Morale laica, anche i non credenti ne sono diffidenti
«Come vivere senza la grazia? Come essere santi senza Dio? È il problema che domina il ventesimo secolo». La citazione di Albert Camus
risulta davvero azzeccata se si leggono i risultati di un recente e
curioso studio, condotto dal dipartimento di Psicologia della Nottingham
Trent University, in Inghilterra.
La ricerca, pubblicata su The International Journal for the Psychology of Religion, ha voluto valutare il “pregiudizio anti-ateo”
della società inglese, testando un campione di persone sulle reazioni
ad una vignetta in cui venivano descritte le azioni di un insegnante disonesto ed inaffidabile. Secondo i risultati, il 66% ha detto che l’uomo era probabilmente un insegnante ateo. La nota curiosa è che il 43% dei partecipanti si è dichiarato ateo, il 33% invece era cristiano, ed il resto apparteneva ad altre fedi. «La diffidenza anti-atea», hanno concluso, «è profondamente e culturalmente radicata indipendentemente al gruppo di appartenenza di un individuo, tant’è che anche la maggior parte degli atei si è scoperta provare la stessa istintiva diffidenza».
Probabilmente avrebbe risposto allo stesso modo anche il celebre filosofo laico Norberto Bobbio, dato che scrisse: «La morale razionale che noi laici proponiamo è l’unica che abbiamo, ma in realtà è irragionevole». La morale laica risulta irragionevole agli occhi di Bobbio perché è priva di fondamenta, se manca il chiodo a cui appendere l’etica allora tutto si gioca nelle mere e vacque opinioni personali. In una intervista, disse: «Gli
uomini sono cattivi. Il male è la storia umana. È la sconfitta di Dio e
la sconfitta della ragione. Questo secolo lo dimostra più di ogni altra
epoca. E il cristianesimo, dov’è il cristianesimo? […]. Come diceva
Croce, non possiamo non dirci cristiani. Senza l’etica cristiana non c’è convivenza. Ma il cristianesimo come fede è un’altra cosa. E io non riesco a non dubitare». Anche Jean-Paul Sartre viveva dilemmi simili: «Senza Dio svanisce ogni possibilità
di ritrovare dei valori in un cielo intelligibile; non può più esserci
un bene a priori, poiché non c’è nessuna coscienza infinita e perfetta
per pensarlo; non sta scritto da nessuna parte che il bene esiste, che
bisogna essere onesti, che non si deve mentire» (J.P. Sartre, L’esistenzialismo è un umanismo, Mursia 2007).
Come ha ben spiegato il card. Carlo Maria Martini, «chi non fa riferimento» a princìpi cristiani, «dove
trova la luce e la forza per operare il bene non solo in circostanze
facili, ma anche in quelle che mettono alla prova fino al limite delle
forze umane e soprattutto in quelle che pongono a confronto con la
morte? Perché l’altruismo, la sincerità, la giustizia,
il rispetto per gli altri, il perdono dei nemici sono sempre un bene e
devono essere preferiti, anche a costo della vita, ad atteggiamenti
contrari? E come fare per decidere con certezza nei
casi concreti che cosa è altruismo e che cosa non lo è? E se non c’è una
giustificazione ultima e sempre valida di tali atteggiamenti, come è
praticamente possibile che essi siano sempre prevalenti, che siano
sempre quelli vincenti? Se persino coloro che dispongono di argomenti
forti per un comportamento etico fanno fatica a conformarvisi, che cosa sarà di coloro che dispongono di argomenti deboli, incerti è vacillanti?».
Data l’impossibilità di rispondere adeguatamente a queste domanda, l’arcivescovo di Milano concludeva: «Faccio
fatica a vedere come un’esistenza ispirata da queste norme (altruismo,
sincerità, giustizia, solidarietà, perdono) possa sostenersi a lungo e
in ogni circostanza se il valore assoluto della norma morale non viene fondato su princìpi metafisici o su un Dio personale.
Che cosa fonda infatti la dignità umana se non il fatto che ogni essere
umano è persona aperta verso qualcosa di più alto e di più grande di
sé? Solo così essa non può essere circoscritta in termini intramondani e
gli viene garantita una indisponibilità che nulla può mettere in
questione» (C.M. Martini, In cosa crede chi non crede, Liberal 1996, pp.20,21).
Nessun commento:
Posta un commento