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domenica 4 novembre 2018

San Mark Ji Tianxiang/ Chi è il Santo protettore dei tossicodipendenti: si drogò tutta la vita Per motivi di salute era diventato dipendente dall’oppio e fu allontanato dai sacramenti per alcuni decenni, ma marì come martire e venen fatto santo, ecco chi era 10.07.2017 - Paolo Vites martyrs-cinesi San Mark Ji e gli altri martiri cinesi Per circa trent’anni fu escluso dai sacramenti: non poteva comunicarsi, non poteva confessarsi. Poteva solo partecipare alla messa, guardato malissimo e tenuto lontano dagli altri fedeli cristiani. Mark Ji Tianxiang, un cinese nato in una famiglia cristiana della fine dell’ottocento, cristiano fedelissimo lui stesso, aveva un problema, era un fumatore di oppio tanto da esserne dipendente e non essere mai riuscito a disintossicarsi per tutta la sua vita, venendo perciò escluso dalla santa comunione. Ma nonostante questo morì da martire e fu fatto santo. Una storia straordinaria la sua, che mostra in modo evidente come la santità non voglia dire perfezione, capacità di gesti straordinari, miracoli, vita scevra dal peccato. Tutto il contrario. Da giovane era un leader nella sua comunità, un medico benestante che curava gratuitamente i poveri. Ma a un certo punto si ammalò di una grave malattia allo stomaco ai tempi incurabili. Per sopportare gli atroci dolori cominciò a consumare oppio, di cui in breve tempo divenne dipendente. Purtroppo il sacerdote presso cui si confessava non capì mai che quella dipendenza era legata alla malattia e che lui, pur avendo provato a disintossicarsi diverse volte, non riusciva a smettere di consumare oppio. Il sacerdote, sentendolo confessare sempre lo stesso peccato, l’uso della droga, pensò che questo fosse motivato dalla sua non voglia di redimersi e gli ordinò di non venire più a confessarsi e gli proibì la comunione. Qualcun altro al posto suo avrebbe abbandonato la fede, non lui, che sapeva che Dio lo amava lo stesso, sapeva che Lui voleva il suo cuore anche se non riusciva a dare la sua vita. Non poteva smettere di drogarsi, ma non abbandonò mai la fede per i successivi 30 anni. Fece un voto: chiese il martirio. E il voto fu esaudito. Durante la cosiddetta rivolta dei Boxer nei primi anni del Novecento, contro le potenze occidentali e di conseguenza anche i cristiani cinesi, lui, i figli, i nipoti, tutti i parenti furono arrestati e condannati a morte. “Nonno dove stiamo andando” gli chiese il nipotino mentre li conducevano al patibolo; “Andiamo a casa” rispose lui. Furono tutti decapitati, Ji cantava la litania della beata Vergine Maria fino all’ultimo istante. Sebbene fosse stato lontano dai sacramenti, è stato fatto santo, protettore dei drogati e di chi soffre di dipendenze. La sua festa era ieri, 9 luglio, durante la quale si chiede la sua intercessione per tutti coloro che soffrono di dipendenze e non possono ricevere i sacramenti. Una bella storia sconosciuta in occidente, che in questi tempi in cui si discute di privazione o meno dei sacramenti per alcune situazioni, è di grande insegnamento.

San Mark Ji Tianxiang/ Chi è il Santo protettore dei tossicodipendenti: si drogò tutta la vita

Per motivi di salute era diventato dipendente dall’oppio e fu allontanato dai sacramenti per alcuni decenni, ma morì come martire e venne fatto santo, ecco chi era

10.07.2017 - Paolo Vites
martyrs-cinesi
San Mark Ji e gli altri martiri cinesi
Per circa trent’anni fu escluso dai sacramenti: non poteva comunicarsi, non poteva confessarsi. Poteva solo partecipare alla messa, guardato malissimo e tenuto lontano dagli altri fedeli cristiani. Mark Ji Tianxiang, un cinese nato in una famiglia cristiana della fine dell’ottocento, cristiano fedelissimo lui stesso, aveva un problema, era un fumatore di oppio tanto da esserne dipendente e non essere mai riuscito a disintossicarsi per tutta la sua vita, venendo perciò escluso dalla santa comunione. Ma nonostante questo morì da martire e fu fatto santo. Una storia straordinaria la sua, che mostra in modo evidente come la santità non voglia dire perfezione, capacità di gesti straordinari, miracoli, vita scevra dal peccato. Tutto il contrario. Da giovane era un leader nella sua comunità, un medico benestante che curava gratuitamente i poveri. Ma a un certo punto si ammalò di una grave malattia allo stomaco ai tempi incurabili. Per sopportare gli atroci dolori cominciò a consumare oppio, di cui in breve tempo divenne dipendente. Purtroppo il sacerdote presso cui si confessava non capì mai che quella dipendenza era legata alla malattia e che lui, pur avendo provato a disintossicarsi diverse volte, non riusciva a smettere di consumare oppio. Il sacerdote, sentendolo confessare sempre lo stesso peccato, l’uso della droga, pensò che questo fosse motivato dalla sua non voglia di redimersi e gli ordinò di non venire più a confessarsi e gli proibì la comunione. Qualcun altro al posto suo avrebbe abbandonato la fede, non lui, che sapeva che Dio lo amava lo stesso, sapeva che Lui voleva il suo cuore anche se non riusciva a dare la sua vita.
Non poteva smettere di drogarsi, ma non abbandonò mai la fede per i successivi 30 anni. Fece un voto: chiese il martirio. E il voto fu esaudito. Durante la cosiddetta rivolta dei Boxer nei primi anni del Novecento, contro le potenze occidentali e di conseguenza anche i cristiani cinesi, lui, i figli, i nipoti, tutti i parenti furono arrestati e condannati a morte. “Nonno dove stiamo andando” gli chiese il nipotino mentre li conducevano al patibolo; “Andiamo a casa” rispose lui. Furono tutti decapitati, Ji cantava la litania della beata Vergine Maria fino all’ultimo istante. Sebbene fosse stato lontano dai sacramenti, è stato fatto santo, protettore dei drogati e di chi soffre di dipendenze. La sua festa era ieri, 9 luglio, durante la quale si chiede la sua intercessione per tutti coloro che soffrono di dipendenze e non possono ricevere i sacramenti. Una bella storia sconosciuta in occidente, che in questi tempi in cui si discute di privazione o meno dei sacramenti per alcune situazioni, è di grande insegnamento.

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