La fede deve essere ragionevole
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La fede deve essere ragionevole, deve essere appoggiata, deve appoggiarsi ad una ragione, e questa ragione è data dalla trasformazione che, in senso più umano, in senso eccezionalmente umano, nella vita del singolo e della società accade quando la fede è vissuta.La fede allora diventa la grande ipotesi di lavoro che batte in breccia tutte le altre, come dicevo fin dai primissimi anni, trent'anni fa, a scuola.
Ragazzi, questa cosa è interessante perché la fede non può barare , non può dirti: " È così", ottenendo il tuo assenso nudo e crudo gratuitamente. No! La fede non può barare perché è in qualche modo legata alla tua esperienza: in fondo è come se essa DOVESSE APPARIRE AL TRIBUNALE DOVE TU SEI GIUDICE ATTRAVERSO LA TUA ESPERIENZA.
Però anche tu non puoi barare, perché per poterla giudicare devi usarla, per poter vedere si trasforma la vita devi viverla sul serio; e non una fede come la interpreti tu, ma la fede come ti è stata tramandata, la fede autentica.
Per questo il nostro concetto di fede ha un nesso immediato con l'ora della giornata, con la pratica ordinaria della nostra vita, con la vita come progetto, con la vita come lavoro, con la vita come socialità, come interesse alla res pubblica, come diceva Milosz.
Non è per un carattere particolare che un cristiano si interessa alla res pubblica.
. La mia povera mamma, che ha vissuto sempre in casa, facendo la serva di tutti, aveva un senso di ciò' che accadeva nel mondo, un interesse all' eco delle vicende, che le era dettato inevitabilmente dalla sua fede. Per questo non è' ad libitum (trad. :a piacere, a volontà', a discrezione, ndr) l'impegno nelle opere, intendendo per opera la fede che, con la sua luce, con la sua energia, trasforma il vivere, l'assetto del vivere.
L. Giussani. L'io rinasce in un incontro ( 1986-1987), Bur, Milano 2010, pag. 300.
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