L’invenzione della forchetta napoletana
Ferdinando IV di Borbone amava la buona cucina, non ci sono dubbi, ma spesso si trovava a disagio a mangiare con le mani, specie i maccheroni con il sugo. All’epoca questa era consuetudine. La forchetta, il suo antesignano, esisteva già da qualche secolo ma non era pensata per lo scopo che noi ben conosciamo. I prototipi disponibili avevano un problema di dimensioni e di numero e lunghezza di rebbi. Due o tre rebbi (punte) su grossi utensili pure molto affilati erano totalmente inadatti, specie per la grossezza dei manici. Sì trattava solo di forchettoni per cucinare. Nel 1770, il Re, uomo pratico, chiamò il ciambellano di corte, Gennaro Spadaccini, e verosimilmente gli disse: “Gennà, a me piacciono assai i maccheroni e assai pure gli spaghetti, ma nei pranzi ufficiali come si fa? Ci si sporca, ci si inguaiano di sugo le mani e i vestiti... mia moglie la regina Maria Carolina, mi guarda con disapprovazione! Mica è napoletana come me! Insomma Gennà, trova un rimedio che io voglio mangià ‘a pasta quando me pare a me!”
Gennaro intuì che gli era stata affidata l’opportunità di ingraziarsi il sovrano e forse pure di contribuire a far progredire la storia della cucina. Da uomo d’ingegno, quale evidentemente era, trovò la soluzione: ridimensionò la forchetta, accorciò le punte e inserì il quarto rebbio. Sì, perché facendo vari esperimenti con tre punte la pasta lunga non si arrotolava e con cinque era difficoltoso inserire la forchetta in bocca. Fu un grande successo. Un’invenzione che ha invaso il mondo intero, ad eccezione dei del Giappone, ma quello è un caso a parte. Quando si ha in mano una forchetta a 4 rebbi, bisognerebbe ricordarsene, si sta manegggiando e mangiando un’invenzione napoletana e borbonica.
Il legame tra i reali di Borbone napoletani e la pasta prodotta nel napoletano si ufficializza grazie a Ferdinando II delle Due Sicilie, il nipote di Ferdinando di cui sopra.
Con Regio decreto, il 12 luglio del 1845, egli concede ai fabbricanti gragnanesi l’alto privilegio di fornire la corte di tutte le paste lunghe. Così da semplici botteghe artigiane, la pasta cominciò ad essere prodotta in veri e propri pastifici. Insomma non mi stancherò mai di dire che Napoli è la capitale di un numero ragguardevole di geniali trovate che oggi sono, felicemente, a disposizione di tutti.
Grazie, Napoli!
Roberto Bonaventura
www.robertobonaventura.com
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