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martedì 18 luglio 2023

Tu” ( o dell’amicizia

Sull’amicizia 


L'amicizia è quel luogo dove l'attaccamento al vero, l'aiuto agli altri che vivono il vero, ma soprattutto la purità totale per cui ti interessi agli altri (il vero ti fa interessare agli altri), li trovi proclamati, riproclamati contro tutte le obiezioni, sostenuti. L'amicizia non trae la sua consistenza dal fatto che tutti riconoscano la verità, dal fatto che tutti nella compagnia desiderino che gli uomini - tutti gli altri - riconoscano anche loro questa verità, ma è fatta dall'amore al destino dell'altro, dall'amore al destino degli uomini. Quindi l'amicizia è il luogo dove l'amore al destino dell'altro è costitutivo del vivere insieme. «Perché siete insieme?» «Perché desideriamo che ognuno dei compagni raggiunga il destino.» Questo realizza una purità di umanità che vibra già nel contenuto nuovo di avviso, di instancabilità, di generosità, di bellezza e di fascino che è nella compagnia cristiana o, meglio, nella compagnia dei voluti da Dio.


La volta scorsa dicevi che questa compagnia non ha tanto lo scopo di conoscere il vero; quasi si elimina questo primo aspetto, quasi vien meno...


Non: «vien meno», ma: «dato questo». È soltanto il vero, quando è dato, che può permettere l'altro passo e poi l'altro passo ancora. Perciò, innanzitutto, l'amicizia è la ricerca del vero; se non è ricerca del vero, diventa falso anche tutto il resto, è ambiguo e naturalistico il secondo passo, e il terzo.


LUIGI GIUSSANI “Tu” ( o dell’amicizia)


Ciò che è decisivo è un attaccamento a un altro. La legge ultima della natura non è il fare, l'essere coerente col vero, coincidente col giusto, corrispondente col bello, ma è l'amare, cioè affermare l'altro. Tu continuamente fai l'alternativa tra l'io vero che è amicizia ( infatti di uno che ha degli amici ti puoi fidare, gli dai dei soldi da trafficare) e l'uomo solitario che è l'uomo perduto.  

 

Io vorrei capire di più perché dici che l'amicizia è necessaria.

 

L'amicizia è necessaria, innanzitutto perché è dell'essenza dell'amore: se l'amore è passione per il destino dell'altro, questa gratuità - come ho detto agli universitari - è possibile esclusivamente quando si dice sì a una presenza senza limite. Quando due diventano amici perché vogliono il bene ultimo uno dell'altro - che è visivamente, fisiologicamente separabile; si tocca che è separabile da altro tipo di passione di qualsiasi genere; è un'altra cosa ( non si sa dire, perché non corrisponde a niente di preciso nella nostra esperienza; si presènte, ma non si può definire) -, quando l'amicizia c'è tra due ( cioè uno vuole il bene dell'altro e il secondo vuole il bene del primo), è un dato di fatto originale, appartiene alla struttura dell'impeto originale, il volere che tutto il mondo ci fosse lì, che tutta la gente conoscesse, tant'è vero che uno può fare addirittura il sacrificio di non veder più la persona che, amata, ha destato il tutto. Una persona amata che ha il desiderio del destino dell'altro: questo semplice movimento implica la passione - fino alla voglia di morire: nessuno ama gli amici come chi dà la vita - perché tutti entrino in questa amicizia. Perciò dal punto di vista sociale non esiste nessun fattore di pace paragonabile a questo. Non mi son spiegato? Però, parlatene tra voi. Quel che diciamo non son parole e richiami che possono essere accusati di alternativa all'esperienza quotidiana dell'uomo, alla pura esperienza umana; anzi, la mettono così in mostra che mandano fuori a calci gli equivoci che vi si annidavano! Io vorrei che questa fosse la definizione della nostra compagnia, perché in questi giorni pensavo che se ami il destino della persona che hai davanti, questo Altro incontrato inerente alla persona, allora vuol dire che tu abbracci la persona che hai davanti; invece, a volte è come se uno si staccasse... Si va sul tram ed è tutta gente che ci appartiene, e loro non lo sanno. Il grave non è che loro non lo sappiano, il grave è che noi non ci accorgiamo di questo. Tant'è vero che questo può accadere perfino di una casa del Gruppo Adulto. La stessa cosa vale per l'amicizia tra un uomo e una donna che formeranno una famiglia e vale per l'amicizia tra gente chiamata alla verginità. E bisogna accorgersi di questo, perché allora uno s'accorge di quanto gli manchi, ma non come prima cosa - « Oddio, quanto mi manca! » -: se fosse una conseguenza in primo piano sconforterebbe, distoglierebbe dallo scopo. Invece, non è in primo piano, è in secondo piano. Rimane in primo piano una volontà indomabile, un desiderio indomabile di realizzare questo. Allora di fronte a questo desiderio indomabile, centomila errori non contano più: tutto questo non è mai esistito, Egli solo è.

LUIGI GIUSSANI, “Tu” ( o dell’amicizia)

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