Louis Braille, il musicista cattolico cieco che ha permesso la lettura tattile
Inventò il suo metodo di lettura e scrittura usando lo stesso strumento che gli era costato la vista
Tutti conoscono il compositore classico cattolico Beethoven, ma sapevate che anche l’inventore del metodo Braille era un musicista brillante e un devoto cattolico?
Louis Braille era figlio di un conciatore della cittadina francese di Coupvray. A tre anni, cercando di imitare il padre, prese un punteruolo per fare dei fori in un pezzo di pelle. Premette forte il punteruolo ma questo schizzò via dalla pelle, perforandogli l’occhio.
Non si riuscì a trovare una cura, e il bambino soffriva terribilmente visto che l’occhio si infettò. L’infezione si diffuse poi anche all’altro occhio. A cinque anni, Louis era diventato completamente cieco. “Perché è sempre buio?”, continuava a chiedere ai suoi genitori, non capendo che non avrebbe visto mai più.
Il padre intagliò dei bastoni per lui e gli insegnò come muoversi indipendentemente. Gli insegnanti e i sacerdoti di Coupvray erano colpiti dalla sua precocità e dalla perseveranza che mostrava, e quando era adolescente raccomandarono Louis per l’Istituto Reale per i Giovani Ciechi, una delle prima scuole per non vedenti al mondo, fondato dal filantropo Valentin Haüy, che non era cieco.
Gli alunni imparavano a leggere usando lettere in rilievo in un sistema creato da Haüy, ma produrre i libri era un processo complicato, e quando la scuola aprì i battenti aveva solo tre studenti. I bambini non riuscivano neanche a scrivere usando un sistema simile. Il padre di Braille gli fabbricò un alfabeto di pelle spessa, di modo che potesse scrivere a casa avvalendosi di quelle lettere.
A 12 anni Braille aveva imparato un sistema di comunicazione fatto di punti e trattini impressi sulla carta, ideato dal capitano Charles Barbier perché i soldati potessero diffondere le notizie di notte senza parlare o usare la luce. Il sistema era stato respinto dai militari perché ritenuto troppo complicato.
Per tre lunghi anni, Braille lavorò assiduamente per sviluppare un sistema simile ma più semplice per i non vedenti, usando un punteruolo, lo stesso strumento che lo aveva reso cieco.
“L’accesso alla comunicazione nel senso più ampio è l’accesso alla conoscenza, e questo è estremamente importante per far sì che la gente non provi per noi [non vedenti] disprezzo o senso di condiscendenza. Non abbiamo bisogno della pietà, né che ci venga ricordato che siamo vulnerabili. Dobbiamo essere trattati come pari – e la comunicazione è il modo per riuscirci”.
Alla fine, dopo alcune revisioni, Braille a 15 anni ideò un alfabeto per i non vedenti. Lo pubblicò cinque anni dopo, estendendolo a includere simboli geometrici e notazioni musicali. Braille era un grande appassionato di musica, ed era un violoncellista e organista di talento. Dal 1834 al 1839 fu organista della chiesa di Saint-Nicolas-des-Champs di Parigi, e in seguito presso la chiesa di San Vincenzo de’ Paoli. Fu invitato a suonare l’organo nelle chiese di tutta la Francia.
Quando terminò gli studi, venne invitato a restare per aiutare l’insegnante. Lo nominarono professore quando aveva appena 24 anni. Per la maggior parte della sua vita insegnò Storia, Geometria e Algebra all’Istituto.
Quest’ultimo, però, non accettò il sistema di scrittura di Braille. I successori di Haüy erano ostili nei confronti di questa invenzione, il preside, Alexandre François-René Pignier, venne licenziato per il fatto di avere un libro di Storia tradotto in Braille.
Louis Braille morì di tubercolosi a 43 anni. Due anni dopo la sua morte l’Istituto adottò finalmente su insistenza degli studenti il suo sistema, che in seguito si diffuse in tutto il mondo francofono.
Nel 1873 si svolse la prima conferenza pan-europea per insegnanti di non vedenti, e il medico britannico cieco Thomas Rhodes Armitage sostenne in quell’occasione il metodo Braille, che divenne sempre più popolare nel mondo. Il direttore della California School for the Blind, Richard Slating French, disse che “reca il sigillo di un genio, come l’alfabeto romano”.
Ora, quasi due secoli dopo che Louis Braille iniziò a unire i puntini, il sistema Braille è ancora un importante strumento di comunicazione. Si ritrova nei tasti degli ascensori e nella segnaletica pubblica, e si è fatto strada perfino nella tecnologia, con l’e-mail RoboBraille e il Codice Nemeth Braille per la Matematica.
T.S. Eliot ha scritto: “Forse l’omaggio più duraturo alla memoria di Louis Braille è l’onore semi-cosciente che gli rendiamo applicando il suo nome al metodo che ha inventato – e in questo Paese [la Gran Bretagna] adattando la pronuncia del suo nome alla nostra lingua. Onoriamo Braille quando parliamo del metodo Braille. Il suo ricordo in questo modo è molto più tangibile di quello di molti altri uomini famosi nella loro epoca”.
Quando guardate un segno in Braille, dite una preghiera per l’uomo che lo ha creato, trasformando la tragedia che lo aveva colpito nell’infanzia in una benedizione per milioni di persone per le quali è “sempre buio”. Possa la luce perpetua splendere su Louis Braille.
[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]
Fonte: Aleteia
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