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mercoledì 15 luglio 2020

Sant' ENRICO II Imperatore - 973 - Bamberga, Germania, 13 luglio 1024

UN SANTO AL GIORNO TOGLIE LA TRISTEZZA DI TORNO
13 luglio, Sant' ENRICO II 
  Imperatore -  973 - Bamberga, Germania, 13 luglio 1024

Enrico II è un esempio di rettitudine nell'arte del governare: per questo oltre che santo è patrono delle teste coronate. Nato nel 973 vicino a Bamberga, in Baviera, crebbe in un ambiente cristiano. 
Votato inizialmente ad una carriera ecclesiastica, ricevette un’educazione scrupolosa presso la scuola capitolare di Hildersheim e a Ratisbona presso il santo vescovo Wolfango. Là acquisì una profonda pietà ed una precisa conoscenza dei problemi religiosi. Enrico ebbe un fratello, Bruno, che rinunciò agli agi della vita di corte per divenire pastore di anime come vescovo di Augusta, nonché due sorelle: Brigida, che si fece monaca, e Gisella, che andò in sposa al celebre Santo Stefano d’Ungheria.
Nel 995 Enrico II succedette al padre quale duca di Baviera e nel 1002 al cugino Ottone III come re di Germania.
Segnata dall’impronta del realismo e della chiaroveggenza, la politica di Enrico II fu caratterizzata dall’abbandono delle grandiose mire universaliste di Ottone III e rafforzò l’alleanza del potere imperiale con la Chiesa.
Nella storia della Chiesa cattolica numerosi sono i Sovrani saliti all’onore degli altari. Uno di questi è l’imperatore sant’Enrico (973-1024), che si trovò a capo del Sacro Romano Impero in un’epoca assai difficile quale l’XI secolo. Enrico sposò una donna che fu anch’essa canonizzata, Cunegonda, con la quale visse un matrimonio giuseppino, all’insegna della perpetua verginità. I due decisero di comune accordo di vivere in castità, tanto che non lasciarono eredi. 
Sul fronte politico, Enrico fu uno strenuo difensore degli interessi imperiali e del bene della Chiesa. Per consolidare il suo potere, dovette condurre numerose imprese militari. Il santo imperatore fu anche artefice di eccezionali operazioni diplomatiche. Per controllare i popoli slavi, ebbe ad esempio bisogno dell’aiuto del re pagano Stefano d’Ungheria. Enrico gli propose un’alleanza e gli offrì in moglie sua sorella Gisella di Baviera, che lo sposò e lo convertì al Cristianesimo. In tal modo, il re magiaro divenne santo Stefano d’Ungheria e portò tutto il suo popolo alla fede cristiana.
L’impresa più importante che Enrico dovette affrontare fu quella contro Arduino d’Ivrea, in Italia. Eletto illegittimamente re della penisola, Arduino iniziò a perseguire un disegno egemonico, che lo portò a scontrarsi con la Chiesa e con l’Impero. Intervenne allora Enrico, che discese ben due volte nel Nord Italia per ristabilire i diritti e le prerogative imperiali, sconfiggendo Arduino. Fu in quest’occasione (1014) che il santo venne incoronato imperatore da Papa Benedetto VIII. Nella Basilica di San Pietro ricevette con sua moglie la corona imperiale.
Sant’Enrico diede un fattivo e positivo sostegno al governo della Chiesa. In diversi Sinodi, come quello di Pavia celebrato con Benedetto VIII, si oppose al clero uxorato e promosse il rispetto del celibato sacerdotale, tant’è che il matrimonio dei sacerdoti fu proibito, sotto pena di deposizione. Sinceramente pio e colto, austero e di severi costumi, desideroso della riforma della Chiesa e del bene dei suoi sudditi, Enrico sponsorizzò tutte le iniziative volte ad assicurare ordine e giustizia all’interno dei territori dell’Impero.
Sia lui che sua moglie sentirono forte la vocazione monastica e cercarono di compensarla, favorendo l’Ordine cluniacense e costruendo innumerevoli monasteri. Fu poi grazie ad Enrico che sant’ Odilone decretò, pena la scomunica, di interrompere le battaglie dal mercoledì sera al lunedì mattina nei tempi d’Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua e Pentecoste: furono le celebri paci e tregue di Dio. Grande costruttore di chiese e conventi, Enrico fece erigere il Duomo di Bamberga (1007), città che grazie a lui divenne sede vescovile: lo stesso Benedetto VIII celebrò la consacrazione della nuova cattedrale nel 1020. A nord della città, Cunegonda fece invece edificare un monastero benedettino e uno di Canonici. Nel 1014, inoltre, Enrico chiese al Papa di inserire la recita del Credo in tutte le messe festive ed in altre celebrazioni particolari: il Sommo Pontefice acconsentì.
Sceso in Italia nel 1022 per lottare contro i bizantini, Enrico si ammalò, ma sulla via del ritorno, fermatosi nel monastero di Montecassino, guarì miracolosamente dopo aver pregato sulla tomba di san Benedetto. Tuttavia, restò storpio per il resto dei suoi giorni fino alla morte, avvenuta a Bamberga il 13 luglio 1024.
Entrambi i coniugi furono sepolti nella cattedrale di Bamberga. Le loro tombe divennero presto meta di pellegrinaggi. Enrico fu canonizzato nel 1146, per volontà del beato Eugenio III, mentre Cunegonda nel 1200, sotto Innocenzo III. San Pio X ha proclamato Enrico patrono degli Oblati benedettini.

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