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venerdì 2 novembre 2018

I Fratelli Scholl: Ghigliottinati per Opposizione Non-Violenta al Nazismo




22 febbraio 1943: Hans e Sophie Scholl, due fratelli di 24 e 21 anni vengono giustiziati dal regime nazista. Erano stati arrestati solo tre giorni prima, condannati dopo un processo durato appena cinque ore e ghigliottinati il giorno stesso.

Sophie Scholl

Hans Scholl

Quale terribile pericolo rappresentavano questi due giovani per ricevere una punizione così esemplare e immediata?
La loro colpa era quella di appartenere a un movimento di opposizione al nazismo, chiamato Weiße Rose (Rosa Bianca). Le loro armi erano le parole: solo e semplicemente parole di dissenso verso il regime, e di incitamento al popolo tedesco, perché prendesse coscienza della violenza connaturata al nazismo e opponesse una resistenza passiva e non violenta.

Hans Scholl nella foto della Gestapo

La non violenza era la linea guida della Rosa Bianca, movimento fondato da un gruppo di cinque studenti cristiani dell’Università Ludwig Maximilian di Monaco. Dal giugno 1942 al febbraio 1943 i ragazzi, a cui si era aggiunto anche un professore della stessa università, stamparono e distribuirono sei opuscoli, nei quali denunciavano la terribile violenza del regime nazista, indicando la strada della tolleranza e della giustizia, principi ispiratori di ogni cristiano.

Sophie Scholl nella foto della Gestapo

Hans e Sophie Scholl avevano deciso di opporsi al regime dopo una graduale e meditata presa di coscienza. Avevano fatto parte, come tutti i loro coetanei, della Gioventù Hitleriana, malgrado le idee politiche antinaziste del padre. Sophie in particolare, fu in un primo tempo affascinata dalla propaganda del regime, ma ne rimase presto delusa, e poi disgustata, quando il fratello Hans fu arrestato per un breve periodo, nel 1937, per la sua appartenenza a un movimento giovanile vietato dal regime.
Hans Scholl si rese conto di persona di cosa era capace il nazismo: nel 1942 fu mandato sul fronte russo, dove vide inutili massacri e disumane sofferenze inflitte ad intere popolazioni, mentre al suo ritorno in Germania, trovò un paese già segnato dalla guerra.
Hans School, la sorella Sophie, e gli amici Willi Graf, Christoph Probst e Alexander Schmorell fondarono la Rosa Bianca. La loro idea di resistenza passiva si concretizzò con la distribuzione di volantini anti regime, inizialmente inviati per posta ad altri studenti, professori, e a tutti quegli intellettuali ritenuti potenzialmente ricettivi ad un messaggio di riconquista della libertà perduta.
Nel primo opuscolo si poteva leggere: “Non è vero che ogni onesto tedesco si vergogna del suo governo in questi giorni?”, mentre nel terzo si domandava: “Perché permetti a questi uomini che sono al potere di derubarti passo dopo passo, apertamente e in segreto, di tutti i tuoi diritti, uno dopo l’altro?”
Nessuno di quei ragazzi pensò mai di compiere attentati o sabotaggi, eppure erano ben consapevoli di rischiare la vita per il solo fatto di esprimere un opinione.

Christoph Probst nella foto della Gestapo

Il 18 febbraio 1943, dopo aver lasciato dei volantini all’Università, Sophie ne lanciò alcuni dalla cima della scale, perché cadessero direttamente ai piedi degli studenti presenti. La ragazza fu vista da uno dei bidelli e immediatamente denunciata. La Gestapo prese Hans e Sophie Scholl, insieme all’amico Probst. I due fratelli affrontarono insieme il processo, dopo essere stati interrogati (e quasi sicuramente torturati) di continuo per quattro giorni. Nessuno dei due accettò di ritrattare quanto scritto sugli opuscoli, né di denunciare gli altri membri del gruppo. Nonostante il loro eroico comportamento, altre 15 persone finirono sulla ghigliottina, e 38 furono incarcerate:
il movimento non violento della Rosa Bianca fu smantellato con un bagno di sangue

Monumento dedicato alla Rosa Bianca – Università Ludwig Maxmilian – Monaco

I fratelli Scholl furono processati dal Tribunale del Popolo, presieduto dal famigerato Roland Freiser, passato alla storia per aver condannato a morte il 90% delle persone da lui giudicate.

Roland Freiser, al centro della foto

Francobollo commemorativo per Hans e Sophie Scholl

Affrontarono coraggiosamente la morte i due ragazzi, in particolare Sophie, fermamente convinta dei suoi ideali, e disposta a tutto per difenderli: “Come possiamo aspettarci che prevalga la giustizia quando non c’è quasi nessuno disposto a sacrificarsi individualmente per una causa giusta?”furono le ultime parole della ragazza, che concluse “una giornata così bella e soleggiata, e devo andare, ma cosa importa la mia morte, se grazie a noi migliaia di persone vengono risvegliate?”

Le tombe di Hans e Sophie Scholl e di Christoph Probst

Sotto, il trailer del film “La Rosa Bianca” che ripropone la vicenda:

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