IO “DE-SIDERO”: MI MANCANO LE STELLE. Quante volte ho insistito su questa etimologia!
Nell’articolo postato ieri era incastonata quale perla preziosa questa citazione del filosofo Martin Heidegger: “La notte del mondo distende le sue tenebre … Si è spento lo splendore di Dio nella storia universale. Il tempo della notte del mondo è il tempo della povertà perché diviene sempre più povero. È già diventato tanto povero da non poter riconoscere LA MANCANZA DI DIO COME MANCANZA”.
Tornano in mente quei celebri versi di Mario Luzi: “DI CHE È MANCANZA QUESTA MANCANZA, / CUORE, / CHE A UN TRATTO NE SEI PIENO? di che? Rotta la diga / t’inonda e ti sommerge / la piena della tua indigenza…/ Viene, / forse viene, / da oltre te / un richiamo / che ora perché agonizzi non ascolti. / Ma c’è, ne custodisce forza e canto / la musica perpetua… ritornerà. / Sii calmo. (da "Sotto specie umana", del 1999).
Commenta Daniele Mencarelli: “Da oltre noi, quando tutto sembra perso, ecco arrivare un richiamo, un ultrasuono che ha la forza di riavviare la fiamma. Un canto non nostro che rende piena di speranza ogni manchevolezza, un canto che ha la forza di tutte le forze.
Tanto da farci dire: sono tornato, sono di nuovo in quell’amore perpetuo che cerco con tutto me stesso.
Stiamo calmi, aspettiamo il momento, con orecchie e cuore tesi”.
Matisse, specialmente nell’ultima parte della sua vita, ha dato forma al cuore tutto MANCANTE dell’Icaro che è in ciascuno di noi ed anche – nalla Cappella del Rosario di Vence – all’esperienza di PIENEZZA che ha visto negli occhi dell’amica modella che si è fatta suora.
Ecco come sia apre il saggio di Heidegger: «E perché i poeti [wozu Dichter] nel tempo della povertà?, chiede l’elegia di Hölderlin Pane e vino. Oggi comprendiamo a stento la domanda. Come potremo intendere la risposta che Hölderlin dà? […]. Con la venuta e il sacrificio di Cristo ha avuto inizio, secondo la concezione storica di Hölderlin, la fine del giorno degli Dei. È caduta la sera. Da quando i tre che sono uno: Ercole, Dioniso e Cristo, hanno lasciato il mondo, la sera del tempo mondano va verso la flotte. La notte del mondo distende le sue tenebre. Ormai l’epoca è caratterizzata dall’assenza di Dio, dalla mancanza di Dio […]. La mancanza di Dio significa che non c’è più nessun Dio che raccolga in sé, visibilmente e chiaramente, gli uomini e le cose, ordinando in questo raccoglimento la storia universale e il soggiorno degli uomini in essa. Ma nella mancanza di Dio si manifesta qualcosa di peggiore ancora. Non solo gli Dei e Dio sono fuggiti, ma si è spento lo splendore di Dio nella storia universale. Il tempo della notte del mondo è il tempo della povertà perché diviene sempre più povero.
È già diventato tanto povero da non poter riconoscere la mancanza di Dio come mancanza”»
Di che è mancanza questa mancanza,
cuore,
che a un tratto ne sei pieno?
di che? Rotta la diga
t’inonda e ti sommerge
la piena della tua indigenza…
Viene,
forse viene,
da oltre te
un richiamo
che ora perché agonizzi non ascolti.
Ma c’è, ne custodisce forza e canto
la musica perpetua… ritornerà.
Sii calmo.
Mario Luzi
da “Sotto specie umana”, Garzanti, 1999.
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