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sabato 23 gennaio 2021

Condizioni della libertà .Don Giussani

 Condizioni della libertà 

Condizioni della libertà; nel dinamismo della libertà è implicita la possibilità del peccato: scegliere davanti alla creatura ciò che immediatamente soddisfa di più, invece che usare della creatura per tendere di più a ciò che è il destino per cui si è fatti. Il peccato è debordare, uscire dalla strada al destino per soffermarsi su qualcosa che interessa di più al momento. Non è chiaro? 

Però, ragazzi, come nota bene finale, se uno ha una attrattiva più forte e invece Dio lo vuole qui, per rinunciare a quella attrattiva e andar qui, cosa occorrerà? a) La coscienza del destino. Primo: una coscienza chiara del destino, l'amore al destino. Se uno perde di vista il destino, allora sbaglia. Tutti, al cento per cento, vivono così: stiamo attenti, perché anche noi viviamo così. È questo l'orrore, questo è contro l'uomo, è la disumanità, è l'uomo che vive secondo un criterio che è contro l'uomo. Sembra, e tutto il mondo dice: «È giusto, è comodo, è tuo tornaconto, ci tieni e dunque fallo!». No! Perché il destino della vita non è quello che vogliamo noi, è il mistero di Dio, la coscienza del Mistero, la coscienza del destino.

b) II governo di sé. Secondo: ci vuole una forza di strappo, una forza per strapparti a questa attrattiva, così che tu ponga l'energia nell'andare verso il destino. Si chiama mortificazione, capacità di mortificazione o di penitenza. Penitenza, che in greco si dice metànoia, vuoi dire «cambiamento di direzione»: invece di andare di qui dove sei più attratto, tu devi fare uno sforzo per cambiare direzione, per cambiare nous, per cambiare la decisione da prendere.

La compagnia
Perciò: coscienza del destino - senso religioso - ed energia nel dominare se stesso - governo di sé - il cui aspetto più critico si chiama mortificazione o penitenza. Ditemi se queste due cose sono possibili ad una persona isolata. Questo è il valore più esterno e più evidente, più banalmente evidente della compagnia: ti richiama al senso religioso, al destino... Ragazzo, queste cose non te le senti dire neanche da tua madre! Il richiamo al destino e il richiamo al governo di sé, al dominio di sé: tu ti governi secondo il destino di cui hai coscienza. Questo implica sempre uno strappo, una ferita. Si chiama, con termine cristiano, penitenza o mortificazione. Mortificazione vuoi dire che sembra morte, sembra rinuncia, ma non lo è! Perché se uno sceglie questo T, poi vede questa B in un'altra luce, non la perde; la vede nella luce permanente, eterna, vera ed eterna, e ama di un amore vero ed eterno. Non si perde più, anzi, l'altro lo perderà, ma lui no.

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