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domenica 19 ottobre 2014

VOGLIO LA MAMMA - CAP. 13 LA PERSONA E LA FELICITA'

VOGLIO LA MAMMA - CAP. 13 LA PERSONA E LA FELICITA'

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Tutto il percorso compiuto fin qui ci porta al tema cruciale: la libertà. Cos'è la libertà? E' il principale valore cui tendere? Come si misura l'incrocio della libertà nostra con quella altrui? Servirebbe davvero una mamma, qualcuno capace di insegnarci quel che una volta le mamme insegnavano: a essere personcine corrette, che sanno accettare la limitazione della propria libertà per motivi disparati e tutti validi. La buona educazione, il rispetto, l'amore per gli altri. Ci insegnavano a essere persone, non individui.

La distinzione tra persona e individuo è cruciale per determinare il peso che la libertà deve avere nella nostra vita. La contemporaneità tende a descriverci come individui, pretendendo di misurare dunque tutto con il totem della libertà individuale: più è ampia questa libertà, più l'orizzonte del progresso è sgombro. Molti dei temi che abbiamo affrontato in questo cammino (aborto, eutanasia pediatrica, omogenitoralità, "dolce morte") vengono declinati come inno alla libertà individuale, che viene prima di ogni cosa.

La mamma, il buonsenso, la natura ci insegnano invece che non siamo meri individui: siamo persone. Qual è la differenza rispetto all'essere individui? Semplice. Di mezzo c'è la parola "relazione". Siamo individui, sì, ma in relazione con gli altri. Dunque la nostra libertà individuale è insieme arricchita e limitata da questa dimensione relazionale, persa la quale perdiamo la principale caratteristica dell'umanità: quella di saper cogliere nell'incontro con l'Altro da sé l'occasione per la propria crescita personale.

Nella maternità c'è l'esplodere primigenio della grande bellezza di questo essere persone e non individui: il bambino nel grembo della madre non può vivere senza il rapporto con la madre stessa; la mamma avverte nel portare un proprio figlio in grembo che la propria vita cambia per sempre, cambia nella relazione inscindibile con un'altra persona, con l'Altro da sé appunto, che però da sé procede. L'individuo sparisce, si diventa persona.

Solo nell'essere persone scopriamo la dimensione della felicità possibile, solo nella dimensione relazionale la nostra individualità trova senso. Non siamo isole, non siamo monadi, se ci riduciamo a questo perdiamo ogni occasione di umanità, diventiamo freddezza. Siamo, al contrario, potenzialmente felici solo nell'incontro fecondo con l'Altro. E' chiaro che la dimensione di apertura all'Altro deve essere generosa e carica di amicizia, altrimenti gli Altri possono diventare l'inferno (è un racconto, questo, molto presente nella contemporaneità: da Jean Paul Sartre a Lost). 

Se ci apriamo all'incontro, però, tutto il quadro della nostra vita diventa pieno di senso. Nessun uomo è un isola e il presupposto per essere veramente liberi è essere in due: l'Io e l'Altro. Una volta che ci siamo scrollati dalle spalle il totem ossessivo dell'indivualismo e della conseguente libertà priva di senso, scopriamo la libertà che dà potenzialmente la felicità: la libertà di essere una persona. Di essere, cioè, un individuo in relazione con un altro individuo. Da questo tutto procede.

Nel rapporto tra una madre e suo figlio abbiamo la fotografia più intensa di questa felicità possibile. Cancellare questo archetipo significa minare dalle fondamenta la possibile felicità della specie umana. 

Pensate bene a tutto questo quando fate le vostre battaglie per l'aborto, per la cancellazione della figura materna, per il genitore 1 e il genitore 2. Rileggetevi Pier Paolo Pasolini, i suoi Saggi sulla politica e la società: "Sono traumatizzato dalla legalizzazione dell’aborto, perché la considero, come molti, una legalizzazione dell’omicidio. Nei sogni e nel comportamento quotidiano io vivo la mia vita prenatale, la mia felice immersione nelle acque materne: so che là io ero esistente.Mi limito a dire questo perché a proposito dell’aborto ho cose più urgenti da dire. Che la vita sia sacra è ovvio: è un principio ancor più forte di qualsiasi principio della democrazia, ed è inutile ripeterlo.
La prima cosa che invece vorrei dire è questa: a proposito dell’aborto (…) i radicali e tutti gli abortisti democratici più puri e rigorosi si appellano allaRealpolitik e quindi ricorrono alla prevaricazione cinica dei dati di fatto e del buon senso.
Se essi si sono sempre posti anzitutto (…) il problema di quali siano i principi reali da difendere, questa volta non l’hanno fatto. Ora, come essi sanno bene, non c’è un solo caso in cui i principi reali coincidano con quelli che la maggioranza considera i propri diritti. Nel contesto democratico si lotta, certo, per la maggioranza, ossia per l’intero consorzio civile, ma si trova che la maggioranza, nella sua santità ha sempre torto: perché il suo conformismo è sempre brutalmente repressivo. Perché io considero non reali i principi su cui i radicali e in genere i progressisti (conformisticamente) fondano la loro lotta per la legalizzazione dell’aborto? Per una serie caotica, tumultuosa ed emozionante di ragioni. Io so intanto, come ho detto, che la maggioranza è già tutta per la legalizzazione dell’aborto (…). L’aborto legalizzato è infatti -su questo non c’è dubbio- una enorme comodità per la maggioranza. Soprattutto perché renderebbe ancora più facile il coito, a cui non ci sarebbero praticamente più ostacoli. Ma questa libertà (…) questa meravigliosa permissività, da chi è stata tacitamente voluta, tacitamente promulgata e tacitamente fatta entrare in modo ormai irreversibile nelle abitudini? Dal potere dei consumi, dal nuovo fascismo. Esso si è impadronito delle esigenze di libertà, diciamo così liberali e progressiste, e facendole sue le ha vanificate, ha cambiato la loro natura. Oggi la libertà sessuale della maggioranza è in realtà una convenzione, un obbligo, un dovere sociale, un’ansia sociale, una caratteristica irrinunciabile della qualità della vita del consumatore."

Leggete e rileggete bene: le esigenze di libertà vengono vanificate, viene cambiata la loro natura. Attenti a non diventare convenzionali e conformisti con il vostro totem della libertà individuale da consumatori. La vera libertà è personale, non individuale: vive nella relazione feconda con l'Altro.

La libertà individuale è roba da infelici.

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