Soltanto religione-emozione – di Mons. L. Negri
***
Quanto più cerco di leggere la situazione complessa della vita sociale e addirittura della vita delle cosiddette cristianità, mi sorprende il coagularsi delle mie consapevolezze intorno a due punti che mi sembrano assolutamente oggettivi.
prima osservazione
La prima osservazione è che quello che è stato chiamato più volte da Papa Francesco il «pensiero unico dominante»
non è soltanto un pensiero unico ma è, in realtà, un sistema di vita,
di cultura, di forze che sono in campo; di potere ideologico, economico,
politico, sociale, particolarmente forte quanto più sembra
difficilmente definibile nei suoi contorni e nella sua soggettività.
Il politicamente corretto preme sulla coscienza e sul cuore delle persone, delle famiglie, dei popoli, in maniera martellante
e su tutte le grandi questioni antropologiche la discussione è
impossibile: basti pensare alla teoria del gender, al problema della
vita e della sua manipolazione, al problema dei processieutanasici, al
problema delle inseminazioni ormai perpetrate nei Paesi civili della
vecchia Europa e non soltanto.
Ciò che viene blindato da questo potere massmediatico mondiale è indiscutibile,
e chi dissente – anche nel modo più corretto – viene immediatamente
indicato al pubblico ludibrio. In questo nostro Paese nato dalla grande e
sacrosanta lotta per la libertà, che ha segnato una delle
caratteristiche fondamentali della Resistenza italiana, i margini della
libertà, ci piaccia o no, sono progressivamente in diminuzione.
Oggi non si può pensare che un’affermazione fatta pubblicamente e in dissenso dall’ideologia dominante
– per esempio che la vita è mistero indisponibile e non oggetto
sostanzialmente manipolabile – può compromettere la libertà fisica,
oltre che di espressione. Oggi quella forma larvatissima e
dignitosissima di dissenso dall’ideologia dominante che sono «Le
sentinelle in piedi» viene osteggiata come se fosse una presenza
violenta. La sola esistenza di colui che dissente è giudicata violenta
dall’ideologia dominante.
Più volte in questi anni mi sono chiesto come facciano le generazioni che si sono susseguite in un clima di sostanziale libertà
di espressione ad accettare, senza colpo ferire e senza discussione,
questa sostanziale riduzione che va verso l’annullamento della libertà.
Un dissidente sovietico diceva, più di trent’anni fa: «Chi si occupa
della vita politica avrà la mano mozzata»; anche chi si occupa del bene
comune avrà la mano mozzata, perché il bene comune è compito
dell’oligarchia che regge il mondo e in questa oligarchia non si entra
se non si è chiamati o cooptati.
E una delle ragioni per essere cooptato dall’oligarchia è di essere avverso a quella «lebbra cattolica»
che il romanzo di R. H. Benson Il Padrone del mondo – costantemente
citato e consigliato da Papa Francesco per la sua portata profetica –
ripropone in modo efficace e commovente.
seconda osservazione
Seconda osservazione: qual è,
allora, il posto riservato alla religione in questo mondo dove
l’anticattolicesimo è condizione dell’umanesimo, come ben
indicato nel romanzo di Benson? La posizione permessa dall’ideologia è
quella di essere spunto per una serie di emozioni di carattere
psicologico, affettivo, sentimentale.
Le varie religioni sono accettate perché sono fonte di emozioni per coloro che vi partecipano,
e sono tanto più tollerate se quelli che vi partecipano ne traggono un
benessere di carattere psicologico-affettivo. La religione-emozione è
una religione che alla fine è funzionale al potere perché predispone
anche gli uomini religiosi ad accettare come indiscutibile il potere
degli altri.
Divertitevi pure, pregate,
cantate, ballate, fate delle vostre convinzioni religiose esperienze
sempre più sofisticate di carattere psicologico e affettivo,
uscite pure anche dallo spazio di questo mondo individualistico e
soggettivo per fare qualche iniziativa caritativa e sociale, però fatelo
senza mettere in discussione il ferreo ordine di chi vi guida; e magari
togliendogli le castagne dal fuoco di troppe ingiustizie, di troppe
difficoltà, di troppe violenze.
Non si può accettare la riduzione sentimentale,
psicologica e affettiva della fede, almeno non lo possono i cattolici
che nella fede in Gesù Cristo trovano l’unica possibilità di espressione
piena della propria umanità.
Pensare che la fede possa avere
come pertinenza il campo psico-affettivo e che, di fronte alle grandi
questioni che l’ideologia pretende di risolvere in modo univoco e
indiscutibile, la fede debba stare silenziosa è snaturare la
fede stessa o, per dirla con il Papa emerito Benedetto XVI, è assumere
una posizione letale per la fede.
Forse bisogna riprendere
l’essenza della tradizione cattolica che ha visto sempre in una
corrispondenza o, meglio, in una sintesi positiva di ragione e di fede
la caratteristica fondamentale del cattolicesimo. Forse
bisognerebbe ricordare l’Instrumentum laboris del primo Sinodo generale
sull’Evangelizzazione, scritto dal Beato Paolo VI, che incominciava
così: «La fede è la salvezza dell’uomo, di tutto l’uomo, di tutti gli
uomini».
25 marzo 2015 – Mons. Luigi Negri
Nessun commento:
Posta un commento