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domenica 19 marzo 2017

Vitamina D e cancro

 Vitamina D e cancro
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ARTOI
Associazione Ricerca Terapie Oncologiche Integrate

Ho trovato un documento che conferma tutto quello che ho  precedentemente detto sulla Vit D. Esso è convalidato da due dei massimi  ricercatori italiani, il Prof. Massimo Bonucci ed il Prof.Massimo  Fioranelli
Claudio Sauro
La vitamina D in realtà non è nemmeno una vitamina nel senso stretto del  termine, ma è un potentissimo ormone steroide che viene prodotto quando  la nosta pelle viene colpita da una quantità adeguata di luce solare  ultravioletta, ad una lunghezza d’onda di 290-315 nanometri e viene poi  attivato a livello del fegato e dei reni.
 Oggi siamo sempre meno esposti alla luce solare, soprattutto in inverno.  La nostra vita scorre quasi tutta in luoghi chiusi (case, uffici,  negozi, automobili) e ogni qualvolta ci esponiamo al sole stiamo  attentissimi a proteggerci con filtri solari sempre più selettivi,  soprattutto per il diffuso timore che l’esposizione al sole sia  pericolosa.
 Gli studi dimostrano che la carenza di vitamina D è collegata ad una  maggiore incidenza di cancro (soprattutto seno, polmone, colon e  prostata), attacchi cardiaci,ipertensione arteriosa, ictus, diabete,  sclerosi multipla, malattie autoimmuni, depressione stagionale e altri  disturbi mentali, morbo di Alzheimer, osteoporosi, dolori cronici  muscolari e articolari, influenza e raffreddori, asma, stanchezza  cronica.
 La Vitamina D accelera la guarigione dei tessuti, ed avendo un effetto  antiproliferativo riduce il rischio di degenerazione neoplastica, regola  l’apoptosi e la differenziazione cellulare.
 Negli Stati Uniti si e’ visto che l’integrazione di 1000 unità  internazionali al giorno di vitamina D riduce la mortalità per cancro  nel 9% delle donne e nel 7% degli uomini.
 In uno studio pubblicato nel 2007 sull’ American Journal of Clinical  Nutrition le donne in postmenopausa che avevano assunto calcio e  vitamina D avevano registrato una diminuzione del 77% del rischio di  sviluppare cancro. Per ogni aumento di 10 ng/ml di vitamina D nel  sangue, il rischio relativo di cancro è crollato del 35%.
 Secondo l’American Cancer Society il cancro al seno e’ la seconda causa  di morte nelle donne degli Stati Uniti. Il tasso di questo tumore e’ più  alto nelle donne bianche dopo i quarant’anni ed e’ elevato nelle donne  nere al di sotto dei 40 anni. Queste ultime hanno anche maggior  probabilità di morire di cancro al seno ad ogni età. I tessuti del seno  hanno recettori della vitamina D, quindi risentono abbastanza del tasso  di vitamina D disponibile.
 La vitamina D agisce sui tumori interferendo nella costituzione dei vasi  sanguigni che li alimentano. Le donne che hanno livello ematico di  vitamina D più basso di 20 ng/ml possono avere un’incidenza di cancro al  seno maggiore del 50%; d’altro canto l’attualefabbisogno medio (R.D.)  di vitamina D è insufficiente per aumentare i livelli fino a 30 ng/ml.
 I livelli bassi di vitamina D (al di sotto dei 20 ng/ml) sono associati  ad un aumento del rischio di cancro del colon dal 20 al 50%. Una  metanalisi ha evidenziato che livelli ematici di vitamina D sui 33 ng/ml  sono associati ad una diminuzione del 50% del rischio di cancro al  colon rispetto a livelli di 12 ng/ml.
 Per quanto riguarda l’apparato cardiovascolare l’Healt Professoional  Follow Up Studyl ha raccolti campioni di sangue di oltre 51.000 mila  operatori sanitari di sesso maschile che nel 1986 avevano tra i 40 e 75  anni, ha evidenziato che chi aveva una carenza di vitamina D (con  livelli inferiori di 15 ng/ml) ha avuto il 242% di possibilità in più di  avere un attacco di cuore rispetto a chi aveva livelli di almeno 30  ng/ml.
 La carenza di vitamina D è oggi universale e colpisce la quasi totalità  della popolazione, specie nei paesi al di sopra del 35° parallelo come  l’Italia. Maggiore e’ la latitudine, meno efficaci i raggi ultravioletti  nel produrre la vitamina.
 Alle nostre latitudini da novembre a marzo i raggi UV non sono in grado  di produrre la vitamina. Una crema solare con fattore di protezione 8  abbatte fino al 92% la produzione di vitamina D, un fattore di  protezione 15 fino al 99%.
 D’altro canto le persone che passano molto tempo ad abbronzarsi  producono piu’ melanina sulla pelle e quindi hanno una ridotta capacita’  di convertire la luce solare in vitamina D.
 Per usufruire del sole in modo sicuro bisogna attenersi alla seguente  regola: esporre il 25% della pelle (mani, braccia e parte inferiore  delle gambe)per un periodo di tempo che va dal 25 al 50% del tempo che  si presume sia necessario alla pelle per arrossarsi.
 Perciò se non vivete ai Tropici e se non passate la maggior parte delle  vostre giornate nudi sotto il sole è pressoché impossibile cha il vostro  organismo produca abbastanza vitamina D per tutte le sue necessità e  diventa quindi necessario assumerla come supplemento.
 In effetti per assumere almeno 1000 unità internazionali (UI) bisognerebbe bere 10 bicchieri di latte da 240 ml l’uno.
 Nella nostra popolazione vi e’ un epidemia di carenza di vitamina D;  meno del 5% raggiungono un livello nel sangue di 40-50 ng/ml oggi  considerati ideali, mentre la maggior parte è collocata fra i 5 ed i 20  ng/ml. Ossia livelli già bassi anche per gli obsoleti range di normalità  nei nostri laboratori che erano basati sul minimo di 20 ng/ml per  scongiurare il rachitismo. Si è valutato inoltre che tra il 40 e il 100%  delle persone anziane sia carente di vitamina D.
 La pratica ha dimostrato che per raggiungere i 50 ng/ mi sono necessari  almeno 5000 UI al giorno di vitamina D3, contro una RDA di 600-800 UI.  La somministrazione di queste quantità è però consigliata solo sotto  controllo medico mentre per i soggetti che non effettuano controlli  ematici è bene non superare le 2000 UI giornaliere.
 L’eccesso di vitamina D è in realtà assai più raro di quanto si pensasse  e valori ematici fino a 100 ng/ml non creano alcun problema. Il  problema è quindi solo quello di non averne abbastanza.
 Prof.Massimo Fioranelli
 Direttore Scientifico ARTOI
 Direttore “Centro Studi Scienze della vita”,
 Università “G. Marconi” – Roma

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