Quanta Vitamina D è necessaria per Arrivare ai Livelli Ottimali? E’ vero che fa venire Ipercalcemia?
C’è una confusione totale sulle quantità da assumere, perchè
i medici consigliano,mediamente, dosi inutilmente basse per paura di una tossicità che non è mai esistita.
Il Ministero della Salute invece ha recentemente portato da 1000 a 2000 UI la dose massima giornaliera da assumere.
Un nuovo studio svela in maniera ben precisa che le dosi di vitamina D da prendere sono invece….
Di Claudio Tozzi
Nel paleolitico abbiamo vissuto per milioni di anni nella savana africana, dove stavamo tutto il giorno al sole, nudi, in un territorio con pochi alberi.
Questo ha fatto cosi che la produzione di questa preziosa sostanza, la Vitamina D, attraverso la nostra pelle, era ogni giorno talmente elevata che l’ evoluzione ha dovuto schermarla con la pelle molto scura.
Per questo motivo, quasi ogni cellula del corpo contiene un recettore della vitamina D.
Tuttavia circa 100.000 anni fa siamo usciti dall’ Africa e siamo andati in posti (specialmente a nord del mondo) dove invece era molto freddo, costringendosi a coprirci con delle pelli animali e riparandoci anche all’ interno delle grotte, ma cosi schermavamo i raggi solari e conseguentemente la relativa produzione di vitamina D.
Senza contare che ci siamo stabiliti anche in posti, come l’ attuale Scandinavia, dove il sole non c’è quasi per nulla.
Attualmente la maggioranza dei medici non fa proprio effettuare il dosaggio della vitamina D ai loro pazienti e quando le rare volte che lo fa, consiglia normalmente 25.000 UI ogni 15 giorni, o peggio, al mese.
In realtà sono dosaggi praticamente inutili, tanto è vero che proprio recentemente anche il Ministero della Salute italiano ha aumentato da 1000 a 2000 UI giornaliere di vitamina D3 che si possono prendere come integratore.
Del resto già dal 2011, la “Endocrine Society” americana ha rivisto le linee guida internazionali, con le dosi di Vitamina D che arrivano anche a 10.000 UI al giorno senza che possano provocare alcuna tossicità.
Il documento, completamente tradotto in italiano, è visionabile in toto nella sezione File del mio gruppo Facebook “Paleoitalia“ —>QUI
Dopo tutte queste raccomandazioni in conflitto, è ovvio che la gente possa andare in totale confusione.
Ma allora qual è la verità? Di quanta vitamina D necessita i nostro organismo? A che livello la vitamina D è veramente troppa o tossica?
Ebbene, alcuni ricercatori hanno condotto uno studio, (pubblicato sul “Journal Dermato-Endocrinology Volume 9, 2017”) alla ricerca di queste risposte.
Hanno incluso nello studio un totale di 3.882 partecipanti, con l’età media di 60 anni. Meno dell’1% dei partecipanti sono stati considerati sottopeso, il 35,5% aveva un BMI normale, il 37,0% era in sovrappeso e il 27,5% era obeso.
IL Body Mass Index (BMI) o Indice di Massa Corporea (IMC) è un parametro molto utilizzato per ottenere una valutazione generale del proprio peso corporeo.
Esso mette in relazione con una semplice formula matematica l’altezza con il peso del soggetto.
Si ottiene dividendo il peso in Kg del soggetto con il quadrato dell’altezza espressa in metri.
Il risultato di tale formula classifica il soggetto in un’area di peso che può essere: normale – sottopeso – sovrappeso – obesità di medio grado – obesità di alto.
Situazione peso Min Max
Obesità di III classe (gravissima) ≥ 40,00
Obesità di II classe (grave) 35,00 39,99
Obesità di I classe (moderata) 30,0 34,99
Sovrappeso 25,0 29,99
Regolare 18,50 24,99
Leggermente sottopeso 17,50 18,49
Visibilmente sottopeso
(anoressia moderata) 16 17,49
Grave magrezza (inedia) <16
All’inizio dello studio, il 55% dei partecipanti ha riportato di aver preso vitamina D.
La dose media di vitamina D è aumentata da 2.106 UI al giorno all’inizio dello studio a 6.767 UI ogni giorno circa un anno dopo.
I livelli medi di vitamina D sono aumentati da 34,8 ng / ml a 50,4 ng / ml durante questo periodo.
I ricercatori hanno voluto determinare il dosaggio necessario per raggiungere livelli sani della vitamina D, definito da livelli di 40 ng / ml o superiori.
Volevano anche determinare l’incidenza di effetti collaterali, compresa l’ipercalcemia, cioè la presunta causa della mancata prescrizione della vitamina D da parte del 90% dei medici mondiali.
Ecco cosa hanno trovato i ricercatori:
1) I cambiamenti nei livelli di vitamina D sono stati influenzati da dosaggi di vitamina D, indice di massa corporea (BMI) e i livelli di vitamina D all’inizio dello studio.
2) I partecipanti che avevano una carenza di vitamina D (<20 ng / ml) al basale hanno sperimentato un aumento più elevato di livelli di vitamina D rispetto a quelli con livelli insufficienti o sufficienti di vitamina D al basale.
3) I partecipanti senza deficit di vitamina D al basale hanno sperimentato una risposta insensibile alla stessa dose di vitamina D rispetto a quelli con deficit di vitamina D.
4) La risposta all’integrazione della vitamina D era minore con l’aumento del BMI. In altre parole, gli individui obesi hanno richiesto la massima integrazione per ottenere livelli sufficienti; invece quelli con peso normale o sottopeso richiedono un integrazione minima per ottenere livelli sufficienti.
5) Per i soggetti con un BMI normale era necessario l’ apporto di almeno 6000 UI al giorno di vitamina D3 per raggiungere uno status di vitamina D superiore a 40 ng / ml.
6) I partecipanti in sovrappeso hanno richiesto l’assunzione di vitamina D3 di almeno 7.000 UI al giorno per ottenere uno status di vitamina D superiore a 40 ng / ml.
7) I partecipanti obesi hanno richiesto l’assunzione di vitamina D3 di almeno 8.000 UI al giorno per raggiungere uno status di vitamina D superiore a 40 ng / ml.
8) ll livello di calcio medio non è cambiato dall’inizio fino alla fine dello studio.
9) Un sottogruppo di partecipanti (285) non ha sperimentato un aumento significativo dello status della vitamina D, nonostante la segnalazione ha preso notevoli assunzioni di vitamina D (> 4000 UI al giorno).
I ricercatori hanno determinato che questo era probabilmente da attribuire a malassorbimento intestinale, ma senza dubbio la non-compliance (cioè i soggetti non hanno assunto la vitamina D3) ha anche svolto un ruolo. (Ad esempio, il tasso di non-compliance con i farmaci antipertensivi è di circa il 30%.)
10) Venti nuovi casi di ipercalcemia si sono verificati tra l’inizio e la fine dello studio. Quelli con livelli di vitamina D inferiori a 40 ng / ml avevano maggiori probabilità di verificarsi l’ipercalcemia rispetto a quelli con livelli di vitamina D di 40 ng / ml o superiore.
Cioè esattamente il contrario di quello che pensa il 90% dei medici al mondo, cioè eccessivi livelli di vitamina D aumenterebbe la calcemia, provocando così danni alle arterie, producendo calcoli renali, ecc.
Infatti, i ricercatori hanno scoperto che l’incidenza dell’ipercalciuria è in realtà diminuita dopo l’integrazione di vitamina D, a partire da un totale di 67 casi ipercalciurici, ma al follow-up (cioè una serie di controlli periodici programmati) il 67% non era più ipercalciurico.
Inoltre, è importante sottolineare che nessuno dei partecipanti ha sviluppato alcuna prova di tossicità clinica di vitamina D, composta da ipercalcemia e 25 (OH) D> 200 ng / ml, stanchezza, anoressia, dolore addominale, minzione frequente, irritabilità, eccessiva sete, nausea e talvolta vomito.
La tossicità biochimica della vitamina D consisterebbe in valore superiore a 200 ng / ml, ipercalcemia e un livello di PTH (paratormone) soppresso senza sintomi clinici, ma a nessuno dei partecipanti è accaduta una cosa del genere.
Poiché la maggior parte dei laboratori identificano la gamma normale di 25 (OH) D a 30-100 ng / ml, alcuni medici credono che 25 (OH) D superiore a 100 ng / ml sia tossicità.
Non lo è, ovviamente, infatti di solito è solo ipervitaminosi D che comunque nel 99% dei casi non porta a nessuna conseguenza..
I ricercatori hanno concluso:
“Dosi di vitamina D superiore a 6.000 UI / d sono state necessarie per ottenere concentrazioni di 25 (OH) D di siero superiore a 100 nmol / L [40 ng / ml], soprattutto in individui che erano in sovrappeso o obesi, senza alcuna prova di tossicità”.
Una cosa che gli autori non hanno menzionato è il ruolo che la genetica può svolgere in questo.
Ad esempio, il gene che codifica per la 25-idrossilasi ha una variazione geneticamente determinata nella sua trascrizione e alcune persone hanno più 25-idrossilasi rispetto ad altri e pertanto otterranno livelli di 25 (OH) D maggiori rispetto ad altri.
Tenendo conto di questi risultati, prendendo in considerazione la genetica, l’unico modo per essere sicuri di avere più di 40 ng / ml di vitamina D nel sangue è quello di effettuare un semplice un test di 25 (OH) D in qualsiasi laboratorio d’ analisi.
In realtà in caso di malattie autoimmunitarie, tumori, ecc, oppure si pratichino attività sportive di medio-alto impegno, il livello consigliato è 75-80 ng / ml e in questo caso si consiglia di assumere 10.000 UI al giorno di Vitamina D3 insieme a 1000 mcg di Vitamina K2-MK7 che svolge un ruolo fondamentale nel metabolismo della D3 e elimina l’ eventuale calcificazione nelle arterie.
Il rapporto deve 1000 UI di vitamina D insieme a 100 mcg di vitamina K2-MK7 (no MK4, MK9).
Quindi, ricapitolando, il protocollo da seguire è questo:
1) Fare le analisi del sangue (Vitamina D – 25 OH)
2) Se il risultato è almeno 40 ng / ml e NON in presenza di malattie autoimmuni,tumori e attività sportive, prendere comunque più sole possibile in estate e almeno 2000 UI al giorno in inverno, senza protezione (non farebbe produrre vitamina D).
3) Tuttavia, nel 90% dei casi il risultato sarà sempre sotto 40 ng / ml, quindi in questo caso assumere 10.000 UI al giorno di Vitamina D3 insieme a 1000 mcg di Vitamina K2-MK7
Per esempio 30 gocce di “Savana D3 Raw” al giorno (oppure in 5 Capsule soft-gels) + 5 mini-compresse (2 a colazione-2 a pranzo-2 a cena) di “Primal K2 1000”.
In generale evitate gli integratori di Vitamina D a base di olio di girasole, che sono molto economici, ma quest’ olio danneggia l’ intestino creando la cosidetta “permeabilità intestinale”, che scatena praticamente tutte le malattie autoimmuni.
In pratica uno prende la vitamina D per curarsi e dentro il prodotto c’è qualcosa che in realtà peggiora la situazione; quindi scegliete quelli a base di olio d’ oliva, possibilmente extravergine biologico e non ci saranno problemi.
Anche per quanto la Vitamina K2-MK7 NON deve essere derivata dal “Natto” di soia (come il 90% dei prodotti in commercio), ma da altre fonti vegetali. Evitate anche le forme MK4 e MK9.
4) Dopo due mesi ripetere l’ analisi; se il valore ha raggiunto il valore di almeno 40 ng / ml, fare una dose di mantenimento di 7000-8000 UI al giorno e prendere comunque più sole possibile d’ inverno, senza protezione.
5) In presenza di malattie autoimmuni,tumori, ecc oppure si pratichino attività attività sportive a medio-alto livello, nel sangue il valore da raggiungere è di almeno 75-80 ng / ml.
Il dosaggio in questo caso sarà sempre lo stesso, cioè 10.000 UI al giorno di Vitamina D3 insieme a 1000 mcg di Vitamina K2-MK7, cioè 30 gocce di “Savana D3 Raw” al giorno (oppure in 5 Capsule soft-gels) + 5 mini-compresse (2 a colazione-2 a pranzo-2 a cena) di “Primal K2 1000”.
6) Dopo due mesi ripetere l’ analisi; se il valore ha raggiunto il valore di almeno 75-80 ng / ml, fare una dose di mantenimento di 7000-8000 UI al giorno e prendere comunque più sole possibile d’ inverno, senza protezione
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