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mercoledì 18 febbraio 2015

Curare oltre 100 malattie della pelle con meno di un euro Intervista al padre del Metodo Ruffini

Ruffini: "La grande economicità del trattamento può liberare enormi risorse per la ricerca"

Curare oltre 100 malattie della pelle con meno di un euro
Intervista al padre del Metodo Ruffini

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di valerio droga | 20 dicembre 2013 | pubblicato in Cure e terapie

dott Ruffini

Ci sono ciarlatani e finti guaritori, venditori di illusioni e presunti taumaturghi che si approfittano di patologie incurabili diffondendo false speranze a chi la speranza ormai l’ha già persa. E poi ci sono medici e ricercatori che fanno del giuramento di Ippocrate la strada maestra, il cui unico obiettivo è prendersi cura dell’umanità, che mettono a punto trattamenti e cure efficaci lasciandoli a disposizione della gente, senza porle sotto chiave per specularci su. A volte si può trattare di metodi semplici, privi di effetti collaterali e a basso costo, al punto da suscitare legittimi dubbi, ma non per questo meno efficaci o meno scientifici.

Sopra, Chitignano (Arezzo), paese di origine e, sotto, Ruffini a 20 anni a un concerto.
Oggi parliamo di (e con) Gilberto Ruffini, medico chirurgo ematologo, padre del Metodo Ruffini. La sua storia profuma di un’Italia che non c’è più, in cui la forte motivazione personale e il merito poteva far dimenticare e superare le difficoltà incontrate. Così un giovane di origini contadine umbro-toscane, cresciuto prima con la madre e poi in orfanotrofio e collegio, comincia a lavorare da garzone in uno studio dentistico di Varese. Osservando il vecchio dentista si appassiona al mestiere e decide di conseguire il diploma di odontotecnico, alternando quindi le pulizie dello studio durante il giorno e la preparazione di protesi dentarie alla sera. Ma Gilberto Ruffini non si arresta qui, si iscrive alla facoltà di Medicina e chirurgia a Milano, ereditando poi lo studio del vecchio datore di lavoro. Esercita quindi come dentista (all’epoca le due carriere non erano ancora separate) e contemporaneamente prosegue gli studi a Pavia specializzandosi col massimo dei voti in Ematologia clinica e di laboratorio, sotto la guida di uno dei più autorevoli al mondo ematologi dell’epoca, Edoardo Storti. Per 42 anni continua però la sua attività di dentista nel centro di Varese, oltre a prestare servizio in ospedale e a insegnare all’università, affiancando il tutto alla libera ricerca, con un approccio estremamente pragmatico, concependo la medicina a 360 gradi e mai a compartimenti stagni. Ed è così, un po’ per caso, proprio mentre è sul lavoro, che ‘scopre’ un metodo risolutivo per tutta una serie di problemi dermatologici: chiede e ottiene il brevetto nel 1996 e da allora, pur dovendo lasciare più tardi per motivi di salute l’attività di dentista, prosegue instancabilmente quella di ricercatore, provando al tempo stesso a diffondere il più possibile questo trattamento perché sempre più persone se ne possano giovare.
Cominciamo da dove è giusto cominciare: cos’è il Metodo Ruffini, su cosa si basa?
“Il Metodo Ruffini, da me ideato, è un trattamento dermatologico ad uso topico a base di ipoclorito di sodio (NaOCl), ingrediente essenziale della comune candeggina, diluito tra il 6 e il 12 per cento. Questo range percentuale permette il trattamento di molte patologie dermatologiche. Quando il sale viene a contatto con la membrana cellulare dell’agente patogeno si modifica immediatamente in acido ipocloroso (HOCl) e la disfà: l’HOCl è a pieno titolo il principio attivo del metodo”.
Quali sono le patologie o i disturbi che cura? Quanto dura un trattamento, servono più sedute? E quali sono i margini di guarigione?
“Le patologie interessate possono essere di origine virale, microbica, micotica o protozoaria. Solitamente la maggior parte delle patologie richiede solo un trattamento fino ad un minuto mentre per alcune altre ne occorrono pochi di più. Per molte patologie il trattamento risulta essere risolutivo, alcune infezioni ricorrenti possono essere risolte o notevolmente migliorate. Cura l’acne, le afte, l’herpes. Lenisce i fastidi del piede diabetico, della varicella e del fuoco di Sant’Antonio e pruriti non allergici, ma anche di punture di insetti quali vespe e ustioni di meduse. Combatte la carie, elimina la candida e il papilloma virus. In tutto, al momento, sono oltre cento le patologie che risultano curabili con questo metodo”.
Ci può raccontare brevemente quando e come nasce questa sua scoperta?
“L’occasione è nata da una mia paziente affetta da afte. Era l’anno 1991 e a quel tempo, come tutti i miei colleghi, conoscevo appena l’ipoclorito di sodio per disinfettare i canali dei denti; ebbi l’intuizione di applicarlo sulle afte e dalla risposta molto positiva e inaspettata fui incoraggiato a proseguire gli studi che mi portarono al 1996, anno in cui depositai il brevetto, ottenendone l’approvazione due anni più tardi”.
Dove si può trovare l’ipoclorito di sodio e quanto costa?
“L’ipoclorito di sodio non ha alcuna restrizione formale quindi è possibile acquistarlo senza prescrizione o in una ditta chimica, o farselo preparare da una farmacia galenica, altrimenti, al giorno d’oggi, esistono alcuni negozi online per poterlo ordinare”.
Il metodo  prevede  anche l’automedicazione o serve sempre il supporto di un medico?
Il metodo è nato con la semplicità e quindi è possibile per alcune patologie applicarselo in automedicazione (ad esempio per gli herpes). Preciso che però non esclude il medico curante ne alcuna forma di trattamento ufficiale; vuole essere una integrazione per un valido supporto laddove ufficialmente non esiste un rimedio efficace. La diagnosi è pur sempre necessaria e indispensabile”.
E se il medico non conosce il trattamento o semplicemente si rifiuta di applicarlo a chi si può rivolgere  il cittadino?  C’è una lista di medici che hanno sposato questo metodo?
“Sono presente sul web da ormai cinque anni e ad oggi dalle numerose email che ricevo mi sono fatto l’idea che i medici che conoscono e anche quelli che adottano il Metodo Ruffini sono in numero sempre più crescente anche in ambito ospedaliero. Non esiste ancora una lista di medici ufficiale. Confido di giungere al più presto a questo obbiettivo”.
Se costa così poco, mi consenta la domanda, lei che ci guadagna e a cosa serve il brevetto depositato, è solo un fatto di paternità?
“Il metodo non è stato brevettato al fine del guadagno ma per la protezione e la mia libera gestione dei dati di cui sono venuto a conoscenza attraverso le mie osservazioni cliniche”.
Considerato sempre il basso costo e anche il fatto che andrebbe a rimpiazzare un numero elevatissimo di creme, pomate, antibiotici e perfino vaccini, quale potrebbe essere il risparmio per il sistema sanitario nazionale?
“Il risparmio del sistema sanitario nazionale è, potrei dire, incalcolabile ma certamente notevole. Considerata la vasta quantità di patologie trattabili, si potrebbero investire i soldi risparmiati per altra ricerca medico-scientifica. Inoltre, i pazienti in ambito ospedaliero avrebbero meno rischi di infezioni (Mrsa) e gli ospedali ne beneficerebbero quindi anche in termini organizzativi per la estrema velocità e facilità della cura”.
Ci sono controindicazioni? Può procurare anche allergie o comunque effetti collaterali?
“Sostanzialmente non ci sono controindicazioni se non si sbagliano i tempi e le modalità di applicazione oltre che alle percentuali consigliate. Allergie non ne crea in modo assoluto in quanto la molecola è anallergica, già presente in quantità minime nell’organismo umano”.
Eliminando batteri e funghi può anche distruggere la microflora utile al funzionamento dell’organismo  intaccandone il delicato ecosistema? Penso ad alcuni batteri ‘amici’ che popolano per esempio la cavità vaginale e che necessitano di ambiente leggermente acido per sopravvivere o alla cosiddetta flora intestinale.
Per quanto riguarda microflora intestinale non è da prendere in considerazione in quanto il prodotto non va ne ingerito ne inserito nell’intestino. Per quanto riguarda la cavità vaginale è vero che il prodotto elimina tutta la microflora ma questa io la considero più una grandezza che una povertà in quanto il ristabilimento della microflora è quasi immediato: in poche ore si ristabilisce il pH naturale e la popolazione batterica funzionale all’organismo, quindi tempi così brevi non sono tali da determinare danni o sconvenienze rilevabili”.
Il metodo quale accoglienza ha avuto da parte della comunità scientifica e medica e soprattutto da parte dei dermatologi? Viene consigliato da qualche medico e in quali situazioni?
“Il metodo inizialmente è stato accolto solo con derisione però, soprattutto in ambito accademico, si sono ricreduti subito, già dopo le prime osservazioni microscopiche. Preciso inoltre che io personalmente ho raccolto 88 bibliografie mondiali che a loro volta raggruppano decine di ricercatori. Via via la cosa si è espansa a partire dai medici, soprattutto i medici di famiglia, i dermatologi e i chirurghi ospedalieri. Viene generalmente consigliato dai dottori laddove sussistano infezioni antibiotico-resistenti o virali come gli herpes 1, 2, 3 e oggi sta prendendo piede tra i ginecologi per l’Hpv, il papilloma virus cioè”.
Quali sono le critiche che le vengono mosse più spesso e con quali argomentazioni risponde?
“La principale critica che mi viene mossa è quella per la quale un medico non può applicare candeggina ai suoi pazienti. Io rispondo sempre loro che la candeggina contiene ipoclorito di sodio e non il contrario. Io consiglio una molecola che è NaOCl tra il 6 per cento e il 12 per cento su pelle e mucose e mai accompagnata da altre sostanze”.
A rafforzare la sua teoria quali evidenze scientifiche ci sono? Sono state prodotte ricerche sul campo? Quante testimonianze positive sono state raccolte finora? È mai stata commissionata una sperimentazione terza?
“Le mie evidenze scientifiche raccolte ufficialmente (senza calcolare quelle, circa 900, dei ricercatori sparsi nel mondo che ne arricchiscono la bibliografia) sono ad oggi 551 a cui si aggiungono circa 600 di altri medici che spontaneamente hanno raccolto la loro casistica. L’unica sperimentazione terza riguarda quelle in vitro in alcune università”.
Per essere riconosciuto ufficialmente dalla comunità scientifica serve una particolare procedura, quali sarebbero eventualmente i passaggi?
“Per quanto riguarda le sperimentazioni e i protocolli ufficiali costano troppo e risulterebbero insostenibili per un semplice privato quale sono”.
Oltre all’applicazione topica ho sentito che sta studiando la possibilità di somministrarlo anche per via sistemica, se non sbaglio è il Metodo Ruffini 2, può anticipare ai nostri lettori di che si tratta?
“Sì, è vero, sto lavorando al Metodo Ruffini 2, che riguarda unicamente la via sistemica. Preciso comunque che il Metodo Ruffini 2 sarà ad esclusivo uso medico-scientifico e quindi non sarà mai possibile con esso la via della auto-medicazione. Gli ambiti del Metodo Ruffini 2 riguarderanno ben 13 patologie, oltre a tre ancora in fase di studio, che per il momento preferisco non anticipare”.
Cosa prevede il dottor Ruffini per il futuro del suo metodo e cosa spera, sempre che speranze e previsioni non coincidano?
“Il mio personale auspicio è che il Metodo Ruffini possa essere accettato dai sistemi sanitari nazionali in quanto lo reputo un validissimo contributo alla scienza medica e al sollievo di tante persone”

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