“Occorre soffrire perché la verità non si cristallizzi in dottrina, ma nasca dalla carne”.Emmanuel Mounier
“La verità nasca dalla carne”. […] si capisce benissimo quel che vuole dire, ma non ci si rende conto di quel che vuole dire. “Occorre soffrire perché la verità non si cristallizzi in dottrina, ma nasca dalla carne”. Soltanto se la verità nasce dalla carne c’è un parto pieno di letizia, la vita diventa feconda, c’è un’opera che cresce nella pazienza, questa forza suprema e sublime dell’uomo che ha un ideale. E’ solo dalla verità che nasce dalla carne che si stabilisce una storia nuova, piena di calma e di sicurezza, senza presunzione e senza scosse violente, senza violenza.
“Occorre soffrire perché la verità non si cristallizzi in dottrina, ma nasca dalla carne”. […] Che la verità nasca dalla carne – e la verità è ciò che ci è stato annunciato, è Cristo, in tutto consiste – vuole dire che Cristo sia testimoniato e reso visibile dal tuo modo di alzarti al mattino, ché la carne è alzarsi al mattino; dal tuo modo di intrattenere i rapporti con i tuoi familiari, perché la carne è il modo di stare con i tuoi familiari; dal tuo modo di andare a scuola, perché la carne è la strada che devi percorrere per andare a scuola, è il treno, è il tranvai e l’automobile; dal tuo modo di affrontare la scuola e il professore e il contenuto e i libri e i testi e il tempo da non perdere.
Che la verità nasca dalla carne significa che la verità deve determinare un cambiamento – che la riveli presente – nel tuo rapporto con la ragazza, nel rapporto tra l’uomo e la donna, significa che deve determinare un cambiamento nel comportamento verso te sesso, di sentire te stesso, di sentire fluirti dentro l’attaccamento all’esistenza, nel modo con cui reagisci al sentirti dentro tremare tutto o stancarti o annoiarti, nel modo con cui pensi al tuo passato, nel modo con cui tu guardi l’azione compiuta, nel modo con cui tu guardi questo presente, che sarebbe pieno di uggia, pieno di niente, di aridità, deserto, “nomi senza perché”. Che la verità nasca dalla carne vuole dire che cambino queste cose, perché non si comprende e non si arriva a Cristo, se non dal di dentro di questo cambiamento.
La presenza di Cristo ora, “qui e ora” (Giovanni Paolo II, Discorso al movimento di ‘Comunione e Liberazione’), come diceva il Papa, è sperimentabile in – in, in! -, è sperimentabile in questi cambiamenti. Con la frase di tomistica memoria: “L’essere è là dove agisce”. L’essere lo si percepisce presente dove agisce: se senti il suono di un “din don”, c’è una campana che vibra. L’essere è presente dove agisce. Cristo è presente in questo cambiamento nella tua carne, cioè della tua umanità concreta. […] il parto pieno di gioia è questo, il sentimento dell’opera che cresce con la forza sublime della pazienza (“Nella vostra pazienza possederete voi stessi”) è questo: è dentro, Cristo. La Sua potenza, la potenza della Sua presenza è dentro l’esperienza presente di un cambiamento, che diventa parto, esperienza di generazione, esperienza di un’opera che cresce fino a diventare esperienza di una storia che rimane, tappe che si susseguono con calma, con sicurezza: tutta la misconoscenza, anche di chi dovrebbe aiutarci, non riesce più a togliere la nostra persona dalla strada su cui è stata messa. Se anche si scandalizzano dei vostri errori, dimenticando in modo atroce e inverecondo i loro – come dei genitori che si sfoghino sui piccoli errori dei piccoli, piccoli rispetto a quelli che fanno loro -, non riescono a distrarci da questa strada. Però, occorre che la verità nasca dalla carne: che il discorso diventi esperienza vuol dire che tu sperimenti questo, t’accorgi di questo, lavori per questo, “fabbrichi” questo, perché nulla si cambia in te – salvo il dono originale, che è pure in ogni momento -, nulla si cambia in te, il dono originale non si fissa in te, se non con la tua collaborazione.
Don Luigi Giussani – Ciò che abbiamo di più caro. Ed. Rizzoli
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