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sabato 29 agosto 2015

Paura dell’infinito

Paura dell’infinito
· A settanta anni dalla morte di Dietrich Bonhoeffer ·

08 aprile 2015


Scritti inediti di Dietrich Bonhoeffer, ucciso nel campo di concentramento di Flossenbürg il 9 aprile 1945, sono appena apparsi nel volume dal titolo La fragilità del male (Milano, Piemme, 2015, pagine 176, euro 17,50). Pubblichiamo uno stralcio dal primo capitolo.


La paura è in un certo qual modo il nostro principale nemico. Essa si annida nel cuore dell’uomo e lo mina interiormente finché egli crolla improvvisamente, senza opporre resistenza e privo di forza. Corrode e rosicchia di nascosto tutti i fili che ci uniscono al Signore e al prossimo. Quando l’essere umano in pericolo tenta di aggrapparsi alle corde, queste si spezzano, ed egli, indifeso e disperato, si lascia cadere tra le risate dell’inferno.
Allora la paura lo guarda sogghignando e gli dice: ora siamo soli, tu e io, e ora ti mostro il mio vero volto. Chi ha conosciuto e si è abbandonato a questo sentimento in un’orribile solitudine — la paura di fronte a una grave decisione, la paura di un destino avverso, la preoccupazione per il lavoro, la paura di un vizio a cui non si può più opporre resistenza e che rende schiavi, la paura della vergogna, la paura di un’altra persona, la paura di morire — sa che è soltanto una maschera del male, una forma in cui il mondo ostile a Dio cerca di ghermirlo. Non c’è nulla nella nostra vita che ci renda evidente la realtà di queste forze ostili al Creatore come questa solitudine, questa fragilità, questa nebbia che si diffonde su ogni cosa, questa mancanza di vie di uscita e questa folle agitazione che ci assale quando vogliamo uscire da questa terribile disperazione. Avete mai visto qualcuno assalito dalla paura? Il suo viso è orribile quando è bambino e continua a essere spaventoso anche da adulto: quella fissità dello sguardo, quel tremore animalesco, quella difesa supplichevole. La paura fa perdere all’uomo la sua umanità. Non sembra più una creatura di Dio, ma del diavolo; diventa un essere devastato, sottomesso.

Abbiamo paura della quiete. Siamo così abituati all’agitazione e al rumore, che il silenzio ci appare minaccioso e lo rifuggiamo. Sarebbe terribile doverlo guardare negli occhi e doversi giustificare. Dal nostro volto potrebbe scomparire per sempre il sorriso. Potrebbe, per una volta, accadere qualcosa di molto serio a cui non siamo più abituati.

Questa paura è una caratteristica della nostra epoca. Viviamo con l’ansia di essere improvvisamente avvolti e manovrati dall’infinito. Allora preferiamo vivere in società, andare al cinema o a teatro per poi essere portati al cimitero, piuttosto che rimanere un minuto di fronte al Signore.

Il cristianesimo ha sempre prodotto l’opposizione forte e sdegnata di una filosofia aristocratica che esaltava la forza e il potere, in contrapposizione con i nuovi valori di rifiuto della violenza ed esaltazione dell’umiltà. Anche nella nostra epoca siamo testimoni di questa lotta. Il cristianesimo resiste o fallisce con la sua protesta rivoluzionaria contro l’arbitrio e la superbia del potente, con la sua difesa del povero. Credo che i cristiani facciano troppo poco, e non troppo, per rendere chiaro questo concetto. Si sono adattati troppo facilmente al culto del più forte. Dovrebbero dare molto più scandalo, scioccare molto più di quanto facciano ora.

di Dietrich Bonhoeffer

 Paura di Dio
 nell’Apocalisse  di  san  giovanni  leggiamo:  «temete dio  e  dategli  gloria,  perché  è  giunta  l’ora  del  suo  giudizio» (14, 7). «temete  dio»,  invece  delle  cose  che  vi  fanno  paura. non  temete  il  futuro,  non  temete  gli  altri  uomini.  non  temete  la  violenza  e  la  forza,  anche  se  possono  privarvi  dei vostri  beni  e  della  vostra  vita.  non  temete  i  potenti  di  questo  mondo.  non  temete  nemmeno  voi  stessi.  non  temete i  peccati.  morirete  a  causa  di  tutti  questi  timori.  Liberatevi  da  queste  paure,  ma  temete dio  e  soltanto  Lui,  che  ha autorità  su  tutti  i  poteri  terreni.  davanti  a  Lui  deve  provare  timore  tutta  la  terra.  Può  darci  la  vita  o  privarcene. tutto  il  resto  non  ha  importanza,  solo  il  Signore  conta. temetelo sul  serio  e  adoratelo, dategli gli  onori  degni  di chi  ha  creato  ogni  cosa  e  di  chi  ha  portato  la  pace  con  gli uomini  tramite  cristo.  onorate  Lui  e  la  sua  santa  parola, perché  è  arrivato  il  momento  in  cui  ci  giudicherà.  L’eterno Vangelo è giudice di tutti gli uomini. che  cosa  ci  chiederà  il  Padre  nell’ultimo  giorno?  Soltanto  una  cosa:  «avete  creduto  al  Vangelo  e  gli  avete  ubbidito?».  non  domanderà  se  eravamo  tedeschi  o  ebrei, se  eravamo  nazisti  oppure  no,  e  nemmeno  se  facevamoparte  della  chiesa  confessante,  se  eravamo  persone  influenti  e  di  successo,  se  possiamo  vantarci  di  grandi  opere, se  eravamo  rispettati  oppure  malvagi,  insignificanti,  inutili e sconosciuti. il nostro unico giudice sarà il  Vangelo. 
24 novembre 1935 

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