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venerdì 10 luglio 2020

Santa Maria Goretti:

Commovente testimonianza dell'assassino Alessandro Serenelli su 
Santa Maria Goretti: 
Maria, volete perdonare anche voi al vostro uccisore?
-Sì, per amore di Gesù, gli perdono e voglio che venga in paradiso con me!
(Dialogo fra Santa Maria Goretti ed il Confessore prima di morire)

Un giorno Alessandro, in carcere, dopo anni in cui era in preda a profonde angosce, sogna Maria Goretti. In quel sogno vide che lei gli stava preparando la strada per il paradiso: 
Mi sveglio di soprassalto e dico a me stesso: ormai mi salvo anch’io, perché sono certo che Marietta è venuta a trovarmi e a darmi il suo perdono. Da quel giorno non sento più l’orrore di prima per la mia vita”. E da quel giorno Alessandro si converte. Uscito dal carcere troverà il coraggio di chiedere perdono alla madre della santa, che glielo accorderà. Successivamente chiederà ai frati minori di Macerata di potersi ritirare fra di loro. I frati lo accoglieranno come un fratello, facendolo lavorare come giardiniere. Alessandro, da assassino e stupratore, morirà in pace con Dio.

«Sono vecchio di quasi 80 anni, prossimo a chiudere la mia giornata. Dando uno sguardo al passato, riconosco che nella mia prima giovinezza infilai una strada falsa: la via del male, che mi condusse alla rovina. Vedevo attraverso la stampa, gli spettacoli e i cattivi esempi che la maggior parte dei giovani segue senza darsi pensiero: io pure non mi preoccupai. Persone credenti e praticanti le avevo vicino a me, ma non ci badavo, accecato da una forza bruta che mi sospingeva per una strada cattiva. Consumai a vent’anni un delitto passionale del quale oggi inorridisco al solo ricordo. Maria Goretti, ora santa, fu l’angelo buono che la provvidenza aveva messo avanti ai miei passi per salvarmi. Ho impresse ancora nel cuore le sue parole di rimprovero e di perdono. Pregò per me, intercedette per il suo uccisore. Seguirono trent’anni di prigione. Se non fossi stato minorenne, sarei stato condannato a vita. Accettai la sentenza meritata, rassegnato: capii la mia colpa. La piccola Maria fu veramente la mia luce, la mia protettrice; col suo aiuto mi comportai bene nei ventisette anni di carcere e cercai di vivere onestamente quando la società mi riaccettò fra i suoi membri. I figli di S. Francesco, i Minori Cappuccini delle Marche, con carità serafica mi hanno accolto fra loro non come servo, ma come fratello. Con loro vivo da 24 anni. Ed ora aspetto sereno il momento di essere ammesso alla visione di Dio, di riabbracciare i miei cari, di essere vicino al mio angelo protettore ed alla sua cara mamma, Assunta. Coloro che leggeranno questa mia lettera vogliono trarre il felice insegnamento di fuggire il male e di seguire il bene sempre, fin da fanciulli. Pensino che la religione con i suoi precetti non è una cosa di cui si può fare a meno, ma è il vero conforto, l’unica via sicura in tutte le circostanze, anche quelle più dolorose della vita. Pace e bene»

Macerata
5 maggio 1961
Alessandro Serenelli

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