Il 10 settembre 1879, nasce Augusto Bissiri, il sardo che inventò la televisione.
Quasi tutti l'hanno dimenticato ma fu un inventore sardo, Augusto Bissiri, a ideare l'antenato della televisione, capace di trasmettere immagini da una parte all'altra del mondo.
Augusto Bissiri nasce a a Seui da Giovanni Bissiri e Maria Luigia Caredda, il padre faceva il segretario comunale, il fratello Attilio fu come lui un brillante scienziato inventore.
Resterà a Seui sino alle scuole secondarie, mentre le scuole superiori le farà a Cagliari.
Andrà poi a Roma per studiare Giurisprudenza e mentre studia inizia ad appassionarsi di fumetti e novelle di fantasia che lui stesso realizza e che spesso gli verranno pubblicate con successo ne La Domenica del Corriere.
Pian piano scopre di avere un'attitudine per la meccanica; a questa disciplina inizia ad applicarsi con particolari accorgimenti che pian piano prenderanno forma in vere e proprie invenzioni.
Nel 1900 balza agli onori della cronaca per via di una sua particolare invenzione, un particolare congegno che oltre che dare allarme impediva lo scontro fra treni che transitavano nello stesso binario.
Il brevetto viene subito acquisito dalla Società Statunitense Westinghouse Electric Company; inoltre tale scoperta viene messa subito in pratica da Luigi Merello, gestore delle Tranvie del Campidano, su un piccolo trenino a vapore che collegava Cagliari a Quartu.
Siamo nel 1905 quando decide, insieme alla sua famiglia, di partire alla volta delle Americhe, stabilendosi per diverso tempo a New York, dove lavorerà presso diverse case discografiche e imprese grafiche.
Ma fu nel 1906, un anno dopo il suo arrivo in America, che Bissiri progettò l’invenzione destinata a entrare nella storia: presso la sede del quotidiano “New York Herald” lo scienziato riuscì, attraverso un macchinario di sua creazione chiamato “Live Picture Production”, a trasmettere un’immagine fotografica da una stanza all’altra.
La notizia si diffuse e fece rimbalzare il suo nome su tutti i quotidiani dell’epoca; persino il sindaco di New York gli dedicò una targa, tutt’ora conservata a Seui presso la Casa Farci.
Ma le sue ricerche non terminarono qua. Bissiri continuò a perfezionare il progetto e, nel 1917, riuscì ad ottenere un altro straordinario risultato: teletrasmettere via cavo alcune immagini dalla redazione del quotidiano London Daily Mail di Londra alla sede newyorkese del New York Times.
Era ufficiale: il tubo catodico aveva appena visto la luce e Bissiri ne registrò il brevetto il 7 agosto 1922.
Tutta la sua vita fu dedicata alla ricerca tecnologica, come dimostrano le tante apparecchiature da lui realizzate: congegni a pedale per girare le pagine degli spartiti musicali, posacenere con spegnimento automatico dei mozziconi, strumenti per la registrazione vocale, nonché una sorta di cerbottana per il lancio di piccoli aerei di legno e un dispensatore di palline a moneta.
Nel 1968 Bissiri si spense nella sua casa di Los Angeles e lentamente la sua figura venne dimenticata.
Negli stessi ambienti sardi in cui era stato ampiamente celebrato dopo l’invenzione del “Live Picture Production” (leggiamo sull’Unione Sarda del 22 maggio 1906 “Ai valorosi che, come il giovane Bissiri, per il bene dell’umanità si sacrificano, vada il nostro plauso e la nostra ammirazione”) non si parlò quasi più di lui.
Solo a Seui, dove a lui e al fratello Attilio è intitolato il Liceo Scientifico, il ricordo di questo illustre cittadino è ancora vivo.
Fonti:
https://www.treccani.it/enciclopedia/augusto-bissiri/
Wikipedia
Vistanet
Testo a cura di Ornella Demuru
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