raccontare la storia di un cosiddetto “Miracle baby”, nato per mezzo della fecondazione artificiale. Scoprii che su tre embrioni “prodotti”, uno era morto, quindi mi rifiutai di presentare la notizia positivamente, mettendo in luce la contraddizione. Il mio direttore mi chiamò, sapevo che mi avrebbe licenziata. In panico provai a vedere se quella cosa dei santi cattolici funzionava. Per i protestanti è idolatria, ma non avevo più nulla da perdere. Cercai il protettore dei giornalisti e trovai Massimiliano Kolbe. Lessi la sua biografia e alla fine mi commossi perché anche lui aveva difeso una vita. Mi ritrovai a parlarci così: “Senti Massimiliano sono nei guai, per favore prega per me”». Aspettandosi un miracolo, Eden ne ricevette un altro: «Mi aspettavo una magia, pensavo che il mio capo mi avrebbe non solo tenuta, ma promossa. Invece smisi di avere paura. Sentivo di essere forte e di essere dalla parte di Dio. Non temevo più nulla». Il fatto colpì così tanto «un’ansiosa come me» da portarla a desiderare di vivere ancora quella comunione dei santi, «che però c’è solo nella Chiesa cattolica, dove il giovedì santo del 2006 ricevetti il battesimo». Nel frattempo, «avevo scoperto l’amore di Dio attraverso la preghiera, i sacramenti e la compagnia della Chiesa. Compresi che l’amore che cercavo si otteneva vivendo la castità, che guariva le mie ferite, la mia depressione e la mia ansia».
CASTA E FELICE. La gioia che Eden vive oggi «non pensavo esistesse su questa terra. Appena mi battezzai quindi pubblicai un libro sulla castità». Sapendo che per il mondo «a cui appartenevo la castità è una privazione dall’amore, volevo mostrare il fraintendimento: la castità è un sì detto all’amore di Dio che ti rende capace di amare in un modo più profondo tutti gli uomini, rendendoti più sposa, più madre, più sorella, più amica». Per lei, oggi consacrata, «non si tratta però di uno status che riguarda solo me. Anche chi è sposato deve vivere così, amando davvero. Perché l’amore, per essere tale, deve essere esclusivo e aperto alla vita che Dio vuole donare a te e all’altro coniuge. Al di fuori di questa apertura i rapporti sono strumentali». Concetti duri da digerire nel suo «vecchio mondo», ma «tutti sanno che un amore senza condizioni è il massimo». Per amare così però bisogna imparare «da Dio: per questo anche io ora attingo da lui, come fa Chesterton, nell’Eucarestia e nella preghiera che alimentano l’amore ricevuto nella comunità cristiana».

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