L'ostensione di Johnny Cash
***
Il volto è gonfio, i capelli radi. La camera “fissa” impietosa l’insulto del tempo. La voce è ridotta a un sussurro, le dita nodose si muovono lentamente sulla chitarra. Il video di Hurt - brano dei Nine Inch Nails che Johnny Cash ha inserito nel ciclo degli American Recordings – a distanza di anni conserva una forza ipnotica. Cash è piegato dagli anni, dalla malattia. Vulnerato da una vita di abusi.La sua sembra un’ostensione: ostensione della vecchiaia, della fragilità, della decadenza fisica di un uomo che ha conosciuto i fasti (e gli eccessi) del successo e che ora fa i conti con “il suo impero di polvere”. Un uomo pronto a salire “sul treno della sera”. Le parole scandite da Cash arrivano come un pugno: “mi sono ferito oggi/ per vedere se sono ancora in grado di sentire qualcosa/ mi concentro sul dolore/ l’unica cosa reale”. Nel video, a rendere più “scandalosa” la vecchiaia di Cash, sono le immagini – ritmate – della sua giovinezza: Cash che guida una locomotiva, Cash con chitarra a tracolla davanti a un pubblico, Cash che salta su un treno in corsa, Cash.
Il culmine del pathos è raggiunto mentre Cash intona le ultime strofe del brano: “Ho portato questa corona di spine/sulla sedia di coloro che mentono/ pieno di pensieri interrotti/(che) non posso riparare// sotto le macchie del tempo/i sentimenti scompaiono”. Il crescendo musicale è accompagnato da una più rapida successione di immagini: fanno capolinea "visioni" di Cristo, la corona di spine, un chiodo che si conficca – ripetutamente - nella carne. Cash è ripreso davanti a un banchetto (figura dell’ultima cena?), sparge un bicchiere di vino (figura del sangue di Cristo?). Il video si chiude con un’immagine che ha il sapore (e l’intenzione) di un congedo: Cash chiude il pianoforte sul quale ha battuto ossessivamente un’unica nota. La musica termina. Il sipario cala. Cash morirà dopo poco, il 12 settembre 2003. Con gli American recording, sotto la sapiente regia del produttore-mago Rick Rubin, il cantante figlio del Sud degli States - l’uomo che amava saltare sui treni ed esibirsi nelle prigioni, che aveva celebrato la giovinezza incuneandosi nella musica che più la esaltava, il rock’n roll - ha consegnato alla musica americana un testamento di rara forza poetica, di un’intensità a tratti straziante. Come ha scritto Steve Turner, suo attento (e commosso) biografo, Cash “con grande dignità, era alla testa di un’altra rivoluzione, contro le devastazioni portate dall’età: era il primo della sua generazione a cantare lo spegnersi della luce”. Cash aveva cantato la giovinezza con sfrontatezza, ora non occultava la vecchiaia. Non la esibiva, la viveva. CheThe man in black – come amava farsi chiamare: mi vesto di nero, ripeteva, per testimoniare la mia vicinanza agli affitti, agli ultimi, agli outlaw, ai rifiutati - fosse uno destinato a infrangere le regole, lo testimonia l’intera sua biografia. Ma più che gli eccessi (a partire dalla dipendenza dalla droga), ci interessa il suo rifiuto di imporre steccati o barriere o filtri o ideologie alla musica.
Nato e cresciuto nel Sud degli States, Cash respirò il country sin da bambino ma amò (e cantò) anche il gospel, sfidando le regole della musica (e dell’establishment) più conservatrice degli Usa. Non solo, non si accontentò dei palcoscenici: si esibì nelle prigioni, entrò nella Casa Bianca, lavorò in tv, recitò, sfiorò l’idea sceneggiatura di un film sulla vita di Cristo, scrisse un libro (The man in white) dedicato all’apostolo Paolo. Una passione che si tradusse sempre in musica, e che roteò sempre attorno a un punto fisso: la Bibbia. “Quasi un quarto delle canzoni scritte da Cash – ha notato Turner – parlano in qualche modo della sua fede e della Bibbia. Molte altre, anche se non trattano specificamente questo argomento, sono influenzate dalla sua visione del mondo cristiano. I walk the line, con la sua dichiarazione di fedeltà coniugale, conteneva un inconscio impulso cristiano, così come molte sue canzoni sulla giustizia e la povertà. Quando scriveva di lavoro lo faceva da un’ottica biblica”.
Dove sta allora il segreto di questo pugno di canzoni, contenute negli American recordings, alcune delle quali hanno accompagnato l’intera carriera di Cash, altre pescate dai repertori più disparati (e disperati): da Down by the train di Tom Waits alla già citata Hurt a Personal Jesus interpretata dai Depeche mode, da Further up of the road di Springsteen a One degli u2? Rubin scarnifica i brani consegnati alla voce di Cash. Riduce gli arrangiamenti all’osso. Libera i brani da inutile orpelli. La parola d’ordine è semplicità. E rigore. C’è la verità – sangue, ossa, paura, angoscia, gioia - da cantare. C’è tutto Cash – la sua biografia e la sua arte - in queste canzoni. I suoi conflitti, i suoi demoni, l'inesauribile volontà di riscatto. C’è un’intera vita – riscatta dalla musica – e sempre giocata sull’orlo, quel margine scivoloso che separa la dannazione dalla salvezza, la bestemmia dalla preghiera, l’insensatezza dalla Grazia, la cecità dalla luce. C’è l’invocazione a Dio che si alza dalle tenebre della consunzione: “Non avrei mai pensato di aver bisogno di aiuto/ pensavo che ce l’avrei fatta da solo/ ma ora so che non è vero/ con il cuore tremante le ginocchia piegate/ ti prego Signore aiutami” - Help me. C’è la coscienza (la compiacenza?) del male, della sua prossimità: “la bestia in me è chiusa da sbarre sottile e fragili” - The best in me. “La prima volta le ho sparato in un fianco/ era dura vederla agonizzare/ ma con il secondo colpo è morta/ Delia morta”- Delia's gone. C’è lo scintillare della salvezza: “So che nuvole scure incomberanno su di me/ so che la mia strada è accidentata / eppure vedo splendidi campi/ dove vegliano i salvati da Dio” - Wayfaring Stranger. C’è il senso dell’impegno e della volontà di “rigare diritti”: “ Come un soldato che cerca di dimenticare la guerra/ come un ragazzo che mette la testa a posto/ come un bandito che torna sulla retta via” – Like a soldier. C’è il dolore della perdita: “Prego Dio che mi dia coraggio/ di andare avanti finché non ci rincontreremo di nuovo/ è dura rendersi conto che lei è scomparsa per sempre/ che tornando a casa sul treno della sera” – The evening train. C’è ancora la speranza/certezza della resurrezione: “ci incontreremo di nuovo/non so come né quando/ ma so che ci incontreremo di nuovo”. C’è infine la prefigurazione dell’apocalisse: “ – The man comes aroud.
Nato e cresciuto nel Sud degli States, Cash respirò il country sin da bambino ma amò (e cantò) anche il gospel, sfidando le regole della musica (e dell’establishment) più conservatrice degli Usa. Non solo, non si accontentò dei palcoscenici: si esibì nelle prigioni, entrò nella Casa Bianca, lavorò in tv, recitò, sfiorò l’idea sceneggiatura di un film sulla vita di Cristo, scrisse un libro (The man in white) dedicato all’apostolo Paolo. Una passione che si tradusse sempre in musica, e che roteò sempre attorno a un punto fisso: la Bibbia. “Quasi un quarto delle canzoni scritte da Cash – ha notato Turner – parlano in qualche modo della sua fede e della Bibbia. Molte altre, anche se non trattano specificamente questo argomento, sono influenzate dalla sua visione del mondo cristiano. I walk the line, con la sua dichiarazione di fedeltà coniugale, conteneva un inconscio impulso cristiano, così come molte sue canzoni sulla giustizia e la povertà. Quando scriveva di lavoro lo faceva da un’ottica biblica”.
Dove sta allora il segreto di questo pugno di canzoni, contenute negli American recordings, alcune delle quali hanno accompagnato l’intera carriera di Cash, altre pescate dai repertori più disparati (e disperati): da Down by the train di Tom Waits alla già citata Hurt a Personal Jesus interpretata dai Depeche mode, da Further up of the road di Springsteen a One degli u2? Rubin scarnifica i brani consegnati alla voce di Cash. Riduce gli arrangiamenti all’osso. Libera i brani da inutile orpelli. La parola d’ordine è semplicità. E rigore. C’è la verità – sangue, ossa, paura, angoscia, gioia - da cantare. C’è tutto Cash – la sua biografia e la sua arte - in queste canzoni. I suoi conflitti, i suoi demoni, l'inesauribile volontà di riscatto. C’è un’intera vita – riscatta dalla musica – e sempre giocata sull’orlo, quel margine scivoloso che separa la dannazione dalla salvezza, la bestemmia dalla preghiera, l’insensatezza dalla Grazia, la cecità dalla luce. C’è l’invocazione a Dio che si alza dalle tenebre della consunzione: “Non avrei mai pensato di aver bisogno di aiuto/ pensavo che ce l’avrei fatta da solo/ ma ora so che non è vero/ con il cuore tremante le ginocchia piegate/ ti prego Signore aiutami” - Help me. C’è la coscienza (la compiacenza?) del male, della sua prossimità: “la bestia in me è chiusa da sbarre sottile e fragili” - The best in me. “La prima volta le ho sparato in un fianco/ era dura vederla agonizzare/ ma con il secondo colpo è morta/ Delia morta”- Delia's gone. C’è lo scintillare della salvezza: “So che nuvole scure incomberanno su di me/ so che la mia strada è accidentata / eppure vedo splendidi campi/ dove vegliano i salvati da Dio” - Wayfaring Stranger. C’è il senso dell’impegno e della volontà di “rigare diritti”: “ Come un soldato che cerca di dimenticare la guerra/ come un ragazzo che mette la testa a posto/ come un bandito che torna sulla retta via” – Like a soldier. C’è il dolore della perdita: “Prego Dio che mi dia coraggio/ di andare avanti finché non ci rincontreremo di nuovo/ è dura rendersi conto che lei è scomparsa per sempre/ che tornando a casa sul treno della sera” – The evening train. C’è ancora la speranza/certezza della resurrezione: “ci incontreremo di nuovo/non so come né quando/ ma so che ci incontreremo di nuovo”. C’è infine la prefigurazione dell’apocalisse: “ – The man comes aroud.
Il genio americano di Cash è qui: nell’aver abitato la contraddizione americana. La contraddizione di un popolo che ha esaltato, come nessuno aveva fatto prima, la libertà. Praticando però la schiavitù. Che elegge l’individualismo a valore fondativo e si strugge nel segno della comunità perduta. Che pratica l’edonismo ma si sente perseguitato dal peccato. Che ha canonizzato la ricerca della felicità come diritto costituzionale di ogni cittadino ma ha messo in scena continuamente il suo smacco. Che “canta” l’eterna risorgenza del Sogno, e praticato la sua sconfitta. Cash si è inabissato nell’unica trama che avvolge vita e morte, nell’infinita oscillazione tra salvezza e dannazione. Ma in quale direzione pendeva il pendolo di Cash, il cantante lo aveva sempre bene in mente:“So cantare canzoni di morte. Ne ho vista tanta ma sono ossessionato dalla vita”.
Nessun commento:
Posta un commento