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venerdì 27 novembre 2020

Il compleanno!

 Quando si è piccoli, il compleanno è un passo gigantesco. Lo si aspetta con impazienza, contando i giorni, immaginando i regali che arriveranno e pregustando nuove libertà. Quando si è giovani si brama il diciottesimo, l'etichetta di maggiore età. Poi, ai vent'anni, le cose cominciano a rallentare. Lo si attende sempre meno, acquistando piano consapevolezza che una parte consistente della propria vita sta scivolando alle spalle. I giorni dell'infanzia sembrano sempre più remoti, e ad un tratto non ci appaiono più come il tempo in cui si era impotenti e dipendenti da tutto, ma il periodo in cui si viveva realmente liberi e senza preoccupazioni. Perché, più che regali, quello che ci arriva di anno in anno sono queste ultime.

Ad un tratto ci scopriamo adulti, responsabili. E il compleanno, stagione dopo stagione, è sempre più un peso: si fanno due conti, e si scopre di avere la stessa età dei nostri genitori alla nostra nascita. Poi si raggiunge e oltrepassa la mezza età, e d'un colpo la strada davanti comincia ad essere più breve di quella lasciata indietro. Che ci sia un compleanno allora ci fa piacere solo perché si ha ben presente quale sarebbe l'alternativa. 

Ma ricordare il giorno della nostra nascita un'utilità ce l'ha. E' un punto di controllo, una data in cui siamo quasi costretti a confrontarci con quello che siamo. Se siamo felici, chi siamo e di chi siamo, se la nostra vita ha un senso, se non ci stiamo adagiando in abitudini che ci impantanano in una insignificante routine. Se sentiamo o vediamo che c'è qualcosa che non funziona allora dovremmo guardare bene dentro e fuori di noi. Guardare non chi ha meno compleanni e meno pesi di noi, ma chi ne ha di più, e pur avendone di più è felice: felice non per quello che ha, ma per quello che è. Chi ha una vita piena, vissuta pienamente, e quindi cercare di capire il senso, il segreto di quella sua felicità, quella pienezza. Capire, e cambiare. Perché non è mai troppo tardi per cambiare, fino a che ci saranno compleanni e fino a che respiriamo.

Michele Scozzarra

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