"La Chiesa è il luogo dove tutte le verità si incontrano"................. Gilbert Keith Chesterton
CONSULTA L'INDICE PUOI TROVARE OLTRE 4000 ARTICOLI
su santi,filosofi,poeti,scrittori,scienziati etc. che ti aiutano a comprendere la bellezza e la ragionevolezza del cristianesimo
mercoledì 13 novembre 2024
Parkinson, benefici della vitamina D
La vitamina D come supporto alle terapie in caso di malattia di Parkinson, per rallentare il processo neurodegenerativo, migliorare il controllo motorio e frenare il rischio di caduta. Il suggerimento arriva da un gruppo di ricercatori del dipartimento di Biomedicina, Neuroscienze e Diagnostica avanzata dell’Università di Palermo a seguito di una review della letteratura da loro condotta e pubblicata di recente su Nutrients.
Precedenti ricerche avevano messo in evidenza come un deficit di vitamina D si correlasse a malattie psichiatriche quali, per esempio, depressione, disturbo bipolare e schizofrenia, nonché di tipo neurologico, inclusi disturbi neurodegenerativi come demenza o Parkinson. Da qui l’ipotesi che una correzione possa evitare l'insorgenza della malattia o migliorarne gli esiti clinici.
“Nel nostro lavoro, abbiamo raccolto i dati oggi disponibili sul ruolo della vitamina D in numerose funzioni fisiologiche, dalla modulazione della risposta immunitaria alla regolazione dello sviluppo cerebrale e dei processi di invecchiamento”, sottolineano gli Autori. “La vitamina D ha effetti antiossidanti, riducendo così la formazione di radicali liberi e la progressione del danno neurodegenerativo. Quello che sembra emergere, infatti, è che bassi livelli sierici di 25(OH)D aumentino il rischio di sviluppare il Parkinson, mentre valori più elevati si associano a migliore sintomatologia motoria, in particolare con benefici sul controllo dell'equilibrio e riduzione del rischio di frattura. Sono sicuramente necessari ulteriori studi clinici per stabilire il ruolo della vitamina D nell’insorgenza del Parkinson, sui sintomi motori e non e sulla progressione della malattia. Ancora, peraltro, non è stato dimostrato se un’eventuale integrazione a supporto della terapia farmacologica e riabilitativa possa portare benefici. Tuttavia, considerando i rischi limitati, siamo abbastanza fiduciosi nel ritenere che un’integrazione garantirebbe tre importanti risultati: benefici di salute pubblica, considerando il ruolo della vitamina D nello sviluppo cerebrale e la sua influenza nella patogenesi di molti disturbi neurologici, compreso il Parkinson; azione di rallentamento sulla progressione di alcuni sintomi della malattia; riduzione del rischio di frattura nei parkinsoniani”.
Nicola Miglino
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento