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mercoledì 24 febbraio 2021

  

D.G.

 

L’idrossiclorochina per la cura del Covid-19 funziona o non funziona?

Perché tante notizie contrastanti si sono succedute riguardo la sua efficacia terapeutica, gettando nella confusione anche i più esperti?

Scopriamolo insieme.

 

Gli antefatti

A Marzo 2020, in Italia, abbiamo assistito ad un’emergenza sanitaria che ci ha trovati evidentemente impreparati. Un’infezione virale, si dice partita dalla Cina, dopo essere stata inizialmente sottovalutata, si è abbattuta con particolare accanimento sui nostri territori del Nord, causando in poco tempo un grande numero di decessi attribuiti alla patologia scatenata dal virus SarsCov2. Molteplici cause, ancora sotto studio, hanno portato al concretizzarsi di quella che è stata definita da qualcuno, una ‘tempesta perfetta’ che ha portato molte persone ad ammalarsi, ad essere ricoverate in condizioni spesso gravi e poi a morire, senza neppure il conforto dei propri cari.

Non vogliamo in questa sede analizzare tutte le dinamiche che hanno prodotto questo disastro annunciato, come ad esempio l’assenza di protocolli di prevenzione sul territorio, i medici di base, senza idonee protezioni, bloccati dal timore di essere contagiati o di poter diffondere il contagio, l’errore di collocare persone convalescenti nelle residenze per anziani, la mancanza di corrette indicazioni terapeutiche da utilizzare nelle  strutture ospedaliere, senza citare inoltre il grave stato di insufficienza numerica  di operatori e di posti di terapia intensiva, sui territori che si sono trovati da un momento all’altro a dover affrontare una situazione eccezionale con mezzi che sopperivano, già con difficoltà, a situazioni abituali. Problema annoso che si evidenziava soprattutto nei periodi stagionali in cui le patologie delle basse vie aeree, richiedevano cure che le rianimazioni riuscivano a stento a soddisfare. [1,2,3] Tante criticità che hanno portato proprio la Lombardia, seppur annoverata tra le ‘eccellenze’ sanitarie nazionali, ad essere quella più duramente colpita nei primi mesi di questa nuova epidemia, arrivando a totalizzare quasi la metà del totale dei decessi nazionali.

Che cosa poteva andare meglio

Vorremmo piuttosto concentrarci nell’analisi di quello che si sarebbe potuto fare, e invece è mancato, a livello di trattamento domiciliare, sia come corretta diagnosi precoce, sia come corretta terapia in grado di contrastare efficacemente i sintomi, evitando i ricoveri ospedalieri o rendendo le degenze più brevi e ad esito positivo. Perché, in alcune zone d’Italia, non tutto è andato per il peggio ma si sono invece evidenziate realtà territoriali, per lo più piccole e distribuite in modo eterogeneo, spesso lontano dai grandi centri Universitari Ospedalieri, nelle quali sono state messe in pratica procedure basate sulla clinica e sull’esperienza  di Medici italiani e stranieri che hanno portato alla risoluzione dei casi dichiarati Covid-19, spesso in breve tempo, senza complicazioni gravi e con guarigioni in percentuale vicina al 100%. Questi risultati si sono ottenuti anche tramite l’applicazione di protocolli basati sull’utilizzo di un farmaco che ha quasi cent’anni: l’idrossiclorochina. (A)

Le prime notizie in Europa sull’uso di idrossiclorochina per Covid-19

In occidente, le prime notizie a livello mediatico riportanti esperienze positive con l’idrossiclorochina

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