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mercoledì 22 agosto 2018

Atto d'amore

 Atto d'amore
*** 

Autore:
Peraboni, sr. MaristellaCuratore:
Riva, Sr. Maria Gloria    Fonte:
CulturaCattolica.it


Non seppi dirti quant'io t'amo, Dio
nel quale credo, Dio che sei la vita
vivente, e quella già vissuta e quella
ch'è da viver più oltre: oltre i confini
dei mondi, e dove non esiste il tempo.

Non seppi; - ma a Te nulla occulto resta
di ciò che tace nel profondo.
Ogni atto
di vita, in me, fu amore. Ed io credetti
fosse per l'uomo, o l'opera, o la patria
terrena, o i nati dal mio saldo ceppo,
o i fior, le piante, i frutti che dal sole
hanno sostanza, nutrimento e luce;
ma fu amore di Te, che in ogni cosa
e creatura sei presente.
Ed ora
che ad uno ad uno caddero al mio fianco
i compagni di strada, e più sommesse
si fan le voci della terra, il tuo
Volto rifulge di splendor più forte
e la tua voce è cantico di gloria.

Or - Dio che sempre amai - t'amo sapendo
d'amarti; e l'ineffabile certezza
che tutto fu giustizia, anche il dolore,
tutto fu bene, anche il mio male, tutto
per me Tu fosti e sei, mi fa tremante
d'una gioia più grande della morte.

Resta con me, poiché la sera scende
sulla mia casa, con misericordia
d'ombre e di stelle. Ch'io ti porga, al desco
umile, il poco pane e l'acqua pura
della mia povertà. Resta Tu solo
accanto a me tua serva; e nel silenzio
degli esseri, il mio cuore oda Te solo.
                                                           ADA NEGRI



da : Cultura Cattolica


Ada Negri scrive questa poesia nell'ultima parte della sua esistenza. È il canto d'approdo alla Verità di una vita, travagliata ma vissuta intensamente, passata alla ricerca della Verità stessa.
Tutta la sua esperienza, umana e artistica, può, infatti, essere letta sotto il segno della ricerca, della giustizia prima e del vero bene poi: ricerca di quell'unicum che, solo, può appagare e riempire l'esistenza, dandole senso e significato.
Molto assomiglia, la vicenda di Ada Negri, a quella della Samaritana che la Liturgia ci presenta in questa terza domenica di Quaresima.
Il passo evangelico di Giovanni 4, 5-42 "è - come ebbe ad evidenziare il Card. Martini - la storia di un cammino, la storia di un incontro con Gesù. È l'incontro di questa donna, che però non comprende d'un colpo solo, in un momento il Mistero di Gesù, ma attraverso un lungo processo che viene espresso molto chiaramente da questa pagina evangelica composta di sette battute di dialogo. Partono, queste parole, da un primo accenno alle necessità materiali - l'acqua da bere - per andare, a poco a poco, al Mistero del Messia, al Mistero stesso di Gesù. Questa donna viene sciolta poco a poco dai suoi blocchi, dalle sue paure, dalle sue resistenze e viene a riconoscere il Mistero del Signore".
Nella immagine di un cammino di ricerca terminante nell'incontro con le realtà profonde tanto cercate, può essere sintetizzata anche la vita di Ada Negri. Un'ininterrotta ricerca delle risposte autentiche alle domande radicali che in lei albergavano e la portavano a vivere in perenne tensione interiore, mai paga di quanto raggiunto finché, nella sua esistenza, non avvenne l'incontro con il Signore della vita, il Dio della "sua" vita.
Questo bruciante anelito, verso un "oltre" che raggiungerà solo al termine della sua esperienza umana, appare particolarmente evidente se si scorrono, anche solo di sfuggita, le fasi principali che hanno scandito la sua esistenza.
Dopo un'infanzia passata nella miseria sognando il proprio riscatto sociale, Ada Negri assapora il successo letterario e, sposando un medio industriale, giunge all'agiatezza economica desiderata. 
Né l'insegnamento, cui si era dedicata, né il matrimonio, da cui nacque l'amata figlia Bianca riuscirono però a soddisfare l'animo inquieto di Ada.
Abbandonati entrambi, la Negri intraprese una serie di viaggi che, se da un lato l'arricchirono culturalmente, permettendole di conoscere genti e Paesi diversi, dall'altro non la portarono a raggiungere la sospirata felicità.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, anche per tentare di colmare il senso di vuoto e solitudine che in lei si era fatto sempre più acuto, torna in Italia per prestare servizio in un ospedale milanese ed inizia, in questo periodo, una nuova esperienza sentimentale. Anche questa intensa relazione finisce tragicamente con l'improvvisa morte dell'amato, lasciando Ada Negri nell'amarezza e nello sconforto.
Dopo alcuni anni trascorsi a Capri, dove, maturata umanamente, artisticamente e spiritualmente, guarda alla sua esistenza, rievocandola anche nello splendido racconto autobiografico Stella mattutina (1921), torna a Milano e qui trascorre i suoi ultimi anni in una vita ritiratissima e con un programma di vita quasi monacale. Dio riempie ed appaga, infine, la sua esistenza, apportandole la serenità da lei sempre agognata.
L'intera esistenza della Negri fu una vita pienamente vissuta e pienamente umana poiché, come ha ricordato anche il S. Padre, "l'uomo non smette mai di cercare: quando è segnato dal dramma della violenza, della solitudine e dell'insignificanza, come quando vive nella serenità e nella gioia, egli continua a cercare. L'unica risposta che può appagarlo acquietando questa sua ricerca gli viene dall'incontro con Colui che è alla sorgente del suo essere e del suo operare"… e Ada Negri fa quest'incontro. La fede, che fondamentalmente l'aveva sempre accompagnata ma era inizialmente rimasta in lei come "assopita", dopo il cammino purificazione da ogni illusione terrena che ha caratterizzato anche tutto il suo percorso di maturazione umana e artistica, fiorisce nell'incontro intimo e personale con Cristo, sentito ora, dalla poetessa, come compagno e unico approdo dell'intera esistenza.
Questa poesia rispecchia e rievoca dunque tutto l'itinerario di ricerca e di fede vissuto da Ada e, in un sublime sentimento di interiore spiritualità, diviene preghiera, colloquio con quel Dio che fin dalla fanciullezza l'aveva accompagnata e che ora la Negri riconosce come autentico centro del suo amare: diviene "atto d'amore".
"Non seppi dirti - dice - quant'io t'amo, Dio".Inizia così la sua "professione d'affetto e d'amore", espressione del legame, forte e profondo, che la lega alla sua fede e al suo Dio.
Si sente l'eco delle 
Confessioni di S. Agostino: "Ciò che sento in modo non dubbio, anzi certo,Signore, è che ti amo".
"Non seppi - ripete - ma a Te nulla occulto resta": Ada esprime l'abbandono fiducioso, la consolante consapevolezza che Dio sa leggere oltre le apparenze effimere e giungere amorevolmente al cuore, nell'intimo profondo della sua creatura. Vi si intravede la certezza che ella ha di essere pienamente compresa dal suo Dio. Ada, dopo tutte le vicende burrascose della sua vita, sa che non verrà giudicata ma accolta e capita da un Dio che, conoscendola nella sua realtà più intima, l'avvolge nel Suo Mistero d'amore.
"Ogni atto di vita, - prosegue infatti la Negri - in me, fu amore". È la sintesi della tensione d'amore che animò tutta la sua esistenza portandola a scrivere, in un'altra sua poesia: "Tutto vale. A ciascun la sua fatica è sacra e Dio l'accoglie; non v'è colpo di zappa o colpo d'ala che non sia atto di fede".La fede diviene, in quest'opera, sinonimo di amore. Non si può credere autenticamente se non si ama Colui in cui si crede e se non si è sperimentato il Suo amore.
"Ed io credetti - ammette - fosse per… ma fu amore di Te… Ed ora che più sommesse si fan le voci della terra, il tuo Volto rifulge di splendor più forte e la tua voce è cantico di gloria". La Negri non nega le difficoltà, le sofferenze e le illusioni che hanno caratterizzato la sua vita, Il suo non è un "poetico idillio", il canto di una "realtà utopica". Tutta la sua poetica esprime la vita reale ma la reinterpreta e la legge con gli occhi della fede che, al di là di ogni esperienza umana, sanno intravedere "il mistero e l'agire di Dio". "Il Signore - come ebbe a scrivere un'altra grande poetessa del '900, Gabriela Mistral - dorme nelle cose". Anche la sofferenza, riconosce la Negri, è feconda poiché, "ora che più sommesse si fan le voci della terra, il tuo Volto rifulge di splendor più forte… Or t'amo sapendo d'amarti".Perciò nulla va perduto, nulla è senza significato, nessun accadimento, per quanto negativo, è totalmente tale se guardato con uno sguardo di fede poiché, come direbbe la Mistral, la poetessa sopra citata, "Chi ti lascia una spina nella mano tremante, ti offre nell'altra un motivo di sorriso. Non dire ch'è un gioco crudele. Tu non sai (nella chimica di Dio), perché è necessaria l'acqua delle lacrime"."Or t'amo - esclama in un moto di intima gioia -sapendo d'amarti; e l'ineffabile certezza che tutto fu giustizia, …, tutto fu bene, … tutto per me Tu fosti e sei, mi fa tremante d'una gioia più grande della morte" continuano i possibili paralleli con S. Agostino che, in un altro passo delle sue Confessioni esclama: "O eterna verità e vera carità e cara eternità, tu sei il mio Dio, a te sospiro giorno e notte. Tu mi hai sollevato verso di te per farmi vedere, mentre io non potevo ancora vedere; respingesti il mio sguardo malfermo col tuo raggio folgorante, e io tutto tremai d'amore".
È l'intima certezza finale. La Negri, conscia del suo amore per Dio e, ancor più, dell'amore di Dio per lei, freme interiormente, esulta - si potrebbe dire - nello spirito. Il Mistero di Dio, da sempre presente, ora si rende manifesto nella consapevolezza raggiunta da Ada Negri che "tutto fu giustizia, anche il dolore, tutto fu bene, anche il mio male, tutto per me Tu fosti e sei". Tutto fu, ed è, avvolto dall'amore previdente e provvidente di quel Dio che, nel Suo infinito Mistero di Grazia, tutto riassume e comprende. Dio, dice il Manzoni nei Promessi Sposi "non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne loro una più certa e più grande".La reazione finale di Ada Negri, come di ogni altra creatura che si scopre circondata dall'abbraccio amoroso del Padre, non può che essere l'offerta di tutto il proprio essere: "Ch'io ti porga, - conclude - al desco umile, il poco pane e l'acqua pura della mia povertà. Resta Tu solo accanto a me tua serva; e nel silenzio degli esseri, il mio cuore oda Te solo."
Rappacificata col mondo e, soprattutto, con se stessa, sorretta da una fede forte che tutta la abita e la permea, la poetica di Ada diviene preghiera, un'implorazione umile e fiduciosa, un'amorevole ed appassionata richiesta rivolta al Dio che tanto ama affinché le conceda l'unica cosa che realmente conta e dà senso all'esistenza: la comunione con Lui.
 


da: https://www.culturacattolica.it/cultura/arte-e-catechesi/poesia-e-liturgia/la-domenica-della-samaritana

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