Quella scala musicale Do-Re-Mi che canticchiamo fin da bambini non è sempre esistita.
Prima dell'XI secolo, imparare musica era un'impresa titanica. Non esistevano spartiti come li conosciamo oggi e i musicisti dovevano memorizzare ogni melodia ascoltandola ripetutamente - un po' come imparare una canzone senza mai vederne il testo o le note.
Poi arrivò Guido Monaco, un geniale monaco benedettino di Arezzo. Nell'XI secolo, questo italiano rivoluzionò la musica per sempre con un'invenzione tanto semplice quanto brillante.
Guido prese un inno latino dedicato a San Giovanni, dove ogni verso iniziava con una nota più alta della precedente, e usò la prima sillaba di ciascun verso: UT-RE-MI-FA-SOL-LA (l'UT fu poi sostituito con DO).
Con questa intuizione, nacque il sistema di notazione musicale che usiamo ancora oggi, dopo quasi mille anni. Un metodo che permise di scrivere, conservare e diffondere la musica come mai prima.
Ogni spartito che leggiamo, ogni canzone che impariamo, deve qualcosa a quel monaco aretino che trasformò la musica da arte effimera a linguaggio universale scritto.
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