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domenica 21 aprile 2024

vitamina D

 FINCHÉ MALATTIA NON CI SEPARI


La storia della scoperta della vitamina D parte nel 1919 quando Huldschinsky osservò che bambini affetti da rachitismo guarivano se esposti alla luce ultravioletta. 


A.F. Hess e H.B. Gutman ottennero un risultato simile nel 1922 usando la luce solare.


Nello stesso periodo Mc Collum ipotizzò l'esistenza di un composto liposolubile essenziale per il metabolismo delle ossa, studiando l'azione antirachitica dell'olio di fegato di pesce da cui riuscì a identificare una componente attiva.


Oggi abbiamo molte conoscenze e tanta consapevolezza (non troppa, ahimè).


Sappiamo che la forma attiva della vitamina D (calcitriolo) regola l'omeostasi calcio-fosfato attraverso l'interazione con il recettore della vitamina D (VDR). Ha anche un enorme impatto sul corretto funzionamento dei sistemi muscoloscheletrico, immunitario, nervoso e cardiovascolare. 


La carenza di vitamina D è spesso associata a diverse malattie neurologiche, poiché il recettore della vitamina D è espresso in diverse strutture cerebrali tra cui l'ippocampo, l'ipotalamo, la substantia nigra e il talamo. 


È noto che la vitamina D inibisce la proliferazione e induce la differenziazione delle cellule di diversi ceppi ed è essenziale per la rigenerazione della barriera epiteliale, nonché per la maturazione delle cellule immunitarie. Ad esempio, linfociti, neutrofili, monociti e cellule dendritiche non solo esprimono VDR e sono bersagli diretti per il calcitriolo, ma attivano anche la 25(OH)D3 (calcidiolo) circolante.


Gli effetti immunomodulatori della vitamina D attiva includono il passaggio dalla risposta cellulo-mediata (Th1) all'immunità umorale (Th2). 


La vitamina D attiva i macrofagi e la produzione di sostanze antimicrobiche da parte delle cellule immunitarie, che sono essenziali nell'eradicazione delle infezioni batteriche o virali. 


Non sorprende che l'insorgenza delle infezioni stagionali, come l'influenza, sia spesso collegata alla carenza di vitamina D. 


È anche noto che il basso livello di vitamina D è associato ad un aumento del rischio di qualsiasi tipo di cancro e ad una diminuzione del tasso di sopravvivenza, principalmente a causa di un'aumentata gravità dei sintomi e del potenziale metastatico dei tumori maligni.


Alla luce di queste (e altre) conoscenze, si continua a trascurare l'importanza della vitamina D e la raccomandazione solita è "un flaconcino da 25000 unità una volta al mese" come se fare una busta di spesa una volta al mese fosse sufficiente per un intero condominio.


In ultima istanza, recentemente, uno studio pubblicato su una prestigiosa rivista scientifica (NEJM) conclude che la vitamina non avrebbe effetti utili sulla riduzione del rischio di fratture, nonostante un campione massiccio (40000 persone).


Peccato che fossero soggetti non particolarmente anziani, non carenti di vitamina D, ai quali sono state somministrate 2000 UI giornaliere. 


E lo stile di vita? 

E l'attività fisica? 

E la menopausa? 

E le patologie? 


E stica...voli se il tuo medico è ottuso e non vuole prescriverti la Vitamina D. Puoi sempre mandarlo a quel paese (a prendere un po' di sole)!


Sembra, ma è solo l'opinione di un semplice nutrizionista di paese, l'ennesimo tentativo per screditare (boicottare) una molecola libera, non brevettabile, economica e soprattutto EFFICACE e SICURA.


Ah, è la vitamina del sole, quindi... GIORNALIERA, mi raccomando!

#dottRanalli

#ranallinutrizionista

#/

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