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domenica 25 maggio 2025

I barbari e un nuovo san Benedetto

 

«Un punto di svolta decisivo in quella storia più antica si ebbe quando uomini e donne di buona volontà si distolsero dal compito di puntellare l’imperium romano e smisero di identificare la continuazione della civiltà e della comunità morale con la conservazione di tale imperium. Il compito che invece si prefissero (spesso senza rendersi conto pienamente di ciò che stavano facendo) fu la costruzione di nuove forme di comunità entro cui la vita morale potesse essere sostenuta, in modo che sia la civiltà sia la morale avessero la possibilità di sopravvivere all’epoca incipiente di barbarie e oscurità. Se la mia interpretazione della nostra situazione morale è esatta, dovremmo concludere che da qualche tempo anche noi abbiamo raggiunto questo punto di svolta. Ciò che conta, in questa fase, è la costruzione di forme locali di comunità al cui interno la civiltà e la vita intellettuale e morale possano essere conservate attraverso i nuovi secoli oscuri che già incombono su di noi. (…) Questa volta, però, i barbari non aspettano al di là delle frontiere: ci hanno già governato per parecchio tempo. Ed è la nostra inconsapevolezza di questo fatto a costruire parte della nostra difficoltà. Stiamo aspettando: non Godot, ma un altro san Benedetto, senza dubbio molto diverso» (Alasdair MacIntyre, “Dopo la virtù”, 1981)

il filosofo spentosi l'altro giorno all’età di 96 anni, :

Ci vogliono “nuove forme di comunità” come humus che permetta il fiorire e il fruttificare del seme umano. La nuova barbarie totalitaria fa di tutto per impedire l’esprimersi della dimensione comunitaria. «Impedire l’espressione comunitaria è come tagliare alle radici la alimentazione della pianta; la pianta poco dopo muore» (Luigi Giussani, il Senso Religioso”, 1988).

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