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giovedì 9 febbraio 2023

La vit K2mk7

 

La Vitamina D necessita della vitamina K2, la spazzina delle arterie

Crediti immagine a The WOM Healthy

La vitamina del sole (vit.D) è davvero una sostanza meravigliosa, quando ha a disposizione tutti gli alleati necessari per esprimere il suo potenziale. Una maggiore quantità di vitamina D è preferibile per la salute del cuore fino a un certo punto, oltre il quale è dannosa (se presa da sola).

Il livello in cui si colloca quel punto dipende dalla vitamina K2. Un’abbondanza di vitamina K2 ci permette di trarre vantaggio dalla vitamina D come mai prima. Se per anni avete seguito i consigli di un esperto ingurgitando coscienziosamente calcio e vitamina D, la vitamina K2 non solo vi permetterà di cogliere finalmente tutti i benefici di quei nutrienti, ma potrebbe semplicemente salvarvi la vita.

Come la vitamina K2 può aiutarci

  • La vitamina K2 attiva un numero di proteine speciali che spostano il calcio all’interno del corpo. In particolare, la vitamina K2 mette in azione una proteina chiamata Osteocalcina, che lega il calcio nelle ossa e nei denti, dove c’è bisogno di calcio.
  • La vitamina K2 attiva un’altra proteina, nota come della matrice (o MGP, dall’inglese MQlm GLA protein), che spazza via il calcio da tessuti come le arterie e le vene, dove il minerale è sgradito e dannoso.

Quando c’è carenza di vitamina K2, le proteine che dipendono da essa rimangono inattive. Gradualmente, allora, il paradosso del calcio si riaffaccia minaccioso e porta a un pericoloso declino della densità minerale ossea e a un ancor più rischioso indurimento delle arterie.

Quando c’è abbondanza di vitamina K2, le ossa restano forti e le arterie pulite.

In questo libro, faccio spesso riferimento ai benefici della vitamina K2 – o ai problemi legati a una sua carenza – accennando all’azione delle proteine dipendenti dalla vitamina K2: soprattutto l’osteocalcina e la MGP. Quando la vitamina K2 mette in funzione queste proteine, esse spostano attivamente il calcio da e verso le zone del corpo più opportune.

Quando i livelli di vitamina K2 sono inadeguati, quelle proteine risultano inutili, e il calcio vaga senza una meta, dirigendosi infine dove incontra una resistenza minima, introducendosi nei tessuti molli piuttosto che tentare di farsi largo con la forza nelle ossa dure. Nonostante il discorso possa sembrare troppo tecnico, spendere qualche minuto ora per comprendere la natura di queste proteine dipendenti dalla vitamina K2 vi permetterà di apprezzare appieno il potere meraviglioso e i profondi benefici alla salute della vitamina K2, che imparerete nel prosieguo di questo libro.

Una delle malattie cardiache che si creano a causa dell’eccesso di calcio è l’Aterosclerosi.

I termini “malattia cardiovascolare” e “malattia cardiaca” comprendono vari disturbi patologici. Possono riferirsi a una disfunzione delle valvole cardiache o del muscolo del cuore, o ad altri disturbi sistemici che riguardano il cuore e i vasi sanguigni, e di solito riguarda la coronarie, che sono le arterie che irrorano il cuore.

La malattia dell’arteria coronaria (CHD) consiste nel restringimento dei vasi sanguigni che forniscono sangue e ossigeno al cuore. Questo restringimemo è causato dall’aterosclerosi: un accumulo di placche ricche di calcio che lentamente si ammassano in una o più arterie coronarie, o in qualunque arteria del corpo. In breve, quando le arterie coronarie si restringono, il flusso di sangue verso il cuore può rallentare o interrompersi. Questo può causare dolori al petto (angina) , affanno e altri sintomi, in genere durante una fase di attività. Più comunemente, tuttavia, il graduale restringimento delle arterie passa inosservato per anni fino all’esordio improvviso di un infarto. 

Anche facendo regolari controlli del colesterolo, elettrocardiogrammi ed esami sotto sforzo, la maggior parte delle coronaropatie non viene identificata finché non si verifica un infarto, e il primo infarto è fatale nel 50 per cento dei casi. Combattere le coronaropatie è stato per decenni uno dei problemi più importanti legati alla salute pubblica. Negli ultimi 50 anni, i consigli alimentari degli esperti sono stati in gran parte dettati dalla guerra contro la malattia coronarica.

Basandosi sul principio che la nostra dieta – in particolare l’assunzione di grassi saturi dai cibi – ci predispone alle malattie coronariche, spinti da buone intenzioni, i dottori dell’alimentazione iniziarono a modificare i nostri pasti in maniera mirata per evitare le coronaropatie. Non ebbero molto successo. Ci rivolgemmo a culture che avevano una bassa incidenza di coronaropatie – francesi, italiani, greci – e scoprimmo che mangiavano molti grassi saturi. Lo considerammo un paradosso, e ne deducemmo che qualche ingrediente segreto – l’olio di oliva o il vino rosso – li proteggeva dal burro e dai tuorli d’uovo, che probabilmente ci stavano uccidendo.

Nonostante l’ipotesi dei lipidi – secondo cui i grassi saturi e il colesterolo causano coronaropatie – sia stata ampiamente smentita nella letteratura scientifica, resta radicata nelle credenze popolari riguardo all’alimentazione. A seconda del vostro attuale livello di consapevolezza delle cause delle coronaropatie, sarete piacevolmente sorpresi o del tutto inorriditi dalla lista dei cibi ricchi di vitamina K2 benefici per il cuore, dopo tutto, non è un paradosso.

Ed è probabile che non sia il vino rosso a proteggere le arterie dei francesi (e degli italiani, dei greci e dei portoghesi). Di certo, alcune prove suggeriscono che il resveratrolo – un composto presente nella buccia dell’uva rossa – apporta benefici alla salute del cuore, ma che sono ben lontani da quelli della vitamina K2.

La sconvolgente verità è che molti di quei cibi grassi “peccaminosi” sono ricchi di vitamina K2; l’unica vitamina conosciuta in grado di prevenire e curare l’osteoporosi.

Nel 2004, lo stimato “Journal of Nutrition” pubblicò i risultati dello studio Rotterdam. Questo studio sulla popolazione, condotto nei Paesi Bassi, esaminò circa 8000 uomini e donne di oltre 55 anni di età riguardo alloro stato di salute, all’uso 24 dl 4G>1 la vitamina che ti farà vivere 100 anni di farmaci, alla storia medica, allo stile di vita e agli indicatori di rischio legati alle malattie croniche e alla dieta. Lo studio rivelò che un’elevata assunzione di vitamina K2 tramite l’alimentazione riduceva sensibilmente l’incidenza della calcificazione delle arterie e il rischio di morte da malattie cardiache e cardiovascolari, del 50% rispetto a persone con un basso apporto alimentare di vitamina K2.

. Stando a questo studio, le persone con il maggiore apporto di vitamina K2 dall’alimentazione vivranno, in media, sette anni in più dei loro omologhi con carenze di vitamina K2.

Perché la vitamina D non ci salverà dal paradosso del calcio La vitamina D – un altro nutriente liposolubile famoso per la salute delle ossa – si è guadagnata i titoli di prima pagina nell’ultimo decennio. Dato che la vitamina D apporta benefici contro molte malattie, assumerla potrebbe proteggerci in qualche modo dal paradosso del calcio? Purtroppo no.

L’integrazione di calcio aumenta il rischio di infarto e di ictus con o senza vitamina D, dimostrando come quest’ultima, nel nostro caso, non abbia effetti protettlvi. O, peggio, è possibile che l’enorme popolarità della vitamina D in realtà acutizzi il problema. In alcune circostanze, la vitamina D aumenta la calcificazione delle arterie.

In particolare, la vitamina D accelera l’accumulo del calcio nelle arterie in condizioni di carenza di vitamina K28. Con tutte le buone notizie sulla vitamina D, come è possibile? Le notizie sulla vitamina D non sono tutte buone: lo sono soltanto quelle ampiamente pubblicizzate. Sappiamo che la vitamina D fa bene alla salute delle ossa. Quando si parla di salute del cuore, i risultati della ricerca sono molto più incoerenti. Gli esiti sono talmente confondenti e contraddittori che soltanto ora i ricercatori stanno riuscendo a dargli un senso. Molti studi indicano un’associa· zione tra la carenza di vitamina D e le coronaropa· tie, e quando i livelli di vitamina D aumentano, la calcificazione delle arterie diminuisce. Altre ricerche mostrano esattamente l’opposto: che maggiori livelli di vitamina D nel sangue corrispondono a più placca nelle arterie9.

Quest’ambiguità di informazioni può essere in parte spiegata comprendendo come la vitamina D agisce o non agisce nei confronti del calcio. La vitamina D aumenta l’assorbimento del calcio da parte dell’intestino, e questo è un beneficio per la salute delle ossa. Di certo, è stato dimostrato che l’integrazione contemporanea di vitamina D e di calcio aumenta la densità ossea più di quanto non faccia l’assunzione di uno solo di essi.

Tuttavia, una volta che il calcio è stato assorbito nella circolazione sanguigna, la vitamina D non è più in grado di infiuenzarlo, e questo è potenzialmente dannoso per la salute del cuore. Una parte del calcio raggiungerà le ossa; ma la maggior parte di esso potrebbe finire nelle arterie. La vitamina K2 fa pendere l’ago in favore delle ossa e della salute delle arterie, portando il calcio là dove è necessario.

Il fatto che la vitamina D regoli esclusivamente l’assorbimento del calcio, lasciandolo libero dopo l’assunzione, spiega soltanto perché un eccesso di vitamina D sia negativo per la salute del cuore. Per la ricerca, non conta mostrare che la carenza di vitamina D sia legata anche all’aterosclerosi, o perché l’aumento dei livelli di vitamina D faccia diminuire le placche di calcio in alcune persone.

La risposta è che abbiamo bisogno della vitamina D per trarre benefici dalla vitamina K2 e viceversa.

Quando c’è carenza di vitamina D, la vitamina K2 non può svolgere la sua funzione di scortare il calcio nelle ossa, lontano dalle arterie. Nel Capitolo 7 analizzeremo in dettaglio quest’affascinante alleanza liposolubile. Questo libro non intende spodestare la vitamina D. In realtà, amplia la crescente lista dei benefici apportati dalla vitamina D mettendola esplicitamente nella categoria dei nutrienti “salutari per il cuore, a patto che la assumiate insieme alla vitamina K2

Kate Rheaume-Bleue

Riferimenti

 

Scopri altre informazioni sulla vitamina K2 leggendo il libro di Kate Rhéaume-Bleue

La Vitamina che ti farà Vivere 100 Anni — Libro

Il miracolo della Vitamina K2

Kate Rhéaume-Bleue


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Vitamina K nella assunzione di anticoagulanti

Il Dott Schurgers precisa:

“Se si prendono anticoagulanti orali come il Coumadins e il Warfarins, bisogna fare attenzione con la K1 e la K2. Viene spesso consigliato di evitare tutto ciò che contiene la vitamina K, ed è una cosa su cui non concordo. Se vengono escluse del tutto la K1 e la K2 dalla dieta, ogni piccola interferenza quando si prende un minimo di vitamina K avrà un effetto fortissimo sul piano anticoagulante. Nel caso invece di un livello di assunzione costante di vitamina K1 o K2, o di entrambi, l’interferenza è minima e non è poi così dannosa. Quindi sostengo, di assumere la vitamina K nella dieta di tutti i giorni, e di aggiungere l’anticoagulante in contemporanea, non vi è alcun reale beneficio nel prendere ulteriore vitamina K abbinata al Coumadin”.

In altre parole, mentre si assume la vitamina K 1 e K2 con la dieta e l’anticoagulante orale si dovrebbe determinare la PT (protrombina). Il medico potrà aggiustare la dose di un eventuale integratore in base ai risultati dell’analisi. E’ comunque importante assumere la stessa dose di K1 e K2 con costanza, per tutto il tempo, diversamente, il farmaco potrebbe avere un’azione anticoagulante eccessiva”.

 

Interazione tra l’assunzione dietetica di vitamina K e l’anticoagulazione da parte degli antagonisti della vitamina K: è proprio vero?
una revisione sistematica

Francesco Violi 1 , Gregory Yh Lip, Pasquale Pignatelli, Daniele Pastori

Astratto

Ai pazienti che iniziano il trattamento con antagonisti della vitamina K (AVK) vengono spesso forniti consigli educativi. Grande enfasi è data alle informazioni nutrizionali. La convinzione comune è che l’assunzione di vitamina K nella dieta possa contrastare l’effetto anticoagulante degli AVK e per molti anni i pazienti sono stati scoraggiati dal consumare cibi ricchi di vitamina K1, come le verdure a foglia verde.

L’obiettivo di questo studio è riassumere le prove attuali a sostegno della presunta interazione tra l’assunzione di vitamina K nella dieta e le variazioni dell’INR con gli AVK. Le fonti dei dati sono MEDLINE tramite il database PubMed e Cochrane. Sono stati inclusi tutti gli studi clinici che hanno indagato la relazione tra la vitamina K nella dieta e le misure di anticoagulazione. Abbiamo escluso tutti gli studi sull’integrazione della sola vitamina K. Abbiamo eseguito una revisione sistematica della letteratura fino a ottobre 2015, cercando una combinazione di “cibo”, “dieta”, “vitamina K”, “fillochinone”, “warfarin”, “INR”, “coagulazione” e “anticoagulante”. Sono stati inclusi due studi interventistici dietetici e 9 studi osservazionali.

Abbiamo trovato prove contrastanti sull’effetto dell’assunzione alimentare di vitamina K sulla risposta della coagulazione. Alcuni studi hanno trovato una correlazione negativa tra l’assunzione di vitamina K e le variazioni dell’INR, mentre altri hanno suggerito che è necessaria una quantità minima di vitamina K per mantenere un’adeguata anticoagulazione.

L’assunzione dietetica mediana di vitamina K1 variava da 76 a 217 μg/giorno tra gli studi e un effetto sulla coagulazione può essere rilevato solo per un’elevata quantità di assunzione di vitamina (> 150 μg/giorno). La maggior parte degli studi includeva pazienti con varie indicazioni per la terapia con VKA , come fibrillazione atriale, valvole cardiache protesiche e tromboembolia venosa.

Pertanto, il target INR era disomogeneo e non sono state condotte sottoanalisi per popolazioni specifiche o diversi anticoagulanti. Le misure utilizzate per valutare la stabilità dell’anticoagulazione erano variabili.

Le prove disponibili non supportano l’attuale consiglio di modificare le abitudini alimentari quando si inizia la terapia con VKA. La limitazione dell’assunzione dietetica di vitamina K non sembra essere una strategia valida per migliorare la qualità dell’anticoagulazione con gli AVK. Sarebbe, forse, più rilevante mantenere un’abitudine alimentare stabile, evitando ampi cambiamenti nell’assunzione di vitamina K.

Link allo studio

Altri riferimenti

Vitamina K per un migliore controllo anticoagulante nei pazienti trattati con warfarin

Un pieno di Vitamina K aiuta a proteggere memoria ed ossa, articolo uscito su Corriere Salute

Dosaggi piccoli di vitamina K2 per chi fa anticoagulanti (dr Marco Moia)


Alimenti che contengono vitamina K1

La vitamina K ha anche importanti benefici al di là della salutare coagulazione del sangue. Nel 1980, si è scoperto che la vitamina K è necessaria per attivare una proteina, l’osteocalcina, che si trova nel midollo. Un decennio più tardi, un’altra proteina, vitamina K-dipendente, è stata scoperta: la proteina Gla (MGP), riscontrata nel sistema vascolare. Senza vitamina K, questa ed altre proteine, vitamina K dipendenti, restano inattivate e non possono svolgere le loro funzioni biologiche.

Un altro dato importante è che il MGP è un inibitore molto forte di calcificazione. Se viene inattivato il MGP, si rischiano gravi calcificazioni arteriose e questo è il motivo per cui la vitamina K è così importante per la salute cardiovascolare. Gli studi indicano che la vitamina K può anche far regredire la calcificazione arteriosa indotta dalla carenza di vitamina K.

Secondo il Dott Schurgers:

“C’è una forte correlazione tra l’MGP inattivo e le micro-calcificazioni. È molto facile ipotizzare che la carenza di vitamina K è causa di micro-calcificazioni, che inducono, in cascata, i processi che portano all’aterosclerosi. “

Fino a pochi anni fa, il MGP era completamente sconosciuto il che sottolinea l’importanza per i medici di mantenersi aggiornati sulle ricerche che oggi si susseguono ad un ritmo molto rapido.

QUATTRO RAGIONI PER INTEGRARE LA VITAMINA K2

La vitamina K2, come si è detto non aiuta solo a prevenire l’aterosclerosi, ma offre molti altri benefici per la salute.

1️⃣ Combatte il cancro: la vitamina K2 è un valido aiuto nella lotta contro i linfomi non-Hodgkin, cancro al fegato, colon, stomaco, prostata, nasofaringe e bocca. Alcuni studi suggeriscono che la vitamina K2 può essere usata terapeuticamente anche nel trattamento del cancro ai polmoni e nella leucemia.
2️⃣ Migliora la densità dell’osso: la somministrazione di vitamina K2 è una delle soluzioni più valide per aumentare la densità ossea. Ha la funzione di “colla biologica” che aiuta ad inserire il calcio nella matrice ossea. Studi hanno dimostrato che la vitamina K2 ha azione equivalente a quella dei farmaci chimici, ma senza produrne gli effetti collaterali.
3️⃣ Riduce le vene varicose: inadeguati livelli di vitamina K2 possono ridurre l’attività della proteina GLA (MGP), che è stata identificata come basilare nello sviluppo delle vene varicose.
4️⃣ Abbassa il rischio di diabete: le persone che assumono vitamina K2 hanno un rischio di diabete minore del 20% rispetto alle persone che ne sono carenti. Studi anteriori avevano anche dimostrato che la vitamina K2 aiuta a ridurre la progressione dell’insulino resistenza.


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Magnesio e Long Covid

GrassrootsHealth è un Istituto di Ricerca il cui team di ricercatori e medici si sono battuti molto, e tutt’ora lo fanno, per l’incrementare le ricerche sulla vitaminaD e diffondere i test e integrazioni di vitamina D. Vedi Scientist Call to D*Action per combattere la carenza di Vitamina D nel mondo vista come una emergenza sanitaria.

In questo articolo hanno pubblicato uno studio sul Magnesio (correlato alla vit D) e il Long Covid.

Un nuovo studio rileva che i livelli di magnesio hanno predetto in modo significativo la morte correlata a COVID-19 e l’insorgenza dei sintomi di Long COVID

Punti chiave

  • Gli studi hanno dimostrato un’associazione tra un basso apporto e livelli di magnesio e un aumento dei livelli di infiammazione e stress ossidativo, nonché una maggiore incidenza di malattie associate a infiammazione cronica, come diabete, sindrome metabolica, malattie cardiovascolari e ora, COVID-19
  • Uno studio ha rilevato che, rispetto ai pazienti con livelli di magnesio più elevati, bassi livelli sierici di magnesio erano significativamente associati a un rischio maggiore del 29% di morte in ospedale e a un rischio maggiore del 114% di sviluppare COVID lungo
  • Tutti i risultati sono rimasti statisticamente significativi dopo l’aggiustamento per altre variabili note per influenzare gli esiti di COVID-19, indicando un ruolo indipendente del magnesio nella patogenesi di COVID-19 e COVID lungo.

L’aumento della gravità della malattia COVID-19 è stato collegato a diversi fattori di rischio indipendenti, tra cui carenza di vitamina D, obesità, ipertensione e diabete.

Anche il magnesio può aiutare a gestire gli effetti della malattia COVID-19, sia durante che dopo l’infezione, con associazioni osservate tra basso apporto e livelli di magnesio e livelli aumentati di infiammazione e stress ossidativo.

Uno studio recente ha ora dimostrato anche il valore predittivo dei livelli sierici di magnesio sugli esiti della malattia COVID-19, compresa la morte e l’insorgenza di Long COVID.

Livelli di magnesio all’inizio del rischio previsto di morte da COVID-19 e lunga insorgenza di COVID

Uno studio di La Carrubba et al., utilizzando i dati di 260 adulti (età media di 65 anni), ha rilevato che i livelli sierici di magnesio misurati entro i primi quattro giorni dal ricovero in ospedale predicevano accuratamente la morte in ospedale, la durata della degenza ospedaliera e la insorgenza dei sintomi di Long COVID tra i pazienti COVID-19. Lo studio ha definito livelli inferiori di magnesio pari o inferiori a 1,96 mg/dL e livelli superiori superiori a 1,96 mg/dL.

Rispetto ai pazienti con livelli di magnesio più elevati, bassi livelli sierici di magnesio erano significativamente associati a un rischio maggiore del 29% di morte intraospedaliera (HR=1,29) e a un rischio maggiore del 114% di sviluppare COVID lungo (OR=2,14). I pazienti con livelli di magnesio più bassi hanno avuto anche una degenza ospedaliera media di 15,2 giorni rispetto ai 12,7 giorni di quelli con livelli più alti (p=0,048). Tutti i risultati sono rimasti statisticamente significativi dopo l’adeguamento per altre variabili note per influenzare gli esiti di COVID-19, indicando un ruolo indipendente del magnesio nella patogenesi di COVID-19 e COVID lungo.

Come evitare la carenza di magnesio

Aumentare l’assunzione di magnesio attraverso la dieta può aiutare ad aumentare i livelli di magnesio nel sangue ed eliminare il rischio di malattie causate da carenza di magnesio. Gli integratori di magnesio sono efficaci nell’innalzare i livelli di magnesio, così come gli alimenti ad alto contenuto di magnesio, come noci e semi (soprattutto semi di zucca, chia, sesamo e noci brasiliane), legumi (come fagioli neri e noci di soia), cereali integrali cereali, alcune verdure a foglia verde e verdure e cioccolato fondente.

Controllare i livelli di magnesio è un modo per assicurarsi di assumere abbastanza magnesio. GrassrootsHealth offre un modo semplice per misurare lo stato del magnesio a casa utilizzando il test del magnesio nel sangue intero. Questo test misura la quantità di magnesio nelle cellule del sangue (Magnesio Eritrocitario) e nel plasma/siero, che è un indicatore migliore dello stato del magnesio rispetto al test del magnesio sierico offerto dalla maggior parte degli studi medici e degli ospedali.

Il magnesio può alterare gli effetti della vitamina D sul rischio e sugli esiti delle malattie

Il magnesio è un importante co-nutriente per la vitamina D ed è coinvolto nella biosintesi, nel trasporto e nell’attivazione della vitamina D. Una carenza di magnesio esistente può comportare un livello di vitamina D che non aumenta quanto previsto in risposta alla vitamina D integrazione. Il magnesio e la vitamina D lavorano insieme sinergicamente per influenzare anche il rischio e gli esiti della malattia, in modo tale che l’interazione di entrambi sia maggiore della somma dei loro effetti individuali. Gli studi che hanno esaminato l’effetto combinato di vitamina D e magnesio hanno avuto esiti come miglioramento dei sintomi dell’ADHD, riduzione della gravità del COVID-19, riduzione del rischio di anemia e miglioramento dello stato cognitivo.


 

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Vitamina D contro Cirrosi Epatica ed Ascite
Presentazione di un caso – Dr. Sauro

 

Benché la Cirrosi sia una malattia con prognosi e decorso difficile e tendente a peggiorare nella maggior parte dei casi, c’è una speranza di miglioramento o comunque di blocco della degenerazione delle cellule epatiche integrando tanta vitamina D e con una alimentazione non pesante per il fegato.

Ce lo dimostra questo caso, come anche altri trattati dal dr Claudio Sauro.

  • Per maggiori informazioni sulla Cirrosi Epatica consultare il sito www.cirrosi.com
  • Per una informazione approfondita sulla Steatosi visita il sito www.fegato.info

La cirrosi è una malattia cronica del fegato caratterizzata dalla formazione di tessuto fibroso dopo molti anni passati a lottare contro patologie (come l’epatite) o problematiche (come l’abuso di alcol) in grado di danneggiare quest’organo. Il termine “cirrosi” significa sostanzialmente “malattia avanzata di fegato”. La cirrosi è una condizione irreversibile, ma le cui conseguenze possono essere limitate intervenendo precocemente.
(da Humanitas)

La cirrosi è un diffuso sovvertimento della struttura interna del fegato che si verifica quando una grande quantità di tessuto epatico normale viene sostituito in modo permanente da tessuto cicatriziale, non funzionante. Il tessuto cicatriziale si sviluppa quando il fegato subisce danni ripetuti o continui. In passato, la cirrosi era considerata irreversibile, ma evidenze recenti suggeriscono che in alcuni casi possa essere reversibile.
da Manuali MSD


Dal Dr. Claudio Sauro – testimonianza diretta
IL CASO DEL SIGNOR CL

Vi voglio raccontare un episodio incredibile che mi è capitato e che data l’originalità ho posto anche su Forum Salute. Nell’Aprile 2009 mi capita in ambulatorio un mio paziente, C.L al quale ho diagnostico subito una cospicua ascite. L’addome è gonfio, globoso. Alla percussione si sente subito che è pieno di acqua.
C.L è un contadino che abita in una contrada sperduta sopra Badia Calavena, dove possiede una casa ristrutturata ed è proprietario insieme al fratello di una stalla che ospita circa un centinaio fra mucche e vitelli.

C.L purtroppo è uno a cui piace il vino, ed il suo introito giornaliero di questa bevanda è assai cospicuo.
Adesso C.L ha 45 anni, ma il suo cospicuo consumo di vino risale ai 20 anni e forse anche prima.
Si è sposato all’età di 25 anni ed ha avuto un figlio maschio ed una figlia. I rapporti con sua moglie sono buoni.
Prima del Marzo 2009 aveva goduto di buona salute, anzi non si era mai preso l’influenza.
Il suo consumo di vino non sfociava mai in sbornie vere e proprie, si regolava, altrimenti sua moglie lo sgridava.

Verso la metà di Marzo 2009 ha cominciato ad accusare gonfiore addominale, ma subito non ci ha dato tanto caso, ma poi il gonfiore si è fatto tale che ha pensato di ricorrere al medico (cosa che non gli era mai successa).

Nell’Aprile 2009 io l’ho visitato ed ho constatato una cospicua ascite, per cui l’ho subito ricoverato in reparto internistico, dove rimase ricoverato 20 giorni e dove è stato sottoposto ad una serie di esami e ad una paracentesi evacuativa del liquido addominale.
Ne esce con la diagnosi di Cirrosi Epatica Etilica in stadio avanzato, con un Albumina di 26 mg/dl (minimo normale 56) e le gammaglobuline di 29 mg/dl (massimo 13)

La cirrosi epatica è considerata uno stadio pre-tumorale, infatti si sviluppano spessissimo dei tumori epatici. Inoltre vi è un sovvertimento completo della struttura epatica. Gli epatociti vanno in necrosi e sono sostituiti da fibrina che forma connettivo collageno che con il procedere della malattia fa diminuire il volume del fegato il quale si riempie di numerosi noduli macroscopicamente circondati da tessuto connettivo. I vasi vengono sovvertiti e compressi e nel momento in cui non riescono più a far defluire il sangue dall’aorta e farlo confluire verso la vena cava inferiore si sviluppa un ipertensione portale che è poi la causa dell’ascite e del formarsi di grosse varici esofagee
E’ uno stadio irreversibile e soprattutto pretumorale.

Una delle caratteristiche è che gli epatociti rimasti perdono la connessione proprio come si ha nei tessuti tumorali.
Ebbene dopo queste delucidazione prettamente mediche di cui non avete capito nulla ora passiamo al bello.

C.L dall’Aprile 2009 al Novembre 2010 ha subito sei paracentesi, cioè gli hanno tolto per sei volte il liquido dalla pancia. Nel Novembre 2010 è stato nuovamente ricoverato perché presentava uno stato di cospicuo Anasarca (liquido non solo a livello addominale – ascite – ma soprattutto un gonfiore degli arti inferiori.
Viene riscontrata un albumina di 26 mg/dc, le gammaglobuline sono balzate a 29 mg/dc

Generalmente in questo stadio il paziente muore per :
1- Rottura di varici esofagee
2- Insufficienza epatica che porta al coma epatico
3- Malattie infettive per caduta delle difese immunitarie
4- Carcinoma primario a cellule epatiche

Invece dopo un abbondante trasfusione di plasma il Sig C.L viene dimesso ancora in vita.
Per sua sfortuna (o meglio sarebbe da dire per sua fortuna) guida la moglie che si scontra con un’altra macchina. La moglie riporterà alcune fratture costali, ma suo marito, e cioè C.L avrà la peggio, frattura di tre vertebre dorsali, per fortuna frattura composta (per cui non resta paralizzato) ma dovrà portare il busto per trenta giorni.

Oltre all’ortopedico lo vede il fisiatra, un individuo abbastanza anziano e piuttosto originale. Infatti, il fisiatra gli prescrive una fiala di Vit D3 di 300.000 UI alla settimana (Dibase fiale 300.000 UI), ma non contento pure Dibase fialoidi 1 al mese da 25.000 UI. Quando è venuta sua moglie in ambulatorio per la prescrizione gli ho detto che la dose mi sembrava un tantino alta, ma forse si era tenuto conto che il colecalciferolo è una provitamina che deve essere attivata dal fegato ed un fegato cirrotico l’avrebbe metabolizzata poco.

Pertanto la cura è stata fatta come prescritto dal fisiatra. Strano, da allora non si sono più presentati edemi, non si è più presentato l’anasarca, ma neppure l’ascite.

Dopo un mese di cura, e cioè dopo aver assunto 1.200.000 Ui di Vit D , C.L non presentava non solo nessun sintomo di ascite ma gli si erano pure asciugate le caviglie.

I penultimi esami il 05/09/2012 mostravano un Albumina di 40,7 e delle Gammaglobuline di 22,7 . Ripetuti gli esami il 18/10/2012 l’Albumina è salita ulteriormente a 53 e le gammaglobuline sono ulteriormente scese a 21. Ho calcolato che il Sig C.L ha complessivamente assunto dal giorno dell’incidente circa 30 milioni di unità di Vit D3 senza riportare nessun effetto collaterale. Non solo, ma gli sono scomparse le Stelle di Eppinger, gli è scomparso l’eritema palmare e plantare, segni tipici di una cirrosi conclamata.

Una recente ecografia Epato-Pancreatica, dimostra che il fegato è incredibilmente aumentato di volume, è scomparsa quasi del tutto la morfologia nodulare, e si presenta un fegato abbastanza simile ad un fegato normale. Le albumine sono arrivate 54 mg/dl (normali sarebbero da 54 a 66 mg/dl)le Gammaglobuline sono scese a 18 mg/dl.

Si tenga presente che la cirrosi epatica conclamata, per la Medicina Ufficiale è una malattia irreversibile, incurabile, e rappresenta una forma di patologia pre tumorale. L’ho rivisto poco tempo fa e gli ho fatto fare un dosaggio ematico della Vit D3 il cui valore è risultato di 450 ng/ml (range terapeutico da 30 a 100 ng/ml), ma paradossalmente la calcemia risultava nel range terapeutico (9,8 mg/dl). Aveva preso ormai oltre 30 milioni di unità di Vit D. Pur non presentando ipercalcemia gli ho detto di dilazionare e di molto l’assunzione di Vit D3. Del resto ormai era guarito, non servivano più dosi ciclopiche. Attualmente stà bene, prende circa 50 mila UI/mese.

08/05/2017

Ho rivisto C.L casualmente pochi giorni fa, stà benissimo. Continua con 50.000 UI al mese di Vit D3 ma è la moglie che viene in ambulatorio a farsi prescrivere la medicina, lui è allergico agli ambulatori.
Posso dire che ho avuto numerosi altri casi di guarigione di pazienti con cirrosi epatica, alcuni con risultati meno conclamati, altri con risultati conclamati come nel caso del Sig C.L. però sempre con cirrosi alcolica.

Devo dire che non ho esperienza in questo senso di cirrosi da epatite cronica B o C, per cui non potrei dire. Ricordo che sul Forum di Facebook c’era una signora con cirrosi epatica da virus C che mi riferiva che aveva avuto dei miglioramenti, però poi ha avuto una ricaduta. Per cui non so quanto possa funzionare la Vit D in questa patologia da Virus C.

P.S 06/01/2019

C.L stà benissimo anche ora, l’ho rivisto alcuni giorni fa in un negozio, mi ha salutato, mi ha detto che stà bene e mi ha fatto gli auguri di Buon Anno.


Disintossica il Fegato anche con Plasma Marino di Marea

Fegato grasso (non-alcolico) migliorato dopo 6 mesi di vit. D

Usa la NAC per depurare il fegato

 

Obese man with fatty liver, 3D illustration and photomicrograph of liver steatosis. Conceptual image for non-alcoholic fatty liver disease

Problemi al fegato da non sottovalutare

dal sito Greenme

Eventuali problemi al fegato possono portare alla comparsa di sintomi che non è però sempre semplice ricollegare a squilibri di quest’organo. Vediamo quelli più comuni che fungono da campanello d’allarme.

Il nostro corpo in molti casi prova a darci segnali che qualcosa al suo interno non va come dovrebbe. Anche eventuali problemi al fegato possono portare alla comparsa di sintomi che non è però sempre semplice ricollegare a squilibri di quest’organo.

Disturbi e disfunzioni del fegato possono dare segnali di diverso genere, alcuni più caratteristici e facili da riconoscere, altri decisamente più generici e che solo un medico può interpretare valutando la situazione del complesso. (Leggi anche: Cancro al fegato: i sintomi comuni da non sottovalutare che possono essere un segnale di allarme)

Nella maggior parte dei casi non c’è da allarmarsi ma è bene conoscere 10 possibili sintomi di problemi epatici da non sottovalutare:

 

Integrare vitamina D senza magnesio è sbagliatissimo.

L’integrazione adeguata di Magnesio favorisce l’attivazione la vitamina D

Lista Integratori vitamina D – Colecalciferolo biologico

Magnesio: quale scegliere?

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La rimozione della colecisti e la carenza di vitamina D

Che cos’è la colecisti?

La colecisti (detta anche cistifellea) è un organo lungo circa 7-10 cm posto sulla faccia inferiore del fegato, che ha la funzione di concentrare la bile, un liquido di colore giallo-verde che viene riversato attraverso un condotto chiamato dotto coledoco nella prima parte dell’intestino (duodeno) durante il processo digestivo.

La bile è una miscela di sostanze dotata di diverse funzioni, tra le più importanti si riconoscono

I disturbi più comuni della cistifellea sono legati a condizioni che causano il blocco del flusso della bile attraverso i dotti biliari, tipicamente calcoli. I calcoli biliari si formano quando le sostanze nella bile precipitano a formare particelle solide, come piccoli sassolini. Più raramente la causa del blocco può essere un tumore all’organo.

Si tratta di un organo importante, ma non vitale, per cui ci tengo a sottolineare che l’asportazione della colecisti non compromette i normali processi digestivi.

COSA MANGIARE DOPO UN INTERVENTO ALLA CISTIFELLEA?

tratto da Eurosalus di Attilio Speciani

In seguito all’asportazione della cistifellea, la digestione non viene compromessa, ma viene a mancare l’attività di raccolta della bile, che passa nell’intestino in quantità un po’ più elevata, causando, in alcuni casi, l’emissione di feci liquide e più raramente diarrea.

Solitamente questo fenomeno si verifica nei giorni successivi all’intervento, a causa dell’effetto lassativo degli stessi sali biliari, e si risolve nel giro di qualche settimana.

In una prima fase sarà utile limitare gli alimenti irritanti come il caffè, il cioccolato, le spezie, gli alcolici, i grassi cotti, i formaggi, i salumi, i fritti, le uova, il burro, la margarina, le carni affumicate e la frutta secca.

Si consiglia di preferire i cereali integrali (riso, pasta, pane tostato ecc.), gli alimenti ricchi di fibre (verdura e frutta) e le proteine digeribili del pesce e della carne bianca.

Superata questa fase, si potranno reintrodurre gradualmente anche i cibi un po’ più ricchi di grassi, come la frutta secca, le uova, i latticini, e ritornare ad un’alimentazione normale.

Come sempre, quando si parla di dieta, bisogna tener conto di una certa soggettività: alcune persone infatti, dopo l’asportazione della colecisti, recuperano velocemente e riescono a digerire qualunque alimento, mentre altri lamentano difficoltà e devono verificare con un po’ più di attenzione la tollerabilità dei cibi.

In questi casi, è importante consultare il proprio medico, che valuterà la possibilità di affiancare alla dieta integratori alimentari a base di carciofo, boldo e cardo mariano, utili per depurare o stimolare il fegato.


Se avete già formato dei calcoli biliari ed ancora siete indecisi se operarvi o meno, potrebbe essere utile leggere alcune teorie confermate da studi circa la relazione fra calcoli di ogni tipo e la carenza di magnesio.

Pare che essendo scarso il magnesio ci sia una eccesso di calcio.

Alcuni indicano il Magnesio Cloruro tra i preferiti da integrare, altri nel caso dei calcoli prediligono il Magnesio Citrato.

Leggi – Il magnesio Cloruro utile contro i calcoli

CALCOLI BILIARI

I calcoli possono presentare una dimensione che va da pochi millimetri a qualche centimetro. Si presentano come formazioni dure simili a sassi. Colpisce circa il 10 – 15% della popolazione e sembra avere una preferenza per il sesso femminile (soprattutto dovuto a gravidanze multiple, obesità o dimagrimenti rapidi).
I calcoli biliari sono essenzialmente di due tipi: i calcoli di colesterolo e i calcoli pigmentati, a loro volta distinti in bruni e neri.

Perché si formano i calcoli biliari?

Le cause di formazione di questi calcoli sono differenti a seconda del tipo di calcolo.
I calcoli di colesterolo rappresentano il 70% circa dei calcoli nei paesi occidentali. In questi casi il fegato produce una bile satura in colesterolo (a causa del mancato equilibrio, per esempio, con i sali biliari e i fosfolipidi). Questo mancato equilibrio porterà ad un’emissione di bile satura in colesterolo che favorirà la formazione di calcoli.
Nei calcoli pigmentati troveremo invece della bilirubina non coniugata che si combinerà e precipiterà col calcio, in modo da formare bilirubinati di calcio. I calcoli pigmentati bruni si associano normalmente ad infezioni (si riscontrano più che altro in Asia), mentre quelli neri sono normalmente concomitanti a malattie del sangue o si riscontrano in pazienti cirrotici: si riscontrano solo nella colecisti.

Quello che fa venire calcoli della colecisti ed anche quelli renali sono agglomerati misti a calcio, il magnesio equilibra l’eccesso di calcio.
La vitamina k2 è molto decalcificante, ad esempio.

“Contrariamente a quanto si crede, la carenza di magnesio può essere riscontrabile anche fra chi ha calcoli biliari, calcoli renali e depositi di calcio nelle giunture e può essere riscontrabile anche fra coloro che lo integrano regolarmente”.

Una delle ragioni di ciò è che lo stress causato dal moderno stile di vita tende a incidere sulle riserve di magnesio molto più rapidamente di quanto si possa immaginare.

Il calcio, un grande minerale, necessita del magnesio per poter essere assimilato dal nostro corpo. Il calcio stesso, comunque, non dovrebbe essere mai assunto da solo, poiché elimina il magnesio dalle varie parti del corpo per poter essere assimilato. Ciò determina una carenza di magnesio e conseguentemente può far sì che ci si senta peggio.
Questo può accadere a coloro che hanno un regime alimentare molto ricco di latte e latticini. Il latte, infatti, è composto da circa otto parti di calcio contro una di magnesio.
L’eccesso di calcio nell’organismo forma dei depositi quali calcoli biliari, calcoli renali e depositi di calcio nelle giunture.
È dimostrato come tutte queste manifestazioni si attenuino con l’assunzione di magnesio, soprattutto sotto forma di bevanda.


Quindi essendo la vitamina D una vitamina Liposolubile andiamo ora ad affronatre la relazione con la colecisti e vedere se ci sono difficoltà ad assorbirla in caso di colecistectomia, ovvero asportazione della colecisti.

Benché senza la colecisti sia possibile vivere perché non è un organo vitale, e le funzioni digestive siano conservate, si rileva che si ricorre con troppa facilità alla chirurgia per risolvere problemi di colestasi, cioè blocco dei dotti della colecisti.

Effettivamente le coliche sono moto dolorose, ma il paziente non viene mai istruito sul modo di mangiare e nemmeno sul fatto che ricorrere alla nutraceutica o ad altre tecniche di pulizia del fegato potrebbero aiutare ad evitare l’intervento.
Tuttavia, se siete senza colecisti sappiate che è possibile assorbire lo stesso la vitamina D ed anche le altre vitamine Liposolubili come hanno testimoniato alcuni utenti nel Gruppo FB Vitamina D che integravano Vitamina D ed erano senza colecisti.

Il lavaggio Epatico

Benché parte della comunità scientifica sia poco incline a credere che i lavaggi del fegato servano ad eliminare i calcoli della colecisti voglio comunque farvi conoscere questa pratica che ho sperimentato una volta e anche senza avere calcoli è molto efficace per pulire il fegato disintossicarsi e fa sentire molto bene.

Per conoscere meglio la procedura invito a leggere il libro e seguire il gruppo Facebook.

Un formidabile metodo fai da te per ottenere il massimo in termini di salute e benessere, e molto altro ancora!

In questa edizione riccamente ampliata del suo bestseller internazionale, Andreas Moritz rivela la causa di una patologia molto frequente ma poco riconosciuta, ovvero la presenza di calcoli che congestionano i dotti biliari nel fegato.

Il fegato è l’organo responsabile della distribuzione e del mantenimento costante di “carburante” a tutto l’organismo. Agisce come una vera e propria stazione di depurazione che neutralizza gli effetti nocivi di tutto quello che ogni giorno ingeriamo.

Depurando circa un litro e mezzo di sangue al minuto e fornendo la quantità necessaria di sostanze nutritive e di energia, il fegato garantisce il delicato equilibrio che ci mantiene in perfetta salute. Ma non sempre funziona al massimo delle sue capacità.

I calcoli biliari, formando delle ostruzioni al suo interno, possono ridurre in maniera considerevole il funzionamento del fegato ed è per questo che la loro presenza impedisce un buon stato di salute e vitalità, oltre che essere una delle maggiori cause di malattia.

Oltre a illustrare le procedure pratiche per la pulizia di fegato, colecisti, reni e intestino, Moritz spiega nei minimi dettagli l’origine di tutte le patologie più comuni e come prevenirle o farle regredire naturalmente.


Studi e riferimenti in merito alla all’assorbimento di vitamina D in assenza di Colecisti
Sembra che
  • ➡️ L’Intervento chirurgico alla cistifellea è molto comune: 500.000 – 750.000 negli Stati Uniti ogni anno circa il 3% degli adulti hanno avuto un intervento chirurgico alla cistifellea
  • ➡️ Bassi livelli di vitamina D possono causare la formazione di calcolosi della colecisti
  • ➡️ La vitamina D sembra prevenire i calcoli biliari – insieme con la vitamina K2
  • ➡️ la rimozione della colecisti può ridurre i livelli di vitamina D e magnesio (opinioni contrastanti/prova)
Ci sono anche molti altri modi per incrementare la vitamina D in caso che la cistifellea fosse stata rimossa o funzionare male
Vitamina D per intestini sensibili, sublinguale, per uso cutaneo, dal sole, dalle lampade UV, ecc

25-idrossivitamina D livelli e la valutazione della densità minerale ossea in pazienti con colecistectomia: uno studio caso-controllo.
Arch Osteoporos. 2018 Mar 2; 13 (1): 14. doi: 10.1007 / s11657-018-0435-7.
Ekiz T1, Yegen SF2, Katar MK2, Genç Ö3, Genç S3.
Questo studio ha confrontato i valori di 25-hyrdoxyvitamin (OH) D la densità ossea e minerale (BMD) di pazienti con e senza colecistectomia. Sebbene 25 (OH) D erano significativamente inferiore nel gruppo colecistectomia (12,1 ± 6,2 vs 15,6 ± 6,6 ng / mL), è stata osservata alcuna differenza significativa tra i gruppi in termini di misurazioni BMD.
INTRODUZIONE:
Sebbene 25 (OH) D sono stati studiati e risultati inferiori nei pazienti con colecistectomia, i dati sono scarsi per quanto riguarda la BMD. Perciò, lo scopo di questo studio era di confrontare i valori di 25 (OH) D e BMD dei pazienti con colecistectomia e senza colecistectomia.
METODI:
Lo studio è stato un singolo centro e prova caso-controllo. Il gruppo di colecistectomia compresi i pazienti con una storia di colecistectomia. Inoltre, è stato definito un gruppo di controllo sano senza storia di colecistectomia. Tutti i pazienti sono stati selezionati consecutivamente dai pazienti che hanno ammesso agli ambulatori di medicina fisica e riabilitazione o medicina interna tra il giugno 2016 e agosto 2016. I pazienti erano ambulatoriali e non ha ricevuto alcun trattamento dell’osteoporosi prima. Chemiluminescenza metodo microparticelle immunologico è stato utilizzato per misurazioni 25 (OH) D. Dual-energy X-ray absorptiometry è stato utilizzato per le valutazioni BMD.
RISULTATI:
Ci sono stati 46 pazienti nel gruppo colecistectomia con un’età media di 58,6 ± 14,1 anni e 64 pazienti nel gruppo di controllo, con un’età media di 59,2 ± 13,3 anni. Sebbene 25 (OH) D erano significativamente inferiore nel gruppo colecistectomia (12,1 ± 6,2 vs 15,6 ± 6,6 ng / mL) (p = 0,010), è stata osservata alcuna differenza significativa tra i gruppi in termini di misurazioni BMD (p> 0.05 ). Mentre c’era una debole correlazione positiva tra le misurazioni BMI e BMD (tutti p <0,05), regressione lineare analisi ha mostrato che i modelli non erano validi (collo femorale R = 0,092; femore totale R = 0,170; e lombare totale R = 0,199) . È stata osservata alcuna differenza significativa tra le misure ed il tempo BMD dopo colecistectomia nel gruppo di colecistectomia (p> 0,05).
In conclusione, alla luce dei nostri risultati, i pazienti colecistectomia sembrano avere più basso livello di livelli D 25 (OH) rispetto ai soggetti sani, ma entrambi i gruppi hanno valori di BMD simili. Ulteriori studi nei disegni di coorte, tenendo conto della formazione delle ossa e dei marker di riassorbimento sono attesi.
PMID: 29500745 DOI: 10.1007 / s11657-018-0435-7

 

Implicazioni della carenza di vitamina D nei pazienti litiasici e nella popolazione generale

Astratto
Contesto e obiettivo

La carenza di vitamina D causa problemi nel metabolismo minerale ma anche nella salute generale. In primo luogo è stata effettuata una revisione dell’argomento. Quindi, per contestualizzarlo nel paziente litiasico, viene eseguito uno studio sulla carenza di vitamina D e sulla sua possibile relazione con livelli alterati di PTH.

Acquisizione prove

È stata eseguita una revisione di argomenti come il metabolismo, l’epidemiologia e la relazione della carenza di vitamina D con diverse patologie. Inoltre un’analisi multivariata e uno studio di correlazione tra livelli di vitamina D e PTH sono stati condotti su 100 pazienti litiasici.
Sintesi delle prove

Presentiamo una rassegna del metabolismo, dei recettori e delle funzioni della vitamina D, nonché della sua metodologia di valutazione e del trattamento della sua carenza. I pazienti litiasici mostrano una carenza di vitamina D maggiore rispetto alla popolazione generale. La carenza di vitamina D è stata significativamente associata ad un aumento dei livelli di PTH. Inoltre, c’è abbastanza letteratura che mostra una relazione tra la carenza di vitamina D non solo con la malattia ossea, ma anche con più malattie.
Conclusione

i livelli di vitamina D dovrebbero essere misurati in tutti i pazienti litiasici e quelli con carenza di vitamina D dovrebbero essere trattati.


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