Sto preferendo vivere in una bolla fatta di sorrisi, risate, momenti di sconforto e tristezza, tutti estremamente devitalizzati, resi opachi. Vivo in una giostra di emozioni che un giorno mi porta in alto e un altro mi fa cadere nel più buio sconforto; mi esalto per il tempo in cui sperimento quell’emozione, per poi accantonare il tutto nel cassetto delle “belle esperienze”. Ma mi rendo conto che a me questo non basta, io voglio molto di più, voglio qualcosa che deve essere necessariamente grande, perché – come dice Kierkegaard – “nulla di finito, nemmeno l’intero mondo, può soddisfare l’animo umano che sente il bisogno dell’eterno”
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