Com’è nato il “Te Deum”. Risponde Jacopo da Varagine nella “Legenda Aurea”: «Il giorno di Pasqua Agostino ricevette il battesimo insieme all'amico Alipio che era stato convertito dalle prediche di S. Ambrogio, e ad Adeodato, figlio dello stesso Agostino, natogli mentre era ancora filosofo pagano. Allora S. Ambrogio gridò: “Te Deum laudamus”. S. Agostino seguitò: “Te Dominum confitemur”.
E in tal modo rispondendosi composero quest'inno».
Anche se la redazione finale del “Te Deum” fu del vescovo Niceta, è bello ricordarne questa genesi comunionale: l’antichissimo inno fiorì come dialogo sulle labbra di Ambrogio e Agostino, i due Padri della Chiesa.
È nella relazione, è nel rapporto io-tu che sorge il grande inno di lode a Te o Dio che mi fai (creazione) e mi “ri-fai”, letteralmente “ri-comprandomi” (Red-entore significa esattamente questo: ricomprare uno schiavo per farne un “liberto).
Viene un gran senso di gratitudine agli amici più cari: le spine nella carne permangono, ma in loro compagnia non vince il lamento bensì l’inno di lode.
Nessun commento:
Posta un commento