«DOPO TANTO CERCARE E INDAGARE»
La religiosità di Giacomo Leopardi
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ABSTRACT – A proposito della religiosità di Giacomo Leopardi, è interessante leggere con sguardo critico in particolare le sue Operette morali. In esse si può riconoscere un cammino: dalla negatività dei primi dialoghi, in cui l’uomo è immerso nella morte e nel nulla, alla positività degli ultimi dialoghi, dove si prospettano l’amore e la gloria come soluzione al pessimismo.
Oltre alle sue opere, la religiosità del poeta è rintracciabile nella sua biografia. Questa ricostruzione è possibile perché, verso la fine del secolo scorso, alcuni studiosi hanno ribaltato l’immagine di un Leopardi anticristiano, morto senza fede, e hanno dimostrato il contrario. Ci riferiamo in particolare a Nicola Storti e a Divo Barsotti.
Barsotti dà questo giudizio di Leopardi: «[Egli] aveva scritto del cristianesimo, ma lo aveva visto dal di fuori; ne aveva trattato come di una dottrina, non ne aveva avuto una conoscenza reale». Ad ogni modo, «il rifiuto a ogni fede religiosa non fu mai, nel poeta, assoluto e pacifico». Più che una negazione della fede cristiana, la sua fu una rivolta contro il male; perciò la sua poesia, pur non essendo cristiana, fu «religiosa».
Dal canto suo, Storti, addetto all’Archivio Segreto Vaticano, è giunto alla conclusione — attraverso il rinvenimento di alcuni importanti documenti, inclusa una lettera che attesta la sua amicizia con il padre gesuita Francesco Scarpa, suo confessore — che il poeta recanatese, negli ultimi tempi della sua vita, ritornò alla fede della sua prima adolescenza, e che la sua morte è stata cristiana.
È interessante sapere che tra gli scritti del poeta recanatese ci sono anche due preghiere a Maria. La più lunga delle due si trova a chiusura del poemetto «Appressamento della morte», scritto a 18 anni: O Vergin Diva, se prosteso mai / caddi in membrarti, a questo mondo basso, / se mai ti dissi Madre e se t’ amai, / deh tu soccorri lo spirito lasso / quando de l’ ore udrà l’ ultimo suono, / deh tu m’ aita ne l’orrendo passo.
Ungaretti, che ha studiato in modo approfondito Leopardi, ha dato un giudizio del poeta che può sembrare sorprendente: «Egli è molto più cristiano del Petrarca, forse il più grande cristiano che ci sia mai stato: ama perdutamente il prossimo».
1 commento:
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